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L’INGRATITUDINE

Il “dramma” politico e umano, che si consuma in questi giorni fra alcuni on/li del M5S e il loro “creatore”, è  la moderna rappresentazione di una eterna condizione umana…
L’esplosione del super-io
EdipoFacile sostenere che, dopo un certo numero di esecuzioni, Robespierre fu a sua volta ghigliottinato dopo un processo sommario imbastito sulla falsariga dei suoi; facile scomodare il complesso di Edipo con tanto di uccisione del padre; oppure evocare le sirene del potere (e dei soldi) come potente collante fra il culo, anche quello più rovente, e la sedia su cui si posa; oppure ancora la voglia di protagonismo, il fascino delle sirene che compravendono anche oggi, in Parlamento e fuori. Troppo facile: in questa vicenda c’è tutto questo, ma anche tanta, tanta arroganza, condita da quella dose di ignoranza che contraddistingue larga parte della dirigenza del nostro paese.
Alcuni del M5S, arrivati lì, hanno probabilmente dimenticato rapidamente di essere dei miracolati, spingendosi a ritenersi geni della politica, possibili ministri, sottosegretari o anche solo le grandi menti di cui il nostro paese aveva proprio bisogno per uscire dalla crisi.
 Facile montarsi la testa, vale a dire maturare aspirazioni superiori alle proprie possibilità in una ambiente come il Parlamento, assediati dai giornalisti e rintronati dai privilegi. Facile, in questo quadro, trasformare il dissenso rispetto a qualche decisione assunta dal gruppo a maggioranza in un’occasione per differenziarsi, per distinguersi, per affermare la propria individualità. Facile sparare sul leader per amplificare l’attenzione che inevitabilmente si finisce per destare nei media e negli altri comprimari della politichetta, parlamentare e non.
Se poi a questo si aggiungono le difficoltà di farsi sentire, vedere e incidere nei processi che contano davvero, la frittata è pronta: incapacità, impotenza, frustrazione, ambizione, tutto tritato fine fine e tenuto insieme dalla boria che fa da collante a tante situazioni, anche fuori dalla politica. Noi siamo i buoni, i belli, gli incorruttibili; gli altri sono brutti, sporchi e cattivi. Solo che il mondo non è così e, non appena te ne accorgi, cominciano i guai.
Il M5S fa paura ai partiti, fa paura anche oggi che è in crisi. Fa paura alle Finocchiaro (a sentirla in tv ti fa voglia di correre a votare per Grillo a prescindere), fa paura a Napoletta e anche ai giornalisti di Repubblica (chissà se troveranno il tempo e lo spazio per raccontare quanti onorevoli sono andati via dal PD in questi primi mesi di legislatura?). Normale dargli addosso, scavando ben bene in tutte le numerose contraddizioni che già presentava e che adesso si manifestano in tutta la loro virulenza. Cosa c’è di meglio delle paginate sulla scissione sì/scissione no invece che delle cronache di un’Italia allo stremo, di un paese che sta scoppiando e del quale proprio l’avvitarsi dei Cinquestelle è il segno plastico di un’impotenza di cambiamento che fa venire voglia di scappare via?

Infine Grillo: con la sua figura, mettendo in gioco tutto se stesso, la sua carriera di comico/intrattenitore/attore ha “miracolato” una bella quantità di amministratori locali e 160 parlamentari. Sono tutti lì grazie a lui,  altrimenti avrebbero al massimo potuto aspirare a essere eletti come capiscala dall’assemblea del condominio in cui abitano. Questo a prescindere dalle loro capacità: in Italia delle capacità delle persone non importa nulla a nessuno, figuriamoci ai partiti e alla politica in generale! Prima dei 160, i consiglieri regionali e da lì a scendere. Alcuni di loro hanno già dimenticato questa semplice realtà, arrivando a giustificare di dover pagare con i soldi dei contribuenti le interviste addomesticate delle Tv private dell’Emilia Romagna (l'espulso Favia).

Vuole forse dire che gli debbono obbedienza? Credo proprio di no, sarebbe la contraddizione palese delle ragioni per cui il M5S ha ottenuto così tanti voti. E’ giusto che si organizzino, che decidano (in coerenza col programma che hanno sottoscritto), che assumano posizioni e che facciano al meglio il loro lavoro di parlamentari. Senza che Grillo dia ordini o pretenda che facciano ciò che lui vuole. Però…
Non trovo giusto che si mettano a pontificare alla tele e sui giornali intorno ai presunti errori del loro “creatore”, almeno non prima di aver dimostrato (ciascuno di loro) che cosa sanno fare. Ho trovato di cattivo gusto che Rodotà, il candidato alla Presidenza sostenuto lealmente dai M5S fino all’epilogo, si sia messo a pontificare su di loro sul Corriere, prima di aver recapitato le sue legittime osservazioni a chi lo ha sostenuto fin a quel momento. Vezzo italico, tipico di quelle che chiamo “belle donne”, devono sempre dimostrare di essere laiche anche quando non sarebbe richiesto, sennò come fanno a farsi pregare?

Essere di rottura e di cambiamento implica anche l’essere portatori di etica e costumi in linea con gli alti ideali che si professano, in primis la lealtà. I partiti non vogliono lealtà. cercano ossessivamente l’obbedienza; infatti votiamo con liste bloccate e assistiamo a nomine in posti di responsabilità di perfetti imbecilli che, però, hanno portato voti e soldi al vincitore.
Essere leali vuol dire riconoscere l’altro, anche quando non sei più d’accordo con lui; significa essergli grato per le occasioni che ti ha offerto, ancora più grato nel momento in cui ti vai separando da lui. Perché chi smette di provare sentimenti perché soggiogato dal fascino del potere, dell’apparire, dell’esserci, non fa bene a se stesso e, se fa politica, nemmeno a noi.

Ragazzi, datevi una calmata a provate a fare quello per cui siete stati mandati lì da 9 milioni di Italiani: mandarli tutti a casa. Sennò a casa ci mandano voi: con le lusinghe o con le botte.

Mariano
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