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QUANTI ERORRI A MIRAFIORI

I terreni e i lavoratori di Mirafiori nelle pentole della cucina politica
Su l'Espresso in edicola la settimana scorsa l'opinionista Massimo Riva (leggi l'articolo) traccia in poche righe un'analisi che il ceto politico piemontese (e non solo quello) dovrebbe mandare a memoria. Soprattutto adesso che Marchionne siede alla destra del Padre, i sindacati sono più divisi e deboli che mai, i lavoratori stanchi e sfruttati, il lavoro sempre meno e in condizioni incredibili.
L'articolo di Riva ci racconta come la FIAT è arrivata a questo punto e come potrebbe andare a finire la storia di Mirafiori, Pomigliano, Termini.
Neanche lui è un comunista radicale, eppure .... non sembra che le sua analisi abbiano alcun seguito.

A questo proposito segnalo che alcuni dei pretendenti all'investitura di candidato sindaco di Torino per il centrosinistra hanno già cominciato a ipotizzare il baratto economico con  la proprietà che avevo subodorato in un mio post di qualche giorno fa (leggi post): ti cambio la destinazione d'uso delle aree, così le vendi ai costruttori per farci case e centri commerciali e guadagni tanti bei soldini, in cambio mi prometti che mantieni qualche produzione a Torino.
Insomma una variazione sul tema eterno: la FIAT puppa soldi pubblici, questa volta in modo differito.

LA POLITICA IMPAZZITA

Scanderebech diventa deputato dell'UDC mentre la sua lista alle regionali viene dichiarata illegittima
E' o non è un mondo strano il nostro, dove la realtà supera l'immaginazione e non c'è più limite alcuno al possibile?
Ieri viene pubblicata la sentenza del TAR Piemonte che sostiene che le due liste - "Consumatori" e "Centro con Scanderebech" - sono illegittime e presentate senza averne i titoli. 
Sempre ieri i due rami del Parlamento hanno eletto i cosidetti membri laici del CSM, fra questi e in predicato di divenirne il vicepresidente, c'è Michele Vietti, eletto a Torino nella lista dell'UDC  con al secondo posto proprio il nostro Deodato. Vietti deve dimettersi da deputato e il suo posto lo prenderà proprio Scandy, che non è più dell'UDC, che è consulente di Cota come ricompensa per il servizietto elettorale.
Dunque Deo diventa deputato e sarà interessante vedere che collocazione sceglierà, però deve spicciarsi: con i chiari di luna che ci sono laggiù c'è il rischio concreto che non faccia in tempo ad arrivare... che trova il Parlamento già sciolto!
Se un giorno qualcuno vorrà raccontare queste giornate di fine seconda repubblica (o è ancora la prima?) potrà utilizzare proprio questa coincidenza per dimostrare che se esiste la divina provvidenza (Manzoni docet), c'è anche il suo contrario.

Mariano 

LO STRANO CASO DELLE QUOTE LATTE

La vergogna di un paese senza diritto
Sembra una cosa che riguarda pochi allevatori, disposti a tutto pur di non pagare le multe dell'Unione Europea. In reatà è uno scontr o fra due modi opposti di essere cittadini e produttori, nel quale si ancora una volta si rischia che vincano i furbi.
Non sempre i giornali raccontano questa storia in modo comprensibile a chi non è del mestiere, voglio provare a farlo io in poche righe.
L'Unione Europea contingenta le quantità di latte che ogni paese può produrre e commercializzare. La quantità delle quote per ogni nazione venne stabilita sulla base delle dichiarazioni dei singoli allevatori. Ogni paese membro le raccolse, le sommò e fissò così la quantità di latte prodotto annualmente. Piccolo problema: in Italia l'evasione fiscale è alta, anche nel settore dell'allevamento e della produzione agricola, dunque gli allevatori dichiararono di produrre di meno dell'effettivo per evadere le tasse e giustificare quelle già evase.
Così l'Italia venne complessivamente "penalizzata" dall'Unione Europea, a favore degli allevatori del Nord  Europa e quelli francesi che dichiararono di più, pagando anche le tasse corrispondenti nei loro paesi.

TOPOLINIA: COME TI TRATTO I DIPENDENTI

Piccoli Brunetta crescono... non del tutto!
Giornate nervosette a Topolinia. Si narra che uno dei topi che comandano sia sbottato con un "I dipendenti del Comune sono pezzi di merda. Gliela farò pagare", forse a commento di un'iniziativa che i sindacatopi avevano assunto per segnalare la stranezza di un Comune dove i dirigentopi sono sempre di più (mentre diminuiscono i dipendenti) e costano sempre più cari alla collettività. Va rimarcata la finezza dell'espressione e la nitidezza del messaggio politico del novello Brunetta in salsa locale.
A Topolinia, si sa, vanno avanti i tipi così: tante facce, doppia, tripla e anche quadrupla morale, tanto tutto si giustifica. Una bella festa alle ToposSerre, qualche promessina, un posticino naturalmente per merito, una querela a spese del Comune per i più difficili da domare... e avanti la prossima puntata. Comunque i topi capi non si fanno mancare nulla, per la verità il linguaggio similmalavitoso lo usano proprio solo a Topolinia. Quando vanno in giro sono dei mostri di virtù, specialmente quando devono acquisire qualcuno dei bollini qualità che il bel mondo della politica elargisce nascondendo il nulla dietro sigle altisonanti, tutte ben evidenziate nel sito interneti di Topolinia.
Ma torniamo agli avvenimenti di questi giorni. Dicevamo che... mentre un paio di topolini facevano il salto della quaglia (animalismo dei topolini politicamente corretti) cambiando repentinamente casacca, altri si guardavano attorno smarriti cercando di capire dove tira il vento per poter riprendere in fretta a sbandierare nella direzione giusta, altri ancora cominciavano ad allontanarsi dal capo per non essere confusi con lui un domani... insomma mentre succedeva tutto questo i capitani coraggiosi della città aumentavano i dirigenti e diminuivano i lavoratori. Tra un intervento e l'altro, tutti tesi a realizzare il bene dei topolini, naturalmente trovavano il tempo di deprecare le politiche del governo che aumentano i dirigenti e tagliano i lavoratori... ma si sa che la coerenza non è di Topolinia.

CASO FIAT: UNA PROPOSTA AI RAPPRESENTANTI PUBBLICI

Una variante urbanistica per bloccare speculazioni su Mirafiori.
Le dichiarazioni di Marchionne sul trasferimento della monovilume in Serbia hanno finalmente msso bene in chiaro quali sono le linee di sviluppo lungo la quali si muove la FIAT: quelle del capitalismo assitito. Non c'è bisogno di essere comunisti o estremisti per affermarlo, basta guardare il comportamento della FIAT in questi anni e l'evoluzione di questi ultimi mesi.

Prende a pretesto una situazione difficile, quella di Pomigliano, generata da quell'impasto fra favori e pratiche mafiose che hanno fatto comodo innanzitutto ai  vertici aziendali e a qualche privilegiato del sindacato, per tentare di costruirsi un sindacato su misura, alla maniera di Valletta, e mettendo i lavoratori di fronte a un ricatto, incomprensibile nella sua sostanza, ma evidentissimo nel contesto del nuovo ruolo che ha assunto la FIAT dopo l'alleanza con la Chrysler. Fanno il referendum, lo vincono, ma non basta ancora. D'altra parte la partita non era quella: era l'obbedienza sindacale e il totale asservimento della politica, locale e nazionale, per paura di chiusure di stabilimenti e licenziamenti di massa.

LA POLITICA FRA IL DIRE E IL FARE...

L'eterno conflitto fra la scorciatoia della testimonianza e i tentativi di cambiamento
Un anno e mezzo fa, sul numero di marzo 2009 di "Punto di Vista" scrivevo questo pezzo molto sofferto. Cercavo di dare conto di cosa significa per me l'impegno politico e della difficoltà con cui mi confronto con quelli che "non basta mai", che criticano sempre tutti, che sono più a sinistra, che l'avevano detto, che "sono tutti uguali"... : Eccovelo, credo che sia attuale anche adesso, anzi, forse di più.

Sono questi tempi difficili: per chi deve arrivare alla fine del mese mantenendo la famiglia, come per chi deve onorare le responsabilità e i compiti che la vita gli ha assegnato. Lo sono anche per chi ha il compito di governare, escogitando soluzioni e disegnando scenari intorno ai quali richiamare l'impegno di tutti.
In fondo a chi si occupa di politica si chiede soprattutto questo: disinteresse ai propri affari, massimo dell'interesse nei confronti delle cose di tutti, trasparenza formale e sostanziale nell'agire, capacità di costruire progetti che indichino la strada per costruire un futuro accettabile, migliore dell'oggi.
La sfiducia e la disistima verso i politici e la politica genera fenomeni di disaffezione che sottolineano quel distacco fra il paese reale e la sua classe politica, dal consigliere del piccolo comune al presidente del consiglio. Il paese reale rimprovera loro la sostanziale incapacità di occuparsi d'altro che dei loro interessi particolari invece che dell'interesse collettivo: di qui l'idea che il mondo della politica sia inutile quando non dannoso per il nostro paese. Pensare che tutti quelli che oggi si occupano di politica siano brutti e cattivi è sbagliato come lo è negare la crisi di rappresentanza in atto.

RICORSI: ECCO DA DOVE COMINCIANO I GUAI!

Alle origini della taroccatura delle liste
Come promesso, sono andato alla ricerca dei post dell'anno scorso nei quali raccontavo in diretta delle sedute notturne del Consiglio regionale, bloccato dall'ostruzionismo dei consiglieri poi assurti all'onore delle cronache.
Prima di linkarli, me li sono riletti e mi sono incazzato un'altra volta. Prima con gli ostruzionisti, poi con i mieI amici centrosinistri che pensano che la politica deve sempre mediare, anche quando sarebbe meglio di no.
Poi con me stesso... perché avrei dovuto mettermi per traverso usando gli stessi metodi della banda dei 4 e invece non l'ho fatto per rispetto. Anche altre volte le cose sono andate così e per lealtà verso la maggioranza ho rinunciato a far valere idee e proposte in cui credevo: che cantonata!
Ma questa è un'altra storia. Leggete, se volete, delle origini delle liste taroccate di oggi.
Notti in Regione: diario di uno spreco
Notti in Regione 2: diario di uno spreco
Notti in regione 3: diario di uno spreco

L'INFINITO TORMENTO DEI RICORSI ELETTORALI

...e posso perfino dire che l'avevo detto!

Fioriscono sulle pagine locali dei quotidiani nazionali le polemiche, le inchieste, gli approfondimenti, il disegno di scenari futuri... tutte attività collegate alla sentenza del TAR di giovedì scorso. Comunicati stampa, correnti dei partiti che si affrontano, ipotesi e opinioni: adesso che la prima puntata è terminata, voglio fare qualche considerazione anch'io.

Sono da sempre convinto che le leggi debbono essere chiare, prive di eccezioni e non interpretabili. Quando viene meno una di queste caratteristiche cominciano i guai, specialmente perché le eccezioni servono sempre a soddisfare interessi particolari, mentre le leggi dovrebbero definire gli interessi generali e le regole universali di funzionamento della società.

LE AGENDE ROSSE

18 anni fa le stragi di Capaci e via D'Amelio
Domani sarà il 18° anniversario della strage di Via D'Amelio a Palermo, nella quale persero la vita Paolo Borsellino (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina; si salva Antonio Vullo). In via D'Amelio abitava la mamma di Borsellino, stava andando a trovarla quando esplose un FIAT 126 con dentro 100 kg di tritolo comandata a distanza. Due mesi prima a Capaci era stato ucciso Giovanni Falcone. Dalla scena della strage mancava un'agenda rossa di Borsellimo quella dove annotava le idee e le notizie ancora da riordinare.

Quella stagione proietta ancora oggi le sue ombre tossiche, ciclicamente emergono sospetti e dubbi circa il coinvolgimento diretto dei Servizi segreti in allenaza con la mafia. Con queste due stragi quest'ultima, mira a riprendere il ruolo che le inchieste in quel momento in corso, proprio ad opera di Falcone e Borsellino, stavano minando alla base. Le inchieste stavano cominciando a toccare i legami profondi e oscuri fra mafia e politica, dunque l'interesse a metterli a tacere non riguardava più solamente il folklore delle coppole e dei pizzini. C'erano anche pezzo considerevoli dello Stato che vedevano messo in pericolo la loro stessa esistenza, non mancavano memmeno le gararchie vaticane. Il solito incredibile groviglio di interessi, di collusioni, di intreccio e alleanze fra stato e antistato, la dannazione di un paese senz acoscienza civile e fondato sull'indiovidualismo sfrenato.

TOPOLINIA: SESSO & POLITICA

Quasi quasi mi faccio un'amante!
Grande fermento fra i cittadini di Topolinia: il bel mondo della politica locale si è finalmente messo alla pari con le mode d'oggi.  Sono sempre in ritardo i politici di Topolinia, ma alla fine ci arrivano anche loro!

C'è stato il momento dello scamiciamento: andavano di moda il look rivoluzionario e allora... tutti scamiciati e trasandatì, antipartito e sempre dalla parte della trasgressione e della modernità!

Poi è arrivato Berlusconi coi suoi topolini in doppiopetto blu, occhiali da sole, mentina in bocca,  portafogli gonfi di danaro di dubbia provenienza e modi di fare da squali... e tutti sono corsi a farsi curare il look. Alcuni topolini - a parole strenui avversari del berlusconismo - avevano addirittura consiglieri che facevano solo quello: curare il look del capo perché siamo nella civiltà dell'immagine, cribbio! Non solo l'abbigliamento, ma anche le pratiche, personali e politiche, a imitazione della moda del momento.

RICORSI ELETTORALI: AVANTI PIEMONTE!

Dunque, la sentenza del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) è arrivata a tarda notte: il primo ricorso viene sostanzialmente accolto e il Tribunale dispone che vengano esclusi i voti delle liste dei Consumatori e del Centro con Scanderebech ad eccezione dei voti a Cota chiaramente espressi. In altre parole, nei 30 giorni assegnati dal TAR, si dovranno scrutinare un'altra volta i circa 15.000 voti alle due liste, eliminando tutti quelli che hanno il solo voto di lista espresso. Vengono recuperati quelli che portano anche una croce sul nome di Cota presidente. A fine agosto sapremo se questa attività avrà portato a sottrarre a Cota più o meno dei 9 mila voti circa con cui ha vinto sulla Bresso.
Quanto al secondo ricorso, quello contro la lista truffa di Giovine, ogni decisione è rinviata al 14 novembre. Appare chiaro che dovrà fare la stessa fine, visto che le irregolarità di questa lista sono ben più gravi di quelle delle altre due.
Cota strepita, Bresso pontifica (tranquilli è la stessa che ha svenduto la sua iniziativa di ricorrere in cambio di un posto in Europa, mettendo in difficoltà tutti quelli che le avevano creduto), a tutti appare chiaro che la situazione di una regione allo sbando esce accentuata da questa situazione... e tale rimarrà ancora a lungo.
Cota dice che ricorrerà al Consiglio di Stato, fa bene perché diversamente rischia di essere accompagnato fuori dalla porta; la situazione è in grande movimento. Massima è la confusione sotto i cieli.

Mariano

MILANO DA BERE CHIAMA CALABRIA

Lega e 'ndrangheta unite nella lotta, Formigoni benedice

Ogni giorno una nuova: ,adesso lo scenario comincia a chiarirsi in tutta la sua drammaticità. La regione più interessante per la 'drangheta è la Lombardia e le commistioni fra malavitosi e politica trovano proprio nella regione che confina con noi la loro espressione più matura.

D'altra parte ce lo ricordano da almeno vent'anni Caselli, Ciotti, Ingroia e quelli di Libera: la malavita organizzata si diffonde dove ci sono i soldi, affari da fare, una politica permeabile e una società disattenta. Sono tutti requisiti che la Lombardia - non da sola, per carità - possiede in quantità.

Di soldi ce ne sono tanti, ancora di più oggi con l'expo in ballo. Non sono solo i finanziamenti pubblici per le opere necessarie, ma soprattutto il gran movimento di terreni, le varianti urbanistiche per valorizzarli, le operazioni finanziarie per sostener eimprenditori bolliti, ma ancora capaci di decretare le fortune di questo o quel personaggio politico. C'è anche la potente Compagnia delle Opere a cavallo fra fede, affari e centrodestra. Insomma un fiume di danaro, di faccendieri, di operazioni coperte, di agganci e contatti fra soggetti che hanno interesse a trovare mercati e occasioni di investimento del danaro che hanno accumulato con le faccende sporche.

LA QUESTIONE IMMORALE

Cade la maschera: troppi delinquenti! Torniamo a sperare?

Le storie di questi giorni sono davvero lo specchio di un paese alla deriva. Il coordinatore del partito del premier accusato - con qualche prova di rilievo - di essere parte di una nuova organizzazione segreta dedita allo spolpamento di ciò che resta dell'Italia, insieme a noti faccendieri e compari assurti agli onori delle cronache da un trentennio buono eppure sempre in pista. C'è anche il Cappellacci che un anno fa ha battuto Soru in Sardegna, ci sono ministri appena nominati che devono già dimettersi perché sono così sfacciati da non aspettare almeno un po' per farci capire il perché della loro nomina, c'è Draquila, l'expo milanese, il G8 e perfino il Giubileo del 2000.
C'è la Chiesa... ma non quella dei parroci, dei missionari, delle suore che assistono i barboni a Porta Nuova o che si occupano dei nomadi allontanati da tutti. No, c'è quella importante, quella con la c maiuscola, quella dell' 8 per mille, quella che ha tanti soldi e un patrimonio da fare spavento. Scopriamo che le case, quelle belle e nei quartieri bene, andavano ai potenti, naturalmente a prezzi di favore e magari pure con la benedizione. Scopriamo una vasta rete di amicizie, complicità e allegre commistioni fra sacro e profano, in un tourbillon di favori, feste a affari da rendere irrealistico qualunque resoconto.

LA FRANCIA CONTRO I SUOI RE

di Barbara Spinelli, tratto da "La Stampa" di oggi
 Leggetelo, per favore! E' un articolo così illuminante che non ha bisogno di alcun commento.. Davvero fondamentale, quante analogie con l'Italia di oggi e i nostri tormenti!

Nei film più neri di Claude Chabrol, sono personaggi di infima origine - una governante analfabeta, una postina, una spogliarellista, un maestro alla deriva - a scombussolare d’un tratto i finti equilibri dell’alta borghesia precipitandola nell’orrore o nella morte. Nel Buio nella mente, la governante analfabeta Sophie governa perfettamente la villa, ma l’umiliazione l’ha come prosciugata e i suoi sogni li sfama trangugiando cioccolata e Tv. I tenutari della villa sono serviti con la massima meticolosità fino al momento in cui ogni cosa barcolla e si rovescia: il padrone frana nella soggezione; il servo insorge e si fa padrone dell’universo. L’ignorante-analfabeta ha come un occhio in più; il colto e ricco borghese si scopre cieco. Non ha visto che la storia, quando i rapporti di potere s’immiseriscono, sono i domestici a farla.

INCENERITORE DEL GERBIDO: LA PRIMA PIETRA?

Tra una crisi isterica e qualche senso di colpa i politici a parata nel prato.

Dunque la prima pietra dell'inceneritore del Gerbido è stata posta. Insieme alle autorità, alle televisioni e ai giornalisti c'erano anche un'ottantina di contestatori che ribadivano ancora una volta le buone ragioni di chi non lo voleva proprio o ne voleva uno più piccolo, per mantenere la tensione alla differenziazione della raccolta e pretendere una politica degli imballi meno sfacciatamente dalla parte dei produttori. Tra i contestatori c'era anche il mio amico Carlo, consigliere comunale della lista civica di Grugliasco e medico, non c'era il sindaco di Grugliasco, forse impegnato a prendere le misure per fare il municipio nel parco e l'oratorio nell'altro giardino.
Ha mandato il vicesindaco e l'assessore all'ambiente, entrambi imbarazzati e particolarmente aggressivi, specialmente quando sono stati riconosciuti dai protestanti e fatti oggetto di qualche reclamo.
Dovevate sentirli! Ma la cricca grugliaschese è fragile e basta poco a farla andare in tilt.
Due parole, proclami di lavori eseguiti a tempo di record davanti alle televisioni, e poi... tutti al rinfresco!

POMIGLIANO: DOPO IL REFERENDUM, TRATTATIVE IN CORSO.

Note su un accordo singolare

di Luigi Mariucci 21.06.2010 pubblicato su lavoce.info
 
La cosa che più colpisce dell’accordo di Pomigliano è già evidente nelle righe che precedono il testo. Si dichiara che ciò che di seguito viene definita “ipotesi di accordo” altro non è che un  “documento conclusivo” presentato dalla Fiat l’8 giugno 2010, a cui si aggiunge un punto 16, per nulla irrilevante. Il testo consiste in realtà in una dichiarazione unilaterale della azienda, travestita poi da accordo negoziale. Un caso davvero unico. E’ difficile infatti rintracciare una qualche natura “contrattuale” del documento. Esso assomiglia piuttosto a un regolamento aziendale, sottoscritto per accettazione.
Si tratta di un regolamento duro: 24 ore di produzione continua, 18 turni settimanali, compreso il sabato notte, lavoro straordinario per almeno 80 ore direttamente esigibile dall’azienda, riduzione delle pause di lavoro.