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RIFORESTARE LA PIANURA PADANA: ANCHE 'ARIA E' UN BENE COMUNE!

Le chiacchiere non ripuliscono l'aria, gli alberi sì.

Dopo un inverno passato ad invocare la pioggia perché ripulisse un poco l'aria mefitica delle nostre città, si avvicina una primavera che si annuncia altrettanto tossica. In realtà non è la primavera ad esserlo, ma l'aria che respiriamo ogni giorno e che facciamo respirare ai nostri bambini, sempre più allergici a qualcosa, asmatici e scoloriti. Quando non ciccioni o ipercinetici a forza di fare sempre qualcosa di organizzato e controllato per far piacere a qualcuno delle migliaia di adulti e vecchi con tanto tempo libero che li scarrozzano qua e là.
Il fatto è che oramai, dopo una bella pioggia, in un giorno soltanto il livello di inquinanti nell'area torna ai massimi, ben al di sopra dei già generosi limiti stabiliti per legge: siamo già oltre il punto di non ritorno, quella soglia che ci permetteva di pensare che, con qualche giorno di blocco del traffico e una limitazione in più per i motori inquinanti, tutto sarebbe tornato a posto. Eppure continuiamo a pensare che le cose stanno così, come se volessimo illuderci che le misure giuste per preservare la salute nostra e dei nostri ragazzi sia solo un piccolo sacrificio in più e non invece quella rivoluzione - non necessariamente sanguinosa e triste - che oramai è nell'aria.

LIBIA: IL TRITACARNE DI GHEDDAFI

La tragedia del crollo dei regimi

L'epilogo dei regimi tunisino ed egiziano ci avevano fatto sperare che  anche la Libia si sarebbe liberata di Gheddafi con un tributo di sangue abbastanza modesto. Invece è il contrario.
L'amico del cuore di Berlusconi sfoga la disperazione e la solitudine inattese con un bagno di sangue senza precedenti nei confronti dei suoi concittadini e sudditi. Non c'è limite alla atrocità e sappiamo poco di ciò che sta davvero accadendo laggiù, ma non possiamo che sperare che le stime siano per eccesso e che in pochi giorni la rivolta vinca definitivamente.
In Italia il governo fa la solita figura di merda, ma siamo talmente abituati ed anestetizzati che non ci facciamo più caso di tanto. Certo che le Italiane pagate qualche mese fa a Roma per seguire le lezioni di Islam da Gheddafi, durante la sua ultima visita con cena di gala e tutti presenti, debbono aver tirato un bel sospiro di sollievo: chissà che fine avrebbero fatto se, fulminate dalla predicazione del Raiss e ammaliate dai suoi soldi come veline da olgettina, lo avessero seguito laggiù, nel luogo dove adesso si è scatenato l'inferno. E chissà le amazzoni, quelle che lo scortavano, i cavalli berberi, la foto che aveva sulla pancia...

GARANTISTI A SENSO UNICO

Una sindaca piccola piccola
Qualche riflessione sulle vicende collegnesi dopo la condanna di Valentino

E' di ieri la notizia della condanna  a due anni di reclusione dell'assessore Valentino (leggi il blog di Civica). Quando qualcuno viene condannato - specialmente per reati contro la Pubblica Amministrazione e cittadini vessati nell'esercizio delle proprie funzioni pubbliche - non è mai una bella cosa. Spiace per lui, per chi ha patito dei reati che ha commesso, per la brutta situazione in cui ha messo l'ente e se stesso. Dunque non è davvero il caso di infierire: la legge ha fatto il suo corso e una brutta storia ha trovato un suo primo (e rapido) epilogo.
Quello che è davvero incomprensibile - lo era anche quest'estate quando la storia è cominciata -, è la reazione della sindaca collegnese, che ha trattato la cosa con una colpevole leggerezza, giurando e spergiurando sull'innocenza del suo assessore e lasciando la città per tutto questo tempo senza un'importante figura di governo.
Anche lei preda del vizio oramai diffuso per cui, una volta eletti, si sentono padroni della città e passano in secondo piano la necessità di esserne anche oculati amministratori e umili servitori del bene pubblico. Non c'era bisogno di consulenti legali per immaginare come andasse a finire la storia e nemmeno fini politici per capire che, in ogni caso, la saggezza dell'amministratore pubblico suggeriva di chiudere la collaborazione con Valentino già nel momento in cui del tutto casualmente la città aveva appreso del suo rinvio a giudizio.
Eh, già! Perché c'è anche questo: la notizia del coinvolgimento di Valentino nella brutta storia che l'ha portato alla condanna sarebbe probabilmente rimasta ancora nascosta se casualmente Giovanni ed io non fossimo stati a Palazzo di Giustizia quel giorno....

TOPOLINIA: DEMOLITION RATS

La cascina (borghese) si abbatte, non si cambia!

La più bella della settimana a Topolinia la produce Gigi lo Smilzo, topolone di complemento al servizio permanente del topocapo e sempre pronto a soddisfare i suoi capricci.
Dovete sapere, cari affezionati lettori, che Gigi ha rilasciato una potente intervista a un giornale locale nella quale annuncia che sarà demolita una antica cascina, perché è oramai un rudere e si deve fare posto a un nuovo moderno centro commerciale.
La notizia potrebbe fare dispiacere solo a quei topolini che amano città segnate dal loro passato e con qualche richiamo alle loro radici, ma non a quelli che amano il modello shopping center per cui tutti i paesi e le città debbono essere uguali, con i carrelli al solito posto e anche i prodotti sugli scaffali. Questi ultimi possono stare tranquilli, il topo Gigi lavora per loro.

MAMMA MIA, LA STORIA CHE SI RIPETE...

Raccontando del fascismo a giovanottoni diciannovenni...

... mi sembrava di parlare dell'Italia di oggi. E mi sentivo strano, perché non sapevo più se mi stavo trasformando in uno di quegli insegnanti barbosi e autoreferenziali, pieni di boria e di frustrazioni per quello che avrebbero voluto essere e non sono stati.

Mentre raccontavo di come nasce la milizia fascista, era come se parlassi delle ronde padane: per fortuna quella hanno fatto la fine ingloriosa prima di diventare un pericolo. Ma esistono ancora e potrebbero tornare utili a menare le mani se solo lo scontro sociale e politico si radicalizzasse. Anche ottantacinque anni fa si temeva per l'ordine pubblico e si cercava di spaventare la gente col pericolo socialista, comunista, terrorista.

Parlavo loro della formazione del Partito Popolare e della suo sostegno al governo Mussolini, decisivo per trasformare un'emergenza democratica in dittatura, ... e guardo le gerarchie ecclesiastiche di oggi, buone solo a trattare con un governo sputtanato ogni ingiustizia possibile.

150: RETORICA, CELEBRAZIONI E MEMORIA

Sul tema un interessante contributo che un amico, Franco Maletti, ha voluto inviarmi e  che molto volentieri pubblico.

L'incipit del ricordo
Oggi intervenire su qualunque argomento dicendo “ricordo”, (o ancor peggio “ai miei tempi”), è un pessimo incipit: viviamo infatti in una società senza ricordi. E nella quale addirittura si “rifiutano” i ricordi.
La dimostrazione di quanto ciò sia vero è possibile sperimentarla ad esempio ascoltando in televisione, durante i telegiornali, le dichiarazioni solenni dei vari portavoce politici, (in particolare del centrodestra e a partire dal Premier): sono così certi che la gente non ricorda più quello che è stato detto, anche solo il giorno prima, da essere in grado di sostenere l’esatto opposto a seconda della convenienza del momento…

Senza i ricordi, è come se la intera società vivesse “sospesa”, attimo per attimo: senza passato e senza futuro. Ma, soprattutto, senza cultura (intendendo per cultura quel “complesso di cognizioni, di tradizioni, di procedimenti tecnici, comportamenti e simili, trasmessi e usati sistematicamente, caratteristico di un popolo, o dell’intera umanità”. Infatti, la cultura e la civiltà sono visti come due processi paralleli: “la cultura comprendendo le manifestazioni creative e quindi i valori di ogni società, e la civiltà coincidendo con il progresso tecnico e scientifico”).

TOPOLINIA: MISERIE CITTADINE

Un incarico? Ci pensa la Mangiatoia s.r.l.

Ad avere tempo questa mia rubrica dovrebbe diventare quotidiana, anzi potrebbe essere aggiornata più volte al dì, dato che i topoloni una ne pensano e cento ne fanno. Ma io ho altro da fare, compreso portare qualche volta a spasso la mia amata Clarabella. Prima, però, vi racconto questa.
A Topolinia quelli che comandano sono amanti della legalità, sono rispettosi delle regole e a posto con l'etica, la trasparenza, la moralità, sono attenti a non mischiare le cose pubbliche con quelle private, a seguire le procedure che rendono tutti uguali davanti alla pubblica amministrazione. I topolini che ci abitano sono orgogliosi di tutto questo e sono particolarmente felici quando i loro topoloni vanno per convegni a magnificare queste virtù.
Accade che a Topolinia, naturalmente per fare prima e meglio, alcuni lavori che dovrebbe fare i topini che lavorano per la città vengano affidati ad una società pubblica, la Mangiatoia s.r.l., insieme al denaro occorrente.

LA LOGICA DEL BRANCO E IL SENSO DELLO STATO

Da tifosi fanatici a cittadini responsabili: quando si comincia?

In Italia è così da molto tempo, ma in questi ultimi tempi l'ostentazione della faziosità fine a se stessa è diventata insopportabile. Le Iva Zanicchi, i Giuliano Ferrara e tutta la serie dei cortigiani e delle cortigiane che si affannano a difendere l'indifendibile - ovvero le prodezze pubbliche di un vecchio porco che, tra l'altro, ha perso il senso del limite - danno l'idea di cosa siamo diventati. Davanti alla banale contestazione di una possibile concussione - la telefonata per far liberare Ruby, magari con la paura che potesse parlare e rivelare cose imbarazzanti - cercano subito di metterla sul moralismi e l'antimoralismo.
Ferrara si spinge a mettere le mutande sul palco, rubando (anche stavolta) un simbolo al sindacato, forse perché annusare quelle sporche era il suo lavoro anche quando militava nel PCI. Dunque lui se ne intende di disinformazione e cerca di spostare l'attenzione sui vizietti del vecchio porco in nome della libertà, perché sa bene quali altri sono i peccati pubblici del suo padrone, quelli che neanche le mutande possono nascondere e potranno nascondere domani, quando tutti si scopriranno antiberlusconiani delle prima ora e la cacca traboccherà dai luoghi dove è stata a lungo nascosta.
Il degrado morale dell'Italia sta anche e soprattutto in questo: volti accecati dalla rabbia, cervelli offuscati dalla faziosità, menti altrimenti lucide improvvisamente appannate se solo si sfiora il capo, difesa a oltranza di tutto e del suo contrario in nome delle comune militanza, del comune sentire, della contiguità personale e ideale che tutto pare giustificare. Ma solo il centrodestra fa così? Sono loro i colpevoli unici di questo banchetto dello Stato ad opera delle tifoserie? Io credo proprio di no.

TOPOLINIA: VOGLIA DI QUALCOSA DI BUONO

Fermento in città, i topolini hanno voglia di libertà

Abbiamo già detto del modo in cui i grandi capi di Topolinia gestiscono le relazioni sociali, politiche ed umane nella città dove comandano. Se qualcuno osa criticare, mettersi di traverso, avanzare dubbi e proporre contromisure o soluzioni alternative... ecco che scatta l'ostracismo mafioseggiante, più da topo di fogna che da topolino campagnolo quali sono invece gli abitanti di Topolinia. 
Come funziona? Tutti coloro che hanno un qualche interesse in comune con i capi vengono richiamati, uno per uno, interrogati e minacciati di estromissione se solo osano non prendere le distanze dai criticoni.
Neanche a Topolinia il coraggio abbonda e molti si sottomettono, nella vana speranza che domani ce ne possa essere anche per loro.
E così, perfino nel palazzo del governo di Topolinia si comincia a non sopportare più troppo la vajassa e i suoi cortigiani, circondati di una stima di poco superiore a quella del capo del governo e delle sue olgettine girls, capaci di trattare i lavoratori come neanche brunetta nelle sue giornate di esaltazione. 

MA CHE STORIE D'EGITTO!

Giacca, cravatta e un sasso in mano

L'avrete vista anche voi la foto del signore egiziano che, durante una delle manifestazioni di questi giorni, se ne stava in piazza a tirare un sasso, insieme a molti altri signori abbigliati per altra incombenza che una manifestazione. Era - lui come gli altri - in giacca e cravatta, capelli e barba curati, aspetto signorile e l'aria di trovarsi poco a suo agio in un contesto come quello.
Certamente non era uscito di casa per andare a tirare sassi. Si sarebbe detto che fosse uscito da una scuola, un ufficio, un ministero, il centro direzionale di un'azienda, a manifestare insieme con gli altri per chiedere la fine di un regime trentennale, un po' più di libertà e di democrazia, una balzo in avanti verso un futuro meno truce di quello che vive. Perfino lui che, dai vestiti che indossa, sembra appartenere alla fascia alta di quel ceto medio che sta sconquassando le piazze in Tunisia e in Egitto a causa del suo scivolare lentamente verso la proletarizzazione.

IL CEMENTO DEL RICATTO

Difensori, protettori e tenutarie nel crepuscolo del capo 

Che Berlusconi sia oramai alla fine è fatto acclarato. Assai meno lo sono il quando, il modo e cosa succederà dopo la sua caduta, ma il fatto che per lui la situazione non possa che peggiorare è di una tale evidenza che nemmeno il più fesso dei suoi non può non accorgersene. Eppure stanno tutti stretti attorno a lui, gli votano tutto e il contrario di tutto - anche se sanno che verrà loro rinfacciato domani - vanno a farsi sbertucciare in tivù, sposando tesi che cominciano a far sorridere perfino le pensionate più assuefatte alla realtà di plastica degli ultimi vent'anni.
I libri di Storia ci consegnano il racconto della fine di regimi  attraverso il progressivo distacco dei più svegli tra gli schierani della prima ora, che improvvisamente si scoprono anti da sempre, ansiosi di legittimarsi con il nuovo che avanza come pontieri nel trapasso da una stagione politica all'altra.

ECOLOGISTI: EPPUR SI MUOVE!

Una serata alla Fabbrica delle E a parlare di ecologia in politica

Una serata affollata, quella di ieri alla Fabbrica delle E. C'era Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, a ragionare di Costituente ecologista, di politica di programmi, di credibilità personale di chi si mette in gioco, di necessità di coniugare le varie ecologie (della politica, della natura, dell'economia, della finanza...) in un programma politico ed elettorale di trasformazione del nostro paese. Di fronte a un pubblico curioso e attento è stato interrogato e ha risposto colpo su colpo per due ore davvero intense.
E' impossibile rendere conto di tutti i temi trattati e delle domande e sollecitazioni che sono venuti dal pubblico, non sarei capace di darne conto e finirei per rendere torto alla ricchezza della serata. Per questo mi limito ad alcune riflessioni in libertà.

La prima riguarda gli altri invitati alla serata, che non si sono presentati scrivendo che non volevano parlare con noi, segnatamente con me, troppo "governista".