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ROSA, LA SERVA DI TRILUSSA

Ho visto Rosa e non riesco a togliermela dalla mente. Il buon teatro mi fa pensare, divertire, riflettere, Rosa mi ha cambiato.

Rosa è la serva di Trilussa. Dopo la sua morte vuole trasformare in museo la casa dove hanno vissuto insieme per tanti anni - un rapporto intimissimo e non detto fino in fondo -, ma viene sfrattata senza pietà.
Il progetto è fallito e lei, mentre prende commiato dalla sua vita in quella casa, ci conduce - visitatori - nel mare dei suoi ricordi: oggetti, storie, momenti e  tormenti.
Durante i 70 minuti di monologo, che sembrano 10 scarsi, la bravissima e intensa Gloria Liberati ci trasporta nel mondo di Rosa, nei suoi pensieri e nelle sue angosce di persona ormai avanti cogli anni che, perdendo il suo padrone/amante/compagno, ha perso tutto, anche se stessa.
Rivive per l'ultima volta nella visita del "museo che non ci sarà" tutta la sua esistenza con Trilussa, abbandonando progressivamente le speranze che l'avevano tenuta in forze quando lui era morto: in fondo fare della sua casa un museo è anche lo strumento per impedire che il lutto devasti del tutto l'animo di chi ha così tanto amato.

INAUGURATOR

Tutte le volte che arrivo a casa dopo aver comprato qualcosa di nuovo, ho sempre paura di trovarci il sindachino della mia città armato di fascia tricolore, fotografo e staff al seguito. Inaugurerebbe qualunque cosa, vecchie e nuova, pur di sperare di stare a galla un altro po', persino una busta della spesa ancora da svuotare.

Fra due mesi dalle mie parti ci sono le elezioni. Il sindaco uscente - ne ha fatte di tutti i colori - sente puzza di marcio e da tempo si dimena come una anguilla inventandosi di tutto e di più pur di mantenersi l'unico lavoro che ha. Sente anche lui in giro una certa avversione nei suoi confronti e cerca in tutti i modi di essere quello che non è stato finora: umile e disponibile al confronto, così attento alla legalità e alla trasparenza da privarsi dell'apporto dei personaggi chiacchierati di cui si è circondato.
Così manda in tutte le case un giornalino (naturalmente pagato dagli sponsor del Comune e scritto dal suo staff) dove gli assessori sono ridotti a figu. Ricordate le figurine dei calciatori, tutti nella stessa posa, tutti con la stessa faccia? Così è il giornale del Comune, quello che dovrebbe rendere conto di ciò che si fa e di quello che bolle in pentola. Ogni due pagine una foto del nostro che inaugura qualcosa: una stazione che non c'è, un ascensore chiuso per vandalismo, un muro dipinto, perfino una scala di sicurezza riverniciata e così via.