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MATTIA NEGLI USA

Un documento interessante, divertente e sconvolgente. Bisogna proprio leggerlo per capire la vacuità dei nostri luoghi comuni sugli USA, sulla scuola e su tante altre leggende di cui ci nutriamo ogni giorno… meno male che ci sono i nostri studenti a ricordarcelo.
Uno studente in Oklaoma
scambi Uno studente della mia scuola – nato in Italia da genitori cinesi – ha scelto di partecipare a un programma di scambi con gli USA che coinvolge gli allievi del quarto anno della scuola superiore. Gli ammessi vengono assegnati a una famiglia americana che ha dato la disponibilità e frequentano per un anno le lezioni in una scuola superiore statunitense, per poi tornare in Italia a frequentare l’ultimo anno. Questo suo articolo è pubblicato sull’ultimo numero del giornalino scolastico del mio istituto: si chiama “Il Calamajo” e ve ne consiglio caldamente la lettura.
Mi chiamo Mattia Chang, ho frequentato l’ITI Majorana (di Grugliasco ndr) per tre anni e per il quarto ho scelto di essere uno “exchange student” andando in America, per poi tornare l’anno dopo e completare il percorso di studi iniziato.
I motivi per cui l’ho fatto sono stati molti: voglia di vedere il mondo da fuori, conoscere la cultura di altri posti, imparare una nuova lingua, scoprire i miei limiti, diventare più autonomo, migliorare me stesso, cambiare stile di vita.

Potrebbe essere il sogno di una vita intera per alcuni, e io sono stato fortunato ad avere questa occasione. Ma anche se la voglia è tanta, non è comunque facile affrontare una scelta del genere: lontano dalla famiglia, lontano dagli amici, lontano dal tuo paese, luoghi nuovi, usanze nuove…
Ma parliamo della mia esperienza. Tutti si aspettavano che finissi chissà dove, e invece… sono finito a Idabel, Oklahoma… cittadina minuscola di 4000 abitanti, forse meno, completamente isolata dal mondo (giusto per intenderci la città grande più vicina è Texarkana e dista due ore di macchina), campagne e foreste per decine e decine di chilometri… forse in una e mail si sono distrutti così tanti sogni… New York, Los Angeles, San Francisco, Miami, Boston, California, Florida e chi ne ha più ne metta. Tuttavia questo ha anche dei lati buoni: la natura qui predomina, dato che di notte quasi non ci sono lampioni, in cielo le stelle sono una cosa meravigliosa, non credo di aver mai visto così tante stelle in vita mia prima d’ora… poi si può andare a caccia, a pescare e un sacco di altre cose che un ragazzo di città non ha mai fatto.

Comunque la partenza non è stata devastante come mi aspettavo, forse perché mi ero abbastanza preparato mentalmente, forse perché è accaduto tutto troppo in fretta e non ho avuto il tempo di fermarmi a riflettere.
Ero in aeroporto con la mia famiglia che mi salutava e mi abbracciava e venti ore dopo ero in America che scendevo dall’aereo, poi ho incontrato quella che sarebbe stata la mia famiglia per un anno (in realtà per tre settimane perché ho cambiato famiglia, ma lo spiegherò più avanti) e ho tristemente scoperto che sarei andato a vivere nella campagna più sperduta a cinque chilometri da Idabel… faccio davvero fatica ad immaginare qualcosa di più isolato di quel posto, la casa più vicina è a 500 metri di distanza, tutt’intorno alberi, prati e strade di terra… comunque è stato tutto così nuovo ed emozionante che almeno per un paio di giorni non ho sentito molto la mancanza di casa.
I giorni successivi per me e, credo per tutti gli studenti che vanno all’estero, sono stati abbastanza duri, come dice il proverbio “scopri l’importanza di qualcosa soltanto quando la perdi”, e infatti, ho sentito davvero la mancanza di casa la prima settimana. Intanto ho capito che la mia era una situazione molto particolare: mi hanno dato il posto a metà settembre mentre in genere si parte verso inizio/metà agosto, mi hanno sistemato in una famiglia che stava già ospitando un altro studente straniero, cosa che si fa solo in casi estremi quando non riescono a trovare un posto per un ragazzo, e soprattutto, l’altro studente era cinese, per cui potevamo comunicare in cinese a casa… non era mai successo prima d’ora che due studenti con la stessa madrelingua stessero nella stessa famiglia, ma non era comunque prevedibile dato che io sono nato in Italia.

Comunque, in questa prima famiglia non si organizzava quasi nulla, si stava a casa e basta, perché c’era un bimbo di 18 mesi e quindi tutti si prendevano cura di lui, molto raramente andavamo a fare qualche attività fuori casa.
Nelle prime settimane ho sofferto un po' di solitudine, mi mancava l'Italia, a volte per non soffermarmi a pensare troppo a lungo, chiacchieravo con l’altro studente, oppure passeggiavo in solitudine, restava mio fedele alleato il computer e qualche libro da leggere che avevo messo in valigia, non mi serviva altro.

Il primo giorno di scuola invece è stato sorprendente: mi ero detto “massì, tanto non mi conosce nessuno, e io faccio pure fatica con l’inglese, chi vuoi che mi parli il primo giorno?”
E invece è stato tutto il contrario, ero la novità del momento, tutti che facevano domande: “ti piace l’America?”, “come ti trovi?”, “come ti sembra la scuola?”, “la sai cucinare la pasta?”, “com’è la pizza qui rispetto a quella italiana?”, “mi porti in Italia?”, “sono carine le ragazze italiane?”, “non ci credo che sei italiano”, “questo c’è da te in Italia?” e tanto altro.
E io prontamente mi sono fatto le solite figuracce del tipo “how are you?” “yes”, credo di aver toccato il fondo quando il secondo giorno ho dimenticato completamente tutti i nomi imparati il giorno prima e iniziavo a chiamare tutti “ehi”, oppure una volta ho detto “do you want a fork?” e l’altra persona ha capito “do you want to fuck?” e altre cose così… tante tante risate insomma.
Comunque, lentamente ho iniziato ad abituarmi alla nuova vita e tutte le abitudini, le usanze e la gente nuova è diventata la normalità, ho iniziato a sentire meno la mancanza di casa e ho iniziato ad apprezzare quello che c’è qui. Il rapporto con la famiglia non è stato un granché: avevo ancora grandi difficoltà con la lingua, e se dovevo dire o chiedere qualcosa, mi era molto più facile farlo con l’altro studente che con un membro della famiglia, per cui in realtà non abbiamo mai comunicato molto.

Poi, per una serie interminabile di motivi, noi due studenti e la famiglia abbiamo concordato che sarebbe stato meglio per entrambi cambiare famiglia. Non posso elencare tutti i motivi, ma uno dei tanti era rappresentato dall'abitudine che avevamo preso di parlare tra di noi in cinese e questo ritardava l'apprendimento dell'inglese. Mi sono così ritrovato ospite della mia professoressa di “informatica” (si fa per dire informatica, in realtà si limitano a word, excel e power point e cose così), nel giro di poco tempo tutto è cambiato: la mia insegnante ha due figlie di 14 e 8 anni, sono simpaticissime e tutto il giorno c’è da ridere e scherzare un sacco. La mia nuova famiglia è molto impegnata, ogni giorno si va fuori da qualche parte, ci si diverte molto e mi fanno sentire a mio agio, finalmente non ho più sentito molto la mancanza di casa.

Ora a distanza di un mese e mezzo, in questa nuova famiglia le cose stanno andando alla grande: medie sopra il 95 in trigonometria e chimica (su 100), buoni voti anche nelle altre materie (alla faccia della professoressa D’Orta ho 80 in storia), ho conosciuto un sacco di gente nuova simpaticissima, i professori sono disponibili e simpatici, il mio inglese sta migliorando in fretta e ora mi sono abituato a questo stile di vita.

La scuola è abbastanza differente: le superiori hanno 4 anni invece che 5, non esistono lo specializzazioni e funziona più o meno come l’università italiana, dove gli insegnanti hanno le loro aule e gli studenti passano da un’aula all’altra. Le materie sono a scelta: matematica, inglese e storia sono obbligatorie, ma le altre sono a scelta e si deve arrivare ad un totale di 7 materie. Poi hai queste sette materie tutti i giorni dal lunedì al venerdì (non si va a scuola il sabato, ma abbiamo 7 ore al giorno) con lo stesso orario uguale ogni giorno invece che ogni settimana.
Questo è il mio orario:
Trigonometry (trigonometria): non c’è un corso chiamato “matematica”, la matematica è divisa in vari settori e ognuno sceglie cosa fare, c’è algebra I, algebra II, geometry I, geometry II, calculus e trigonometry. Io ho scelto trigonometry ed è strafacile, tutta roba che ho già fatto e rifatto l’anno scorso, per capire bastava tradurre i termini dall’inglese all’italiano, nulla di complicato.
AP english IV (inglese 4 avanzato): beh… si, suona davvero molto da suicidio quell’”avanzato”, però l’inglese 4 di base era solo nella prima ora e io non volevo non fare trigonometria per cui ho dovuto scegliere questo. Non è così difficile comunque, anche per via del professore troppo insicuro di se stesso che lascia fare troppo agli studenti. Per carità, credo sia un bravissimo insegnante, però troppo giovane (29 anni) e troppa poca esperienza, per cui non facciamo quasi niente nella sua classe. Lui dà dei libri da leggere a casa e poi ci fa fare verifiche e attività di comprensione. I libri per fortuna sono interessanti e non troppo noiosi comunque, finora ci ha dato “La fattoria degli animali” e “1984”, io mi aspettavo Shakespeare o cose del genere.
Indian art & craft (arti indiane): in questa zona dell’america c’è una buona presenza di indiani d’america, per cui c’è una materia apposta in cui facciamo le cose che facevano gli indiani, per esempio il tepee (la tenda), e ora stiamo incidendo simboli indiani in lastre di gomma per poi farne degli stampi.
AP US history (storia dell’America avanzata): di nuovo, la storia dell’America di base era disponibile solo in quinta ora, ma avevo già chimica. Poi, qui storia la dividono in US history e world history (storia dell’America e storia del mondo) e per il programma dello exchange student, sono obbligato a fare US history. Comunque ho un professore incredibile, è il più giovane della scuola (26 anni), ma spiega quasi meglio della professoressa D’Orta e si diverte un sacco con noi studenti, nella sua ultima verifica la prima domanda era “hai studiato?”
AP chemistry (chimica avanzata): delizia, qui sto vivendo di rendita alla grande, avendo fatto chimica nel biennio sto prendendo voti eccellenti senza il minimo sforzo, comunque stiamo andando molto veloci: avendo 5 ore alla settimana, solo teoria e niente laboratorio, in 3 mesi abbiamo fatto quello che io ho fatto in un anno… e comunque la cosa non mi dispiace
Stage band (band): niente di davvero particolare, suono la tastiera con la band della scuola. Molto divertente dato che la scuola, non avendo una stanza insonorizzata apposita, ci fanno suonare in auditorium, e molto spesso finiamo per giocare a nascondino in auditorium quando manca l’insegnante.
Yearbook (annuario): in parole povere qui creiamo il design per l’annuario della scuola. Qui l’annuario è una gran cosa: dato che non esistono le classi, nell’annuario ci sono le singole foto di ogni studente, poi ci sono anche le foto di qualche evento speciale avvenuto a scuola e cose di questo genere…

Le ore sono di 45 minuti e abbiamo 5 minuti di tempo per passare da una classe all’altra. Poi c’è una pausa di 35 minuti tra la terza e la quarta ora che si chiama “Encore”, sarebbe una sorta di studio assistito, dove dovremmo studiare o fare i compiti da soli per le varie materie sotto il controllo di un’insegnante, ma che di fatto è un intervallo di nullafacenza in classe.
Poi tra la quinta e la sesta ora abbiamo una pausa pranzo di 35 minuti.
I voti sono A, B, C, D e F: A va da 100 a 90, B va da 89 a 80, C va da 79 a 70, D va da 69 a 60 e F da 59 a 0. I primi giorni mi sono stupito del fatto che i voti da C (compreso) in giù erano considerati brutti voti, poi ho scoperto che era perché la scuola è talmente facile che la fatica per prendere un B qui più o meno equivale a quella di prendere un 5 in Italia.
Il periodo scolastico è diviso in due semestri, ciascuno dei quali diviso in 2 parti da 9 settimane ciascuna. I voti in pagella vengono quindi dati ogni 9 settimane, ed ho trovato molto strano che le pagelle le distribuiscano a scuola agli studenti durante le lezioni, e i colloqui di solito sono il giorno successivo.
Il voto in pagella di ciascuna materia alla fine delle 9 settimane viene calcolato in base a:
la media dei voti dei compiti,
la media delle verifiche scritte,
9 weeks test (verifica alla fine di ogni 9 settimane).

Il voto resta sempre ed esattamente quello che si ottiene con la media matematica, niente “ti alzo/abbasso il voto perché ti sei impegnato tanto/poco” o cose simili. Il voto del semestre viene calcolato con la media dei voti dei due periodi di lezione.
Ho trovato decisamente strano il fatto che non esistano le interrogazioni orali, solo verifiche scritte, e alcune a crocette per giunta… e addirittura si può usare la matita! Ma ho trovato ancora più strano che gli studenti qui siano talmente pigri da non aver neanche la voglia di copiare, niente bigliettini, niente cellulare aperto sulla pagina di wikipedia, giusto un paio che a malapena sussurrano al vicino di banco “qual è la risposta di questo?”.
Un po’ penso che sia perché non esiste un “gruppo classe”, dato che gli studenti vanno e vengono per le aule, e quindi non c’è un rapporto solido tra i vari ragazzi: si formano piccoli gruppetti di amici stretti e non c’è un grande gruppo classe, per cui si tende meno ad aiutare il prossimo. Ma la ragione principale credo sia legata alla semplicità della proposta di lavoro, pertanto non si ha neanche il bisogno di copiare.
Poi mi ha stupito quanto in classe ci sia poco disordine, nelle aule ci sono mediamente meno di 15 alunni, nell’ora di AP chemistry siamo addirittura solo in 6, me compreso. Questo rende molto più facile gestire la classe e siamo abbastanza liberi di chiacchierare senza che il livello di voce generale si alzi troppo.

Alcune regole le ho trovate estremamente severe: niente cellulare a scuola, non si transige. Un mio compagno di Stage Band giusto l’altro ieri è stato sospeso per tre giorni perché stava telefonando in classe. La cosa buffa è che l’hanno sorpreso mentre stava spegnendo il cellulare. Poi oltre alla sospensione hanno altre “punizioni”, come il After School Detention, dove sei costretto a rimanere a scuola dopo le lezioni da 1 a 3 ore.

Il diario non esiste, per i compiti non ce n’è bisogno perché ci sono meno materie “serie”, ho compiti solo in trigonometria, inglese, storia e chimica, ci sono meno compiti in generale e perché sono per il giorno successivo, e quindi si presuppone che lo studente abbia abbastanza memoria da ricordarsi il pomeriggio quello che si è fatto la mattina.

Per le comunicazioni ai genitori si usano le e mail o il telefono, e per i voti qui pare sia responsabilità dello studente andare bene a scuola e avvisare i genitori del proprio andamento, per cui non è necessario scrivere i voti da qualche parte per farli firmare ai genitori.
I libri non si pagano, la scuola li ha già e vengono dati in prestito agli studenti per un anno. Ovviamente devono essere risarciti se vengono danneggiati o perduti.
Per finire con l’argomento “differenze scuola”, qui in ogni aula hanno un altoparlante, per cui ogni comunicazione che in Italia viene fatta dalle bidelle, qui basta che dalla segreteria premano un bottone e diano la comunicazione, lo trovo davvero molto più comodo e veloce.

Concludo questo lunghissimo articolo di giornale dicendo qualcosa sulle varie differenze tra le abitudini italiane e americane:
In Italia le ragazze si salutano con i bacini sulla guancia, in America ci si abbraccia invece. Tra ragazzi ci si saluta sempre con la stretta di mano, segnetti e segnacci vari.
In Italia ero abituato a farmi la doccia ogni due giorni. Qui ci si fa la doccia ogni giorno e si cambiano i vestiti ogni giorno.
In Italia ero abituato a mangiare cibo cucinato in casa ogni giorno, salvo qualche volta che si mangiava fuori con gli amici. In America mangiano quasi sempre cibo precotto, riscaldato al microonde o roba presa al fast food e poi mangiata a casa. Hanno una quantità di fast food, bibite, marche di patatine incredibile. In Italia ero abituato solo al McDonald e Burger King, qua in America ne hanno un sacco: KFC, Dairy Queen, Taco Bell, Braum’s, Subway, Pizza Hut, Sonic, e così via… bibite ne hanno un sacco, oltre a quelle che abbiamo nelle nostre città qui ci sono la fanta alla fragola e la fanta all’uva, Dr Pepper che è una bibita che sa di coca cola, ciliegia e cocco insieme e Mountain Dew che sembra sprite e fanta al limone insieme… questi sono i più popolari perlomeno. Poi, strano ma vero, il ristorante cinese costa caro e fa abbastanza pena.

In questa zona dell’America ci sono decisamente troppi cristiani… ma profondamente cristiani, vanno in chiesa mercoledì e domenica, non credono all’evoluzione, credono davvero che tutto sia nato circa 6000 anni fa, che Dio abbia creato il mondo in 7 giorni come nella Genesi della Bibbia… insomma, creazionisti fino al midollo.
Non per dire, ma ci sono più chiese che fast food. E sono tutti di sottogruppi diversi del protestantesimo, metto qualche nome in inglese perché non conosco la traduzione in italiano: baptist, assembly of god, church of christ, methodist, eccetera… e ciascuna di queste chiese pretende di essere la vera interpretazione della Bibbia e della parola di Dio.

Ancora una curiosità: Nike si pronuncia “naiki” e non “naik”. Dato che le parole si leggono diversamente da come sono scritte, è abbastanza comune che qualcuno non sappia come si scrive una parola che dice spesso, per esempio c’è gente che non sa come si scriva “apparently” o “analysis”, e trovo divertente che invece io sappia come si scrivono.
Le dimensioni dei fogli di carta sono differenti, qui le dimensioni dei fogli sono 8.5x11 pollici (21.5x27.9 cm)

Concludo col dire che questa è davvero una fantastica esperienza, che ti apre davvero gli occhi. Consiglio a tutti quelli che possono avere un’opportunità del genere di coglierla al volo. Certo, all’inizio è dura, ma non spaventatevi, dopo le prime settimane diventa l’esperienza più bella e straordinaria della propria vita.
Un calorosissimo saluto a tutti quelli del Majo.

Mattia Chang
Capito? Se vi è piaciuto condividetelo. Magari, se siete insegnanti, fatelo leggere ai vostri studenti. Mariano
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