di Stefano Zanotto
Gli acquisti pubblici rappresentano in Italia il 17% del PIL. Una percentuale che nei Paesi dell'Ue scende di poco, attestandosi al 14%. Sono dati che chiariscono come le pubbliche amministrazioni, in qualità di "consumatori", possano fare molto, sotto più aspetti, per favorire modelli di sviluppo sostenibile. Orientando i propri acquisti secondo criteri di basso impatto ambientale danno innanzitutto un buon esempio e contribuiscono a modificare atteggiamenti e stili di vita e di consumo; poi, possono dare un forte impulso al mercato dei prodotti ecologici, incentivando inoltre le imprese a investire nell'innovazione ambientale.
La pratica del cosiddetto Green Public Procurement (GPP, in italiano acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni) consiste quindi nel richiedere, all'interno di bandi e capitolati per l'acquisto di prodotti e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, criteri di qualifica ambientale (per saperne di più potete scaricare dal web il libro edito dalla Fondazione Icu.
Sono diversi i riferimenti normativi, a vari livelli (europeo, nazionale e locale), che incentivano e favoriscono gli acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni. In questo quadro, particolare rilevanza ha il DM n. 203/2003, che stabilisce che gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il 30% del fabbisogno annuale di manufatti e beni con prodotti ottenuti da materiale riciclato. Si può affermare che il decreto a tutt'oggi non sia ancora operativo, per una serie di motivi: le Regioni, che dovrebbero individuare i destinatari di tale norma nei rispettivi territori, tardano a farlo. Beni e manufatti che concorrono a formare la quota minima del 30% devono poi essere inclusi in un Repertorio del riciclaggio: dando un occhiata al sito dell' Osservatorio nazionale sui rifiuti, che gestisce questo repertorio, ci si imbatte in un elenco di materiali e prodotti desolatamente breve.
In materia si sta comunque muovendo qualcosa: il Ministero dell'Ambiente sta lavorando alla stesura del Piano d'azione nazionale sui GPP e a livello locale non mancano esempi virtuosi. La Regione Marche cofinanzia ad esempio sportelli pubblici provinciali di assistenza in tema di acquisti verdi: la Provincia di Pesaro e Urbino è stata la prima a dotarsi di uno sportello del genere. Per restare sul nostro territorio, va ricordato il "Protocollo d'intesa per la promozione degli acquisti pubblici ecologici" sottoscritto da Provincia di Torino e altri Enti e amministrazioni del territorio torinese.
E in Regione cosa si sta facendo in proposito? Mariano Turigliatto e Graziella Valloggia presentarono poco meno di un anno fa un'interrogazione alla Giunta regionale. Dall'Assessore all'Ambiente la risposta (a gennaio di quest’anno) che si sta lavorando sul tema, per adempiere alle normative europee e nazionali, e con azioni volte a favorire "buone pratiche" presso gli uffici regionali.