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25 APRILE, ANTIFASCISMO E APATIA GIOVANILE: DIAMO I NUMERI?

Una volta l'anno si ricomincia con la tiritera sui giovani che non sanno la Storia, che sono apatici e che la scuola non tratta gli avvenimento che stanno alla base dell'Italia repubblicana. Nessuno è senza colpa, ma fare qualche calcolo aiuta magari a capire il fenomeno

1) Nel 1970 avevo 16 anni. La prima guerra mondiale era finita da 52 anni e i miei parenti più anziani me ne parlavano parecchio. Per me era preistoria, una volta l'anno con la scuola alla commemorazione, una svelta rilettura ai nomi dei caduti sulla lapide commemorativa alla ricerca dei parenti, il sindaco che dice cose che non capisci e il parroco che spruzza recitando giaculatorie in latino. Poca empatia con il Piave, che mormorava calmo e placido, la patria e tutto il seguito.
2) Sempre nel 1970 - avevo ancora 16 anni -  la seconda guerra mondiale era finita da 25. Mio padre me ne parlava  le rare volte che mi convinceva ad andare a pesca con lui, aveva 15 anni quando i partigiani avevano vinto e lui li aveva aiutati facendo qualche monelleria di cui un po' si vergognava. Mia nonna, con la quale avevo trascorso una buona parte della mia infanzia, raccontava della sua attività di giovane supporter partigiana, delle incursioni della X Mas nella nostra vallata, dei rastrellamenti. Mentre mi portava a funghi, mi indicava anche i rifugi dei partigiani, i luoghi dove alcuni di loro erano stati catturati e trucidati. Poi mi diceva delle famiglie "di città" che lei e suo fratello portavano in Francia attraverso il colle della Ballotta e delle tante avventure di quei giorni. La lotta partigiana per me era cosa viva, ne vedevo le tracce, anche nelle scelte politiche dei miei famigliari, ne leggevo le storie nei paesaggi, ne intuivo le disillusioni e le promesse non mantenute.

SANITA' CHE SPRECA: COSA SUCCEDE ALL'ASL TO3?

Forniture di prestazioni biomedicali, uno dei core business delle ASL, facile terreno di esercizio per spiranti finanzieri creativi. Ecco cosa sta succedendo in alcune ASL piemontesi, fra cui la TO3.
Hanno cominciato a sollevare la questione il consigliere regionale del M5S Gianpaolo Andrissi, novarese, e i consiglieri comunali Giovanni Lava di Civica per Collegno e Carlo Proietti di Grugliasco Democratica. Il primo ha presentato interrogazione all'assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta (leggi), gli altri due ai rispettivi sindaci. Nel mentre, sui giornali si dava conto del sequestro di documenti negli uffici del dott. Flavio Boraso, direttore generale dell'ASL TO3, recentemente "promosso" a pieni voti dai sindaci dei comuni dell'ASL che dirige
Facile immaginare che della questione si tratterà ancora e a lungo. Perciò, anche se è davvero complessa, conviene entrare un po' più in profondità. Come ha fatto Giovanni Lava nel suo post, a cui rimandiamo i lettori interessati. Lì sono raccontati i meccanismi che, se fossero verificati, svelerebbero una colossale dilapidazione di soldi pubblici. Per sapere a che punto stanno le indagini amministrative innescate dalle interrogazioni, abbiamo sentito il consigliere Andrissi.

MAGGIO 68, "LORO COMMEMORANO, NOI RICOMINCIAMO"

Scriveva Liberation un mese fa: Université du Mirail à Toulouse : «Mai 68, ils commémorent, on recommence».
La storia, in sintesi, è questa: nel quadro del ridisegno del sistema delle università pubbliche voluto dal governo Macron, i due poli principali di Tolosa avrebbero dovuto diventare uno solo. Comme d'abitude ai nostri giorni, il disegno è stato calato dall'alto e condito maldestramente con un referendum interno che ha bocciato la proposta con il 95% dei voti. Incurante, il governo è andato avanti come un treno, sostituendo il rettore con un commissario ministeriale, accendendo con questo la miccia. Da dicembre studenti in rivolta, lo stesso per il personale amministrativo, sembrano più defilati i professori (eredi del '68...) e le autorità cittadine. La lotta è ben presto decollata con l'occupazione di alcuni spazi strategici e minacce/tentativi di sgombero che anche oggi si susseguono senza che la situazione faccia alcun passo avanti. Interessante osservare come la lotta dell'università sia sia ben presto saldata con quella delle altre categorie di lavoratori...

L'ALTRA FACCIA DEL BULLISMO

C'è anche un altro bullismo: fa scuola a scuola e incoraggia i prepotenti. Meglio affrontarlo piuttosto che guardare altrove...
"Non capisci nulla, sei proprio tonto. Possibile che tu non possa fare attenzione e seguire le lezioni come fanno i tuoi compagni?", apostrofa  l'allievo che ha sbagliato il compito l'insegnante stizzita/o. Naturalmente davanti ai compagni che - per fortuna non sempre - posso anche essere aizzati con un ulteriore:
"Diteglielo anche voi che è proprio tonto e che non capisce nulla... Lo vedete no? Sembra che abbia lasciato il cervello a casa" e via dicendo.
Il tutto condito con un tono che, da arrabbiato e severo, si è via via fatto canzonatorio assumendo una velatura di derisione che passa attraverso il dialogo diretto ed esclusivo con il resto della classe. Il soggetto è presente, ma volutamente ignorato. Come se non fosse in grado di capire, come se fosse già escluso.
La classe asseconda l'insegnante - siamo Italiani, sempre stare dalla parte di chi comanda e poi quel compagno è davvero un po' lento, sembra fatto apposta per essere preso di mira - e si comporta di conseguenza.

SULL'AVENTINO CI SONO LE FARFALLE, IL POTERE È PIÙ SOTTO

Narrano gli storici dell'antichità che l'Aventino fu la zona di Roma che patì il saccheggio più feroce quando i Goti di Alarico nel 410 d.c. calarono sulla città...
 Questo perché lì sorgevano la case dei nobili, edifici ricchi di arredi e decori preziosi, pieni di soldi e tesori. Nei novecento anni precedenti il colle aveva fatto tempo a trasformarsi da luogo di rifugio della plebe nei momenti bui a zona-bene della Roma dei senatori e degli arricchiti dell'Impero. Forse per quello Renzi e ciò che resta del PD hanno deciso di ritirarsi lassù dopo l'ennesima rovinosa sconfitta elettorale.
E' davvero difficile spiegare a uno straniero come sia possibile che un partito che ha più che dimezzato i suoi voti in quattro anni continui a prendere ordini dal leader che l'ha condotto all'irrilevanza. Il problema, infatti, non è più se Renzi sia bello o brutto, bravo o cattivo, lungimirante o no...