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STESSA FACCIA, STESSA RAZZA?

L'Europa tedesca e la Grecia cicala, i debiti che si pagano, le banche che comandano, la politica che illude obbedisce e dice alla stampa cosa scrivere. Ora è tutto più chiaro.
Graecia capta ferum victorem cepit
Adesso che una parte della tragedia si è consumata, qualche riflessione sulle vicende greche si  impone. Perché stavolta è davvero chiaro a tutto che l'UE che esce da queste giornate è profondamente diversa da quella che in tanti avevamo in mente: parla tedesco, qualche volta sbraita ordini nella stessa lingua e ha la gola all'interno dei caveau delle grandi banche che fanno e disfano governi, regole e condizioni, senza freni e senza controllo.
Che i Greci - come gli Italiani negli anni '80 e già fin oltre il 2000 - siano stati indotti a vivere sistematicamente al di sopra delle proprie possibilità, indebitando il paese e scaricando sul futuro il benessere del presente, è indiscutibile. In Grecia i partiti responsabili di questa gestione scellerata l'hanno pagata cara alle elezioni che hanno visto la vittoria di Syriza, in Italia speriamo sempre ma non succede mai. Che ai Greci questo andasse benissimo è altrettanto incontestabile, così come lo è il constatare che nessuno ha profferito verbo fino a quando il Bengodi ha continuato a produrre i suoi benevoli effetti. Certamente qualcuno già allora sapeva che prima o poi sarebbe arrivata la resa dei conti - non sono mica scemi - solo che speravano che sarebbe arrivata in un altro tempo e in un altro luogo (le tappe della crisi).
In piccolo, una dinamica del genere l'ho vista al lavoro anche io e qui da noi  negli anni fra il 2005 e il 2010, quando mi occupavo di sviluppo di aziende.
Gli imprenditori erano letteralmente asfissiati da funzionari bancari che cercavano di vendere loro soldi, tanti soldi e non importa a che condizioni. Vista la facilità con cui potevano comperare denaro, meno accorti fra gli imprenditori si indebitavano sempre di più, convinti com'erano che con la loro ditta avrebbero ottenuti profitti tali da ripianare celermente i debiti per potersene fare subito dopo degli altri. Alcuni, non avendo investimenti in ambito aziendale da sostenere, si facevano prestare il danaro per speculazioni finanziarie a carico dell'azienda, tanto ce n'era finché se ne voleva, bastava chiedere e garantire con la ditta. Così l'investimento e la speculazione finanziaria hanno finito per prendere il posto degli investimenti produttivi e della ricerca di espansione produttiva e commerciale: l'imprenditore guadagnava di più a giocare con denaro non suo che investendo per migliorare attrezzature e reti commerciali della sua azienda.
Poi un giorno, di botto, la richiesta perentoria di rientro, la revoca dei fidi troppo generosi, la crisi nera. Gli stessi funzionari di banca che ti finanziavano anche il trasloco domestico si facevano vivi con una telefonata a sollecitare il rientro celere, pena la chiusura immediata dei fidi e dei conti. Parecchie imprese sono così fallite, non per mancanza di commesse o per difficoltà di mercato, ma per eccesso di indebitamento, indotto da un cattivo comportamento dei responsabili e  dei proprietari, incoraggiati dagli operatori economici e  finanziari, che hanno costruito un clima di allegra brigata impunita.
Oggi sono gli stessi che guardano alla Grecia con il disprezzo che si dedica agli spreconi e ai furbacchioni: come fanno a non capire che devono pagare per quello che hanno scialacquato? Forse non lo sanno che i debiti si pagano? Se Tsipras e i suoi abbiano sbagliato strada e avessero a disposizione qualche altra strada ce lo dirà la Storia. Forse altre possibilità di negoziato potevano essere esplorate, forse la trattativa impari andava condotta con più celerità, per evitare di essere consumati. Forse, forse forse.
C'è chi di analogie con la situazione italiana ne ha trovate tante, fino a prevedere che i prossimi potremmo essere proprio noi. Certo è che non è poi così diverso l'atteggiamento di larga parte della popolazione verso lo Stato: una faccia una razza. La Grecia d'oggi, nella sua tragedia e nelle sue difficoltà, un grande merito ce l'ha e la Storia glielo riconoscerà: ha finalmente reso chiaro che cosa è diventata l'Unione Europea, qual è il vero ruolo delle sue istituzioni e chi decide veramente dei destini di mezzo miliardo di abitanti, coltivando il suo interesse e sottomettendoli alle proprie convenienze politiche ed economiche. Siamo sicuro che a noi vada bene così?
Intanto il deficit italiano continua a crescere, nonostante le grandi riforme renziane....
Mariano

PS "Graecia capta ferum victorem cepit" : La Grecia conquistata (dai Romani) conquistò il selvaggio vincitore


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