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MEDICINA DI BASE: AL CAPOLINEA?

Ricordate il "medico della mutua", quello da cui facevi tante code qualche lotta per essere visitato a domicilio almeno quando eri febbricitante? Quello che ti conosceva e che ti metteva perfino le mani addosso? Tutto finito.

Fino a non molti anni fa il medico di base riceveva le persone in uno studio, sovente condiviso con uno o due altri suoi colleghi. A volte aveva un'assistente di studio - si chiamano così le signore che accolgono i pazienti e svolgono le mansioni di sostegno all'attività del medico -, a volte la condivideva con i/i collega/ghi. L'assistente di studio se la pagava lui, il costo era compreso negli emolumenti che percepiva dall'ASL in base alla convenzione regionale, rinnovata periodicamente. Qualcuno per risparmiare cercava di farne a meno e si teneva i soldi. Lo stesso con le sostituzioni nei periodo di malattia del medico o durante le sue vacanze: quelli bravi si prendevano un sostituto che - immagino - pagavano per coprire tutti i periodi in cui erano assenti. Quelli meno corretti si mettevano d'accordo con i colleghi di studio per coprirsi reciprocamente durante le assenze e addio sostituti. Loro ci guadagnavano e chi pagava erano i mutuati, costretti a code e attese ancora più lunghe.
Anche per questo i  malati andavano al Pronto Soccorso per ogni minima cosa, intasando questo servizio che dovrebbe avere ben altri scopi. Per ovviare all'inconveniente e razionalizzare il servizio, la Regione Piemonte intervenne incentivando l'associazione fra medici di base, per costituire dei veri e propri centri di cura, aperti tutto il giorno e comprendenti più medici di base, così da fornire il primo intervento per patologie "lievi", altrimenti dirottate verso il Pronto Soccorso.
Che bello, finalmente la sanità di base organizzata come un servizio privato! Al posto delle code, appuntamenti fissati da assistenti sorridenti, tutto codificato e stabilito, in moderni ambulatori aperti tutto il giorno dove rivolgersi anche fuori dagli orari del proprio medico... tanto c'è sempre qualcuno che può darti un'occhiata e dirti cosa fare. La pacchia è durata poco: i più intraprendenti hanno trasformato gli ambulatori in centri di erogazione di cure in regime privatistico, assemblando specialisti e diagnostica. Le assistenti di studio - naturalmente in numero ridotto - gestiscono tutto il traffico intrecciando le incombenza tipiche dello studio del "medico della mutua" con il vorticoso giro delle visite private.
Quanto ai mutuati, il sistema degli appuntamenti dilaziona la visita nel tempo (fine della tempestività), le sostituzioni incrociate dei medici fa sì che a volte ciascuno debba gestire il doppio dei mutuati di sua pertinenza (altra dilatazione temporale); le visite a domicilio sono oramai degli eventi di cui si parla con meraviglia e nostalgia. Infatti i più giovani hanno ben altra visione del medico di base.
In uno studio della mia città siamo arrivati alla perversione più folle: se hai bisogno di reiterare una prescrizione di farmaci "cronici", devi fare richiesta, recarti presso lo studio per ritirare la ricetta compilata dal medico. Dato che le assistenti di studio sono oberate dal lavoro, hanno pensato di regolare l'accesso alle loro prestazioni (dare ricetta) con i numerini: vai, prendi il numero, aspetti, vieni chiamato e vai da loro a ritirare la ricetta.
C'è da sperare che i pazienti si rendano presto conto che risparmierebbero tempo prendendo subito appuntamento col dottore, per farsi prescrivere la ricetta direttamente da lui. Così intaseranno il servizio e rappresentaranno plasticamente le ragioni di chi la sanità pubblica la vorrebbe privatizzare in nome dell'efficienza e dell'economicità.
Mariano
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