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LA TROTA ERA VIVA…

La parabola di un pesce, la metafora di un paese.
Basta che non si veda


pesci Mercato del mercoledì, piccole bancarelle di biologico e naturale, come da politically correct. Clienti soddisfatti si aggirano fra le bancarelle, dopo le cinque accompagnati dai bambini che nel frattempo sono usciti da scuola.
Anche i frugoletti si aggirano fra le bancarelle e osservano i genitori e i nonni che fanno la spesa, badando bene a scegliere le cose più genuine e naturali, anche se costano un po’ di più ne vale la pena.
Se poi sono fresche, davvero fresche, meglio ancora. Anzi, meglio vive!
E così i bambini ammirano le trote vive nella vasca d’acqua dove sono tenute a stento in vita dal pescivendolo che non le ha portate lì per turismo, ma per venderle… e non ad amanti dell’acqua dolce che desiderano ripopolare i fiumi, ma a simpatiche famigliole che, alla sera, si riuniranno intorno alla tavola per mangiare le trote al forno con la majonese.
I bimbi aiutano le mamme scegliere i grossi pesci che guizzano nella vasca: “Mamma, voglio quella con le squame verdi, guarda che bella!… e poi quella là, più piccolina. Sembra la figlia di quell’altra!”.

E ADESSO?

Una nuova puntata della riflessione profonda di un militante del PD intorno al suo partito. I mestieranti della politica all’opera.
Cucù, Berlusconi non c’è più di F. Maletti

pd_strappato Ognuno di noi, all’interno di un “vero” partito democratico, dovrebbe potere portare le sue esperienze personali dirette, sottoponendo alla valutazione e alla discussione le eventuali proposte. E magari, invece del dissenso o consenso “plebiscitario” espresso dal segretario di Circolo a nome di tutti, dovrebbe potere ogni volta, attraverso l’esercizio del voto a maggioranza, misurare l’effettivo valore della sua proposta.
Non mi sembra affatto originale osservare che, in questi ultimi diciassette anni, troppi hanno coltivato una concezione della politica in modo così personalistico da arrivare a rinnegare la loro provenienza. Mentre altri, arrivati più tardi, hanno ritenuto che, ad esempio, una laurea in Scienza delle Comunicazioni fosse fin troppo per fare una veloce carriera politica all’insegna di quel “nuovo” che, in quanto tale, ha sempre diritto a farsi largo a gomitate e spintoni
Il risultato, davanti agli occhi di tutti, è quello di un vuoto culturale progressivamente occupato da ambiziosi “saccenti” che, in virtù della consistenza numerica di loro seguaci speranzosi in atti di riconoscenza in cambio del totale servilismo, pretendono sempre più potere per avere più posti da distribuire.

L’ANTIFASCISMO D'OGGI

La fine del berlusconismo deve ancora avvenire. Troppi guasti, strappi e lacerazioni si sono prodotti in questi anni interminabili, fra questi l’idea di come si fa politica e di quali caratteristiche debba avere chi se ne occupa. In questi giorni luminosi esempi…
Il conformismo anticamera del fascismo

conformismo Il coro poderoso dei veneratori di Monti – come veste bene, che bella signora discreta che ha per moglie, che stile, che aplomb, che bravo a zittire i ministri, come parla bene le lingue, come sa ben rassicurare l’Europa, che stile nuovo che ha introdotto… – è talmente ossequioso che rischia di fargli più male che bene. Si colgono già i primi segni di insofferenza persino da parte di quelli che hanno salutato la sua nomina con grande favore.
Verrebbe da paragonare quello che i celebratori di Monti oggi hanno finora scritto e detto di Berlusconi fino a dieci giorni fa: sovente le stesse espressioni, le medesime considerazioni, allora appena un po’ smorzate a causa del comportamento eccessivo dell’ex-premier e della sua sfacciata commistioni fra interessi pubblici e affari privati. Insomma, grandi leccate di culo, riverenze probabilmente nemmeno richieste e tanta melassa celebrativa e agiografica, come se il contrasto fra i due non dovesse emergere dagli atti che compiono.
Intendiamoci, lo stile ha un suo peso e un po’ di sobrietà ci voleva, ma sembra che tutti ci siamo dimenticati che il chiasso, il glamour, il leopardato, il cafon-chic e l’urlato sono parte del nostro paese, del nostro popolo, della nostra borghesia e anche delle classi dirigenti. La caduta di Berlusconi ha certamente ridotto lo sfoggio e l’ostentazione, ma non i modelli culturali che hanno reso vincente questo modo di concepire la persona e il suo ruolo nella società. Lo ha solo mortificato un poco, rilegandolo in un angolo in attesa di riemergere non appena i tempi saranno più propizi.

CHANGE

Si sprecano i commenti e gli accenni di polemica intorno al governo Monti: in tanti siamo combattuti nel giudicare l’operazione, molto sollevati dalla fine di Berlusconi. Franco da corpo a pensieri segreti...
Il cambiamento di Franco Maletti

berlusconi-monti1_280xFree Circa una decina di giorni fa la mia attenzione è stata attratta da una radio che dava l’annuncio, nel suo programma, dell’inizio della “rassegna stanca” dei giornali italiani.
Ho subito pensato che mai lapsus freudiano fosse più appropriato: ogni giornale infatti, fedele alla sua linea editoriale, non faceva altro che ripetere le stesse cose e controbattere le accuse della stampa avversaria. Al punto che leggere il giornale era diventato un esercizio inutile e ripetitivo, lontano dai problemi veri della gente.
Tutto questo mi ha fatto tornare alla mente una citazione, (della quale mi spiace non ricordare l’autore), che dice più o meno così: “I veri politici sanno sempre, e in qualunque circostanza, quali sono le cose giuste da fare. Se non le fanno, è soltanto perché non sanno se, facendole, sarebbero rieletti la volta dopo”. Questa citazione, pur nella sua negatività, ha valore in una situazione politica normale. Mentre ha poco o nessun valore in una situazione di politici nominati ad immagine e somiglianza di chi li ha scelti.

17 NOVEMBRE 1997

Ragazzi, che giornata!
Le esperienze che ti segnano la vita: vittoria al primo turno, Verdi primo partito a Grugliasco. Si fa festa.
novembre1 novembre2
Un giorno d’autunno in una città vicino a Torino succede un miracolo! Premiati anni di lavoro di un gruppo eccezionale e la passione di tanta gente che ce l’ha messa tutta e che ci ha creduto.
Mancano troppe cose e una persona speciale per fare lesta come si dovrebbe e si vorrebbe.
L’anniversario, però lo celebriamo lo stesso.

PENSIONI E GIUSTIZIA 2

Un tema scottante di Franco Maletti

furto-pensione-di-reversibilit Un mio recente articolo avente per titolo “Pensioni e Giustizia” non ha avuto un indice di gradimento molto alto. Così come solitamente capita quando si affrontano argomenti scomodi e le osservazioni che vengono fatte finiscono per toccare i propri personali interessi.
Una persona più coraggiosa delle altre mi ha posto una serie di domande che, presumo, siano le stesse di coloro che non hanno gradito il contenuto dell’articolo. Le riassumo:
- come mai nessuno parla dei “diritti acquisiti” dai lavoratori e che, come tali, dovrebbero essere intoccabili?
- perché ci hanno cambiato le regole sulla pensione di anzianità sotto il naso?
- perché i diritti acquisiti rimangono tali soltanto per la cosiddetta “casta politica”?
- possibile che i sacrifici vengano chiesti solo e sempre alle medesime fasce sociali? Mi viene da pensare che, un giorno o l’altro, a noi degli anni ‘50 imputeranno la colpa di vivere!
Augurandomi che, in futuro, a queste domande ne seguano altre e si apra un dibattito su questo sito, comincio a rispondere.

AMEN

In occasione di funerali e ricorrenze è uso attingere dai ricordi personali qualche episodio che ricordi chi non c’è più. Io Berlusconi l’ho conosciuto personalmente e mi ha pure stretto la mano…
La mia prima volta con Berlusconi

gameoverberlusconi Ho incontrato Berlusconi in una fredda e nebbiosa serata di dicembre del 1993. Io avevo 39 anni pensavo che il mondo non sarebbe più cambiato, che avremmo annegato gli ideali nelle merci e che la politica buona sarebbe stata quella degli affari… ma avevo ancora qualche velleità di provarci. Possibilmente insieme alla bella gente di cui ero in compagnia sul piazzale di un grande centro commerciale che si stava inaugurando proprio quel giorno. 147.000 metri quadri di luci cotillons, belle commesse, marmi, cartongessi e soldi, tanti soldi.
Lui arrivò in elicottero, materializzandosi nell’immenso piazzale, come un fantasma che emerge dalla nebbia. Pasquale aveva preparato dei bigliettini da un dollaro con la sua faccia, noi di Grugliasco una serie di cartelli che evocavano personaggi e fasi dello scandalo che stava per scoppiare, la Tangentopoli locale, quella della sinistra. Avevamo le bandiere dei Verdi e della Rete ed eravamo disposti in fila, perché i tantissimi VIP convenuti per l’inaugurazione - molti dei quali fini intellettuali di sinistra e anche di quelli sempre pronti a spiegarti come va il mondo – potessero vedere, leggere e, forse, vergognarsi.

E’ ORA DI METTERCI LA FACCIA

Il sentire di un uomo che si chiede che cosa può fare per dare una speranza alla figlia che sta per nascere. Non cosa possono fare gli altri, cosa può fare lui.
La rabbia e il coraggio di Luca Grasso

Daredevil Mi chiamo Luca e ho 33 anni. Fino a qualche anno fa, accusavo una strana sindrome comune a molti miei coetanei: "la politichite". Oggi probabilmente bisognerebbe parlare di pandemia.
La sintomatologia: nausea ( acuta in orario Tg ), scatti d'ira seguiti da sensazioni di assoluto sconforto ; sensazione di mancanza di padronanza della propria vita ; assenza assoluta di sicurezza di autosufficienza e nelle fasi più acute della sindrome sensazione di assoluto sconforto con impulsi incondizionati di tentativi di fuga dal proprio paese di origine.
E' una malattia che si è rivelata " negli anni di responsabilità". Quando ho cercato un lavoro e per mia fortuna l'ho trovato. Quando ho iniziato a pagare i miei studi. Ma i dolori sono arrivati nella fase in cui ho acquistato con sacrifici un piccolo appartamento ed ho iniziato a pensare di poter essere utile alla mia famiglia ed alla società in cui vivo.

PAGLIACCI

La dissoluzione del sistema berlusconiano assomiglia sempre di più a una farsa. La tragedia è nel paese.
Una fine degna

Berlusconi Le ultime ore (speriamo!) del governo Berlusconi segnano un altro record negativo per questo paese che non ne ha mai abbastanza: perfino nel cambiare casacca, nell’allontanarsi dalla nave che affonda, nel cercare una ricollocazione frettolosa… ebbene persino in questo assistiamo a scene da pagliacci. La tragedia oramai è calata nelle persone che non ce la fanno più a vivere con pochi soldi e ancora meno prospettive, senza alcuna voglia di divertirsi a osservare il sistema che crolla e si sfalda.
A preoccupare non sono tanto le Carlucci o gli Scilipoti – di gente così ce ne è sempre stata in politica e, date le caratteristiche italiche, ce ne sarà anche domani – quanto piuttosto gli autorevoli personaggi che hanno prosperato e vissuto all’ombra di Berlusconi fino all’altro ieri, ben conoscendone le origini e l’illiberalità.

ALLUVIONE: UN PAIO DI SCARPE?

A pochi metri dalla casa-tomba di Genova, allegri acquirenti si provano le scarpe alluvionate vendute a prezzi speciali.
Il cinismo che ammazza

saldi Ho l’abbonamento a SKY e capita alle volte che la televisione resti accesa sui telegiornali regionali che arrivano via satellite. Ieri sera cercavo notizie sulla chiusura delle scuole, non mi sono accorto di essere sul satellite e mi è capitato di vedere il tg regionale della Liguria. Ovviamente era quasi tutto incentrato sul racconto dell’alluvione, delle vittime, dei danni, con la riproposizione di filmati agghiaccianti e commenti che davano conto per bene delle devastazioni e delle contestazioni alle autorità, sindaco in testa, a opera dei cittadini incavolati.
Commenti indignati, interviste al limite dell’offesa, sdegno e individuazione di capri espiatori incoraggiati dai bravi giornalisti che”facevano il loro dovere documentando l’umore popolare il giorno dopo la tragedia”. Poi la sorpresa: folli sconti in strada, madame e signori che si provano le scarpe on the road, nel fango, pur di non lasciarsi scappare la ghiotta occasione.

UN PAESE NEL FANGO

Pioggia, crisi, devastazioni materiali e morali, sensazione che una tragedia stia per consumarsi… Lo specchio del paese che siamo.
Italia d’oggi: le immagini e i sottotitoli.

Mentre guardiamo in tivù le immagini della devastazione genovese – che segue di una settimana quella dello spezzino e del lucchese – e ci chiediamo dove abbiamo sbagliato se questi sono i risultati che la nostra civilizzazione riesce a produrre, nella parte bassa dello schermo scorrono le notizie che vengono dal mondo della politica e della finanza.
Le auto vengono spazzate via e nei sottotitoli leggi che per Berlusconi questo è un paese benestante e che non è vero che è stato commissariato dal Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea.
Si contano le vittime e in basso si dice che Scajola è finalmente stato rinviato a giudizio per la casa acquistata “a sua insaputa” dall’imprenditore Anemone. Vedi i volontari al lavoro per sgomberare le strade dalle macerie e riportare la città alla normalità, in basso si spiega che il nostro paese è davvero sull’orlo del baratro e quel vecchio sporcaccione non solo non si dimette, ma continua a tenere in pugno maggioranza e opposizione.

Vedi fiumi gonfi d’acqua che corrono violenti fra sponde di cemento – sul bordo delle quali sorgono moderni condomini di pregevole fattura –, senti i lamenti delle persone spaventate, alcune delle quali avranno in passato rivendicato qualche bella variante al piano regolatore per rendere edificabile ciò che prima non lo era, magari in cambio del voto a questo o a quello. Nei sottotitoli c’è l’ennesima dichiarazione inutile di Bersani, Di Pietro Vendola. Inutile perché non fatta seguire da azioni concrete che avvicinino le parole ai fatti, come un rosario che viene recitato senza convinzione e con la segreta consapevolezza che tutta questa sceneggiata non è colpa di Berlusconi: è lo specchio del paese che siamo, della sua ignavia, dei suoi opportunismi, della sua incapacità di pensare in grande, dell’eterno “tengo famiglia”, dell’indignazione a intermittenza, della memoria che funziona solo quando serve, del mettere sempre tutto in burla.

Ogni tanto, per riempire gli spazi televisivi, l’intervista a un climatologo: chiunque sia ripete le stesse cose. Che il clima sta cambiando e che questo cambiamento è l’effetto della massiccia immissione nell’atmosfera dei residui dei combustibili fossili, che occorre prepararsi all’aumento della temperatura media causata dal conseguente effetto serra, che bisogna ripensare alla gestione del territorio eccetera. Domani non se ne ricorderà più nessuno, anche questa è una caratteristica del nostro paese, ricordare solo ciò che fa piacere e dimenticare il resto, per poi piangere lacrime sincere quando arriva la prevedibile bastonata.

Finito il rosario delle immagini delle devastazioni, si passa alle auto blu, ai saloni affrescati, alle marionette tutte vestite uguali che li popolano. I sottotitoli adesso parlano dell’alluvione, danno i numeri e aggiornano la situazione come se fosse un bollettino di guerra. Le marionette parlano un linguaggio incomprensibile e i cronisti le assecondano ossequiosi (il paese è anche questo, bellezza!), nei titolo in basso scorre il paese.
Un paese sommerso dal fango.

Mariano

I SIGNORI IN CENTRO, GLI ANZIANI FUORI

Una decisione del Consiglio Comunale della mia città desta sgomento. Ma lo sgomento peggiore è dato dal fatto che neanche si accorgono della gravità di quello che stanno facendo.
La cultura dell’integrazione in salsa grugliaschese

cottolengo Nella mia città succede questo: in Consiglio comunale la maggioranza di centrosinistra compatta volta una variante al Piano regolatore che sposta una casa di riposo (il Cottolengo), ubicata in centro, ai margini della città. L’area prescelta è una striscia di terreno (agricolo?) ancora libera, ai confini con l’area industriale della città confinante (Rivoli).
In pratica, la nuova casa di riposo sorgerà con vista sulle fabbriche da due lati e sulle case dagli altri due, in una zona nella quale non ci sono negozi e passaggio pedonale, se non nelle ore di entrata e uscita da scuola. Il ronzio della centrale del teleriscaldamento della SEI accompagnerà il riposo dei giusti. Al suo posto, in centro città – fra negozi, uffici pubblici e gente che passeggia nelle aree pedonali – un bel palazzo con altre case e negozi.

PENSIONI E GIUSTIZIA

L’allarme sociale generato dalle tante discussioni e misure annunciate sulle pensioni sollecita una maggiore conoscenza del tema e qualche ragionamento fuori dal coro. Eccone uno davvero interessante.
A proposito di pensioni di Franco Maletti

DIKE Astrea, (Dike per gli antichi greci), dea della giustizia, figlia di Zeus e di Temi, abbandonò la Terra, ultima tra gli dei, alla fine dell’età dell’oro. Rimane pertanto a noi comuni mortali il compito, non facile, di comportarci in ogni atto della nostra vita cercando di averne della Giustizia la consapevolezza permanente. E ben oltre, (aggiungo), le Leggi che normalmente dovrebbero essere state fatte per tracciare il suo cammino.
Nei giorni recenti, una imposizione della BCE in supplenza alle inettitudini del Governo Berlusconi, ha obbligato la “politica” ad affrontare il capitolo Pensioni. Generando tutta una serie di veti incrociati circa le soluzioni possibili, con reciproche minacce di masse in rivolta a seconda che la questione riguardasse l’abolizione delle pensioni di anzianità, oppure l’innalzamento dell’età pensionabile.