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RADICI

Dove vai, se non sai da dove vieni?

radici1 Mi ha sempre stupito la celerità con cui alcuni individui cambiano casacca: la rapidità con cui lo fanno, la leggerezza che ci mettono, la naturalezza nell’affrontare gli altrui rilievi e le battute maliziose con un’alzata di spalle e qualche parole di circostanza. Il cambio di casacca corrisponde anche alla negazione del passato (“mai stato comunista”, “sono loro che sono cambiati”)
Non si tratta solo delle giravolte dettate dalla convenienza, dal calcolo, dalla contingenza. Di queste sono talmente piene la vita quotidiana, quella collettiva, quella pubblica e la nostra Storia che si smette di stupirsi ancora prima di cominciare a imparare a parlare.
Siamo fatti così – non tutti per carità e non tutti nello stesso modo, per fortuna –, siamo molto attenti alla convenienza personale e sufficientemente intelligenti da prendere qualche idea per farne un vestito con cui coprire lo scheletro del puro tornaconto. Siamo fatti così, ma non è detto che non si debba e possa cambiare…

Non sono questi i cambi di casacca che mi stupiscono maggiormente, ma quelli di chi – apparentemente senza ragione – cancella il suo passato, le sue reti di relazione, le passioni e le idealità con la stessa naturalezza di un cambio d’abito. In politica si vede bene, ma non credo che sia solo lì che trovi i senza-radici; la politica però amplifica i comportamenti umani e te li rappresenta nella loro forma più nitida e cruda. Gente che ha fatto da vestale dell’ortodossia comunista, domani te la trovi a celebrare le virtù salvifiche del mercato e dopodomani a occupare un posto in qualche CdA pubblico con prebende e onori a carico dei cittadini. Persone che per anni hanno dato aria alle tonsille reclamando trasparenza, rispetto e umiltà, improvvisamente e con la stessa veemenza li senti reclamare il “primato del fine sul metodo” con arroganza e prosopopea, come se sapessero tutto loro.

Non hanno padre né madre, non riconoscono famiglia e negano perfino di essere nati da qualche parte. Si illudono di andare avanti al meglio prendendo quel che serve loro senza dover ringraziare, cambiando idee e vestiti ogni volta che vengono a noia quelle di prima, amano quello che serve e odiano chi si mette in mezzo alla loro strada. Non sanno litigare perché non sanno fare la pace, non hanno le basi per poter cercare un ragionevole punto di incontro con gli altri, col resto del mondo. Vogliono annientare l’avversario, o anche solo chi si mette per traverso, e lo farebbero con qualunque mezzo, fino alla fine.

Ricercano la compagnia di altri senza-radici come loro con cui costituiscono branchi feroci, i cui individui stanno coesi finché stanno tutti bene, pronti a sbranare il capo con la stessa ferocia con cui lui ha sbranato il suo predecessore, incapaci come sono di stabilire legami di affetto e sentimento. Figliano individui che proteggono spasmodicamente, fino a farne degli inetti incapaci di cui si vergognano con gli altri, ignorando la sensibilità e la delicatezza che molti di questi possiedono in quantità.
Dato che non hanno mai un punto da cui partire, i senza-radici non hanno neanche una meta. Soprattutto non hanno un percorso, una traiettoria, una strada da percorrere, su cui incontrare altri, parlare, discutere, cambiare idea, rispettare.

Il nostro mondo è pieno di gente così, sovente si ha l’idea che siano anche quelli che vincono. Ma non è vero.

Mariano
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