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NON MORIREMO DEMOCRISTIANI…

Una settimana dopo le elezioni, tutto è già metabolizzato. Non vorrei che fossimo...
Già pronti per la prossima illusione?
Passata la tornata elettorale europea, smaltiti quasi tutti i fumi della sbronza, superate sorpresa e incredulità, è tempo di fare un bilancio di come il voto abbia ancora una volta modificato il quadro politico italiano. In poche righe: gli elettori non fidelizzati di Grillo si sono astenuti; quelli del PD no, sono andati a votare massicciamente per Renzi. Lo stesso hanno fatto quelli dell’area moderata che, infatti, dal punto di vista elettorale non esiste quasi più. Il centrodestra tiene larga parte dei suoi voti, sparpagliati fra le formazioni politiche che derivano dalla fallimento del PdL. Il M5S spaventa gli elettori che voleva acquisire e ne lascia a casa un bel po’ di quelli che l’avevano scelto un anno fa.
Su tutto un dato: l’elettorato italiano è diventato estremamente mobile. Cambia spesso, anche alternando voto e non-voto, sceglie pragmaticamente fra i candidati e i partiti quelli che ritiene possano realizzare i suoi interessi contingenti (del futuro gliene frega poco) meglio degli altri.
Dato che il quadro politico è instabile e la crisi morde ben di più di quel che si dica, si va di qua e di là alla ricerca della soluzione che, a l momento, appare più probabile o meno indigesta.
Nei quarant’anni post-bellici la soluzione era una stabilità politica al limite della paralisi: una parte del paese votava DC (e i satelliti, che ingrassavano e dimagrivano a seconda dell’umore elettorale del momento), l’altra il PCI.
Finché questo ha garantito gli interessi della gran parte del paese – che allora cresceva con ritmi da Cina d’oggi – è andata bene così. Nella seconda repubblica il bipolarismo “inventato” ha allontanato una parte dell’elettorato attivo, dei due poli uno ha quasi sempre prevalso – omogeneo e ben cementato da un groviglio di interessi e disegni, in parte inconfessabili – con l’altro che si è accomodato nelle stanze del potere con lo spirito del parvenu e rendendosi così disponibile agli inciuci di d’alemiana memoria. Li scambiava per politica, fingeva che accordarsi con l’avversario fosse il sale della moderna governance di un paese. Così la politica è sparita. l’educazione anche, l’istruzione è diventata un optional e la mediocrità una condicio sine qua non per diventare politici e manager di rango. Ed eccoci a domenica scorsa, al crollo anche di questa sceneggiata che ha paralizzato il paese per vent’anni consegnandolo al declino e alla criminalità organizzata.

La gente è stufa vuole vedere che qualcosa cambia, vuole vedere che il disoccupato di casa trova lavoro, che il contrattino da schiavo si colora con qualche diritto, che alla fine del mese ci resta qualche soldo per fare una vacanza, per cambiare l’elettrodomestico che non va, per togliersi qualche sfizio. Renzi ha stravinto spazzolando l’area politica degli alleati di governo (ricordate Veltroni cinque anni fa?) perché ha saputo ben incarnare tutto questo. Fra i possibili candidati  è sembrato quello che più di altri può riuscirci, certamente avvantaggiato dalla carica che ricopre e dalla parlantina sciolta, unita al fare berlusconiano a cui le orecchie italiche sono ben addestrate. Oltretutto ha più stampa osannante lui del Berlusconi dei suoi tempi, lo stesso per i media, dunque la strada è stata ben spianata e il successo sapientemente costruito in pochi mesi anche dai potenti alleati che nel frattempo ha saputo raccogliere intorno a lui, De Benedetti in testa.
C’è chi sostiene che il successo di Renzi e del PD sono destinati a durare nel tempo, chi invece ricorda il PD veltroniano di cinque anni fa (33% non vi sembra che sia passata un’era geologica?), poi sgonfiatosi a causa delle delusioni che provocò e che risultarono particolarmente crudeli proprio perché rapportate alle speranza che aveva saputo accendere.

Grillo può trarre le conseguenze dal voto e rilanciare il suo movimento cominciando dall’allearsi coi Verdi in Europa invece che cercare rapporti occasionali non protetti con gente a rischio.  Lo sberlone sarà salutare nella misura in cui permetterà al M5S di capire che l’autosufficienza non è una condizione possibile in politica e che guardare tuti con la boria del nuovo arrivato non produce soluzioni utili a cambiare il paese.
Renzi è sveglio e sa bene che non ci sarà mai più una condizione a lui così favorevole, che i mass media prima o poi dovranno rendere conto della corrispondenza fra gli annunci copiosi e il nulla che fin qui si è fatto, che buona parte delle sue riforme deve essere riscritta, che non basta scrivere una lettera ai dipendenti pubblici per poter dire che si è fatta la riforma della PA, che non basta piazzare gli amici nel Consigli di Amministrazione per cambiare le cose eccetera.
Soprattutto sa che l’elettore d’oggi è davvero volubile e che c’è sempre qualcuno più giovane e moderno di te, pronto a soppiantarti. Quello che è più raro è che ci sia chi, ben dotato di senso dello stato, di metta sapientemente e coscienziosamente al lavoro per ricostruire la dignità di questo paese. Non moriremo democristiani perché, se questo non accadrà, la prossima volta gli elettori premieranno qualcun altro, in questa continua corsa ad acchiappare la farfalla più colorata che ci porta troppo vicino al burrone.

Mariano
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