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MAGNA MAGNA

Lo “sciopero del panino” organizzato dalle famiglie degli allievi della scuole della mia città è il segno della qualità dei suoi amministratori: solo pochi anni fa le mense di Grugliasco erano un modello per tutta Italia…
Il pranzo dei cretini
In questi giorni Grugliasco è tornata agli onori delle cronache per via dello “sciopero del panino”, una forma di protesta messa in atto dai genitori degli alunni per protestare contro i costi eccessivi della mensa scolastica. Ciò che li ha fatti arrabbiare è il trattamento che, da quest’anno, l’amministrazione comunale riserva ai non residenti che vengono a scuola a Grugliasco e alle fasce di reddito individuate come scaglioni per determinare la percentuale di contribuzione al costo totale del pasto, oltre 7 euro. Troppi quelli che pagano quasi l’intero importo, già caro di suo e dunque ancora di più penalizzante per famiglie che hanno un reddito medio e magari due o tre figli a scuola.
Il fatto è che hanno ragione loro… i genitori. Che fosse così abbiamo invano provato a dirlo alla Giunta e ai suoi supporter prima in Commissione, poi in Consiglio comunale, quando i provvedimenti di rincaro delle tariffe sono stati adottati senza colpo ferire. Naturalmente accompagnati dalle roboanti dichiarazioni dei consiglieri PD, IdV Moderati e UDC, secondo i quali questa amministrazione ci fa vivere in una specie di Eden, governati non già da assessori poco capaci, ma da santi infallibili e onniscienti. Proprio come il loro sindaco: quello che vive di politica e non ha mai lavorato un giorno nella sua vita.

IL COMPLOTTO

Stamattina ho corso il rischio di essere preso per matto. Ridevo davanti a una locandina del Comune e pensavo che nel mentre nel palazzo si cercava nervosamente un capro espiatorio…
Due grasse risate
Mickey_Mouse1Certe volte il destino è proprio beffardo: ti colpisce laggiù, dove sei più sensibile e, mentre lo fa, rende ancora più ridicole le tue debolezze. La storia che racconto non è un granché, soprattutto per i personaggi principali, ma rende davvero giustizia ai blasfemi che non credono in nessuna trascendenza. Delle volte la divinità si manifesta, solo che non lo fa come vorremmo noi.
Di personaggi che popolano il mondo della politica della mia città racconto sempre con dovizia di particolari, tratto delle loro debolezze e delle loro manie. Fra i tanti ce n’è uno che simboleggia tutto quello che non sopporto degli ex comunisti. Avete presente la spocchia, quell’aria di superiorità che non si sa bene se sia un residuato sovietico o semplicemente un grumo di educazione da sezione in disarmo, quel maledetto vizio di sparare giudizi e sentenze su tutti come se fossero loro il giusto il bello e il saggio? Avete presente quel modo di parlare arricciando le labbra a culo di gallina, quasi che questo conferisse autorevolezza alle minchiate che vengono diffuse nell’ambiente?

I DANNI DELLA MEDIOCRITA’

Passeggiando per la città è facile compilare un catalogo dei danni dell’incapacità e della presunzione di chi comanda. Sempre più giù, verso il fondo e oltre…
Non di sole clientele…
…. vive una città. Di solito non producono danni immediati, lacerano un po’ per volta la trama delle relazioni, allontanano quelli che non ci stanno, rendono viscide le decisioni e ammazzano la prospettiva. La città muore, si desertifica, perde qualunque prospettiva fino ad accorgersi che non c’è un progetto, una speranza.
A questo pensavo sabato scorso, a spasso per la città con Gianfranco, Dida e mia moglie. Davanti alla residenza universitaria di Villa Claretta - poco meno di 500 posti letto in una bella struttura realizzata su un lotto acquisito dal Comune, insieme alla villa omonima, quando ero ancora sindaco -, osservavamo il deserto che circondava il tutto provando anche un po’ di compassione per gli studenti ai quali era toccata in sorte (che sfiga!) la location di Grugliasco invece che quelle, più appetite, in centro a Torino.
Chissà quanti di loro si saranno chiesti come mai sono finiti proprio lì, in questo immobile funzionale però collocato nell’estrema periferia, in un villaggio dove per i giovani non c’è nulla, proprio nulla se non serrande abbassate la sera ed echi di liscio nei prefestivi d’estate!

SACCHE DI RESISTENZA

Aumentano quelli che “sono stufo marcio”, quelli che “aspetto il momento per scendere in piazza”, quelli che “non ne posso più”. Manca la scintilla, manca il collante. Intanto che ci si lavora… perché stare con le mani in mano?
La potenza dell’esempio
Il momento è quello che è. Dato che dura da ben più di un momento, prima è subentrata la rassegnazione, adesso il suo posto viene preso dalla rabbia. Una furia cieca, incontrollata e che si rivolge verso tutto e tutti: ce l’abbiamo con la politica, la sua invasività cancerosa, la sua capacità di corrompere tutto e tutti, la nocività con cui ha avvelenato le nostre vite.
Sappiamo però anche che è la diretta conseguenza del nostro temperamento nazionale: i nostri valori italici sono gli stessi che il mondo della politica e dell’economia incarnano perfettamente, non abbiamo orizzonti diversi dall’ottusa ricerca del nostro tornaconto personale, meglio se a scapito dell’amico o dei vicino di casa, abbiamo bisogno di sentirci sempre un po’ più furbi degli altri passando davanti, eludendo le regole e ammirando chi riesce a farlo, perfino quando poi paghiamo noi. Nonostante la crisi, il conclamato fallimento di questo modo di essere, fare e pensare non ha smosso in alcun modo il complesso della popolazione del nostro paese.
Mi sembra, però, che siano aumentate le minoranze che resistono.

LA NAUSEA

Essere parte di un mondo che non senti più tuo è difficile, ma ancora più difficile è accettare che il tuo paese finisca così…
Estranei a casa propria
Capita tutti di provare, in condizioni particolari e in certi momenti dell’esistenza, la sensazione di essere degli stranieri a casa propria. Quel senso di lontananza dalle cose e dai luoghi, come se fossi lì per la prima volta e di passaggio, come se nulla fosse parte della tua esperienza e niente ti ci tenesse legato più di tanto. Come se il tuo posto vero fosse un altro… solo che non c’è, perché le tue radici sono proprio lì, in quel luogo che ti sembra un altro posto, popolato da altra gente che ha la faccia delle persone che conosci, ma non ne ha l’animo. Brutta sensazione, per fortuna passa.
Infatti poi ti riconcili col mondo e questa sensazione sparisce: ritrovi le cose che sono parte della tua esperienza, le persone care, la voglia di essere in relazione con loro, il piacere di amare posti e situazioni con l’intensità che meritano. Ti è passata la nausea: resta la bocca impastata, quell’acidità che infastidisce e la sgradevole sensazione che ritornerà presto, più forte di prima.
Ciao, come va? – ti dice un conoscente che incontri al parco, fermandoti mentre cerchi di dare un ritmo alla tua corsa –, hai visto che le panchine nuove sono già tutte scritte e devastate?”.

UN POPOLO NARCOTIZZATO di F. Maletti

E’ meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità” (Longanesi)
La responsabilità perduta
Essere responsabili significa essere consci di dovere rendere ragione delle proprie azioni. Essere responsabili significa anche essere consapevoli delle conseguenze della propria condotta. Perché la responsabilità è l’esatto contrario del disinteresse.
Oggi viviamo in un mondo in cui la responsabilità viene vissuta come una fatica. Una fatica della quale ben volentieri cerchiamo di liberarcene. Pur di sentirci liberi, spesso, quando non possiamo proprio fare a meno di assumerci una responsabilità, preferiamo delegare ad altri proprio quella responsabilità che noi stessi dovremmo avere: deleghiamo alla scuola l’educazione completa dei nostri figli, deleghiamo alle assicurazioni la nostra sicurezza, deleghiamo allo Stato la garanzia del nostro vivere civile, e il compito di trovarci un lavoro, un reddito che ci consenta di vivere, di non avere pensieri, di guardare la televisione la sera, di divertirci. E deleghiamo totalmente ai politici il compito di rappresentarci.

I COMPITI DELLE VACANZE

Si avvicina l’inizio del nuovo anno scolastico, famiglie preoccupate martellano pargoli riottosi perché facciano in pochi giorni quello avrebbero dovuto fare nei due mesi passati. Proprio come il resto del paese…
Last minute
Chi scrive è storicamente allergico ai compiti delle vacanze: ne ho sempre assegnati pochi, giusto per far contenti i genitori e rassicurarli sulle mie capacità professionali.
E’ noto che anche questo elemento concorre a determinare la stima verso l’insegnante da parte della pubblica opinione formata dalle famiglie dei suoi allievi: quelli che rovinano l’estate ai pargoli e  alle famiglie vengono mandati a quel paese ogni giorno, ma alla fine sono dei “bravi insegnanti”, di quelli che si preoccupano della formazione culturale dei giovani. Quelli che ne danno pochi – o non ne danno affatto – sono invece degli insegnanti fannulloni e smidollati, certamente sessantottini, che alla fin fine dei ragazzi se ne sbattono.
Questa la vulgata, ho rinunciato a combatterla da almeno vent’anni… e assegno anche io i compiti per le vacanze.
Naturalmente li fanno quelli che non ne avrebbero bisogno.

MARIA

E’ arrivata la seconda nipotina: l’emozione è la stessa, la voglia che cresca bene e forte ancora maggiore….
Maria, femminile futuro
MariaLa seconda non ti coglierà più affettivamente impreparato, come invece è stato per la prima…”.
Più o meno così un amico mi descriveva quello che avrei provato e pensato quando anche Maria fosse nata. Me lo diceva da intenditore, visto che anche lui ha due nipoti. Io, nonostante universalmente si sappia che non ci azzecca mai, l’ho preso sul serio non predisponendomi a una possibile girandola di emozioni e sentimenti analoga a quella che avevo provato due anni fa, alla nascita di Cloe. Il mio amico raccontava palle e io sono il solito credulone.
Quando, il 25 luglio, è arrivata Maria, è come se l’orologio fosse tornato indietro di due anni: una gioia incontrollabile, l’amplificazione di tutte le piccole preoccupazioni post partum (ha tutte le dita?, sta bene? è tutto a posto? non è un po' troppo minuta? siamo sicuri che abbia tutta l’assistenza che ci vuole?), la voglia di essere parte di questo evento magico, i sogni e le speranze che accompagnano l’affacciarsi al mondo di un esserino di neanche tre chili su cui tutti si esercitano a trovare somiglianze e difformità.
Solo che è diverso perché sono diversi i suoi genitori ed è diversa lei, a testimoniare la varietà della vita, delle situazioni e delle persone. Maria strilla come un’aquila, voce potentissima e di carattere, allo stesso tempo è paciosa quando non ha bisogni primari da soddisfare e non è nemmeno troppo esigente.

IL REGISTRO ELETTRONICO

Comincia la scuola: fra riforme annunciate e tagli a go-go, manutenzioni inesistenti e annunci roboanti, nuovi esercizi di italica ipocrisia
L’innovazione...
Gli Italiani sono proprio come bambini piccoli: quando in cucina sbattono contro uno sportello, preferiscono dare la colpa a quello stupido sportello - magari applaudendo chi lo picchierà con una mano, facendo finta di sgridarlo per la bua che ha procurato - piuttosto che chiedersi se non siano stati loro a sbagliare lasciandolo aperto, magari non dedicandoci l’attenzione che serviva.
Iniziano le lezioni e quest’anno il tormentone mediatico è sul registro elettronico. Entrerà in funzione in molte scuole - tutte si dice, ma vedrete che ci saranno deroghe e rinvii –, apportando una delle tante finte rivoluzioni di cui si cibano i giornalisti e le platee nostrane di telespettatori. In pochi spiegano in cosa consiste per davvero e quali benefici e malefici apporta.
Dato che da un anno e  mezzo uso il registro elettronico, provo a spiegare a cosa serve, come funziona e che cambiamenti produce.

PARTIRE DA NOI di F. Maletti

Altro che agibilità: i compiti per l’autunno sono tutti qua; per noi e per “loro”
Un invito alla riflessione

Se un giorno, improvvisamente, aumentasse in tutti noi il senso di responsabilità verso il bene comune, e finalmente cominciassimo ad occuparci della politica avendo come riferimento, ad esempio, il bene dei nostri figli ed il loro futuro, e invece di delegare tutto questo a “uomini del destino” che, alla fine, si dimostrano soltanto dei pifferai che fanno soltanto i loro interessi “attraverso un assolutismo temperato dalla costante inosservanza della legge” (A. Consiglio definizione del fascismo), forse potremmo concordare, a prescindere dalle nostre opinioni politiche (ormai sempre più simili per spessore al tifo calcistico), sulla necessità di mandare prioritariamente a casa i pifferai o aspiranti tali di qualunque bandiera. Per decidere, NOI finalmente, sulle cose urgenti da fare per il ripristino di uno Stato democratico che torni ad essere degno del Popolo che rappresenta. Il tutto a prescindere dalle opinioni politiche e personali di ciascuno di noi.
Un primo atto è quello di una legge elettorale che restituisca al cittadino il diritto di scegliere, attraverso il voto, persone radicate sul territorio e quindi in grado di garantire con la loro presenza un costante rapporto di informazione e di aggiornamento reciproco.