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L'INVIDIA

Brutto sentimento, specie quando le cose non vanno poi così bene e appare naturale cominciare a guardarsi intorno per sminuire quelli a cui va meglio che a noi. Con effetti disgustosi e tossici

"Hai visto quella? Non le daresti un centesimo eppure ha fatto carriera. Chissà a quanti l'ha data! Io, che non sono una zoccola, sono ancora qui ad arrancare e a sperare in un contratto a tempo indeterminato...". "Ma no, guarda che è davvero brava. Un tantino legnosetta e sempre molto precisina: sarà per quello che tutti i pazienti chiedono di lei... Sai, arrivano qui in condizioni tali che non stanno mica a guardare se una è simpatica o no. Disperati come sono, cercano quella che pensano essere più brava..."
"Quello fa il santarellino, tutto dalla parte della legalità e del merito, ma se solo sapessi che cosa ha combinato e che individuo turpe esso sia..". "Ma davvero, non l'avrei mai detto. Fammi qualche esempio, spiegami, perché sono molto sorpresa". "Ah, ma allora stai dalla sua parte!"
Questi e altri esempi di conversazioni che si colgono nelle sedi in cui si può ancora origliare rendono bene l'idea di un paese che, non sapendo più cosa fare per contrastare l'immiserimento, convoglia le sue energie residue nell'invidiare il prossimo. Più vai giù, più vorresti portarci quelli che, a tuo dire, stanno meglio di te. Così non rifletti mai sinceramente sulle cause del tuo sprofondare e sulle misure che potresti provare ad adottare per fermare la discesa e, magari, invertire la direzione.

Il vicino che cambia auto una volta l'anno - e ogni volta con una più grossa e potente - il/la collega di lavoro o di disoccupazione che sembra affrontare più serenamente e con efficacia la condizione, i figli dell'amica che sono più belli, educati, disciplinati e intelligenti dei tuoi. I quali, proprio per questo, sono già sulla buona strada per diventare anch'essi invidiosi dei compagni di scuola, di giochi, di sport, di divertimenti. Piccoli bovary crescono...
Desiderare di essere diversi (spesso migliori) di quello che si è da tempo non è più la molla che fa scattare l'emulazione "positiva", quella che ti migliora. Quello che scatta è l'invidia, che monta ad ogni occasione fino a diventare un'ossessione.Il mondo è cattivo - specialmente quelli che hanno a che fare con te per qualche ragione - pronto a rubarti ciò che è tuo o che tu hai il diritto di possedere. Devi difendere ciò che ti appartiene con le unghie  e coi denti, anche perché, se condividi con gli altri qualcosa più di un link,  hai solo da perdere ti porteranno via tutto, persino al vita e la dignità. Anche i tuoi cari penseranno che sei un fallito. Uno che, pur meritando qualcosa di meglio, non ha avuto le palle per prenderselo, uno smidollato.
Allora si sparla, si denigra senza mai fornire spiegazioni, si attribuiscono al mondo tutte le responsabilità dei nostri fallimenti, basta che stiano lontane da noi, basta che non ci si chieda mai per davvero in cosa e dove abbiamo sbagliato. Ci si circonda di "amici" di comodo, buoni e affettuosi fino a quando conviene, ma che sai già essere pronti a sfogare l'invidia alla prima occasione. La rabbia sale e diventa la costante della tua esistenza, sempre pronta a cercare una strada per sfogare.
Ecco, noi stiamo diventando questo, anzi lo siamo già diventati. Non bisogna stupirsi se politici, giornalisti, pubblicitari, economisti eccetera fanno leva esattamente su questi sentimenti e su questo stato d'animo. In fondo è più semplice governare il livore e la rabbia, dopo averli suscitati, che lavorare per trasformare il disagio in spinta al cambiamento e al progresso.
Mariano
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