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ITALIAN DECADENCE

Napolitano, Renzi, Vendola… fra poco Grillo e perfino Fazio. La decadenza italica consuma i personaggi come se fossero kleeenex, lasciando rovine e macerie
Il crollo delle reputazioni
Poco più di un anno fa Napolitano si apprestava a passare alla storia come il “salvatore dell’Italia”, osannato perfino da una copertina di Time con l’appellativo di King George. Oggi è un presidente sempre più criticato, malsopportato e sospettato di essere il garante della cricca e dei poteri forti che tentano di mantenere il controllo del paese. A mano a mano che si scoprono le sue manovre per essere rieletto, a dispetto delle dichiarazioni di qualche giorno prima, i sospetti aumentano di spessore. Probabilmente alla storia ci passerà, ma anche come quello che ha cambiato governi con la stessa disinvoltura con cui i bolscevichi cambiavano leader, cancellandolo dalle foto, segno questo di frequentazioni ideologiche che, con minimi aggiustamenti, il Nostro mette in pratica anche oggi. Allora e altrove erano le gloriose e radiose sorti della classe operaia, qui da noi sono “le sorti del paese”. Che, infatti, nonostante le manovre occulte, va sempre più a fondo.
Napolitano si è giocato una reputazione (meritata) e passerà alla storia come il peggiore presidente che l’Italia abbia avuto, ex-aequo con Leone, anche se quest’ultimo una nuora ministro senza meriti nel governo non l’ha mai avuta.
Due mesi e mezzo fa quasi due milioni di Italiani hanno speso due euro per incoronare Renzi segretario del PD e per affidargli le speranze residue che quel partito potesse produrre quel cambiamento che ci sfugge continuamente di mano. Aveva detto tanto, non speravamo che facesse tutto, ma confidavamo nel fatto che qualcosa l’avrebbe combinata in discontinuità con questa melassa mefitica. Si è già fumato tutto, non ne ha azzeccata nessuna e si avvicina ora dopo ora all’harakiri, suo e delle speranze che aveva suscitato. Alfano, che ha lavorato così bene con Letta, è sempre agli Interni, i Lavori Pubblici sono sempre presidiati dal ciellino Lupi, in compenso la Bonino a casa per fare posto alla nuora di Napolitano, senza alcun altro merito che la sua inesperienza. All’Economia l’agente dell’Europa (e di D’Alema) e alla Giustizia il candidato di Napolitano, che gli ha trombato il suo, forse temendo che avrebbe portato alla luce i tanti segreti che lo sfiorano e, magari, fatto qualcosa per migliorare la macchina della giurisdizione. Insomma, un disastro, appena coperto dal giovanilismo e dell’elogio al femminile: solo che non basta essere giovani e donne per governare questo paese, cambiandolo dalle fondamenta, come anche oggi il Renzi twitta in giro. Un altro che, in pochi mesi, ha bruciato un credito e speranze che gli avrebbero permesso di arrivare davvero ovunque. Non so se l’ambizione o i cattivi consigli, ma se davvero le cose andassero come temiamo, sarebbe una parabola incredibile da immaginare anche solo quindici giorni fa.
In tempi come questi ci vuole niente a perdere la reputazione: i vecchi ritenendosi insostituibili e infinitamente saggi, i giovani vogliosi di affermarsi. Così saggi, i vecchi, da predeterminare le condizioni affinché i più giovani diventino “dipendenti” da loro (non va dimenticato che Napolitano è stata in tutte le vicende che hanno permesso a Berlusconi di governare vent’anni praticamente senza opposizione), che perciò si fanno “garanti” della bontà delle operazioni che manovrano. I giovani ci sbattono due o tre volte, poi vanno a servizio. Anche Renzi l’ha fatto (dovuto fare?), perdendo l’unica caratteristica davvero innovativa, la volontà di rottamare costumi politici e ritualità ipocrite con cui sempre gli stessi tengono in scacco il paese.
Non è giovane, neanche vecchio anagraficamente, ma certamente lo è nell’attività politica: Vendola. Dalla famosa telefonata il suo carisma è tracollato, la sua affabulazione rompe le scatole, non è più credibile perché troppa la differenza fra come si presenta e come si esprimeva nell’intercettazione. Anche lui finito, almeno sembra.
Fortemente a rischio Grillo: lui non si è ancora sputtanato, ma deve oramai cambiare strategia. Dentro al movimento e all’esterno, dove può giocare ancora un poco di rimessa, accelerando fin che può il disfacimento del sistema e il tracollo del partito di De Benedetti, speriamo insieme a quello di Berlusconi, ponendo ossessivamente i suoi niet e mettendo in luce meschinità, miserie e congiure da fine dell’impero. All’interno del non-movimento il tema del cambiamento è già maturo: le elezioni europee – che Grillo forse vincerà a man bassa – non possono essere organizzate con “parlamentarie”sul modello di quello di un anno fa. Anche un non-movimento ha bisogno di riferimenti, di regole (minime), di riferimenti e di analisi e riflessioni politiche che ne informino l’azione. Ha bisogno di studiare, di elaborare proposte, di fare cultura. Un non-movimento può fare tutte queste cose non in modo autosufficiente, ma prendendo dall’esterno tutto ciò che serve allo scopo (come fece con Prodi e Rodotà, come potrebbe fare domani se si aprissero spazi politico-istituzionali oggi inimmaginabili): laicamente, senza pregiudizi, ma anche senza scorciatoie, forte della grande impresa che ha compiuto e che sta compiendo giorno dopo giorno… Forte perfino dell’ammirazione di quelli come me che non sono per niente d’accordo sugli slogan che sta recitando in materia di Europa.
Perfino Fazio ha stufato con le sue manfrine. Non è lui a essere cambiato è il contesto che non è più in sintonia con il suo raimondosandrismo con la Littizzetto. Così oggi attira polemiche e irrita con il suo essere piacioso in modo innocuo mentre la rabbia sale.
Sei mesi fa le cose erano completamente diverse, solo la crisi economica e lo sfilacciamento del paese erano già il dramma che sono oggi. Spiace constatare che nulla è stato messo in campo per contrastare il degrado sociale, il tracollo economico e quella spaventosa sciatteria che ha pervaso ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Forse per effetto della statue che crollano e dei miti che tramontano.
Risponderanno mai di questo gli attori di questo disastro?

Mariano
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