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VENI, VIDI, INCIUCI di M. Travaglio

Per capirne di più sulle elezioni di domenica e lunedì scorsi, sono anch’io andato a vedere i numeri della strepitosa vittoria del PD e della lieve flessione del PdL. Poi Travaglio ha scritto meglio e in sintesi la verità del numeri...
Non ha perso solo Grillo
Chi ha visto i tg e i talk di lunedì e ha letto i giornali di ieri s’è fatto l’idea che gli italiani, improvvisamente impazziti tre mesi fa quando andarono in massa a votare Grillo, siano prontamente rinsaviti precipitandosi a premiare il Pd e le sue larghe intese col Pdl. A parte una quota crescente di elettori che, in preda a una non meglio precisata “disaffezione” o “distacco” dalla politica, è rimasta a casa.
Corriere : “Vince l’astensione, perde Grillo, sale il Pd”. Repubblica : “La rivincita del Pd, crolla Grillo”. La Stampa: “Fuga dal voto, flop dei grillini, il Pd risale”. L’Unità: “Avanti centrosinistra”, “La spinta per ripartire”. Libero : “La tenuta del Pd allunga la vita al governo Letta”. Poi uno legge i numeri e scopre che non ha perso solo Grillo. Han perso tutti. Chi molto, chi moltissimo. Prendiamo Roma.

SE IL CORAGGIO “PROCURA” GUAI di I. Bellotti

Un ramo “collaterale” della grande inchiesta sull’ILVA di Taranto mette in evidenza problemi e questioni che riguardano il rapporto fra i politici eletti e  dipendenti degli enti che governano. Un tema ben presente anche qui da noi… Un pezzo davvero interessante e anticipatore di novità!
Collaborazione o collaborazionismo?
La vicenda dell’arresto del presidente e dell’assessore della Provincia di Taranto, avvenuti il 15 maggio nell’ambito dell’inchiesta “Ambiente svenduto”, aprono uno spiraglio su un problema spinoso e diffusissimo nei rapporti tra politica e gestione organizzativa all’interno della pubblica amministrazione. Da tempo cerco di sensibilizzare sul tema tutta l’opinione pubblica con cui - nel mio piccolo – riesco a venire in contatto tramite i miei scritti e la mia attività sindacale (leggi 1) (leggi 2) (leggi 3) e questo improvviso balzo agli onori della grande cronaca torna particolarmente utile allo scopo.
I fatti li conosciamo: Gianni Florido (presidente), Michele Conserva (ex assessore), Girolamo Archinà (funzionario) e Vincenzo Specchia (ex direttore generale), sono stati arrestati.
Le ipotesi di reato contestate dalla procura ionica vanno dalla concussione per induzione alla tentata concussione per costrizione.
«I quattro, secondo le accuse, avrebbero esercitato direttamente o indirettamente, pressioni sui dirigenti dell’amministrazione provinciale perché si adeguassero ad “assumere un atteggiamento di generale favore nei confronti dell’Ilva”. Nell’ordinanza firmata dal gip Patrizia Todisco, gli investigatori documentano le pressioni nei confronti dell’ex dirigente del settore ecologia Luigi Romandini “colpevole” di aver negato le autorizzazioni in materia ambientale allo stabilimento e finito così al centro di “pressioni reiterate nel tempo accompagnate da minacce di licenziamento, dall’invito a presentare le dimissioni, da minacce di trasferimento ad altro incarico” e infine anche di “pretestuose riorganizzazioni dell’ufficio” che in realtà avevano come unico scopo quello di “influire sui poteri del dirigente”. L’obiettivo era di costringere Romandini a firmare “a vista” tutte le richieste formulate dall’azienda anche facendo a meno di “un esame approfondito delle pratiche”. In particolare il presidente Florido e l’ex assessore Conserva avrebbero caldeggiato la concessione dell’autorizzazione richiesta dall’Ilva per l’uso della discarica di rifiuti speciali nella “Cava Mater Gratiae”. Un via libera che avrebbe permesso all’azienda di smaltire i rifiuti prodotti nel ciclo di lavorazione ottenendo così un significativo vantaggio economico.» (Il Fatto quotidiano).
Nonostante la chiarezza delle azioni criminose ipotizzate dalla procura, necessitano a mio avviso alcune considerazioni. La prima – pleonastica – è che, inspiegabilmente, continuiamo ad aspettarci che amministrazioni di centro sinistra (Gianni Florido è presidente della provincia al suo secondo mandato e presidente del Partito democratico di Taranto) mostrino sensibilità più “accentuate”, non solo verso la tutela ambientale ma anche nei confronti dei diritti dei lavoratori. Ma questo è una questione che si è praticamente risolta con il “Governo Unico” attualmente alla guida del Paese.
Un plauso va sicuramente al coraggioso dirigente che si è recato dall’Autorità Giudiziaria a denunciare le vessazioni (un consiglio per tutti i dipendenti pubblici: quando vi trovate a subire comportamenti analoghi, non cadete nella trappola dell’autocommiserazione ma documentate e denunciate i fatti: cercare di convincervi o costringervi a soprassedere sui vostri doveri è un reato!), così come è apprezzabile l’intervento del p.m. Todisco, che ha raccolto la denuncia e ha pazientemente tessuto un’indagine che punta dritto al nodo di uno dei problemi più spinosi e più taciuti nella pubblica amministrazione.
L’ipotesi di reato più interessante, a mio avviso, è costituita da quelle “pretestuose riorganizzazioni dell’ufficio” che in realtà avevano come unico scopo quello di “influire sui poteri del dirigente”. Interessante perché costituisce un po’ una sfida per la procura. Le riorganizzazioni, infatti, non sono disposte formalmente dai politici ma dai dirigenti o dai loro facenti funzione (le Posizioni Organizzative, ad esempio). Risulta quindi difficile dimostrare che chi ha firmato gli ordini di servizio “riorganizzativi” sia stato indotto dal politico di turno.
Ciò significa che, dimostrata la “tendenziosità” della riorganizzazione (in questo e in altri casi a detrimento del dirigente o di altro dipendente), i primi ad andarci di mezzo saranno coloro che quegli atti hanno firmato e non i politici. Il fatto che si sia quindi arrivati all’arresto dei politici significa che chi ha firmato ha deciso di denunciare i suoi “suggeritori”. Ben fatto.
In tutta questa vicenda, però, mancano alcuni attori. I sindacati, ad esempio. Pronti a difendere “il lavoro”, schierandosi con buona parte della politica contro le sentenze di sequestro dell’azienda, ma disinteressandosi completamente dell’esecrabile e pericolosa pratica di commistione tra politica e buon andamento della pubblica amministrazione.
Così come nulla si dice su coloro che, pur non figurando nella vicenda, hanno sicuramente contribuito a “coprirla” con il loro silenzio. Ad esempio, tutti i consiglieri provinciali di maggioranza che, grazie alla loro vicinanza con i vertici dell’amministrazione, non potevano non essere a conoscenza di simili manovre. Queste sono cose che non si tengono nascoste, sono i segreti di Pulcinella. E del resto, ora che sono venuti alla luce, non risulta che qualcuno di loro si sia schierato a favore dei lavoratori vessati. Quindi, per me sono tutti complici.
Un’ultima considerazione. Non pensino, i cittadini, che queste vicende siano circoscritte ai soli diretti interessati. Ogni volta che un dipendente pubblico omette di fare il proprio dovere, o compie un’azione dettata non dalla legge ma dal “consiglio” di un politico, reca un danno enorme al servizio pubblico e, di riflesso, a ciascuno di noi. E se la politica cerca di costringerlo a tenere comportamenti omissivi o di favore, vista la debolezza della difesa sindacale, dovremmo essere proprio noi cittadini a difendere l’opera del funzionario. Per il bene di tutti.
Italo Bellotti
RSU del Comune di Grugliasco












LE SODDISFAZIONI

Siamo creature strane… alcuni di più. Ri/trovarsi e ri/conoscersi, con quel velo di simpatia di affetto e di gratitudine, ci da la misura delle soddisfazioni che la vita ci riserva e delle belle persone che la fanno bella. Ecco un esempio.
Marco’s Story
Qualche sera fa ricevo un breve testo che Marco Sodano – una persona verso cui provo più affetto di quello che riesco a dimostrargli – ha scritto probabilmente in un momento di relax nostalgico. Le altre persone che l’hanno ricevuto sono nel testo, Giovanni e Stefania.
Poche righe per ricordare il suo esordio nel mondo del giornalismo circa vent’anni fa, l’inizio di una bella carriera che lo ha portato, oggi ad essere il caporedattore delle pagine economiche de La Stampa. In quelle poche righe c’è tutto quello che doveva esserci, poche pennellate per disegnare un mondo, un’epoca, una ragnatela di relazioni, affetti, imprese epiche, sforzi, battaglie, generosità, cazzate e successi, vittorie e sconfitte. Un periodo (gli anni '90) e un’ambiente nel quale si sono formate solidarietà e professionalità che oggi, in giro per l’Italia, possono ricordare (se fa loro piacere) da dove vengono, cosa erano e  come hanno fatto a diventare le persone e i professionisti/e che sono oggi.
Giovani Lava - il direttore e deus ex-machina di un giornale indimenticabile, protagonista di battaglie e inchieste che restano nella storia della nostra zona, a ovest di Torino, e non solo (video)  – ne ha allevati tanti di bravi giornalisti.

LE CONSEGUENZE DEL VELENO

Quando un organismo viene scientemente intossicato con dosi sempre crescenti di veleno, sembra sopportarlo così bene da esserne addirittura irrobustito. Poi, un giorno…
Il collasso
Quella di avvelenare lentamente un organismo - facendo bene attenzione a non farlo morire e dunque tenendolo costantemente “al limite”, cambiando la dose quando sembra che vi si adatti – è un bel modo per governarlo, mantenendolo in bilico fra dipendenza e disperazione, ma senza mai porlo nella condizione di liberarsi per davvero del veleno. La dipendenza perché senza veleno non riesce più a vivere, la disperazione perché c’è sempre qualche emergenza che impedisce (guarda un po’!) di uscire dalla dipendenza. Questa si chiama “tecnica dello spacciatore” ed è ben nota nel mondo della droga, serve a tenere i tossici sempre sulla corda, fedeli e obbedienti al pusher e disponibili a qualunque servizio in cambio di una dose e della sua benevolenza.
Noi viviamo in un paese che è in questo stato, quello del tossico tenuto in tiro dal pusher,  da ormai così tanto tempo che non riesce nemmeno più a ricordare quando è stato davvero bene, in pace con se stesso e  con gli altri, alimentato dalla sana e onesta speranza di un domani migliore dell’oggi. Quello speranza che poi sarebbe la spinta che ci viene dalla nostra umanità, dal nostro essere persone e cittadini.

DEJA-VU di F. Maletti

I prodromi della crisi della politica d’oggi: 26 anni fa di un sindacalista cattolico scrive al suo sindacato…
Lettera alla CISL
Venticinque anni fa (1988) io non mi occupavo di politica di partito e nemmeno frequentavo sedi di partito. Mi occupavo di sindacato.
Di conseguenza ho cominciato ad occuparmi di politica soltanto in modo indiretto quando, nel pieno della crisi della Democrazia Cristiana, mi sono ritrovato (senza sapere nemmeno bene come) “garante” di Collegio proprio per la DC. Da allora (e sempre più intensamente) mi sono occupato di politica prima nella Democrazia Cristiana, poi nel Partito Popolare, poi nella Margherita, poi nel Partito Democratico: con incarichi via via decrescenti per importanza nonostante avessi più tempo libero grazie al mio intervenuto pensionamento.

L’ABUSIVA E I SUOI SERVI

Cosa trasforma persone ragionevoli e dignitose in servi sciocchi, pronti a farsi tappetini e a violare le regole elementari della convivenza in cambio di una manciata di fave?
Le regole? Non per noi!
Da alcuni giorni mi ronza in testa la domanda del sottotitolo. Ho cercato di non darle retta, ma non se ne va. Perciò ve la giro, così tortura un po’ anche voi.
Ecco l’antefatto: nel 2006, le autorità pubbliche tramavano per farci digerire l’inceneritore, fra l’altro decisero - a corredo dell’operazione e per mettere tranquilli i comuni interessati e i loro comitati - di istituire una Comitato Locale di Controllo. Composizione: amministratori della città Torino, della Provincia e dei comuni confinanti con l’area dell’inceneritore (Beinasco, Grugliasco, Rivalta, Orbassano e Rivoli), dunque sindaci e assessori delegati. Il Comitato avrebbe poi eletto al suo interno un presidente scelto fra i suoi membri. Dato che l’appartenenza al Comitato non è un titolo nobiliare, ad ogni elezione in uno dei comuni (o in Provincia) ovviamente la sua composizione si aggiornava con il nuovo sindaco eletto e il nuovo assessore. Facile no?
Così è andata per tutti i comuni che fanno parte del Comitato di Controllo, tranne che in un caso: quello della presidente. Si chiama Erika Faienza e, fino al 2009, era assessore all’ Ambiente di Beinasco...

IL BALLO DELL’IMU

La convivenza civile vorrebbe che una tassa sulla proprietà la pagassero tutti: ovviamente poco chi vive nell’unica casa che possiede, di più per le abitazioni di lusso o diverse dalla prima. 
La negazione dell’ovvio
I balletti di questi giorni sull’IMU sono davvero il segno della tragedia italiana. Non mancano, come in ogni tragedia che si rispetti, i risvolti comici, ma potenzialmente esiziali per quello che rimane della nostra cultura e civiltà.
Il governo Berlusconi, quello di prima, elimina l’ICI, mantiene la sua promessa elettorale e manda in crisi i Comuni. L'UE si accorge della cavolata e dell'insostenibilità, lo costringe a ritornare sui suoi passi per coprire i buchi. Berlusconi e i suoi perciò inventano l’IMU. Toccherà al governo Monti metterla a regime, facendo incazzare l’Italia, ma l'istituzione va fatta risalire al governo precedente.

LAVORARE TUTTI di F. Maletti

Fra il sussidio economico e il diritto al lavoro ce ne corre…
Due conti sul lavoro che manca
Non è indispensabile richiamare l’attenzione all’art.1 della Costituzione Italiana per capire l’importanza del Lavoro. Così come non è necessario essere dei luminari per capire che la vera solidarietà non è quella del sostegno economico, (che spesso offende la dignità di chi lo riceve), la soluzione che consente di dormire sonni tranquilli. La vera solidarietà è lavorare tutti.
Per lavorare tutti, bisognerebbe innanzitutto eliminare egoismi, favoritismi e privilegi di chi lavora. Operazione difficile: anche perché i sindacati rappresentano e tutelano principalmente chi lavora. E perché soltanto chi lavora ha un “potere contrattuale” che gli consente di essere ascoltato ed esaudito nelle sue richieste.

ANTIFASCISMO A PAGAMENTO

Nella mia città la Liberazione si commemora il 30 aprile. Una strage della colonna nazista in ritirata lasciò una scia di sangue dei corpi di 68 martiri. Quest’anno la commemorazione è stata accompagnata da…
Un gettone di presenza
E’ incredibile, me la cose stanno proprio così: ieri, 30 aprile, veniamo convocati in sala consigliare dalla Presidente del consiglio per guardare un filmato di tre anni fa “La lunga scia di sangue” e per ascoltarne la presentazione da parte di un ex-consigliere, ora presidente della Consulta Antifascista, che peraltro nel filmato è abbondantemente presente e raccontante. Di fronte alle poche persone presenti fra il pubblico (meno di dieci), noi consiglieri abbiamo anche firmato il foglio presenze, quello che serve per la corresponsione del previsto gettone di presenza (€ 38,58 lordi). Sorpresa, poi rapida consultazione con gli altri consiglieri di opposizione presenti per decidere se firmare o no, optiamo per la firma con la chiara indicazione di rifiuto del gettone (vedi foto).
Praticamente siamo andati al cine e, se noi dell’opposizione non ci fossimo ribellati, ci avrebbero anche pagato il disturbo, naturalmente con i soldi pubblici!