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PAURA

Ogni giorni di questa campagne elettorale è contrassegnato da una puntata di un dramma in larga parte già visto
Prima la spocchia…, poi la disperazione!
Paura In tempi non sospetti mi ero permesso di mettere in discussione la strategia di Bersani verso il resto del centrosinistra criticandone gli aspetti che più richiamavano alla spocchia comunista e post, quella che ha fatto perdere elezioni già vinte e costruire coalizioni già morte prima di mettersi al lavoro: sempre a opera loro, dei post comunisti (leggi). Eh già, se Berlusconi ha regnato pressoché incontrastato per 18 anni ed è tuttora alla ribalta, qualche responsabilità ce l’avranno pure loro dirigenti e personaggi di punta del principale partito del centrosinistra. O no?
Sostenevo che chiunque voglia candidarsi a guidare il paese deve innanzitutto essere capace di negoziare con tutti i possibili alleati le condizioni migliori per realizzare il programma voluto: se non bastassero gli “alleati naturali”, il leader capace dovrebbe allargare la coalizione fino a comprenderne altri così da raggiungere la maggioranza per vincere le elezioni e, finalmente, governare.
Il PDS prima, i DS poi e infine il PD non sembrano aver capito questo elementare principio, forse ancora disturbati alla supponenza di quando molti di loro militavano nel PCI e trattavano tutti gli altri con la spocchia di chi ha capito tutto, sa sempre come è meglio fare, ha le idee migliori ed è solo una questione di tempo e tutti lo capiranno. Normalmente la boccuccia a culo di gallina la facevano quando spiegavano con sussiego che loro erano meglio, che le mutande al mondo loro sì che sapevano mettergliele… perfino dopo che il Muro era crollato! Inanellavano un errore dopo l’altro, ma c’era sempre una spiegazione che spostava altrove le colpe e consegnava immediatamente dopo nuove verità e teoremi sciorinati con la stessa supponenza di quelli prima. Intanto il mondo cambiava, cambiava anche il gruppo dirigente del loro partito: finiti i pezzi da novanta era il momento delle seconde linee, poi delle terze, sovente legittimate dai quintali di costine grigliati nelle Feste dell’Unità. Il vizio di pontificare e non assumersi mai le responsabilità non l’hanno perso, così come non hanno perso la doppiezza di chi sostiene di essere per il bipolarismo e inciucia col quel centro che, secondo l’enunciato, nemmeno dovrebbe esistere. E ti apostrofano anche mettendola sulla necessità di sfondare sul fronte moderato sennò i voti non basterebbero… ma va là!

Invece di costruire un accordo con Ingroia – vista l’impossibilità di interloquire con Grillo – per ottenere una sana e chiara desistenza nelle regioni dove il PD potrebbe mancare la maggioranza, il candidato presidente Bersani neanche ha risposto alle offerte di chi si rendeva conto di quello che avrebbe potuto succedere. Forse Bersani era convinto che i sondaggi di un mese fa non si sarebbero modificati e che, male che andasse, avrebbe dovuto fare i conti con Monti. Mentre quest’ultimo cannibalizza i suoi supporter, ma non sfonda fra gli elettori nonostante giornali e  televisioni schierate come mai, il PD e SEL vedono calare i consensi e cominciano a preoccuparsi. Così Vendola trema per il suo partito che si va squagliando anche a causa dell’alleanza con il PD, con lo stesso partito che un giorno sì e uno no lancia ponti a uno sdegnoso Monti che, almeno, rivela sempre più la sua natura e funzione: ricostruire una destra presentabile in Italia.

Avanza l’affaire Monte dei Paschi (Penati e la Lombardia non sono mica storie chiuse…) e, anche se non succederanno grandi cose prima delle elezioni, le inchieste sono lì dietro l’angolo, pronte a scoppiare subito dopo. Negare responsabilità politica del PD – a partire dalla selezione della classe dirigente, dal modo con cui concilia gli interessi del partito con quelli personali e il tutto col senso dello Stato - è una sciocchezza che non si bevono nemmeno i più fedeli militanti ereditati dall’epoca filosovietica

Così siamo daccapo: il PD comincia ad avere paura di un flop, nonostante le condizioni favorevoli che ancora conserva e il vantaggio di avere dalla propria parte i mass media non berlusconiani; gli appelli al cosiddetto “voto utile” sono caduti nel nulla, si rischia l’effetto boomerang; SEL viene prosciugata dalla concorrenza di Rivoluzione Civile, ma soprattutto dall’altalena bersaniana che rende Vendola sempre meno credibile quando cerca di stopparne la corsa verso Monti.
La paura comincia a farsi strada anche perché oramai è chiaro a tutti che la strategia di Renzi avrebbe prodotto frutti migliori, al partito e al paese: ipotesi elettorale chiara e netta con proposta elettorale altrettanto secca. L’altra sinistra si aggregasse per fare la sua campagna e cercarsi i suoi voti, lo stesso il centro; dopo le elezioni, nel caso in cui il PD non avesse i numeri per governare, alleanze finalizzate alle riforme, in primis quella elettorale.
E mancano ancora 17 giorni alle elezioni.
Mariano
PS  Ricordo a tutti che il governo Prodi prima l’hanno fatto cadere Vendola e i suoi, la seconda caduta non fu opera del mio omonimo Franco Turigliatto, ma di Mastella e dei suoi che tolsero l’appoggio dopo aver ottenuto l’indulto. La propaganda successiva ha cambiato le carte in tavola, ma la verità è questa.
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