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SINDACO BIO COI SOLDI DEGLI ALTRI – SECONDA PUNTATA

Un mese fa vi ho raccontato la storia dell’Associazione Nazionale bio morosa (leggi). Non contento, ho voluto approfondire la storia, scoprendo che…
Io bio, egli mangia, tu paghi!

Ricorderanno i lettori affezionati che raccontavo dell’ex sindaco ed ex-presidente, che ne presiede ancora il Comitato Scientifico (!). Ricorderanno anche di come questa storia sia l’emblema della cattiva politica che che trasforma le più belle idee in cacca. Per diffondere il bio, bisogna cercare di esserlo, nella vita privata, ma soprattutto nelle funzioni pubbliche che si ricoprono.
Non contento delle spiegazioni che mi sono state date allora, ho chiesto copia della corrispondenza che è intercorsa fra il Comune e l’ Associazione Città del Bio negli ultimi due anni e relativamente alle morosità da questa accumulate per l’affitto della sede. Non so perché, ma qualcosa non mi convinceva del tutto. Ecco come è andata.
Il 12 novembre 2012 il direttore della Società Le Serre - interamente comunale e che chiameremo per brevità “la Mangiatoia”, – manda una lettera all’Associazione per sollecitare l’evasione delle morosità accumulate dal 2010 (sembrerebbe circa 4.500 euro) per la sede locata proprio all’ interno del Parco Culturale Le Serre.
Dalla comunicazione risulta che i Biologici non pagano da tre anni, ma il direttore della Mangiatoia (si chiama Cucchietti) lo stesso propone loro per il 2013 nuovi locali  del comune a un prezzo da amico: 350 € mensili, con deposito cauzionale di 3 mensilità. Se i padroni di casa facessero questo trattamento ai loro inquilini morosi, nessuno pagherebbe più l’affitto. Infatti i Biologici col cavolo che pagano, si limitano a trasferirsi nei locali nuovi che la Mangiatoia (per conto del Comune) ha messo loro a disposizione nella cosiddetta Città della Conciliazione.
Passano i mesi e nulla accade, così la Mangiatoia incarica un legale di recuperare il dovuto (tanto la parcella la pagano i cittadini). Questi il 4 giugno 2013 manda una diffida ai Biologici. Vuole l’immediato pagamento di circa 5.000 euro entro 8 giorni (vale a dire entro il 12 giugno 2013) sennò attiverà il recupero forzoso. Due giorni dopo – è il 14 giugno – il Presidente dei Biologici, Claudio Serafini, scrive al sindaco garantendo che avrebbe pagato non appena incassati i contributi attesi (naturalmente “pubblici”). Chiede un incontro per “conoscersi e collaborare”. Passano sette giorni e il 21 giugno il presidente della Mangiatoia Roberto Zucca gli risponde per le rime, chiedendogli impegni precisi nel liquidare il debito, proponendogli una dilazione in 10 rate mensili (pare di comprendere di circa 500 euro cadauna), la prima delle quali deve essere pagata il mese dopo. Alla lettera di Zucca risponde quasi un mese dopo il Presidente dei Biologici che dice che comincerà a pagare da settembre, perché gli enti pubblici soci non pagano.
Anche a settembre nisba! Dalla corrispondenza si evince che il direttore della Mangiatoia non è stato fermo, deve aver chiamato e sollecitato. Infatti il 21 ottobre chiama il funzionario biologico Ignazio Garau e gli chiede di mettersi in contatto con l’ufficio. Il Garau è in giro e quindi rimanda… Arriviamo così al 23 ottobre, quando il direttore della Mangiatoia chiede umilmente copia dei documenti attestanti i crediti non ancora esatti che i Biologici vantano, così da evitare la procedura innescata con la lettera del loro avvocato di quattro mesi prima. Il direttore della Mangiatoia si preoccupa anche di suggerire ai Biologici morosi una possibile soluzione più economica: non basta tutto quello che (non) hanno fatto per ritornare dei soldi dovuti, cercano anche di accomodarli al meglio! Mentre chiede il celere sgombero dei locali,  si spinge a offrire i servigi della società per dare una mano e comunica anche la disponibilità ad ospitare le masserizie dei Biologici nell’interrato dell’asilo…
Il Presidente dei Biologici si fa vivo il 30 ottobre, garantisce che pagheranno la rate non appena cominceranno a incassare le fatture che hanno emesso. Ne allega una (compilata lo stesso giorno), indirizzata, parbleu!, alla città di Norimberga. Deve essere successo qualcosa nel frattempo, perché la comunicazione successiva avviene meno di un mese dopo. Il 19 novembre 2013, il direttore della Mangiatoia scrive al biologico Garau: “Caro Ignazio, visto che avete portato via gli arredi, quando ci consegnate le chiavi? ci sono ancora dei materiali negli uffici, quando riesci a rimuoverli? Attendo un tuo celere riscontro”. Passa un giorno e il “caro” Garau conferma che il 30 novembre lasceranno liberi i locali. Di pagare neanche l’accenno.
In compenso, viene il bello: sempre il 30 novembre 2013 i Biologici scrivono al Comune di Grugliasco chiedendo il pagamento delle quote arretrate dal 2009 al 2013, € 600 l’anno, in tutto € 2.400. Dunque l’ex-sindaco Mazzù faceva il biologico a sbafo, penserete voi! Ma questo non è niente, leggete il resto…
Il 2 dicembre le chiavi vengono restituite alla Mangiatoia, ma la storia delle sede non finisce ancora qui. Bisogna attendere il 4 febbraio di quest’anno perché il direttore della Mangiatoia si rimetta in movimento scrivendo una e-mail al Presidente dei Biologici dal tono quasi perentorio: lo sgombero dei locali (due mesi prima) “è avvenuto solo parzialmente – scrive - e la società si è dovuta fare carico dello spostamento dei materiali abbandonati, del conferimento dei rifiuti e delle pulizie”. Chiede almeno il rientro della metà del debito, sennò tornerà a sguinzagliare l’avvocato, peraltro fermato otto mesi prima. Il Presidente dei Biologici sembra far intendere che anticiperà di tasca sua una parte del debito, ma in realtà non succede nulla.
Passa un altro mese abbondante, così il 12 marzo 2014 il direttore della Mangiatoia annuncia per scritto che ha dato via alla riscossione coattiva. Passano cinque giorni e il Presidente dei Biologici manda una lettera a Cucchietti (Mangiatoia), Montà (sindaco) e Mazzù (ex-sindaco, presidente dei Biologici all’atto dell’insediamento grugliaschese e attuale Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione): chiede pietà e che il Comune di Grugliasco scali dal debito dell’Associazione i soldi che deve per le quote associative arretrate. La Mangiatoia non fa niente, forse per via della campagna elettorale per le Regionali e la candidatura del Mazzù: non sarebbe una bella cosa se saltasse fuori tutto proprio in corrispondenza con l’agitazione sua e dei suoi colleghi di studio per farlo eleggere.
Così arriviamo al 26 ottobre: si riunisce la Commissione consigliare e chiediamo spiegazioni  su un debito che supera i 6.000 euro all’ineffabile presidente della Mangiatoia; lui risponde che c’è un impegno del Presidente dei Biologici a pagare di tasca sua. Guarda caso, quattro giorni dopo dalla Mangiatoia parte verso i Biologici una diffida a ottemperare (sono passati due anni dall’inizio della faccenda…). La risposta del Presidente dei Biologici non si fa attendere: il 6 novembre  scrive  che vuole un incontro anche col sindaco, visto che il Comune di Grugliasco non è moroso solo per i quattro anni precedentemente denunciati. Lo è dal 2003!
Conclude il Presidente dei Biologici che, se il Comune di Grugliasco avesse pagato le sue quote associative, non vi sarebbe alcuna morosità. Ma di più ancora:  il presidente afferma anche che fin dal novembre 2003 il Comune – nella persona di Mazzù, allora sindaco – aveva concesso la sede dell’associazione in comodato d’uso gratuito. Dunque, secondo il presidente dei Biologici la sua Associazione non dovrebbe un bel niente, semmai sarebbe il comune a dovere 11 anni di quote associative: combinazione i 6.600€ intorno a cui gira la faccenda.
Se le cose stessero così il Comune avrebbe accumulato un debito fuori bilancio per 11 anni, praticamente tutti durante il mandato del Mazzù - fondatore, presidente per un po’ e adesso valente conduttore del Comitato Scientifico - che avrebbe approfittato della sua carica di sindaco per utilizzare beni pubblici per scopi privati e in probabile violazione delle leggi dello Stato.
Come dei Re Mida all’incontrario, trasformano in cacca tutto quello che toccano. Anche al Bio è toccata la stessa sorte, ma penserete mica che finisca qua?
Mariano
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