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UN BAGNO DI UMILTA’

Ne hanno un bisogno urgente i M5S che hanno a cuore l’esperienza politica entusiasmante di cui sono protagonisti e beneficiati. Poi ci va un celere recupero della
Gratitudine
Le difficoltà in cui si dibattono i “grillini” sono la sintesi dell’impossibilità di costruire una politica utile al cambiamento e, almeno per un periodo, capace di far fare al paese quel balzo culturale di cui ha davvero bisogno. Chiunque in questi ultimi vent’anni si sia cimentato con la costruzione di soggetti politici che tornassero a proporre educazione, idee, cambiamento, un nuovo senso dello Stato, rispetto, comunanza e piena realizzazione dei diritti di cittadinanza… ha fallito. Per suoi limiti, ma anche perché il paese andava da un’altra parte, in un’altra direzione.
In tutti gli ambiti e in tutti gli ambienti, i “vecchi” si sono mangiati i giovani per perpetuare il loro benessere e il loro potere: che si trattasse del manager della grande impresa, del politico sulla breccia da tempo, giù giù fino al capufficio, perfino all’impiegato pubblico, la battaglia era la conservazione del piccolo privilegio, difeso con le unghie e coi denti dall’assalto degli affamati dalle crisi sempre più lunghe e prive di uscita. Sono andati avanti i giovani “a servizio”, quelli che hanno accettato l’idea della rinuncia a farsi valere perché prima o poi sarebbe toccato loro, oramai invecchiati e incalzati dai nuovi giovani, vogliosi anch’essi di qualche briciola del grande banchetto.
Nel frattempo anch’essi qualche piccola soddisfazione potevano prendersela (titillare l’ultimo smartphone, sfondarsi di doghe e alcool nei locali la sera, una settimana di vacanza alla grande…) a casa dei loro genitori o alimentati dalle pensioni ancora abbastanza buone dei nonni. Così si è risolto il conflitto fra le generazioni, annacquato da beni di consumo e dall’eterno lamento per gli scherzi del destino e le sorti di questi nostri poveri ragazzi.
E’ stata dappertutto la stagione del trionfo della mediocrità, della competizione al ribasso, dell’opportunismo elevato a valore, del cafonal come stile di vita, della prevaricazione come modo per affermare la propria individualità. Non c’è luogo o situazione nella quale l’affermazione di questo sistema di valori non abbia prodotto guasti e ferite purulente che non guariscono mai perché è l’intero organismo a essere in cancrena.
Poi è arrivata una crisi durissima e che sembra eterna, i nodi sono venuti tutti al pettine. Il ceto medio si assottiglia e si impaurisce: capisce che potrebbe andare anche peggio, anzi, sta già accadendo. Aumenta il livore, la rassegnazione non basta più a fermare la discesa, ogni giorno è peggio del precedente, altro che l’ottimismo della ragione! Chiudono i negozi dove comprava il ceto medio, restano i discount e i negozi per ricchi, lo stesso nella vita. Si fa strada l’idea che questo sia il futuro, non solo quello che lasceremo a figli e nipoti, ma anche il nostro: va tutto così in fretta…
In politica uguale. Poi arriva Grillo e riesce nell’impresa di mettere sulla piazza una generazione nuova di persone (prevalentemente giovani, molti giovanissimi), di fare presa sull’elettorato e di portarne tantissimi nelle istituzioni. Buone idee, qualcuna un po’ grezza, tanta prosopopea e molta superbia. Anche questi sono tratti caratteristici di chi arriva sulla scena a cerca di affermarsi e legittimarsi distinguendosi dagli altri. Solo che hanno un po’ esagerato e in direzioni opposte: intransigenti fino all’autolesionismo su aspetti importanti ma non decisivi, troppo arrendevoli e “di rimessa” sulle proposte e sui progetti che avevano suscitato l’entusiasmo degli elettori. Il tutto condito da scelte non sempre felici del leader e di alcuni fra gli eletti che si sono venduti alla prima occasione o che non hanno perso tempo a fare prima di cominciare a sentirsi onnipotenti e infallibili. Anche oggi, però, sembrano tutti veri, gente vera, persone vere, con le loro eccellenze e le loro miserie, meschini e generosi, idealisti e gretti. Proprio come siamo noi, anzi un  po’ meglio. Dopo le espulsioni e le battaglie degli scontrini che hanno prodotto tanto disinganno e disillusione, è chiaro che non possono più essere autosufficienti – culturalmente e politicamente – e autoreferenziali come sono stati finora, sennò diventeranno rapidamente irrilevanti.
Servirebbe un bel bagno di umiltà, un po’ di gratitudine per chi ha costruito tutto questo -permettendo a tanti di loro di arrivare dove mai avrebbero pensato - tante discussioni e contributi per costruire un nuovo carnet di progetti e proposte per cambiare il paese. Qualche regola (poche, per favore) e tantissima umiltà: a costo di fare la parte dei fessi. C’è un intero paese di fessi che non vede l’ora che qualcuno lo rappresenti. per davvero e nel profondo, con la segreta speranza di diventare presto maggioranza.
Mariano 
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