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SVOLTA?

Corte Costituzionale decide, Renzi vince: e adesso?
Le sorprese di Natale
In molti temevano che la Corte costituzionale rinviasse la decisione sul porcellum… e invece ha deciso, oltre tutto nel modo più netto possibile, così netto che in pochi speravano tanto.
Ieri il PD ha fatto le sue primarie, registrando una discreta affluenza e una vittoria più netta del previsto di Matteo Renzi. Nel centrodestra sembra oramai chiaro che Alfano e i suoi hanno partorito un forse nobile tentativo di destra “normale”, Berlusconi sembra però essere in grado di eliminarli con la stessa grazia con cui ha eliminato prima figure politiche di migliore qualità e levatura.
Nel mentre Parlamento e Governo titillavano il tempo e cincischiavano con i problemi drammatici del nostro paese, apparendo ogni ora che passa sempre più inadeguati e incapaci di soluzioni radicali e visioni strategiche su come uscire da questo stallo. Da oggi non ci sono più scuse: se appare impossibile immaginare una veloce uscita dallo stallo economico e sociale, assai meno difficile è che chi deve faccia ciò per cui si è impegnato.
Non abbiamo più una legge elettorale, bisogna farne una che salvi la rappresentanza e dia gli strumenti per la cosiddetta governabilità, restituendo ai cittadini la possibilità di scegliere… e bisogna farla in fretta, così da permettere elezioni prima che si può per restituire dignità e legalità alle più alte cariche e istituzioni dello Stato. Abbiamo una legge finanziaria (il cosiddetto patto di Stabilità) che dovrebbe regolare il bilancio dello Stato e le sue politiche – insieme a quello di tutti gli altri enti pubblici del nostro paese – che giace ancora in parlamento, in attesa di essere discussa e approvata: il paese ha bisogno di qualche certezza, per evitare che si arrivi all’estate prossima con la legge ancora in cantiere (è accaduto quest’anno).
Abbiamo bisogno di capire celermente qual è il quadro di riforme possibili per rilanciare il paese, quali le vuole la maggioranza parlamentare, quali vorrebbero le opposizioni. Poi bisogna farle.

Soprattutto abbiamo bisogno di capire se per davvero Renzi farà quello che ha promesso e per cui è stato scelto: cambiare la classe dirigente del PD (quella del resto del centrosinistra si è rottamata da sola, anche se ancora non se ne è resa del tutto conto), dando spazio a una nuova generazione, ma soprattutto a visioni che poco hanno a che fare con la tradizione leninista e democristiana e molto con gli ideali di eguaglianza e giustizia sociale che devono essere intrecciati con la complessità delle società contemporanee. Per questo compito ha pochissimo tempo a disposizione e un apparato che continuerà ad essergli ostile, soprattutto quella parte che – perché non cambiasse niente – si è data disponibile ad appoggiarlo come emblema di quel cambiamento tanto atteso, ma da altri.

Su di lui sono aleggiati sospetti (ancora aleggiano) di trasformismo, di inconsistenza ideale, di eccessiva predisposizione al compromesso e tanto altro ancora. Dopo vent’anni di tv e di cultura berlusconiana, solo uno con la sua comunicativa poteva sperare di avere successo, ora si tratterà di trasformarla nel cambio di verso che ha proposto. Se ci riuscirà, la giornata di ieri sarà ricordata come una svolta, sennò come l’ennesimo pacco che il PD ha tirato ai suoi sostenitori, talmente fedeli da sembrare vagamente masochisti.

In un caso come nell’altro, il PCI non c’è più. Insieme alle cose belle di quella stagione, spero che sia finito definitivamente tramontata l’idea della supremazia del partito rispetto allo stato (l’egemonia leninista). Dei guasti si occuperà la storia, delle conseguenze sulla cultura politica siamo costretti ad occuparcene noi, ogni giorno che passa.

Mariano
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