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ELETTI ED ELETTORI PRIMA DELLE FIAMME


Riflessioni d'agosto, in vista di un autunno duro
Il bosco e la tigre di F. Maletti


La-tigre-300x221 Non passa giorno ormai senza che gli italiani maledicano la imbarazzante situazione parlamentare venutasi a determinare con il famigerato sistema elettorale di Calderoli. La cosiddetta “porcata”, gradita a suo tempo anche da Veltroni - peccato che sia oggi il povero Bersani a pagare le conseguenze di quella scelta scellerata - ha fatto sì che ogni leader di partito eleggesse i suoi sodali, selezionandoli uno per uno in base alle proprie personali convenienze.
Così ciascun parlamentare sa di essere lì non per meriti personali, ma perché è stato scelto per servire fedelmente il capo. E sa, inoltre, che il proprio destino elettorale è indissolubilmente legato a quello di chi lo ha prescelto: se il leader salta, con lui esplode tutta la sua galassia di riferimento, e nessuno può sperare di salvarsi.

C’era da immaginarsi che in un parlamento di nominati le persone perbene sicuramente non fossero la maggioranza. Perché le persone perbene, non hanno bisogno di essere nominate: in un sistema elettorale normale sarebbero semplicemente elette. Ecco perché oggi tutto è fermo e immobile, insensibile a quello che accade fuori del “palazzo”: perché ognuno è impegnato a far durare i propri personali privilegi, costi quel che costi, fino al 2013.

Un aforisma dell’antica India, nella sua acuta semplicità, ci aiuta a riflettere sulla situazione italiana: “Se la tigre lascia il bosco viene uccisa. Se la tigre è uccisa il bosco viene tagliato. Conclusione: il bosco serve alla tigre e la tigre serve al bosco”.
Nella situazione attuale, se il leader è la tigre, ed i parlamentari da lui nominati sono il bosco, ciò significa che tutto quello che avviene al di fuori del bosco interessa a nessuno, perché l’unico interesse del bosco è quello di proteggere la tigre.
Ecco perché in Italia avviene quello che non è consentito in nessun’altra democrazia del mondo: e cioè che un intero “bosco” giuri che Ruby è la nipote di Mubarak solo per proteggere la tigre e (sempre con questa principale preoccupazione) interdica anche col voto di fiducia qualunque regola democratica che le possa arrecare danno.

Non credo che ci saranno elezioni anticipate, e ancor meno credo in un governo tecnico: entrambe le soluzioni si basano sul presupposto dell’uccisione della tigre, e che avrebbe come diretta conseguenza il taglio del bosco. Prima di tutto questo sarebbe necessaria da parte dei parlamentari una “traversata del deserto” come quella tentata da Fini. Ma, oggi come oggi, chi ha il coraggio di fare una cosa del genere: sapendo oltretutto che, con l’attuale sistema elettorale ciò pregiudicherebbe per sempre qualsiasi ipotesi di rielezione?
Intanto, come monito nei confronti di chi pensasse di “tradire”, la “tigre” Berlusconi ha trovato nei “Responsabili” delle solerti guardie forestali (evidentemente ben remunerate) a protezione della flora e della fauna.

Nei boschi tutt’intorno, (anche quelli dell’opposizione), ogni tanto si sente il ruggito di qualche tigre. Ma poi torna inevitabilmente il silenzio: quello che serve a ciascuno per proteggere meglio la propria tigre e, indirettamente, anche se stessi.
Peccato soltanto che, fuori dai boschi, ci siano sessanta milioni di italiani in attesa e con una voglia crescente di dare fuoco a tutto.
Ma questo, per il momento, insieme alla “non tigre” Bersani, dimostra di averlo capito soltanto il Presidente della Repubblica.

F. Maletti
Franco.maletti@libero.it
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