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SCIATT’ITALIA: NON E' DI MIA COMPETENZA

La vita quotidiana di questi giorni è segnata da intoppi e incazzature superiori a quelle di tempi meno critici. Aumenta il menefreghismo o diminuisce la nostra capacità di sopportazione?

Una firma sbagliata sulla pratica, una svista dell’impiegato o una sua sottovalutazione, e il circuito infernale si blocca: il malcapitato deve ricominciare, girare da un posto all’altro, produrre nuova carta che richiede nuove code e nuove istanze.
Così i tempi della risposta si dilatano, la quantità di interventi si moltiplica, ognuno deve dire la sua e giustificare la sua posizione nella struttura burocratica, il cittadino si fa sempre più piccolo e indifeso.
Nessuna paura, lo stesso cittadino inerme, una volta passato dall’altra parte della barricata, si comporterà nello stesso modo, trasformandosi in uno sciatto vessatore e consumatore del tempo e dei nervi altrui. Questo nella burocrazia pubblica, ma nel privato non è mica diverso, non lo è nemmeno nei rapporti più circoscritti e intimi: di fronte a una richiesta di assumersi una piccola responsabilità, di fare semplicemente il proprio dovere…. un bel chissenefrega e via verso nuove manifestazioni di un un individualismo distruttivo e ottuso.

Di fronte al tuo chissenefrega, come pensi che reagirà il tuo interlocutore? Nello stesso modo, ma non te ne importa. Se avrò bisogno di qualcosa cercherò una raccomandazione o un favorino di qualcuno che conosco o che potrebbe domani avere bisogno di me. Così l’Italia va in rovina e gli stessi menefreghisti deplorano questa china discendente attribuendone la colpa agli altri.
Così, se sul tuo posto di lavoro qualcuno si prende la responsabilità di farlo al meglio, tu ti coalizzerai con gli altri dipendenti per fargli terra bruciata intorno: guai far vedere al dirigente (o al padrone) che, a parità di orario, si possono fare più cose e perfino senza ammazzarsi, meglio osservare il degrado del nostro orgoglio professionale dalla sedia dove il nostro culo deplora coi colleghi lo scadere della qualità italiana.

E poi, chissenefrega se quel poveraccio è costretto a correre come una scheggia anche per fare il tuo di lavoro: lui non è garantito, lavora per una cooperativa e forse non è nemmeno del tutto in regola. Dunque deve trottare e fare anche quello che potresti e dovresti fare tu, mentre le tazzine del caffè del bar si raffreddano a sentire la cagate politiche che spari senza sosta.

Chissenefrega se potresti tirare via quelle erbacce davanti all’ingresso mentre spieghi ai tuoi colleghi che bisognerebbe proprio farlo, se non ti chiedi mai che cosa potresti fare per migliorare le tue prestazioni, la salute della tua azienda e la vivibilità del luogo di lavoro.

Chissenefrega se il tuo modo di scegliere in politica produce guasti che pagherai anche tu, ci sarà sempre qualcuno sotto di te a cui dare la colpa, qualche precario o co.co.co. da far aspettare ore mentre tu sorbisci caffè alla macchinetta cianciando di giustizia sociale e di rinascita dell’Italia.

Qualche vittima da sfruttare per farle fare quello che potresti tranquillamente fare tu, se solo non avessi perso l’ambizione di essere una persona rotonda invece della figurina piatta che sei, quella con cui la casta gioca a completare un album che non finisce mai.

Ma chissenefrega!

Mariano
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