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LAVORARE TUTTI di F. Maletti

Fra il sussidio economico e il diritto al lavoro ce ne corre…
Due conti sul lavoro che manca
Non è indispensabile richiamare l’attenzione all’art.1 della Costituzione Italiana per capire l’importanza del Lavoro. Così come non è necessario essere dei luminari per capire che la vera solidarietà non è quella del sostegno economico, (che spesso offende la dignità di chi lo riceve), la soluzione che consente di dormire sonni tranquilli. La vera solidarietà è lavorare tutti.
Per lavorare tutti, bisognerebbe innanzitutto eliminare egoismi, favoritismi e privilegi di chi lavora. Operazione difficile: anche perché i sindacati rappresentano e tutelano principalmente chi lavora. E perché soltanto chi lavora ha un “potere contrattuale” che gli consente di essere ascoltato ed esaudito nelle sue richieste.
Cercherò di andare sinteticamente per ordine.
Avere l’euro in tasca e potere circolare liberamente per l’intera Europa è una bella soddisfazione. Ma scoprire che nella stessa Europa le regole sul lavoro sono molto diverse soddisfa molto meno: soprattutto quando si scopre che le aziende chiudono e traslocano dove ci sono meno costi e meno regole, dove i Contratti di lavoro sono molto elastici, dove lo stesso prodotto costa anche la metà. E allora viene da domandarsi: come mai non esiste un sindacato europeo in grado di imporre normative e contratti economici uguali per tutti i lavoratori di ciascun settore? Probabilmente (questa è la risposta) ci sono degli egoismi nazionali, che coinvolgono anche i sindacati dei lavoratori, che fanno sì che i disequilibri esistenti vengano mantenuti tali per (appunto) “nazionale interesse”. Possibile che mai nessuno abbia pensato di porre fine a questa guerra tra poveri istituendo, per quanto riguarda il Lavoro, retribuzioni e regole comuni a livello europeo?

Ma, a prescindere dall’Europa, ci sono comunque delle iniziative che possono essere intraprese a livello nazionale (anche subito) per favorire la piena occupazione. Ad esempio, io non so se è ancora in vigore la legge che prevede per le Aziende la detassazione degli straordinari, ma quello che so è che, nella situazione attuale, le ore eccedenti l’orario normale di lavoro dovrebbero consentire nuove assunzioni: e non l’arricchimento di pochi a discapito di chi rimane senza lavoro…

Premesso che, se chi si trova nella temporanea condizione di non lavoro, avesse garantito un sussidio economico per l’intero periodo in cui è disoccupato, questo servirebbe ad attenuare le tensioni sociali tra chi, se perde il lavoro ha la cassa integrazione, e chi, se perde il lavoro non ha sussidi e non riesce nemmeno a recuperare i soldi del Tfr perché il datore di lavoro, dopo non aver pagato gli stipendi per diversi mesi è pure fallito. Premesso questo, bisogna domandarsi se oggi, in una situazione di crisi mondiale, ha un senso che i Contratti nazionali di Lavoro stabiliscano ancora in Italia come orario “normale” le 40 ore settimanali. Infatti, per fare un esempio, se l’orario normale venisse ridotto (insieme alla retribuzione) del dieci per cento, quanti nuovi posti di lavoro si verrebbero a creare automaticamente? Oggi, lavorare 40 ore settimanali, non è forse diventato un privilegio a discapito di chi è (ed è destinato a rimanere) senza lavoro? Faccio notare che questi sono egoismi oltretutto controproducenti. Infatti, se in una coppia uno solo lavora, la tassazione del suo reddito conduce (per effetto delle aliquote) ad una retribuzione netta decisamente inferiore rispetto a quella che, a parità di condizioni, la coppia percepirebbe lavorando entrambi la metà dell’orario.
In conclusione, se si mettessero da parte egoismi, favoritismi e privilegi, tutti potrebbero avere un lavoro in ugual misura ed i costi e le tensioni sociali diminuirebbero notevolmente a vantaggio di una vita più libera e degna di essere vissuta da parte di ciascuno.

E allora, sostenere che la vera solidarietà è lavorare tutti, oggi si tratta ancora e solo di utopia?

maggio 2013 F. Maletti









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