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IL METODO DELLA RISSA

Chi grida più forte, chi esaspera le situazioni per sostituire le buone ragioni con le relazioni spazzatura. Chi vince, chi perde, cosa si vince e cosa si perde…
Grida & minaccia, che qualcosa ottieni!
E’ oramai diventato difficile immaginare un contesto con più di due persone dove non ci sia uno dei partecipanti che cerca con prepotenza, urla e minacce di avere la meglio sugli altri. Che di solito gliela danno vinta – non hanno voglia, coraggio, energie per combattere con gli stronzi urlanti – abbandonando il campo e rifugiandosi in nicchie appositamente create per garantire la sopravvivenza stentata alle persone miti.
E’ successo nella politica - sembrano spariti quelli capaci di ragionamenti più lunghi di un tweet o capaci di ascoltare le argomentazioni altrui per cercare, se possibile, una sintesi comune –, nell’economia, nei mass media, nella cultura, nello sport e anche nei rapporti famigliari. Stabilire relazioni si trasforma automaticamente un una specie di corsa a far vedere chi la vince, a gareggiare spietatamente con ogni mezzo con l’obiettivo non di prevalere, ma di annientare l’altro e gli altri, costruendo così l’illusione che potremo trionfare in solitaria e che il nostro Io elastico si potrà tendere fino a comprendere tutto il mondo che ci interessa.
Se non gridi, se non minacci, non ti calcola nessuno. Questo è il modello che si è affermato nel nostro paese e che è causa e generazione dei disastri di oggi. Il virus si è diffuso dapprima senza quasi che ce ne accorgessimo...

MELE FOR PRESIDENT

L’ex parlamentare dell’UDC, condannato per i festini con prostitute e cocaina, è il candidato a sindaco anche del PD alle elezioni comunali di Carovigno in Puglia. Anzi, no
Il segno dei tempi
Di lui si occuparono le cronache del tempo: era il 2007 e Cosimo Mele, deputato, venne scoperto in una camera d’albergo adibita a sede di orge a base di sesso e droga. Una delle donne che partecipava al festino era stata male e si era reso necessario chiamare l’ambulanza, con tutto il corollario di pubblicità che ne derivò. Il soggetto finì per qualche tempo nell’oblio, ma la tentazione italica si sa che è forte: non appena possibile, si candidò a sindaco nel suo paese e gli elettori lo votarono entusiasti, chi meglio di un perbenista puttaniere e drogato può guidare una pubblica amministrazione efficiente e giusta? O forse, gli altri candidati erano perfino peggio di lui e gli elettori hanno scelto il meno peggio? Non lo sappiamo, ma il Mele nel 2013 viene eletto sindaco.
Il PD sta all’opposizione, ma l’astinenza dura solo un anno: all’inizio del 2014 anche il PD entra nella giunta di Mele con un assessore, grazie ai buoni uffici del Presidente del Consiglio, ex segretario provinciale proprio del PD. Un bel miscuglio, non c’è che dire. Ma c’è di più.
Anche a Carovigno il centrodestra è in disfacimento e i supporter originari di Mele cominciano a litigare, fra loro e con lui. Così il sindaco multicolore questa primavera si dimette: il comune  andrà alle elezioni il 31 maggio di nuovo con lui candidato in pole position.

POI RECUPERO…

Mesi e mesi di insufficienze, di interrogazioni saltate, di assenze strategiche, di scopiazzamenti l’ora prima per quella dopo…
Il mantra dello studente
… e ogni volta che veniva colto in castagna rispondeve a se stesso e agli altri con un bel “POI RECUPERO”. Solo che evitava di precisare quando mai sarebbe arrivato questo POI e, per conseguenza, come avrebbe fatto a recuperare gli arretrati che nel frattempo si andavano accumulando.
Prima di Natale, tirando le somme in vista della fine del primo quadrimestre - ultimo sforzo nei primi giorni di gennaio, al rientro dalle vacanze e giusto prima dello scrutinio di metà anno –, il/la giovane immaginava lunghe studiate invernali fra un ingozzo e l’altro, una festa e un viaggetto, una cena coi parenti e la messa di mezzanotte. Così, al ritorno a scuola avrebbe stracciato quei queruli insegnanti con sufficienze a go go. Quasi per nessuno è andata così: nelle vacanze di Natale hanno fatto lo stesso di prima, i libri sono rimasti ad ammuffire, gli insegnanti al ritorno sono rimasti queruli e allo scrutinio hanno caricato di insufficienze i poveri malcapitati.

VENDO TUTTO

Per tamponare la situazione si vende tutto quello che altri prima hanno faticosamente costruito. Non è solo il triste destino delle famiglie italiane, anche i sindaci fanno…
Folli s/conti
Una costante della storia degli ultimi vent’anni del nostro paese è la corsa alle cosiddette “privatizzazioni”. In nome della bontà e della “convenienza per il cittadino” e del “mercato che abbatte i privilegi”, lo Stato, i comuni e le Regioni hanno cominciato a dismettere – sovente senza gara pubblica o con procedure dove spesso si sapeva prima chi avrebbe poi preso il piatto – servizi pubblici e attività economiche costruite negli anni e sempre con risorse pubbliche. Sovente l’hanno fatto senza criterio e accompagnando lo smantellamento dell’economia pubblica con operazioni di ingegneria finanziaria condotte da politici, locali e nazionali, con i soldi dei cittadini. Qualche esempio luminoso delle perdite che hanno inflitto alle loro comunità ce l’abbiamo anche noi qui vicino (Settimo docet).  Così, poco per volta, in nome dell’efficienza e dell’economicità i comuni hanno smantellato gli uffici delegando a privati la gestione di servizi pubblici, qualche volta anche la loro programmazione.