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IL TRAMONTO DEL BICCHIERE

Mangiare la marmellata a cucchiaiate facendo bene attenzione a che lungo il bordo rimanesse compatta, lo stesso con la nutella...
... ma la trasgressione più hard della mia giovinezza era di sicuro bere direttamente alla bottiglia: una cosa che non si poteva proprio fare e a cui, come altre pratiche intime, ci si abbandonava per svacco, disperazione, abiezione. Avvicinarsi al frigo di soppiatto, controllare con una panoramica che nessuno vedesse e poi... un sorso direttamente alla bottiglia. Aranciata, latte, acqua, non importa, richiudere la bottiglia e rimetterla al suo posto, che nessuno se ne accorga!
Immaginarsi quindi la meraviglia quando questo gesto l'abbiamo visto compiere nei telefilm americani senza che nessuno si scandalizzasse: adolescenti che inforcano il bottiglione in plastica da cinque litri di latte e ci bevono direttamente senza usare il bicchiere, uomini stanchi dopo una giornata di lavoro che aprono la birra e se la scolano dalla lattina senza mediazione alcuna. Farmers abbronzati e impolverati che sbevazzano da enormi trogoli senza porsi il problema di cosa ciascuno lascia in eredità a quelli che berranno dopo. Tutta roba che cominciò a mettere in dubbio le nostre usanze secolari. Fino a quel momento solo Coppi e Bartali avevano potuto bere dalla bottiglietta: i ciclisti erano gli unici a portarsene una dietro e a non usare il bicchiere, vista l'indisponibilità delle mani, diversamente impegnate. Adesso quelle bottigliette termiche sono il must di ogni ecologista che non vuole sprecare plastica.
Proprio l'invasione dei telefilm cominciò anche da noi ad accreditare l'idea che il bicchiere fosse una delle tante mollezze europee da superare il prima possibile a favore della rude immediatezza utilitaristica americana. Via il calice, solo alle feste importanti, via anche il semplice bicchiere in vetro e ora... via anche quello di plastica. Si beve direttamente alla bottiglia e nessuno ha nulla da ridire.
Vedi così compite massaie, tirate a lucido come modelle stagionate, che senza timore cavano la bottiglietta dalla borsa capiente e fanno glu glu glu. bevendo a canna con la bottiglia bella eretta e il collo teso a nascondere le prime rughe profonde. Adolescenti smutandati che sono già un passo avanti, oramai dotati come sono di bottiglia da due litri: un po' più difficoltosa la bevuta, ma vuoi mettere il piacere del gorgogliare dell'acqua che scende copiosa in gola? Atleti che ci hanno messo del loro: dentro la bottiglietta polverine dai colori acidi, sorseggiano compiti fra un esercizio e l'altro, incuranti del sudore. Anzi orgogliosi, visto che testimonia lo sforzo e la forma fisica.
Prima che il bicchiere tramontasse, il massimo della trasgressione scambio/salivare era la coppa dell'amicizia (qualcuno la confonda con la grolla!): una specie di trappola in legno dai molti beccucci, ognuno dedicato a uno dei partecipanti alla bevuta alcoolica. Liquido in comune, presa personale. Quante coppe dell'amicizia, quanti scambi salivari mediati, appena disinfettati dal liquore caldo e dagli zuccheri disciolti in abbondanza! Ciucca abbinata alla trasgressione sociale.
Per adesso il bicchiere sopravvive nelle cerimonie e nei ritrovi conviviali in locali pubblici, ma qualche crepa si comincia a vedere anche lì. Non ci sarebbe da stupirsi se ben presto, in luogo dei servizio di calici, davanti al piatto gli invitati trovassero bottigliette di acqua e di vino da cui bere avidamente durante il pranzo. Evitando così quel fastidioso servirsi dalla bottiglia che spezza conversazioni, istituisce pericolose gerarchie (prima la donna, poi l'uomo) e induce confusioni imbarazzanti (la volevo liscia, non gassata!).
Dopo il tramonto del bicchiere, si affaccia la legittimazione del rutto. Ma questo è futuro, molto prossimo.
Mariano
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