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BLA BLA BLA…LEGALITA’

La corruzione deruba il paese del poco che gli è rimasto. La chiacchiera della politica, e specialmente dei “migliori” rincara la dose. Fino a  quando?
La farsa e il danno
Seconda infornata di scandali, seconda conferma di ciò che si sapeva già… e tutto nell’arco di un mese scarso. L’Expo prima, il Mose adesso, ingrassavano cordate miste di dirigenti pubblici, autorità di sorveglianza, imprenditori, militari d’alto rango e politici. Mentre tutti gli altri agivano per loro tornaconto, si potrebbe pensare che i politici lo facessero per i partiti di riferimento, come durante la prima Tangentopoli. Quando i loro partiti si affrettano a prendere le distanze, viene voglia di credere che quello che affermano sia vero, dato che di partiti capaci di finanziarsi illegalmente per davvero non ne esistono più. Essendosi essi trasformati in taxi, da cui cordate di interessi scendono e salgono alla bisogna, anche i meccanismi del finanziamento delle attività politiche si sono rimodellati sul nuovo assetto di quelle che ci si ostina ancora a considerare “forze politiche”.
Straordinarie le reazioni dei vertici del PD alle notizie di coinvolgimento di loro eminenti esponenti: la vecchia guardia oscilla fra la silente presa di distanza (Greganti) e la difesa ad oltranza (Orsoni); il "nuovo che avanza", invece, si comporta come se si trattasse di un partito diverso dal suo e di affari che non lo riguarda.
Parlano d’altro,i nuovi, al massimo sparano qualche luogo comune per deplorare, promettere misure draconiane, minacciare chi volesse corrompersi e corrompere. Renzi annuncia qualche provvedimento mirabolante che fa la fine degli altri: lettera morta.

La maggior parte dei giornali – gli stessi che sono stati ben ziti finora e che celebravano acriticamente il nuovo che avanza e l’Italia che si riprende con le grandi opere – riportano le storie di malaffare con dovizia di particolari. Le trattano come cronaca nera, nettamente disgiunta dalla cronaca politica.
Infatti raccontano di come l’Italia non conti più nulla nel mondo (la famosa reputazione internazionale), e danno la colpa alle sperate di Grillo. Scrivono verbi come rubare, corrompere, ma non ci mettono mai il soggetto, specialmente se illustre e del partito giusto. Soprattutto non spiegano mai come e quanto queste continue ruberie nuocciano al prestigio internazionale dell’Italia, accreditando l’idea che all’estero nessuno se ne preoccupi. Se gli investimenti stranieri calano del 54% in un anno sarà colpa delle sparate o delle ruberie miliardarie che lievitano col lievitare dei costi delle grandi opere pubbliche? Sarà colpa della jungla di leggi che permette a chiunque di fare quel che vuole o delle scelte politiche di chi li vuole mandare via tutti e usa lo strumento disponibile in questo momento nel mercato della politica?
Finché la nazione tutta – a me sarebbe piaciuto che lo facesse il centrosinistra, l’ho sempre sperato e non ci credo più – non mette in campo una seria riflessione intorno ai meccanismi culturali, sociali, economici che stanno alla base di questa assenza di moralità a tutti i livelli e in tutti i luoghi… finché questo non lo faremo accadere, nulla cambierà. I più furbi spolperanno ancora quello che resta, ognuno sarà contento di essere convinto aver fregato l’altro. Ognuno andrà a caccia della soluzione personale al problema collettivo, allontanando la ripresa e la rinascita a data da definirsi.

Si comincia da Roma, ma si deve cominciare anche sul nostro posto di lavoro, nel nostro comune, nella nostra regione. Non possiamo più avallare comportamenti truffaldini mascherati da intelligenza politica: quanti sindaci hanno ricevuto finanziamenti per la loro campagna elettorale da operatori economici direttamente interessati agli affari col Comune (proprio come quello di Venezia)? Quanti medici trasformano i loro assistiti (Servizio Sanitario nazionale!) in potenziali loro elettori, magari coinvolgendo i loro colleghi di studio in una umiliante campagna elettorale? Quanti appalti vengono aggiudicato con un concorrente  solo e un’offerta sola, salvo poi ricorrere alle varianti in corso d’opera per “aggiustare” i contratti? Quante associazioni esistono solamente come serbatoio elettorale di questo o quello e perciò vengono foraggiate con soldi pubblici? Quanti politici vanno a spasso con i personaggi chiacchierati, qualche volta malavitosi conclamati, che porteranno loro i voti necessari per essere eletti? Quante promesse, quante clientele?

Ci vuole un po’ di pulizia anche nel linguaggio: le parole debbono tornare a significare qualcosa, la chiacchiera vuota lasciare il posto alla profondità del ragionamento, la serietà degli impegni seppellire la vacua insidia della promessa. La voglia di assumersi responsabilità deve soffocare lo scaricabarile che, a tutti i livelli, paralizza questo paese martoriato.
Questa è la rivoluzione che bisogna fare adesso.

Mariano
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