Questa è la storia di un’opera pubblica, dei finanziamenti
europei, della incredibile gestione delle spese necessarie per
realizzarla, delle interminabili vicende giudiziarie che l’hanno accompagnata
e delle sentenze che, finalmente, cominciano ad arrivare a dire come stanno (e
stavano) le cose. Ma soprattutto del comportamento irresponsabile di
amministratori pubblici di successo. Come tutte le storie di malapolitica è
complicata, contorta. Proveremo lo stesso a raccontarla, con l’occhio rivolto
al presente e al futuro.
Vinse la gara una ditta che offrì un ribasso di circa il 17%, un bel risparmio per il Comune! Solo che, giunti quasi alla fine del
cantiere, il Comune stesso approvò una variante che riconosceva alla ditta
appaltatrice somme aggiuntive superiori a quelle che aveva “risparmiato”.
Cosa era successo? Quali lavori erano stati fatti in aggiunta a quelli
preventivati? Risposta: nessuno. Larga parte della variante era sui prezzi
delle singole forniture (piastrelle, serramenti… ). In pratica il Comune aveva
riconosciuto – tardivamente – che i prezzi che i suoi progettisti avevano indicato
erano troppo bassi e attribuiva alla ditta la differenza. Nel frattempo la
Regione aveva già messo in mora il Comune perché i lavori erano così in ritardo
che anche una parte del finanziamento assegnato - grazie a un clamoroso errore nel
Bilancio dell’allora assessore Zucca, ora presidente della società Le Serre –
era stata revocata. Intanto erano spariti vecchi arredi e serramenti antichi –
rubati secondo l’assessore, mai vista la denuncia - e qualche altra perla arricchiva il cantiere
eterno. Così il contribuente grugliaschese si trovava “cornuto e mazziato” due
volte: la prima perché il costo di un’opera importante era lievitato
(ingiustificatamente, secondo me e l’esposto) oltre misura. La seconda perché,
per effetto della riduzione del finanziamento operata dalla Regione, una parte
delle opere previste dovettero essere stralciate: si trattava del recupero del
parco della villa che, infatti, è ancora sempre lì che aspetta. Delle cose
rubate si è persa traccia, anche degli eventuali risarcimenti dell’assicurazione. L'assessore bofonchiava giustificazioni agghiccianti...
Il sindaco Mazzù e la sua corte, non contenti del disastro
che avevano provocato, pensarono bene di querelare il sottoscritto e il giornalista
che aveva scritto l’articolo, naturalmente a spese del Comune. Come è andata l’ho
scritto qui, poco tempo dopo sindaco e corte furono costretti di fretta e
furia a una colletta fra loro per rinfondere il Comune delle spese legali che
aveva sopportato per effetto delle loro iniziative incaute.
Adesso una nuova tegola. Arriva dal TAR Piemonte (Tribunale Amministrativo del Piemonte), una sentenza del 15 aprile di quest’anno e aggiunge una nuova perla alla collana: dice che nell’attribuzione degli incarichi di progettazione per l’opera, l’Amministrazione ha spezzettato in modo ingiustificato gli incarichi ai professionisti, così da restare “sotto soglia” e ordina la restituzione alla Regione delle somme spese indebitamente, oltre 121 mila euro. Cosa significa? Scrive il TAR “l’operato dell’Amministrazione si discosta dai canoni di azione sopra evidenziati, in quanto la stessa […] non solo non ha osservato le regole dell’evidenza pubblica, ma neppure ha in alcun modo motivato l’iter logico delle scelte operate, con ciò violando i principi generali di trasparenza, parità di trattamento e di rotazione imposti dalla normativa nazionale e comunitaria”. Capito? Il comune campione della legalità , quello che ospita la sede di Avviso Pubblico, il cui sindaco è nientemeno che il presidente nazionale, assegna gli incarichi senza trasparenza. E non l’ha fatto solo su questo cantiere, ma di questo ci occuperemo più avanti.
Adesso una nuova tegola. Arriva dal TAR Piemonte (Tribunale Amministrativo del Piemonte), una sentenza del 15 aprile di quest’anno e aggiunge una nuova perla alla collana: dice che nell’attribuzione degli incarichi di progettazione per l’opera, l’Amministrazione ha spezzettato in modo ingiustificato gli incarichi ai professionisti, così da restare “sotto soglia” e ordina la restituzione alla Regione delle somme spese indebitamente, oltre 121 mila euro. Cosa significa? Scrive il TAR “l’operato dell’Amministrazione si discosta dai canoni di azione sopra evidenziati, in quanto la stessa […] non solo non ha osservato le regole dell’evidenza pubblica, ma neppure ha in alcun modo motivato l’iter logico delle scelte operate, con ciò violando i principi generali di trasparenza, parità di trattamento e di rotazione imposti dalla normativa nazionale e comunitaria”. Capito? Il comune campione della legalità , quello che ospita la sede di Avviso Pubblico, il cui sindaco è nientemeno che il presidente nazionale, assegna gli incarichi senza trasparenza. E non l’ha fatto solo su questo cantiere, ma di questo ci occuperemo più avanti.
Si sappia per ora che, oltre ai danni economici e non solo
di allora adesso arriva anche una sentenza del TAR che lo smemorato di
Grugliasco - quello che per cinque anni non ha pagato la spazzatura - ha già annunciato forse di voler appellare davanti al Consiglio di
Stato, con altre spese per la collettività . Intanto una gestione clientelare, personalistica
e inefficiente solo su questo cantiere ha già prodotto i suoi effetti mefitici. Alla prossima puntata.
Mariano
Mariano