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CERVELLI MISCONOSCIUTI A MEDIE E ALTE PRESSIONI

In un pezzo sull’ Huffington Post ho raccontato una storia di cervelli e di occasioni mancate. Lo pubblico anche qua, se vi piace… 
Bellezze da scoprire
Non ci sono solo giovani cervelli costretti a emigrare per far valere speranze e capacità, di cervelli di eccellenza l'Italia ne produce anche di più stagionati, ma ugualmente misconosciuti e pochissimo "profeti in patria". A fine 2012 la casa editrice statunitense Springer - specializzata in pubblicazioni scientifiche ed economiche - ha rilasciato un volume dal titolo scoraggiante Modern Gas-Based Temperature and Pressure Measurements che già allieta le fatiche in quell'ambito di un bel po' di studenti in Fisica (e non solo) delle università americane e anche di quelle del resto del mondo. Gli autori sono italianissimi: Franco Pavese e Gianfranco Molinar Min Beciet, torinesi di settant'anni ciascuno circa, tra le massime autorità mondiali nel campo della misurazione delle medie e alte pressioni. Materiali superduri ottenuti esercitando alte pressioni su elementi e composti, capaci di offrire delle performances oggi solo immaginabili a fatica. Studi sul carbonio che, in particolari condizioni di pressione e in ambiente adatto, si trasforma in durissimo diamante.
Esperimenti sulla compressione di molecole di Co2 per ricavarne sottilissime pellicole che già si affacciano al mercato dei nuovi superconduttori, perfino promettenti nella progettazione dei microchips di domani. Macchine per taglio a getto d'acqua. Studi su materiali e componenti necessari in oceanografia. Sono solo alcuni dei campi in cui gli studi sulla misurazione delle medie e alte pressioni si rivelano decisivi.
Venendo alla nostra realtà di comuni mortali, la fisica delle medie e alte pressioni sta rivoluzionando le tecniche di conservazione degli alimenti, sostituendo la pastorizzazione con trattamenti a pressione che conservano meglio le caratteristiche organolettiche degli alimenti. Insomma una disciplina con alte valenze economiche e produttive, generatrice di tecnologie all'avanguardia e capaci di stimolare innovazione e sviluppo nella ricerca applicata. È una disciplina che annovera nel mondo davvero pochissimi specialisti e ancora meno teorici. Le università e i centri di ricerca pubblici che se ne occupano sono ancora meno: è così densa di implicazioni economiche che le grandi aziende preferiscono sviluppare nei loro laboratori le ricerche nel settore, sempre a caccia di nuovi materiali e tecnologie per competere nel mercato globale.
La funzione della ricerca pubblica l'hanno ben chiara gli statunitensi e gli altri europei, neanche i turchi ci scherzano su e investono parecchio anche loro. Per questo Gianfranco Molinar Min Beciet, direttore dell'Istituto di metrologia del Cnr "G. Colonnetti" di Torino fino a 12 anni fa, ha lavorato una vita con statunitensi, indiani, sudamericani e australiani al perfezionamento di programmi di misurazione della alte e medie pressioni. Ha fatto valere le intelligenze del nostro paese, molte le ha formate e lanciate. Adesso ogni tanto se ne va in Turchia a costruire "da pensionato" con le università del luogo quello che l'Italia ha smantellato. Insieme con l 'amico e collega Franco Pavese pubblica negli Usa le conclusioni di una ricerca che non finisce mai e che laggiù trova la considerazione che merita. Otto anni fa è andato in pensione, nel frattempo l'Istituto di metrologia "Colonnetti" è uscito dal Cnr ed è stato fuso con l'Istituto "G. Ferraris" per dar vita all'Inrim (Istituto nazionale di ricerca metrologica), pesantemente colpito dalle varie spending review che hanno impedito ogni sostituzione del personale con le conseguenze che si possono immaginare... Gianfranco Molinar conosce bene anche la pressione (altissima) che il nord del mondo esercita sulle zone più povere del pianeta. Per questo ogni anno va in Burkina: porta macchine, denaro raccolto, speranze e e progetti alla cooperativa locale di produttrici di burro di karitè.

Mariano

PS Se volete leggerlo sull'Huffington Post, lo trovate qui



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