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RIAPPROPRIAMOCI DELLA LIBERTA’ di I. Bellotti

Il post di Maletti “Il domani della politica” ha stimolato qualche riflessione. Eccone una di peso e di grande interesse.
Il linguaggio della politica di domani
linguaggio politico Uno dei problemi più urgenti che la sinistra italiana deve risolvere ha a che fare con le parole. Il dibattito politico attuale si è drasticamente impoverito. Ridotto alla misera attesa di proposte governative che si trasformeranno in leggi a patto che rispettino l’assunto di base secondo cui i sacrifici si impongono solo a chi si possono imporre. Ciò sembra aprire uno spazio importante per riflettere sul futuro della politica italiana. E’ un momento in cui, preoccupazioni sul consenso sospese, la politica, con l’aiuto della società intera, potrebbe rielaborare teorie con esiti pratici futuri potenzialmente decisivi.

IL DOMANI DELLA POLITICA di F. Maletti

Compito di chi si occupa di politica, di società, di economia e di speranza è immaginare il futuro e predisporre le azioni giuste perché sia il migliore possibile. In questo post Franco dice la sua in materia, lanciando una provocazione che si potrebbe anche raccoglie… Voi, che ne dite?
L’orizzonte europeo e il governo tecnico italiano.
logo_europe Sul piano della politica, stiamo vivendo momenti di grande confusione, di grande delusione e di grande sconcerto. In ognuno di noi si sta insinuando il sospetto che forse il voto che avevamo dato al partito che ritenevamo più vicino al nostro modo di pensare oggi in qualche modo si stia rivelando un tragico errore. Ci sono delle trasversalità fino a ieri inimmaginabili che procedono spedite, anche nelle dichiarazioni dei vari leader. Il che fa temere che quello che viene dichiarato pubblicamente sia praticamente, e come al solito, nulla rispetto al “peggio” che si sta concordando e che graverà interamente sulle nostre spalle. Che fine sta facendo la politica?

UNA QUESTIONE POLITICA

Credo che non sia mai un bene far diventare politiche questioni personali e viceversa. Deve esserci un limite e un confine fra le considerazioni sulle idee e i comportamenti e quelle che afferiscono alle persone. 
Per questo mi sono interrogato a lungo circa l’opportunità di pubblicare questo pezzo di Franco, non perché abbia le caratteristiche della “brutta politica”, tutt’altro, ma perché potrebbe essere letto come una confusione pericolosa fra gli attacchi personali e la battaglia politica. Io che, di attacchi personali e di calunnie ne ho subiti e ne subisco davvero tanti, di qGrugliasco-torre-2ueste questioni me ne intendo.
Il fatto è che – quando la politica diventa clientela, pratiche finalizzate unicamente alla gestione del potere, condite con minacce, ricatti e ricattini… e quando questo dura troppo a lungo – per forza le persone diventano simboli e le considerazioni politiche finiscono per diventare considerazioni personali. C’è un gran bisogno di spazzare via tutto questo,a  cominciare da brutte pratiche e costumi delle forze politiche che agli occhi dell’opinione pubblica rappresentano la speranza di una resurrezione italiana. Il PD in primis. Il post surreale (ma assolutamente reale) di Franco ci illustra meglio di tante analisi di cosa ci sarebbe bisogno per ridare dignità alla politica e alle persone che se ne occupano. Le cose che lui racconta ve le potete sentir dire da un qualunque grugliaschese appassionato della sua città e preoccupato per la deriva che ha preso. Quella contro la quale stiamo lavorando, per dare a questa città prospettive, aria pulita e tanto rispetto. Buona lettura.
La storia di Robello Monzù di F. Maletti
(Subito una precisazione per rendere comprensibile il seguito dello scritto: “Robello Monzù” è il nome di un sodalizio: rappresentato dalla fusione dei nomi Roberto e Marcello, e dai cognomi Montà e Mazzù).
Risale ad almeno cinque anni fa la decisione di Marcello Mazzù di designare come suo successore alla carica di sindaco di Grugliasco Roberto Montà, plasmandolo il più possibile a sua immagine e somiglianza. E, pur di raggiungere questo obiettivo nulla è stato lasciato al caso: anche perchè nelle votazioni recenti del 2007 è inquietante che un assessore uscente che si presenta in lista come candidato non venga nemmeno eletto.

TURIGLIATTO SINDACO

L’impegno per la città dove vive e lavora. Da "PUNTO DI VISTA", n. 19 del febbraio 2012
Ritorno al futuro intervista a cura di Giovanni Lava
turigliatto.guardabene-ridotto Pur essendo diventato nonno sei mesi fa, Mariano Turigliatto non abbandona le barricate di una vita. A 57 anni, portati decisamente bene, ha deciso dopo lunga e combattuta meditazione che Grugliasco merita un nuovo sacrificio, la candidatura a sindaco della città, ruolo già ricoperto per circa otto anni alla guida di quella che fu definita la “Primavera grugliaschese”, seguita all’inverno rappresentato dallo scandalo Le Gru e alla decapitazione ad opera della magistratura di tutta la classe politica del centrosinistra che era al governo della città sin dal dopoguerra. Dopo l’esperienza in Regione come consigliere della lista Bresso, due anni fa è stato “scomunicato” per la seconda volta dalla casta dei partiti di centrosinistra a causa di questo giornale che racconta quanto non va raccontato. La prima volta avvenne nel 1997 quando il centrosinistra in combutta con il centrodestra lo fece decadere da sindaco, per poi essere sbaragliato al primo turno nelle successive elezioni comunali. Oggi Mariano Turigliatto – a quanto emerge dall’intervista che segue – è pronto a dare battaglia di nuovo con l’energia e l’intelligenza di sempre.
Dopo tante discussioni sull’opportunità o meno di una tua candidatura a sindaco di Grugliasco, che cosa alla fine ti ha spinto ad accettare? Lasciamo per un momento da parte la mia storia politica. Io innanzitutto sono un cittadino di Grugliasco. È dal 1972 che insegno nelle scuole di Grugliasco e ancora vi insegno. Vi abito da quando mi sono sposato, mia moglie lavora qui, i miei due figli vivono qui, la mia nipotina vive qui.

IL SENSO DELLA DEMOCRAZIA di F. Maletti

I gruppi dirigenti dei partiti sono a volte l’ostacolo più grande allo sviluppo di pratiche democratiche. Un ragionamento interessante e qualche esempio illuminante.
Salvare i partiti coinvolgendo gli elettori
Non passa praticamente giorno che i vari mezzi di informazione (che peraltro fanno con questo il loro dovere) ci informino dei comportamenti non proprio cristallini di questo o quel politico, affrettandosi nel soddisfare la curiosità della gente indicandone la provenienza politica, e innescando così animate discussioni che trovano tutti concordi nel concludere che “la politica fa schifo”. Una politica composta, sembrerebbe, soltanto da malfattori. Anche perché i giornali di dare notizie sui politici perbene non sanno che farsene: in quanto non aumenterebbero né la tiratura, né la possibilità di catturare il lettore per giorni e giorni soddisfacendo il suo morboso interesse. E’ in questo modo che l’antipolitica prende prepotentemente il posto della politica. Trovando terreno fertile in un malcontento generalizzato che, con la fine delle ideologie che caratterizzavano ciascun partito, rende la politica nel suo insieme una specie di polpettone indigesto dove i partiti si somigliano tutti.

AMIANTO: SENTENZA MODELLO

In questi giorni fioccano i commenti alla sentenza esemplare e alle condanne comminate dal Tribunale di Torino ai responsabili delle morti dei lavoratori e di chi ci stava vicino. Convivere con l'amianto

Ho cominciato il mio lavoro di maestro elementare nell’aprile del 1973 (trentanove anni fa!), assunto dal Comune di Grugliasco per i corsi del doposcuola che funsero da “apripista” all’istituzione della scuola a Tempo Pieno. La mia scuola di destinazione fu la “Bruno Ciari”, in borgata Fabbrichetta.
Dopo pranzo portavamo i bambini in cortile per la ricreazione: era il prato che confinava con gli stabilimenti della S.I.A. (Società Italiana per l’Amianto) che era una delle industrie più importanti dell’area. Lavorare alla S.I.A. era segno di avercela fatta, pagavano bene e c’era il medico in fabbrica, la salute dei dipendenti era sotto controllo con visite frequenti e interventi di profilassi che compensavano la polvere in cui si lavorava per le otto/nove ore canoniche. Poi, andando a casa, gli operai passavano accanto alla bealera, che cambiava colore a seconda della tintura del momento nel Cotonificio Valle Susa del Villaggio Leumann e che poi andava a scaricare sotto la FIAT direttamente nel Sangone, dopo aver tagliato tutte le aree fertili della zona sud ovest di Torino.
Che l’amianto fosse un pericolo lo sapevamo anche allora, infatti consideravamo fortunati i nostri colleghi che, per via dell’ubicazione delle aule, potevano usufruire del cortile davanti alla scuola invece che del retro, come noi.

REFERENDUM SULLA CACCIA: SI FA

Una bella occasione per dire la nostra sui beni comuni
In pochi ci speravano, ma l’impossibile è successo. A distanza di oltre 25 anni dalla raccolta delle firme necessarie, promossa dalle associazioni ambientaliste piemontesi e sostenuta dai verdi e da altri gruppi politici anticaccia, la battaglia legale ingaggiata dai governi regionali di tutti i colori contro il referendum è finita.
Il referendum si farà in primavera e finalmente i Piemontesi potranno dire la loro. Ora comincia la mobilitazione per impedire che il referendum fallisca per mancanza del quorum e perché tutti i cittadini siano adeguatamente informati, così da andare massicciamente a votare per difendere un bene comune, la fauna.
Il video rappresenta l’intervento finale di una battaglia che ho portato in Consiglio regionale a tutela della tipica fauna alpina. Si è conclusa con la votazione di un ordine del giorno che chiedeva la sospensione della caccia per cinque anni per quattro specie. Io l’ho promosso, ma l’avevano sottoscritto numerosi consiglieri di entrambi gli schieramenti politici. Non è passato per tre voti: lascio a voi indovinare (e poi verificare sul sito del Consiglio regionale del Piemonte) di quale gruppo politico erano i voti mancanti.

Mariano

PUNTO DI VISTA N. 19

punto di vista logo x web (1) Nel nuovo numero, in distribuzione in questi giorni in 20.000 copie:
GRUGLIASCO
Turigliatto candidato (intervista) - Le Serre: tutti in  Procura per il crollo del controsoffitto - La variante del parroco, l’eco del sindaco - Gerbido: tra TAV, inceneritore e corso Marche- Le scuole alla frutta, l’informazione anche… e molto altro ancora.
COLLEGNO
Lo scandalo della TOP – Campo Volo, ultima fermata – Salvi gli alberi di via Trieste – No alle puzze  e all’ampliamento della discarica di Cassagna – Un architetto pigliatutto – Via Macedonia, un incrocio mortale… e molto altro ancora. DOWNLOAD

LE FALSE INDIGNAZIONI di F. Maletti

I nemici degli italiani sono i ministri di oggi?

quarto-stato-oggi Io credo che dopo venti anni di berlusconismo, durante i quali Lui medesimo ci ha insegnato che qualunque atto è lecito se questo porta a dei vantaggi personali, e che le regole devono essere accantonate se sono di ostacolo (compreso quelle della Costituzione Italiana), nessuno di quelli che hanno vissuto in questo periodo, potendolo fare non sia stato almeno in parte tentato dall’approfittarne. E’ quindi facile per la destra più reazionaria sostenere che “tutti”, in fondo, siamo uguali a Lui.
Ad esempio, che l’Italia sia una Repubblica ampiamente fondata sulla “raccomandazione” non è mai stato un mistero per nessuno di noi. Così come è difficile stabilire con certezza quanti di noi, di fronte ad una opportunità simile, ancora oggi saprebbero dire di no.

PININFARINA: BEFFA E DANNO

Si stanno avverando le più fosche previsioni intorno al destino dello stabilimento di Grugliasco e circa 900 lavoratori in attesa di conoscere il loro destino. I sindacati litigano, i soldi pubblici non si sa dove sono finiti.
Buio pesto sui destini dell’azienda


pininfarina-wind-tunnel Nuovo colpo di scena alla Pininfarina, ora De Tomaso: i Rossignolo annunciano il loro disimpegno a fronte della cessione del controllo a un investitore di cui al momento non si conoscono ancora nè il nome nè le caratteristiche. Purtroppo si tratta di un epilogo annunciato e più volte ripreso anche da me su questo blog (leggi).
Era chiaro fin dal principio che a investitori come loro interessavano i copiosi fondi pubblici che la Regione aveva messo a disposizione (e non solo la Regione…) e che hanno prontamente incamerato. Poi interessavano le aree su cui si trova lo stabilimento, da valorizzare con varianti urbanistiche promesse dall’ allora assessore regionale all’Innovazione, per rendere commerciali e residenziali le aree produttive. Ipotizzare un quintuplicamento del loro valore, a fronte di una variante, è ancora troppo poco e un affare del genere farebbe gola a tanti. Come già per le aree attigue su cui sono quasi terminate le case del nuovo insediamento urbano a cavallo fra Le Gru e Borgata Lesna.

ESSERE ISCRITTI AL PD di F. Maletti

Un quadro amaro dello stato del maggiore partito del centrosinistra, probabilmente riferibile anche agli altri partiti. Una questione che, se non risolta, non permette alcun cambiamento vero nella politica italiana.
Democrazia e partecipazione


Adesso che anche l’irriducibile Vittorio Feltri riconosce nella politica italiana il fallimento, prima del bipartitismo, e successivamente quello del sistema bipolare. (Auspicando di conseguenza il ritorno ad un sistema elettorale basato sul proporzionale che liberi i due maggiori partiti dai ricatti e dai condizionamenti dei partitini che compongono le ali estreme di entrambi gli schieramenti). Adesso che finalmente è chiaro e palese anche ai maestri del pensiero giornalistico quello che all’elettore medio ma disincantato conosce già da tempo (al punto da indurlo a soprassedere nel dare il proprio voto e ad ingrossare la folta schiera degli astensionisti), credo che anche all’interno del Partito Democratico diventi urgente un chiarimento. Partendo dai Circoli.
Infatti, molti entusiasti del “partito liquido” prima, ed altri che hanno utilizzato le primarie per occupare posti poi, oggi costituiscono all’interno di alcuni Circoli una “nomenclatura” di tipo oligarchico: ostile a qualunque proposta di cambiamento e di adeguamento alle nuove realtà che si vanno delineando.

IL CONCORSO

La storia di un concorso pubblico per dirigenti scolastici nell’Italia d’oggi, ovvero come distruggere ciò che resta della scuola e non raggiungere lo scopo voluto.
Come ti recluto il preside
concorsi-pubblici1-300x215Assumere i presidi (ora dirigenti scolastici) non dovrebbe essere cosa difficile: come prevede la legge, basta bandire un concorso pubblico per titoli ed esami, indicando chiaramente quali sono le caratteristiche che debbono avere i concorrenti. Di solito nella scuola i requisiti sono il possesso della laurea e un certo numero di anni di servizio in ruolo nelle scuole pubbliche della Repubblica.
In tutti i paesi europei si fa così, con variazioni minime nei requisiti richiesti. In Francia, ad esempio, ogni due anni viene bandito un concorso a cui possono partecipare docenti di ruolo con almeno dieci anni di anzianità. Lo stesso in Belgio e nella maggior parte del Lander tedeschi. In Italia no, da noi si fa diverso e con risultati tragicomici. Intanto non si mai quando ci sarà il concorso, poi quali diavolerie si inventeranno al Ministero per rendere complicato ciò che sarebbe semplice.

IVAN SUBKOV di F. Maletti

Una storia esemplare

pravda Ivan Subcov l’ho conosciuto nei primi anni settanta quando, come sindacalista della Cisl, partecipavo alle assemblee del quotidiano La Gazzetta del Popolo, che già allora si trovava in difficoltà finanziarie ed era a rischio chiusura.
Ivan Subcov era un russo di origine, e mi incuriosiva molto che fosse un iscritto alla Cisl e non, ad esempio, alla Cgil. Lavorava come impiegato alla Gazzetta del Popolo, occupandosi principalmente di tradurre i notiziari in lingua russa trasmessi dai vari bollettini.
La sede del quotidiano si trovava in corso Valdocco, proprio a due passi dalla sede della Cisl. In quel periodo gli scioperi si avvicendavano con una certa frequenza, ed i lavoratori presidiavano la sede ricevendo attestati di solidarietà da partiti politici, comitati di fabbrica, rappresentanti della società civile. Nascevano così delle discussioni sulla importanza della informazione libera e al servizio della gente. Negli intervalli tra questi incontri ho chiesto a Ivan Subcov di raccontarmi la sua storia.