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CARO/SEL di F. Maletti

Entriamo nel vivo della campagna elettorale e storie, opinioni, giudizi e quanto serve a orientarci… insomma tutto è benvenuto
Sindacalisti in politica  
sindacalismo In tutti questi anni, forse in modo addirittura eccessivo, bisogna dare atto che Vendola non ha mai perso occasione, nonostante le sue (per me) evidenti storture ideologiche, di mettere in risalto la sua immagine di persona democratica, rispettosa delle regole, indubbiamente preparata culturalmente, e particolarmente attenta ai bisogni degli ultimi: anche nel senso cristiano del termine. Diventa quindi ancor più clamorosa e soncertante (per le ragioni appena elencate) la sua decisione di mettere come capolista in Piemonte per Sinistra e Libertà il sindacalista della Fiom CGIL Giorgio Airaudo: il più strenuo dei difensori di una casta di lavoratori privilegiati, e spesso tali a discapito di tutti gli altri.
Nei confronti di Berlusconi e dello stesso Monti, oltretutto, con questa scelta di “nicchia”, ai fini elettorali, oltre allo stesso SEL quali vantaggi ne possono trarre Bersani e il PD?
Io penso infatti e senza ironia che i grandi meriti di Airaudo il sindacato CGIL avrebbe dovuto ancor più utilmente valorizzarli già alcuni anni fa: mandandolo ad esempio a sindacalizzare tutti quei lavoratori cinesi e di altre nazionalità che, privi di contratti e di tutele, continuano ancora oggi a fare la fortuna di quei tanti imprenditori (anche italiani) che là hanno trasferito le loro lavorazioni. Invece no. Lui e tanti altri come lui sono rimasti qui, a difendere con un “NO a tutto” qualunque ipotesi di cambiamento e di adeguamento alle esigenze nuove che richiede un mercato mondiale del Lavoro. Convinti (immagino) ancora oggi di un principio fondamentale risalente alla cultura dei soviet: un lavoratore dipendente è come se l’Azienda lo avesse adottato. Pertanto deve mantenerlo sempre e comunque. Costi quel che costi. Anche quando il lavoro non c’è più.

Forse, e per il bene di tutti, sarebbe ora che alcune verità scomode, anche nel Sindacato, venissero finalmente fuori. Perché il Sindacato è nulla di “meglio e di più” della politica. Come, ad esempio, qualcuno vorrebbe fare credere arrivando al punto di sostituirsi ad essa (Camusso): presentando in piena campagna elettorale e con grande risalto il “suo” progetto di sviluppo e di uscita dalla crisi “a nome e per conto di tutti i lavoratori”. Innanzitutto perché oggi il Sindacato certamente NON rappresenta, (e forse non ha mai rappresentato), “tutti i lavoratori”!

Purtroppo, avendoli conosciuti e frequentati per tanti anni, posso dire che esiste nulla di peggiore del sindacalista che ha sempre una risposta pronta a qualunque domanda, di quello che considera la critica come un’offesa personale, di chi si ritiene sempre e comunque “al di sopra”. E che, quando prende la parola, si esalta fino al delirio.
Io li conosco. Sono gli stessi che, nel nome dell’egualitarismo, negli anni settanta puntavano a che non ci fossero differenze retributive tra operaio comune e caporeparto. E che, pur rinnovando il Contratto anche per loro, consideravano con disprezzo gli impiegati, perché “venduti al padrone”. Sono quelli che ai tempi delle BR (vedere i documenti dell’epoca) si dichiaravano “ Né con le BR né con lo Stato”.
Sono quelli che non hanno avuto esitazioni a firmare gli accordi che stabilivano la eliminazione dalla busta paga della Indennità di Contingenza. E quando io, da tecnico esperto di Contratti, facevo notare che c’erano alcuni Contratti di lavoro dove l’unico aumento periodico era rappresentato dalla contingenza, perché la Categoria era priva di potere contrattuale (i dipendenti degli Studi Professionali, per fare un esempio) la risposta è stata: “Così saranno costretti ad iscriversi al Sindacato e fare le lotte pure loro…”.
E, arrivando ad oggi, per gli stessi motivi di tesseramento è finita che si sono inventati la “Contrattazione di secondo livello”: una cosa che fa sorridere quando per alcuni Contratti di lavoro non esiste neanche la contrattazione di “primo livello”… Ma tant’è. Perché un sindacalista che ragiona in grande anche nella stima verso se stesso, ha sempre come riferimento la Grande Fabbrica: possibilmente metalmeccanica, composta da migliaia di lavoratori adoranti ed estasiati dalla sua capacità di eloquio nelle assemblee e nei convegni.
Così siamo arrivati alla prima riforma delle pensioni negli anni novanta: quella che passava i lavoratori dipendenti dal sistema contributivo al sistema retributivo. Scoperto che con quel sistema il lavoratore avrebbe avuto una pensione da fame, ecco nascere il “business” dei Fondi Pensione di Categoria: tanti carrozzoni a pagamento dove magari convogliare come dirigenti i vecchi sindacalisti in crisi di consenso e in attesa della onorata pensione.
Ma non era molto più semplice, sicuro e meno oneroso per il lavoratore aumentare i propri contributi da versare all’INPS?”. Quando ho fatto questa domanda hanno compatito la mia “ingenuità”. E diffidato (lavoravo ancora nel Sindacato) dal rendere pubblico questo mio pensiero.
Poi, quando le Aziende, intorno alla metà degli anni novanta, hanno cominciato a cedere (Fiat compresa) “rami di attività aziendale”, invece di interpretare questo come un segnale di disinteresse da parte delle Aziende e preparatorio al trasferimento delle intere lavorazioni in paradisi lavorativi, (era caduto da pochi anni il Muro di Berlino), io ricordo in particolare anche Airaudo firmare accordi su accordi e, intervistato dalla TV, commentare compiaciuto la cosa positivamente e con la frase “Girando per Torino adesso sembra che la intera città si sia trasformata in una grande fabbrica e che tutto abbia lo stesso ritmo”. Ovviamente a pensare questo non era il solo Airaudo nel Sindacato, ma anche la maggioranza della Fiom e di conseguenza tutti gli altri. E non solo nella CGIL. Diversamente, credo che Airaudo non avrebbe potuto fare per così tanti anni il Segretario senza essere contestato.

In conclusione, caro Vendola, io penso che la candidatura di Airaudo non sia un segno distintivo di innovazione da parte di SEL. Ma, al contrario, sia un segnale di pericoloso conservatorismo. Airaudo è infatti il rappresentante di una piccolissima parte di lavoratori privilegiati e con il posto di lavoro garantito: sempre più invidiati, sempre più intervistati, ma proprio per questi motivi talvolta odiati da tutti gli altri. “Altri” i quali, senza tante storie, quando perdono un lavoro se ne cercano e trovano subito un altro. Magari temporaneamente peggiore. Spesso senza aiuti o sussidi. E da sempre privi delle tutele di quegli “articoli 18”che dir si voglia. Ma, sicuramente, abituati a non pretendere che ci sia sempre qualcuno che provvede per loro “non importa come e con quali costi per la collettività”.
Dopo avere scritto tutto questo (ma ci sarebbe MOLTO ALTRO da aggiungere), immagino già con quale aria di superiorità e di compatimento verrà commentato questo scritto da parte di chi non accetta mai le critiche e si ritiene, al contrario, vittima del reato di “lesa maestà”. Ci sono abituato. In quanto la caratteristica di una certa sinistra, anche sindacale, è quella di chi pensa in modo convinto che ogni critica rappresenti (oltre che “intelligenza” col nemico: polverone, disfattismo, populismo, antipolitica ecc.) il tentativo di mettere in discussione la propria infallibilità “proprio” nel momento cruciale delle elezioni. Invece di essere considerata (quando altrimenti?) una occasione per RIFLETTERE. E magari, con umiltà, modificare il proprio modo di vedere le cose. Ragion per cui condivido chi oggi sostiene che destra e sinistra non esistono più e forse non sono mai esistite. Soprattutto perché al loro posto ci sono prima le Idee: che si suddividono spesso e soltanto tra “stupide” ed “intelligenti”.
Cestinare, ad esempio, questo scritto senza rifletterci su, ho la pretesa di ritenere che non sarebbe da persone intelligenti. Per chiunque.



30 gennaio 2013 F.Maletti
(franco.maletti@libero.it)






















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