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IL TESORO BUTTATO

Intelligenze inutilizzate, educazione sotto i tacchi, assenza di coraggio, delega continua...
Il cervello in vacanza
Pineta folta che termina su un mare color smeraldo. Un posto incantevole, un vero carnaio: migliaia di persone, pic nic, pasta al forno, panini, bibite e roba fritta a casa e portata fin lì in sprezzo alla strada che bisogna fare a piedi.
Il posto è area protetta, non si accendono fuochi, dappertutto cestini per la spazzatura, perfino la raccolta differenziata. Nel mare solo barche a remi, i motori sono vietati anche lontano dalla riva.
Tardo pomeriggio, il sole scende verso l'orizzonte, le comitive fanno su i bagagli, raccolgono le vivande avanzate e “scotolano” gli asciugamani e le stuoie, provate da una giornata di rotolamenti e di dentro e fuori l'acqua. Gli ultimi tuffatori affamati di pubblico si incitano vicendevolmente a dare il meglio nell'ultimo lancio. Corpi violacei tentano una ricomposizione e si preparano alle valanghe di crema doposole con cui si leniranno gli effetti di una giornata al marre
Fra i tanti anche una una comitiva di quindicenni – arrivati al mattino, senza adulti accompagnatori, quindi ebbri della nuova autonomia raggiunta con l'età – raccoglie le sue cose e se ne va. Lasciando un tappeto di rifiuti.

LA MALAVITA IN CASA

Sei anni fa il sindaco di Grugliasco mi querelò perché avevo definito “da mafioso” i suoi comportamenti in politica e le relazioni che intratteneva con il sottobosco dei faccendieri cittadini... Esageruma nen

Lo fece con i soldi del Comune (leggi) e non mi risulta che abbia rinfuso tutte le spese che ha caricato sui cittadini, nonostante l'esito sfavorevole (per lui) dell'iniziativa giudiziaria. Oggi, a sei anni di distanza, imparo che aveva nominato nel CdA delle Serre – società interamente del Comune e fonte di parecchi mali alla comunità grugliaschese – uno dei soggetti coinvolti nell'Operazione San Michele, infiltrazioni della 'ndrangheta nella politica locale. Basta leggere le intercettazioni telefoniche che stanno alla base dell'operazione per capire di che tempra fosse il personaggio, di come immaginasse la Pubblica Amministrazione e i rapporti fra “imprenditori” e politici locali.
Ma di questo è bene che se ne occupino quelli che sono preposti allo scopo...
Sei sempre il solito esagerato”, mi ha detto qualche giorno fa un illustre esponente del PD con cui commentavo preoccupato quanto stava emergendo dall'inchiesta, “queste storie sono questioni di piccoli sciocchini che millantano e promettono per farsi belli, ma che non contano un tubo”.
Lo diceva con quell'arietta di sufficienza che assumono questi individui - vissuti di raccomandazioni per avere un lavoro, per costruirci anche una qualche carriera, e di fedeltà al partito e ai suoi capi del momento - quando un alito di vento sembra mettere in discussione quella posizione volatile acquisita sempre per abilità linguistiche (leccare) e capacità di annusare il cambiare del vento (la banderuola intelligente). Utili idioti, per il resto; ma abili supporter di chi pensano possa portare, a loro e ai loro famigliari, i migliori benefici. Se poi non accade, pazienza: troveranno sempre qualcun altro a cui dare la colpa, per ripartire più determinati di prima.
Il giorno dopo questo colloquio ne ho scoperte delle altre e ogni giorno ne scopriamo di nuove intorno all'amministrazione grugliaschese e ai personaggi che la animano da un po' di tempo a questa parte, già dimentichi di quello che successe vent'anni fa proprio qui da noi.
Altre ne scopriremo sui giornali nei prossimi giorni. Ne viene fuori un quadro desolante, ma soprattutto la conferma di quello che il sindaco di oggi – degno successore dell'amico del giaguaro - ci ripete spesso con aria trucida quando ci permettiamo di criticarne l'operato e di fornire qualche giudizio morale e politico intorno al suo operato e a quello dei suoi famigli:
Non posso dialogare con chi dipinge questa amministrazione come un'accozzaglia di incompetenti dediti a pratiche opache e poco corrette”, dice all'incirca (i verbali del Consiglio comunale ne sono pieni...). Appunto.

Mariano

PS Sul balcone del palazzo comunale (e sul sito del Comune) troneggia una scritta “Grugliasco con Di Matteo”, vuoi vedere che hanno scambiato il PM palermitano per un cantante neomelodico?



IL MALE DELL'ITALIA

D'estate si va in giro, si incontrano posti e persone che aiutano a riflettere intorno alle maledizioni di questo paese
Italians of Italy

Gli dici che stai facendo le riforme, basta dirlo e si sentono già migliori di prima. Se poi alla distanza si accorgono che non era vero niente, non si incazzano. Corrono dietro alla chimera che nel frattempo sarà stata confezionata per sostituire la precedente. E' l'Italia, bellezza; anzi sono gli Italiani.
Sanno che, per ottenere risultati, ci vanno sforzi e sacrifici. Qualche volta anche un po' di fortuna, ma quella da sola spesso non basta. Eppure svogliatamente se ne sbattono e sperano nel colpo di culo, nell'appoggio del potente di turno, nella mediocrità che premia i meglio spondati. Non solo cercano il colpetto gratis, ma deridono anche quelli che si danno da fare, che si sbattono come pazzi per portare a casa il risultato, quelli che studiano, quelli che lavorano, quelli che si danno disponibili e che collaborano. Se deriderli non basta a farli smettere, ricorrono alle minacce: non sia mai detto che la disponibilità e la voglia di fare di qualcuno sposti lo standard delle altrui prestazioni troppo verso l'alto. E così tutto si livella verso il basso. E' l'Italia, bellezza; anzi sono gli Italiani.
Scelgono sempre gli stessi, si lamentano delle loro promesse da marinaio, ma poi li rivotano; non si sa mai, magari stavolta le promesse fatte a loro (proprio a loro) le manterrano. Poco importa se a scapito di altri che meriterebbero di più dei miracolati. Tutti tengono famiglia e non si può mica scherzare coi figli, il loro futuro e il loro benessere. L'importante è arraffare: un permesso di parcheggio riservato sotto casa intestato al nonno invalido, ore di permesso per assistenza ai famigliari invalidi utilizzate per i fatti propri, assunzioni e prebende ogni volta che qualcuno raggiunge una posizione di potere che glielo permette. E' l'Italia, bellezza; anzi sono gli Italiani. . Diventano dirigenti sindacali nel pubblico impiego, così fanno carriera più in fretta, e nessuno li cambia. Servono il potente di turno e si ritengono autorizzati a mettere su quell'arroganza che riescono a gestire bene solo quelli che non hanno nè arte nè parte. Appena "arrivati" si aggirano come lupi famelici con il mento verso l'alto, già esaltati dal nuovo ruolo e proiettati in un futuro radioso di aurea mediocrità. Ogni volta che vedo la Serracchiani e le sue epigone mi viene voglia di prenderle a schiaffi... Naturalmente sanno tutto di tutto e sono pronti a dare lezioni a chiunque con renziana sicumera. Ma piacciono, piacciono tanto... E' l'Italia, bellezza; anzi sono gli Italiani. Sono talmente bugiardi che mentono anche ai sondaggisti e sosterrebbero con naturalezza di non aver affatto mentito. Chiamano le cose con un nome diverso da quello giusto per confondere il prossimo... e lo fanno così bene che alla fine sono essi stessi convinti della verità che hanno confezionato ad arte. Bugiardi lo sono così tanto che si commuovono cinque minuti per una storia strappalacrime, dimenticandosi di conservare quella dose minima, ma costante, di senso civico che significa rispetto per le cose di tutti, per le persone e per i diritti altrui, anche quelli degli stranieri. Se vengono beccati con le mani nel sacco, negano, poi ci fanno su un convegno. Se devastano con case abusive un luogo spettacolare, prima le condonano, poi lo dichiarano parco. Così si sono lavati la coscienza e aumentano il valore degli immobili. Se fanno pasticci con la 'ndrangheta, fanno una bella rassegna sulla legalità e sono a posto. E' l'Italia, bellezza; anzi sono gli Italiani. Probabilmente bisogna andarsene. Il male dell'Italia sono per davvero gli Italiani. E non basta la giustificazione di vent'anni di B a spiegare questo disastro umano e civile.

Mariano

LA RANA E LO SCORPIONE

Le storie di Esopo non invecchiano mai, si adattano perfettamente a personaggi e situazioni del mondo d’oggi
Lecca Lecca
“C’era una ranocchia che, stufa di stare a mollo nel fiume, uscì dall’acqua guadagnando la riva. Stava molto attenta a come si muoveva perché aveva visto uno scorpione nei paraggi  e non voleva correre il rischio di essere punta…”

“Sì, sì, sì, nonno. Quella però la so già: lo scorpione supplica la rana di portarlo dall’altra parte del fiume e le promette che non la pungerà. La rana gli crede, sa che se lei morisse per la puntura anche lo scorpione affogherebbe. Pensa che lui ha gli stessi vantaggi suoi a non pungerla. Ma, arrivati nel mezzo del fiume, lo scorpione la punge lo stesso. Allora la rana, già moribonda, gli chiede come mai l’ha fatto, visto che adesso morirà anche lui. Lo scorpione le risponde che questa è la sua natura, non c’è niente da fare. Vedi nonno che la so?”
“Vabbè, allora te ne racconto un’altra…”
“Sì, ma voglio che mi racconti una storia moderna, non sempre quelle degli animali. Per favore, nonno…”
“C’era una volta in giornalista che aveva dimenticato come si fa quel lavoro. Lui passava il suo tempo a leccare i potenti, aveva una lingua così lunga che la faceva funzionare perfino quando non sarebbe servita.
Dopo un po’ di tempo tutti lo prendevano in giro chiamandolo semplicemente Lecca Lecca. Naturalmente nessuno gli passava più le notizie interessanti, quelle a cui dovrebbe dare la caccia un vero giornalista. Si sapeva già che le avrebbe stravolte del tutto, pur di non far del male ai suoi amici potenti che lo nutrivano con le veline dei loro uffici stampa. Era talmente leccoso che perfino quelli che lui leccava certe volte ne erano infastiditi, ma lui niente, leccava lo stesso. Le notizie interessanti le avevano i suoi concorrenti di altri giornali e lui no, così i suoi superiori cominciarono a borbottare, la sua carriera ne risentiva. Un giorno decise di prendere il toro per le corna e si rivolse a un suo vecchio maestro. Di nome faceva Brontolo…”
“Come un nano, nonno, ma era piccolo anche lui?”
“No, si chiama Brontolo per altre ragioni ed è uno grande davvero. Lecca Lecca lo convinse a riprendere contatti e relazioni, nonostante il trattamento che gli aveva riservato. Brontolo ci cascò e convinse anche i suoi amici a riprendere le comunicazioni con Lecca Lecca…. ma tutti ben presto scoprirono che il vizio di scambiare le vittime coi carnefici – specialmente se suoi amici – non l’aveva proprio persa. Anzi, si era servito di loro per recuperare qualche punto verso i suoi capi e basta. Brontolo era davvero triste, specialmente perché i suoi amici gli rinfacciavano l’errore che aveva fatto…”
“E allora, nonno?”
“Uno degli amici d Brontolo, vedendolo così abbattuto, un giorno lo prese da parte e gli raccontò la favola della rana e dello scorpione…”
“Cosa c’entra?”
“C’entra, eccome. La rana si fece commuovere dalle promesse dello scorpione, convinta che le avrebbe rispettate visto che c’era di mezzo anche la sua vita; non si era resa conto che lo scorpione non può che pungere. E’ la sua natura. Adesso dormi, che domani te ne racconto un’altra."
Mariano 

IL METODO EXPO

Come fare a pilotare appalti, favorire gli amici e ricavarne pure qualche ricca prebenda personale.
Mica solo a Milano e Venezia
Per applicare correttamente il metodo-Expo devi prima possedere due requisiti fondamentali:
1) Occupare qualche posizione di potere, non importa quale, possibilmente ottenuta facendo parte di una cordata che ha occupato il partito giusto, magari in condominio con altre con cui spartirà il bottino. Per raggiungere lo scopo, aver costruito saldi legami col mondo dell’edilizia, dell’impresa assistita, dell’associazionismo protetto, insomma della clientela organizzata. Una volta eletto, verranno a presentarti il conto, ma non importa: lo pagherai volentieri perché disporrai, a quel punto, di ampie risorse pubbliche con cui onorare le promesse e soddisfare le aspettative.
2) Disporre di strumenti per piegare le strutture tecniche degli enti pubblici ai disegni che vuoi attuare per fare i tuoi comodi (magari anche quelli dei tuoi clientes e dei tuoi mentori). Concorsi per avanzamenti di grado, nomine di dirigenti a contratto, società pubbliche (create alla bisogna) attraverso le quali far transitare le operazioni che nemmeno il più asservito dei funzionari pubblici avallerebbe.
Poi si può passare all’azione. Ecco come fare:

RUMORI

Non sopporto più di stare in locali pubblici dove tutti urlano... perché lo fanno?
Grida che ti passa
Ristorante abbastanza affollato, decentemente allestito e insonorizzato, confortevole alla vista, camerieri gentili. Buon servizio e cibi apprezzabili, la compagnia anche. Vicino al tavolo una comitiva ride e scherza con urla, applausi, scambi di battute e discussioni da far invidia a un concerto di Vasco. Risultato: tutti gli altri avventori cominciano ad alzare il volume della voce per sovrastare l’indegno baccano che proviene dall’allegra combriccola. Dopo dieci minuti il ristorante è diventato una bolgia.
I cibi non li apprezzi più, la compagnia degli amici neanche. Hai solo voglia di finire per andartene fuori da quella baraonda e perfino la felicità della compagnia ritrovata scema di fronte all’urgenza di placare il fastidio insopportabile. L’allegra comitiva alza ancora di più il volume  adesso le signore festeggiano il compleanno di una di loro con strilli e  risate a squarciagola, alzando così ancora di più l’asticella della baraonda.