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UN UOMO ALLA FINESTRA

A distrarsi basta davvero poco. E se la distrazione non fosse altro che vedere la vita da un altro punto di vista?
Dilemma didattico
Tu sei lì che spieghi la questione di Fiume dopo la Grande Guerra e il ruolo di D’Annunzio nella faccenda. Condisci la tua spiegazione con qualche immagine sulla LIM e aneddoti che servirebbero a tenere vivo l’interesse, ma vedi che lo stesso cominciano a scambiarsi lievi gomitate e a guardarsi l’un l’altro ammiccando  a non capisci bene cosa. Lasci perdere e alzi di una tacca il volume della voce, nel tentativo di recuperare un po’ di attenzione, fissi i più distratti direttamente negli occhi. Cercano di sfuggire al tuo sguardo rapace, ma li rincorri e li riprendi, costringendoli a non cedere, a tenere gli occhi ben fissi nei tuoi e le orecchie tese a quello che stai spiegando. Presto ti rendi conto che sono troppi quelli che devi tenere sott’occhio e lasci perdere.
Che cos’avete mai da borbottare? Possibile che abbiate la capacità di attenzione di una diatomea? Avete un modo di fare umiliante e anche un po’ offensivo: ce la metto davvero tutta per rendere semplici e interessanti le cose di cui vi parlo. Ma voi…"", sbotti fra l’indignato e il rassegnato. Non sei di primo pelo, sei docente di mondo e sai che le cose vanno così. Solo che ti dispiace sempre constatarlo di persona.
No, prof, non è lei la causa. E’ che c’è lui, alla finestra”, risponde il rappresentante degli studenti, quello incaricato, con voto plebiscitario una volta l’anno, di parlare con i professori e di riassumere le onde celebrali dei compagni, così flebili da non essere avvertibili con mezzi normali.
Le sue parole, ancora prima che abbiano prodotto un qualche effetto su di te, sdoganano la classe: non hanno più l’obbligo di fingere di guardare me e la LIM, possono girare il capino verso il centro delle loro curiosità: la finestra. Anche tu guardi dove guardano loro e vedi, dall’altra parte della strada al primo piano, il mezzobusto di un uomo che spunta dalla finestrella (sarà del bagno o del cucinino?). Ha aperto la finestra per fumare, lo fa chinato verso il marciapiede che corre lì sotto, così che noi gli vediamo la pelata. Fuma nervosamente la sua sigaretta e, dopo aver controllato che non ci sia nessuno in basso, lascia cadere la cicca. Richiude la finestrella e il film è finito… almeno fino a mezz’ora dopo, circa. Ogni tanto lo spettacolo è turbato dall’arrivo del mezzo ipertecnologico con cui l’autista (senza scendere) raccoglie la spazzatura sollevando enormi containers che si trovano sotto terra. Poi si ricomincia con la routine.
Avrà circa cinquant’anni, lavora in una grossa ditta automobilistica poco distante (si deduce dalla scritta sulla maglietta che indossa quando fuma alla finestra); fa i turni, una settimana ogni due la finestrella resta desolatamente chiusa, a meno che non sia in mutua o in cassa, perché è al lavoro e non torna che alle 14, in coincidenza con la fine delle lezioni. Ha una moglie con qualche problema di deambulazione (è chiamata “la zoppa” dagli studenti, impietosi e politicamente scorretti), ogni tanto escono insieme, ma lui sta sempre davanti e lei dietro, chissà perché. Per la strada i due si parlano pochissimo, ma questo non è considerato un indizio di cattivi rapporti coniugali. Chissà perché…
Facendo parlare le creature, scopri che sanno tutto di quell’uomo, della sua vita, dei ritmi, dei vizi e delle abitudini. Lo seguono da quando occupano quell’aula, vale a dire da quando avevano sedici anni, ora ne hanno almeno diciotto. Quel cinquantenne è diventato parte della loro vita, una specie di modello da cui ricavare informazioni, consigli, suggerimenti e indicazioni di comportamento. Dato che l’aula non ha tende, ogni tanto lo fotografano per aver documentazione visiva del tempo che passa. E lo seguono passo passo nella sua vita quotidiana, registrandone le regolarità e i cambiamenti. Le speranze e le illusioni no. Quelle le immaginano solo, durante le tue trucide lezioni e segnatamente mentre spieghi le cose che dovrebbero proprio sapere per sperare di concludere l’anno in bellezza.
Mariano
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