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progetto archimede.

di Stefano Zanotto

In Italia si torna a scommettere sul solare termodinamico come fonte di energia pulita e rinnovabile. Dopo lo stop del 2005 - che aveva avuto come conseguenza "l'esilio" in Spagna del padre del progetto, il professor Rubbia - lo scorso 26 marzo Enea (Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente) ed Enel hanno firmato l'accordo per l'impianto di Priolo Gargallo (Siracusa).

Come funzionerà l'impianto? Una serie di specchi concavi "raccoglierà" il calore del sole, convogliandolo in tubi contenenti un fluido costituito da una miscela di sali in grado di raggiungere la temperatura di 550 °C e di conservare a lungo il calore, caratteristica che permetterà il funzionamento dell'impianto anche di notte o con le nuvole. Il fluido andrà poi a trasformare acqua in vapore ad alta pressione, che a sua volta azionerà le turbine della centrale Enel già esistente: l'impianto si integrerà infatti con quello a ciclo combinato a gas naturale, permettendo così di ridurre il ricorso a combustibili fossili per la produzione di energia elettrica. In particolare si calcola che nel 2009, una volta in esercizio, l'impianto solare potrà soddisfare il fabbisogno energetico annuo di 4000 famiglie, con un risparmio di circa 2400 tonnellate di petrolio e tagli alle emissioni di anidride carbonica per circa 7300 tonnellate, sempre calcolati su un anno. I fluidi utilizzati sono inoltre "puliti" in termini ambientali e del tutto sicuri in quanto non infiammabili.

Non a caso il progetto è stato battezzato Archimede: la tradizione vuole che durante l'assedio della sua città il geniale siracusano, per mezzo di una serie di specchi ustori che convogliavano la luce solare in punti precisi, abbia addirittura incendiato le navi romane nemiche.

Vedremo se il progetto del professor Rubbia manterrà le luminose (è proprio il caso di dirlo…) promesse. Intanto ci sembra interessante tra i vari commenti al progetto, quello di Massimo Serafini di Legambiente, che riportiamo dal sito Greenreport, secondo cui un progetto del genere non va visto in alternativa alle altre fonti rinnovabili. Bensì andrebbe considerato come parte di un modello energetico basato sulle fonti rinnovabili, distribuito sul territorio (pensiamo ad esempio al fotovoltaico e alle installazioni su tetti e fabbricati) e quindi diffuso e non monopolizzato dalle grandi centrali.

 
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