di Eva Milano
Qualche giorno fa su L'express c'era un articolo sulla guerriglia urbana in Brasile. Dopo gli eventi sanguinari della settimana tra il 12 e il 18 maggio a San Paolo, periodo di violenze senza precedenti, la situazione non ha cessato di essere critica. Poco meno di trecento attacchi a mano armata e ben 176 vittime. Ma in seguito le cose non sono andate meglio. La situazione è tesa, gli episodi di terrorismo e le reazioni pesanti delle forze dell'ordine si succedono da allora con frequenza allarmante. L'episodio più recente è avvenuto il 26 giugno, quando tredici presunti delinquenti sono stati uccisi all'alba dalla polizia a seguito di un attacco contro un centro di detenzione provvisoria.
In maggio il trasferimento di un gruppo di detenuti in un nuovo carcere di sicurezza aveva scatenato la serie di attacchi contro la polizia da parte del PCC, il Primo Commando della capitale. Si tratta di un'organizzazione terroristica composta per la maggior parte da detenuti, stimata in numero di centomila membri, capeggiata da Marcos Williams Herbas Camacho. Marcola, questo è il suo nome d'arte, per la legge è un rapinatore di banche. Non è mai stato incriminato per reati più gravi, nessun omicidio. I suoi occhiali fanno moda tra i carcerati, pare abbia letto tremila libri ed è un fan di Machiavelli e Che Guevara. A parte, pare, gestire il controllo del traffico di stupefacenti a San Paolo, l'organizzazione di cui è a capo è portavoce di una serie di richieste volte all'umanizzazione delle condizioni della vita dei carcerati. Grazie a queste iniziative e il suo charme la sua popolarità si è diffusa a dismisura. Si occupa anche di politica, infatti sembra che il Pcc stia finanziando la campagna di un candidato che alle prossime elezioni presidenziali di ottobre porti avanti le istanze dei reclusi.
In Brasile il numero delle vittime della guerriglia urbana degli ultimi anni è esorbitante. Il rapporto tra l'alto tasso di criminalità cittadina e il braccio duro delle forze armate è causa di un clima pesante. I rapporti annuali di Amnesty International testimoniano la gravità della situazione, riportando una serie spaventosa di esecuzioni sommarie da parte della polizia locale e di vigilantes che, non restii all'uso della violenza, agiscono senza passare attraverso il vaglio di un sistema giudiziario inefficiente come veicoli di un'epurazione spesso discutibile. La situazione dimostra tutta la fragilità del sistema democratico che, insediatosi da vent'anni dopo altri venti di dolorosa dittatura, non mostra che fragili cenni di sviluppo. Il presidente LuÃs Ignacio Lula da Silva è attaccato dalle critiche di politici, attivisti di organizzazioni umanitarie e ex prigionieri del regime, che ne deplorano la debolezza nell'affrontare il problema degli abusi di potere dei militari.
"Sono il maledetto cane da guerra / sono stato addestrato per uccidere / anche se questo mi costasse la vita / la missione verrà compiuta / ovunque sia necessario / diffondendo la violenza, la morte e il terrore". Questo è uno dei motti che si insegnano ai membri dell'ufficialissimo Batalhão de operações policiais especiais, l'organo ufficiale della polizia militare di Rio, noto per gli interventi armati nelle favelas.
Se andate in vacanza in Brasile, un consiglio. Evitate di parlare con i bambini di San Paolo: se vi chiedessero quali sono i buoni e quali i cattivi, fatti vostri.