NOVITA'
latest

468x60

header-ad

LE PRIMARIE E LA DEMOCRAZIA

Raccolte fondi e candidati ricchi di F. Maletti

Io non so in Italia fino a che punto sia possibile esprimere anche solo una minima critica al meccanismo delle Primarie senza venire immediatamente additati come degli antidemocratici che “impediscono al popolo di esprimere il suo sacrosanto diritto di scegliere il proprio leader”.
Per effetto della legge “porcata”, che attribuisce soltanto al leader la possibilità di nominare i suoi subalterni, “ venga almeno data l’opportunità al popolo di decidere chi deve essere il leader…”. Questo è il ragionamento. Fatto proprio, sia da Prodi che da Veltroni, (che non se la sono sentita di fare una dura opposizione alla proposta di legge porcata), ed ereditato in seguito da Bersani (se non ob torto collo mi auguro almeno con qualche dubbio), ed oggi sposato anche da Alfano del PDL: disposto a tutto pur di salvare il sistema bipolare che tante fortune politiche ha portato al suo “padrone” Berlusconi.
Nessuno ha mai malignamente obiettato come questo sistema (delle Primarie), fosse l’unico modo rimasto per far credere, ciascuno ai propri elettori di riferimento, di essere ancora “partiti”. Partiti che solo così si ricordano della democrazia. Dal momento che hanno scelto di abbandonare la formula di partito organizzazione per diventare invece partito movimento: una specie di comitato elettorale che si sveglia soltanto in prossimità delle elezioni, e che per tutto il resto del tempo sonnecchia, lasciando il suo leader libero di agire indisturbato e in rappresentanza di tutti.

SCUOLA: IL MERITO E IL PREGIUDIZIO

Luglio 2007, il Consiglio Regionale alle prese con una revisione della vergognosa legge sui buoni-scuola che finanziava le famiglie degli allievi della scuola privata. Fra le idee  l’istituzione di “premi” per gli studenti dell’ultimo anno delle superiori che si distinguevano per merito. Alcuni gruppi di sinistra non erano d’accordo, volevano legare la borsa al reddito. Scrissi loro una lettera…
Premiare il merito non è un’ingiustizia

image Cari colleghi consiglieri,
la legge regionale sul diritto allo studio, frutto di una gestazione interminabile e di imbarazzi ancora oggi evidenti, rischia di fermarsi di nuovo, questa volta su una questione in sé dirimente, ma del tutto inutilmente ideologica: gli studenti che vanno bene a scuola possono essere “premiati” e basta, o debbono anche essere “poveri” per ottenere un riscontro dalla Regione Piemonte?
L’art. 9 della legge infatti prevede premi e riconoscimenti (dal viaggio di studio al corso di lingua straniera, alla borsa di studio per l’università…) per gli studenti degli ultimi due anni della scuola superiore che riportino risultati scolastici d’eccellenza.
La spesa totale è irrilevante rispetto allo stanziamento previsto per gli altri interventi previsti dalla legge – oltre 110 milioni di euro -, probabilmente neppure l’1 per cento dei fondi complessivi stanziati. Dunque, il problema non è economico, perché non si toglie nulla a nessuno. Il problema è politico: se sia giusto valorizzare quelli che studiano e si danno da fare, portando a casa risultati all’altezza, indipendentemente dalla condizione reddituale.

FACCE DA CULO

Una storia di Natale, molto più intrigante dei cinepanettoni. La realtà supera la fantasia, basta osservarla e conoscerla un po'.
A pranzo con mamy

Ricordate l'imprenditore edile che, nella notte del terribile terremoto dell'Aquila, sghignazzava al telefono col cognato e diceva: "Alle tre e mezza di stanotte ridevo nel letto...". E poi ancora: "Là c’è da ricostruire dieci anni"? 
Si chiama Francesco De Vito Piscitelli e ha 49 anni, è stato arrestato nell'inchiesta sugli appalti della Protezione Civile e torna alla ribalta in questa vacanze natalizie per una nuova versione della cafonaggine italica e dei danni che produce. Ma prima vediamo il contesto...
Piscicelli è da sempre collegato alla vecchia Alleanza nazionale. Forse per questo tre anni fa si era aggiudicato l’appalto delle tre piscine di Valco San Paolo, a Roma, (ricordate i Mondiali di nuoto?) con un ribasso d’asta che poi gli è stato "restituito" come variante in corso d'opera. Le piscine sono ancora chiuse,  i costi quadruplicati, a causa di un pilone fratturato.
"Piscicelli è stato intercettato e pedinato mentre acquistava tre orologi per funzionari della Protezione civile in una gioielleria romana, la stessa dove ha comprato "un bel regalo" per la storica segretaria di An: "Bisogna sbloccare i finanziamenti per la piscina". Alla moglie di Angelo Balducci, potente capo dei Lavori pubblici, a ogni scadenza l’imprenditore ha regalato un Rolex Submariner, due orologi della collezione Jaeger le Coultre e un Bang "da tre, quattromila euro", ci ricorda ieri Repubblica.
Uno così ci si aspetterebbe di vederlo in galera o almeno agli arresti domiciliari. Invece no: scorrazza liberamente con il suo elicottero (immatricolato in Slovenia), parcheggiandolo sulla spiaggia davanti al ristorante dove porta a mangiare la mamma settantacinquenne.

MONTI E TRAMONTI

Un appello ad abbandonare la logica del leader a favore della ragione delle cose. Franco Maletti ci racconta di come possiamo fare per estirpare il berlusconismo che c’è in noi e a costruire i presupporti per quell’equità di cui ancora non si vede traccia.
Il cambiamento “adulto”  di F. Maletti

E’ straordinario come la maggior parte delle persone riesca a dimenticare così in fretta quella che fino a ieri era l’immagine di sé che l’Italia dava al Mondo tramite i suoi governanti: un paese di cicale rappresentato da un signore gaudente e sempre in festa, con stuoli di lacchè e di prostitute scortati e difesi dagli eunuchi della Lega che arrivavano a sostenere che la Ruby era davvero la nipote di Mubarak. Abbiamo visto vari scilipoti osannanti e pronti a qualunque sacrificio purchè questo riguardasse gli “altri”: perché “ci sono i comunisti alle porte, dai quali bisogna difendersi con qualunque mezzo, anche illecito”. Abbiamo visto parlamentari usati come droni privi di cervello colpire e distruggere avversari politici, prescindendo aprioristicamente dalla bontà di qualunque loro argomentazione: perché l’ordine impartito era quello di impedirgli anche solo di parlare.

PRIMARIE GRUGLIASCHESI: DEMO/DELUSIONE!

Ieri, nel corso di una surreale conferenza stampa con una sola giornalista, una bella parte del centrosinistra della mia città ha manifestato la sua inutilità… Ecco il mio pensiero e il mio messaggio in una lettera aperta che vi prego di aiutarmi a diffondere.
Primarie con fantasma
fantome Caro centrosinistra, cari candidati alle primarie,
quando gli Ecologisti mi hanno proposto di essere il loro candidato alle primarie del centrosinistra di Grugliasco ne sono stato onorato, perché una forza politica (seppure piccola e in fase di ristrutturazione pesante) riteneva che questa città potesse ancora avere bisogno di uno come me. Tutti sanno come negli ultimi tempi io sia sollecitato da molti grugliaschesi ad occuparmi di nuovo più intensamente della città di cui sono stato sindaco. Questo per me rappresenta la migliore attestazione di stima e di riconoscenza per le cose che, insieme ai gruppi che mi hanno sostenuto e alle persone che ci hanno lavorato, abbiamo combinato in questa città.
Siccome non sono un amante delle ”minestre riscaldate”, ho da subito dichiarato la mia disponibilità a lavorare e a collaborare con tutti coloro che lo desiderassero, ma nell’ottica di un progetto di ricostruzione di un centrosinistra che fosse unito a partire dai programmi e da un’idea della politica fondata sulla trasparenza nei costumi e nei comportamenti. L’unità del centrosinistra per me non è retorica, ma un impegno concreto che mi è toccato già altre volte: nel 1994 – dopo la grande tangentopoli locale – accettai di essere il candidato di tutti i partiti del centrosinistra, anche di quelli che ci avevano osteggiato in ogni modo fino a qualche settimana prima; nuovamente nel 2002, al termine del mio secondo mandato, quando lavorai con dedizione a realizzare il progetto che molti (compreso Montiglio, allora segretario cittadino dei DS) caldeggiavano.

UNA LEGGE PER LA MUSICA

Tre anni dopo la legge manca ancora…
Oltre tre anni fa, mi feci promotore della presentazione di una proposta di legge regionale per disciplinare tutto il mondo della musica: contributi, attività di promozione, sostegno alle associazioni e agli artisti, garanzie sindacali minime, sviluppo di forme per aumentare la diffusione della pratica musicale e dell’ascolto e della produzione.
Collaborarono musicisti, associazioni e soggetti coinvolti. La proposta di legge si è fermata in commissione e lì è finita, senza che nessuno la riprendesse in questa legislatura. Peccato.
Il video si riferisce a una intervista sul tema che rilasciai a Telestudio nell’estate del 2009. Tratto dei temi che il disegno di legge prende in considerazione e traccio un quadro della situazione nella nostra Regione.
Mariano

MI SPAVENTA? LO AMMAZZO E LO BRUCIO!

Dopo l’incendio delle Vallette e gli omicidi di Firenze, niente prediche e morali. Facciamo attenzione.
Una mattina a scuola

rom Stamattina ho toccato con mano i risultati delle politiche educative, dell’intreccio fra queste e la televisione, il buon senso delle persone comuni, la morale famigliare.
Piccoli focolai di discussione intorno alle vicende delle Vallette e agli omicidi di Firenze, in rilassatezza e senza la minaccia di doverne scrivere subito dopo. Gratis, insomma, senza sorpresina finale dell’insegnante e senza che nessuno si sentisse in dovere di snocciolare le frasi comuni che fanno tanto piacere nei contesti pubblici.
Sì, lei ha fatto male ad accusare i rom di averla violentata, ma con tutte quelle che combinano gli zingari…”, avvalorando l’idea che – se mia violenza ci fosse stata – l’aggressione e il rogo sarebbero stati legittimi. Non un parola di condanna per quelli che hanno approfittato dello sdegno e della rabbia delle persone per portarle a fare una cosa vergognosa. Non una riflessione, anche primitiva, su questo modo di regolare i rapporti fra le persone. Non un ripensamento sulle dinamiche che rendono una folla civile una massa inumana. D’altra parte nella folla civile ci stava anche ineffabile segretaria provinciale del PD e non pare abbia sentito il bisogno di intervenire per affermare che una manifestazione per farsi giustizia da soli semplicemente non si fa. Questo a loro non l’ho detto, la sinistra è già abbastanza sputtanata così.

RADICI

Dove vai, se non sai da dove vieni?

radici1 Mi ha sempre stupito la celerità con cui alcuni individui cambiano casacca: la rapidità con cui lo fanno, la leggerezza che ci mettono, la naturalezza nell’affrontare gli altrui rilievi e le battute maliziose con un’alzata di spalle e qualche parole di circostanza. Il cambio di casacca corrisponde anche alla negazione del passato (“mai stato comunista”, “sono loro che sono cambiati”)
Non si tratta solo delle giravolte dettate dalla convenienza, dal calcolo, dalla contingenza. Di queste sono talmente piene la vita quotidiana, quella collettiva, quella pubblica e la nostra Storia che si smette di stupirsi ancora prima di cominciare a imparare a parlare.

LE DUE LADRE

Mercati: innocenti evasioni

Mercato della Crocetta, sabato mattina. Solita ressa e gente che si fa largo con difficoltà fra le bancarelle così vicine che passarci in mezzo è un vero e proprio esercizio di equilibrismo. Merci, soldi che passano di mano, gente che guarda, gente che si incontra, gente che vende, altra che ruba.
Il brusio subisce improvvisamente un’impennata: una signora si  messa a strillare forte e tutti gli altri si sono ammutoliti cercando di capire che cosa sta succedendo. Le urla della signora – che intanto abbiamo scoperto essere bionda e di circa 40-45 anni di età – non lasciano capire granché, ma la commessa del banco accanto spiega che ha appena beccato una ladra che stava scappando con una maglia presa proprio dalla sua merce.
E così vediamo anche la ladra, bloccata dalla ressa e dunque impossibilitata a dileguarsi: una signora di circa 60 anni benvestita e curata, che non da' certamente l’idea di fare questo mestiere per fame. Piuttosto, anche per come si comporta, sembra una signora piuttosto disturbata.
Veniamo a sapere, sempre dalla commessa del banco accanto, che la ladra la conoscono tutti i negozianti del mercato. Ruba sistematicamente e viene beccata quasi sempre, anche perché oramai tutti alzano le antenne non appena si avvicina al banco.
Intanto che rapidamente ci vengono trasferite queste informazioni, la derubata ha acchiappato la ladra e si è fatta pagare la merce, sempre strillando forte. La ladra si è allontanata con la testa bassa a smaltire la vergogna da qualche altra parte e la derubata allora improvvisa un comizio a uso di noi avventori che abbiamo assistito alla scena.
Dice più o meno così: “E’ una vergogna che ci sia della gente che si approfitta del culo che si fanno quelli che lavorano onestamente, alzandosi la mattina presto e vivendo le giornate con mille rinunce per portare avanti l’attività e la famiglia. Quella signora fa proprio questo, distruggere le attività oneste delle persone oneste”. E ha ragione.
Solo che, dopo che si è fatta dare i soldi della maglia dalla ladra (120 euro), si è ben guardata dal battere lo scontrino. Così ha rubato a me e a tutti quelli che pagano fino all’ultimo euro di tasse anche la speranza che ci sia una corrispondenza fra le parole e i fatti.
Mariano

IL CAVALIERE DELL’ARCOBALENO

Il video che segue è uno spezzone di una trasmissione televisiva estiva di Telestudio. L’anno è il 2009.
Sto presentando il libro di Davide Pelanda “Il cavaliere dell’arcobaleno”. E’ un libro che parla dell’avventura politica e umana di un mio amico, Pasquale Cavaliere. Contiene testimonianze ed episodi raccontato da giornalisti che l’hanno seguito, da amici  e da persone che ne hanno amato al passione civile e ammirato il coraggio, l’abnegazione e l’impegno.

PRIMARIE: LA TENTAZIONE DI VINCERE FACILE

Una nuova tappa nella definizione del concetto di “democrazia” ad opera dei PDini grugliaschesi. Le primarie sono un bagno di democrazia, non un bidè fatto con poca acqua e nemmeno pulita. FATE GIRARE  E CONDIVIDETE, PER FAVORE...
Le regole self-service

Primarie1c Fin dalla sua nascita il PD sostiene la pratica delle primarie come strumento democratico per la selezione dei candidati alle cariche monocratiche, sindaci in primis. E’ una  buona cosa, anche se le primarie non risolvono il problema delle idee, almeno permettono di spostare la selezione del personale politico e amministrativo fuori dalla sempre più asfittiche stanze dei partiti: qualche volta vince il candidato designato, qualche volta vincono gli outsiders. E’ la democrazia, bellezza!
A Grugliasco no, sono speciali, i candidati che potrebbero dare fastidio agli uomini di apparato non li fanno partecipare alle primarie, così non si rischia. Ecco come sta andando.

LA TROTA ERA VIVA…

La parabola di un pesce, la metafora di un paese.
Basta che non si veda


pesci Mercato del mercoledì, piccole bancarelle di biologico e naturale, come da politically correct. Clienti soddisfatti si aggirano fra le bancarelle, dopo le cinque accompagnati dai bambini che nel frattempo sono usciti da scuola.
Anche i frugoletti si aggirano fra le bancarelle e osservano i genitori e i nonni che fanno la spesa, badando bene a scegliere le cose più genuine e naturali, anche se costano un po’ di più ne vale la pena.
Se poi sono fresche, davvero fresche, meglio ancora. Anzi, meglio vive!
E così i bambini ammirano le trote vive nella vasca d’acqua dove sono tenute a stento in vita dal pescivendolo che non le ha portate lì per turismo, ma per venderle… e non ad amanti dell’acqua dolce che desiderano ripopolare i fiumi, ma a simpatiche famigliole che, alla sera, si riuniranno intorno alla tavola per mangiare le trote al forno con la majonese.
I bimbi aiutano le mamme scegliere i grossi pesci che guizzano nella vasca: “Mamma, voglio quella con le squame verdi, guarda che bella!… e poi quella là, più piccolina. Sembra la figlia di quell’altra!”.

E ADESSO?

Una nuova puntata della riflessione profonda di un militante del PD intorno al suo partito. I mestieranti della politica all’opera.
Cucù, Berlusconi non c’è più di F. Maletti

pd_strappato Ognuno di noi, all’interno di un “vero” partito democratico, dovrebbe potere portare le sue esperienze personali dirette, sottoponendo alla valutazione e alla discussione le eventuali proposte. E magari, invece del dissenso o consenso “plebiscitario” espresso dal segretario di Circolo a nome di tutti, dovrebbe potere ogni volta, attraverso l’esercizio del voto a maggioranza, misurare l’effettivo valore della sua proposta.
Non mi sembra affatto originale osservare che, in questi ultimi diciassette anni, troppi hanno coltivato una concezione della politica in modo così personalistico da arrivare a rinnegare la loro provenienza. Mentre altri, arrivati più tardi, hanno ritenuto che, ad esempio, una laurea in Scienza delle Comunicazioni fosse fin troppo per fare una veloce carriera politica all’insegna di quel “nuovo” che, in quanto tale, ha sempre diritto a farsi largo a gomitate e spintoni
Il risultato, davanti agli occhi di tutti, è quello di un vuoto culturale progressivamente occupato da ambiziosi “saccenti” che, in virtù della consistenza numerica di loro seguaci speranzosi in atti di riconoscenza in cambio del totale servilismo, pretendono sempre più potere per avere più posti da distribuire.

L’ANTIFASCISMO D'OGGI

La fine del berlusconismo deve ancora avvenire. Troppi guasti, strappi e lacerazioni si sono prodotti in questi anni interminabili, fra questi l’idea di come si fa politica e di quali caratteristiche debba avere chi se ne occupa. In questi giorni luminosi esempi…
Il conformismo anticamera del fascismo

conformismo Il coro poderoso dei veneratori di Monti – come veste bene, che bella signora discreta che ha per moglie, che stile, che aplomb, che bravo a zittire i ministri, come parla bene le lingue, come sa ben rassicurare l’Europa, che stile nuovo che ha introdotto… – è talmente ossequioso che rischia di fargli più male che bene. Si colgono già i primi segni di insofferenza persino da parte di quelli che hanno salutato la sua nomina con grande favore.
Verrebbe da paragonare quello che i celebratori di Monti oggi hanno finora scritto e detto di Berlusconi fino a dieci giorni fa: sovente le stesse espressioni, le medesime considerazioni, allora appena un po’ smorzate a causa del comportamento eccessivo dell’ex-premier e della sua sfacciata commistioni fra interessi pubblici e affari privati. Insomma, grandi leccate di culo, riverenze probabilmente nemmeno richieste e tanta melassa celebrativa e agiografica, come se il contrasto fra i due non dovesse emergere dagli atti che compiono.
Intendiamoci, lo stile ha un suo peso e un po’ di sobrietà ci voleva, ma sembra che tutti ci siamo dimenticati che il chiasso, il glamour, il leopardato, il cafon-chic e l’urlato sono parte del nostro paese, del nostro popolo, della nostra borghesia e anche delle classi dirigenti. La caduta di Berlusconi ha certamente ridotto lo sfoggio e l’ostentazione, ma non i modelli culturali che hanno reso vincente questo modo di concepire la persona e il suo ruolo nella società. Lo ha solo mortificato un poco, rilegandolo in un angolo in attesa di riemergere non appena i tempi saranno più propizi.

CHANGE

Si sprecano i commenti e gli accenni di polemica intorno al governo Monti: in tanti siamo combattuti nel giudicare l’operazione, molto sollevati dalla fine di Berlusconi. Franco da corpo a pensieri segreti...
Il cambiamento di Franco Maletti

berlusconi-monti1_280xFree Circa una decina di giorni fa la mia attenzione è stata attratta da una radio che dava l’annuncio, nel suo programma, dell’inizio della “rassegna stanca” dei giornali italiani.
Ho subito pensato che mai lapsus freudiano fosse più appropriato: ogni giornale infatti, fedele alla sua linea editoriale, non faceva altro che ripetere le stesse cose e controbattere le accuse della stampa avversaria. Al punto che leggere il giornale era diventato un esercizio inutile e ripetitivo, lontano dai problemi veri della gente.
Tutto questo mi ha fatto tornare alla mente una citazione, (della quale mi spiace non ricordare l’autore), che dice più o meno così: “I veri politici sanno sempre, e in qualunque circostanza, quali sono le cose giuste da fare. Se non le fanno, è soltanto perché non sanno se, facendole, sarebbero rieletti la volta dopo”. Questa citazione, pur nella sua negatività, ha valore in una situazione politica normale. Mentre ha poco o nessun valore in una situazione di politici nominati ad immagine e somiglianza di chi li ha scelti.

17 NOVEMBRE 1997

Ragazzi, che giornata!
Le esperienze che ti segnano la vita: vittoria al primo turno, Verdi primo partito a Grugliasco. Si fa festa.
novembre1 novembre2
Un giorno d’autunno in una città vicino a Torino succede un miracolo! Premiati anni di lavoro di un gruppo eccezionale e la passione di tanta gente che ce l’ha messa tutta e che ci ha creduto.
Mancano troppe cose e una persona speciale per fare lesta come si dovrebbe e si vorrebbe.
L’anniversario, però lo celebriamo lo stesso.

PENSIONI E GIUSTIZIA 2

Un tema scottante di Franco Maletti

furto-pensione-di-reversibilit Un mio recente articolo avente per titolo “Pensioni e Giustizia” non ha avuto un indice di gradimento molto alto. Così come solitamente capita quando si affrontano argomenti scomodi e le osservazioni che vengono fatte finiscono per toccare i propri personali interessi.
Una persona più coraggiosa delle altre mi ha posto una serie di domande che, presumo, siano le stesse di coloro che non hanno gradito il contenuto dell’articolo. Le riassumo:
- come mai nessuno parla dei “diritti acquisiti” dai lavoratori e che, come tali, dovrebbero essere intoccabili?
- perché ci hanno cambiato le regole sulla pensione di anzianità sotto il naso?
- perché i diritti acquisiti rimangono tali soltanto per la cosiddetta “casta politica”?
- possibile che i sacrifici vengano chiesti solo e sempre alle medesime fasce sociali? Mi viene da pensare che, un giorno o l’altro, a noi degli anni ‘50 imputeranno la colpa di vivere!
Augurandomi che, in futuro, a queste domande ne seguano altre e si apra un dibattito su questo sito, comincio a rispondere.

AMEN

In occasione di funerali e ricorrenze è uso attingere dai ricordi personali qualche episodio che ricordi chi non c’è più. Io Berlusconi l’ho conosciuto personalmente e mi ha pure stretto la mano…
La mia prima volta con Berlusconi

gameoverberlusconi Ho incontrato Berlusconi in una fredda e nebbiosa serata di dicembre del 1993. Io avevo 39 anni pensavo che il mondo non sarebbe più cambiato, che avremmo annegato gli ideali nelle merci e che la politica buona sarebbe stata quella degli affari… ma avevo ancora qualche velleità di provarci. Possibilmente insieme alla bella gente di cui ero in compagnia sul piazzale di un grande centro commerciale che si stava inaugurando proprio quel giorno. 147.000 metri quadri di luci cotillons, belle commesse, marmi, cartongessi e soldi, tanti soldi.
Lui arrivò in elicottero, materializzandosi nell’immenso piazzale, come un fantasma che emerge dalla nebbia. Pasquale aveva preparato dei bigliettini da un dollaro con la sua faccia, noi di Grugliasco una serie di cartelli che evocavano personaggi e fasi dello scandalo che stava per scoppiare, la Tangentopoli locale, quella della sinistra. Avevamo le bandiere dei Verdi e della Rete ed eravamo disposti in fila, perché i tantissimi VIP convenuti per l’inaugurazione - molti dei quali fini intellettuali di sinistra e anche di quelli sempre pronti a spiegarti come va il mondo – potessero vedere, leggere e, forse, vergognarsi.

E’ ORA DI METTERCI LA FACCIA

Il sentire di un uomo che si chiede che cosa può fare per dare una speranza alla figlia che sta per nascere. Non cosa possono fare gli altri, cosa può fare lui.
La rabbia e il coraggio di Luca Grasso

Daredevil Mi chiamo Luca e ho 33 anni. Fino a qualche anno fa, accusavo una strana sindrome comune a molti miei coetanei: "la politichite". Oggi probabilmente bisognerebbe parlare di pandemia.
La sintomatologia: nausea ( acuta in orario Tg ), scatti d'ira seguiti da sensazioni di assoluto sconforto ; sensazione di mancanza di padronanza della propria vita ; assenza assoluta di sicurezza di autosufficienza e nelle fasi più acute della sindrome sensazione di assoluto sconforto con impulsi incondizionati di tentativi di fuga dal proprio paese di origine.
E' una malattia che si è rivelata " negli anni di responsabilità". Quando ho cercato un lavoro e per mia fortuna l'ho trovato. Quando ho iniziato a pagare i miei studi. Ma i dolori sono arrivati nella fase in cui ho acquistato con sacrifici un piccolo appartamento ed ho iniziato a pensare di poter essere utile alla mia famiglia ed alla società in cui vivo.

PAGLIACCI

La dissoluzione del sistema berlusconiano assomiglia sempre di più a una farsa. La tragedia è nel paese.
Una fine degna

Berlusconi Le ultime ore (speriamo!) del governo Berlusconi segnano un altro record negativo per questo paese che non ne ha mai abbastanza: perfino nel cambiare casacca, nell’allontanarsi dalla nave che affonda, nel cercare una ricollocazione frettolosa… ebbene persino in questo assistiamo a scene da pagliacci. La tragedia oramai è calata nelle persone che non ce la fanno più a vivere con pochi soldi e ancora meno prospettive, senza alcuna voglia di divertirsi a osservare il sistema che crolla e si sfalda.
A preoccupare non sono tanto le Carlucci o gli Scilipoti – di gente così ce ne è sempre stata in politica e, date le caratteristiche italiche, ce ne sarà anche domani – quanto piuttosto gli autorevoli personaggi che hanno prosperato e vissuto all’ombra di Berlusconi fino all’altro ieri, ben conoscendone le origini e l’illiberalità.

ALLUVIONE: UN PAIO DI SCARPE?

A pochi metri dalla casa-tomba di Genova, allegri acquirenti si provano le scarpe alluvionate vendute a prezzi speciali.
Il cinismo che ammazza

saldi Ho l’abbonamento a SKY e capita alle volte che la televisione resti accesa sui telegiornali regionali che arrivano via satellite. Ieri sera cercavo notizie sulla chiusura delle scuole, non mi sono accorto di essere sul satellite e mi è capitato di vedere il tg regionale della Liguria. Ovviamente era quasi tutto incentrato sul racconto dell’alluvione, delle vittime, dei danni, con la riproposizione di filmati agghiaccianti e commenti che davano conto per bene delle devastazioni e delle contestazioni alle autorità, sindaco in testa, a opera dei cittadini incavolati.
Commenti indignati, interviste al limite dell’offesa, sdegno e individuazione di capri espiatori incoraggiati dai bravi giornalisti che”facevano il loro dovere documentando l’umore popolare il giorno dopo la tragedia”. Poi la sorpresa: folli sconti in strada, madame e signori che si provano le scarpe on the road, nel fango, pur di non lasciarsi scappare la ghiotta occasione.

UN PAESE NEL FANGO

Pioggia, crisi, devastazioni materiali e morali, sensazione che una tragedia stia per consumarsi… Lo specchio del paese che siamo.
Italia d’oggi: le immagini e i sottotitoli.

Mentre guardiamo in tivù le immagini della devastazione genovese – che segue di una settimana quella dello spezzino e del lucchese – e ci chiediamo dove abbiamo sbagliato se questi sono i risultati che la nostra civilizzazione riesce a produrre, nella parte bassa dello schermo scorrono le notizie che vengono dal mondo della politica e della finanza.
Le auto vengono spazzate via e nei sottotitoli leggi che per Berlusconi questo è un paese benestante e che non è vero che è stato commissariato dal Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea.
Si contano le vittime e in basso si dice che Scajola è finalmente stato rinviato a giudizio per la casa acquistata “a sua insaputa” dall’imprenditore Anemone. Vedi i volontari al lavoro per sgomberare le strade dalle macerie e riportare la città alla normalità, in basso si spiega che il nostro paese è davvero sull’orlo del baratro e quel vecchio sporcaccione non solo non si dimette, ma continua a tenere in pugno maggioranza e opposizione.

Vedi fiumi gonfi d’acqua che corrono violenti fra sponde di cemento – sul bordo delle quali sorgono moderni condomini di pregevole fattura –, senti i lamenti delle persone spaventate, alcune delle quali avranno in passato rivendicato qualche bella variante al piano regolatore per rendere edificabile ciò che prima non lo era, magari in cambio del voto a questo o a quello. Nei sottotitoli c’è l’ennesima dichiarazione inutile di Bersani, Di Pietro Vendola. Inutile perché non fatta seguire da azioni concrete che avvicinino le parole ai fatti, come un rosario che viene recitato senza convinzione e con la segreta consapevolezza che tutta questa sceneggiata non è colpa di Berlusconi: è lo specchio del paese che siamo, della sua ignavia, dei suoi opportunismi, della sua incapacità di pensare in grande, dell’eterno “tengo famiglia”, dell’indignazione a intermittenza, della memoria che funziona solo quando serve, del mettere sempre tutto in burla.

Ogni tanto, per riempire gli spazi televisivi, l’intervista a un climatologo: chiunque sia ripete le stesse cose. Che il clima sta cambiando e che questo cambiamento è l’effetto della massiccia immissione nell’atmosfera dei residui dei combustibili fossili, che occorre prepararsi all’aumento della temperatura media causata dal conseguente effetto serra, che bisogna ripensare alla gestione del territorio eccetera. Domani non se ne ricorderà più nessuno, anche questa è una caratteristica del nostro paese, ricordare solo ciò che fa piacere e dimenticare il resto, per poi piangere lacrime sincere quando arriva la prevedibile bastonata.

Finito il rosario delle immagini delle devastazioni, si passa alle auto blu, ai saloni affrescati, alle marionette tutte vestite uguali che li popolano. I sottotitoli adesso parlano dell’alluvione, danno i numeri e aggiornano la situazione come se fosse un bollettino di guerra. Le marionette parlano un linguaggio incomprensibile e i cronisti le assecondano ossequiosi (il paese è anche questo, bellezza!), nei titolo in basso scorre il paese.
Un paese sommerso dal fango.

Mariano

I SIGNORI IN CENTRO, GLI ANZIANI FUORI

Una decisione del Consiglio Comunale della mia città desta sgomento. Ma lo sgomento peggiore è dato dal fatto che neanche si accorgono della gravità di quello che stanno facendo.
La cultura dell’integrazione in salsa grugliaschese

cottolengo Nella mia città succede questo: in Consiglio comunale la maggioranza di centrosinistra compatta volta una variante al Piano regolatore che sposta una casa di riposo (il Cottolengo), ubicata in centro, ai margini della città. L’area prescelta è una striscia di terreno (agricolo?) ancora libera, ai confini con l’area industriale della città confinante (Rivoli).
In pratica, la nuova casa di riposo sorgerà con vista sulle fabbriche da due lati e sulle case dagli altri due, in una zona nella quale non ci sono negozi e passaggio pedonale, se non nelle ore di entrata e uscita da scuola. Il ronzio della centrale del teleriscaldamento della SEI accompagnerà il riposo dei giusti. Al suo posto, in centro città – fra negozi, uffici pubblici e gente che passeggia nelle aree pedonali – un bel palazzo con altre case e negozi.

PENSIONI E GIUSTIZIA

L’allarme sociale generato dalle tante discussioni e misure annunciate sulle pensioni sollecita una maggiore conoscenza del tema e qualche ragionamento fuori dal coro. Eccone uno davvero interessante.
A proposito di pensioni di Franco Maletti

DIKE Astrea, (Dike per gli antichi greci), dea della giustizia, figlia di Zeus e di Temi, abbandonò la Terra, ultima tra gli dei, alla fine dell’età dell’oro. Rimane pertanto a noi comuni mortali il compito, non facile, di comportarci in ogni atto della nostra vita cercando di averne della Giustizia la consapevolezza permanente. E ben oltre, (aggiungo), le Leggi che normalmente dovrebbero essere state fatte per tracciare il suo cammino.
Nei giorni recenti, una imposizione della BCE in supplenza alle inettitudini del Governo Berlusconi, ha obbligato la “politica” ad affrontare il capitolo Pensioni. Generando tutta una serie di veti incrociati circa le soluzioni possibili, con reciproche minacce di masse in rivolta a seconda che la questione riguardasse l’abolizione delle pensioni di anzianità, oppure l’innalzamento dell’età pensionabile.

ROTTAMATORI E ROTTAMATI

Il “big bang” fiorentino e i professionisti della politica. 
Il curriculum del bravo rottamatore

il_manifesto_big_bang_matteo_renzi Questo nostro paese ha bisogno di ben altro che un’assemblea a Firenze, condita dalla parata di giovani e vecchi big di partito (gli uni e gli altri hanno già dimostrato cosa sanno fare e quale ruolo possono giocare per rendere migliore questo paese), tuttavia l’iniziativa è davvero meritoria.
Abbiamo un giovane sindaco imprenditivo - che dice pane al pane e vino al vino, che non si fa mettere sotto da nessuno, tanto che va persino a cena ad Arcore dal berlusca – che, in compagnia di alcuni amici che perde per strada,  mette in piedi un proposito che non può che riscuotere tutto il nostro consenso: rottamare i protagonisti della politica italiana, soprattutto quelli della sua parte politica, il centrosinistra. Vuoi vedere che è la volta buona? Bisognerà sostenerlo e agevolare in ogni modo questo processo… si dicono quelli che sono così convinti che bisogna buttare tutto all’aria per sperare nel cambiamento che vanno a votare con sempre maggiore fatica.

Allora vai a sentire, vai a  vedere se riesci a trovare una scusa per entusiasmarti. Cerchi cerchi, ma non riesci proprio a trovarla. Così ti senti vecchio: non più rottamatore, ma rottamando, prossimo rottamato. Poi riprendi i fondamentali, le idee cardine che giustificano da sole la voglia di cambiamento e l’impegno personale politico necessario per determinarlo…. e capisci.

La politica è un’attività difficile: richiederebbe persone emotivamente strutturate, con una robusta formazione culturale (altro è a scolarità), un po’ di disinteresse personale, abnegazione, voglia di imparare, rispetto degli altri, umiltà e capacità di essere se stessi anche quando sarebbe meglio essere diversi. Per essere tutto questo occorre un bel curriculum, fatto di esperienze, sacrifici, vittorie, tutte quelle cose che derivano a un giovane dal misurarsi con le difficoltà del mondo: finire gli studi, cercarsi un lavoro, misurarsi con la precarietà, fare carriera, lasciarlo per dedicarsi alla politica e poi ritrovarlo alla fine del mandato o dell’impegno, conciliare tutto questo con la famiglia e gli affetti, non perdere mai la curiosità e la convinzione che ci sono anche altri punti di vista e che chi non è d’accordo non è un nemico da annientare.

NELLA MIA CITTA’, IL PD…

Si avvicinano le elezioni amministrative anche a Grugliasco, la politica entra in agitazione: nascono cordate, si tessono alleanze, si consumano vendette. Insomma il solito. Ma c’è anche chi vorrebbe qualcosa di meglio, forse le nostre città lo meritano. Certamente Grugliasco, ridente comune di circa 40 mila abitanti. Un pezzo illuminante di un democratico, Franco (in tutti i sensi!).
L’autoghettizzazione del PD di Franco MALETTI

souleater1 Come appartenente al direttivo cittadino del PD, mercoledì 26 ottobre ho assistito allo svolgimento dello stesso, che aveva per tema le elezioni per il rinnovo della Amministrazione comunale.
Da quando ne faccio parte, il direttivo si è riunito pochissime volte. E soltanto quando, per effetto di norme statutarie, è indispensabile che il direttivo ratifichi le decisioni che in realtà sono già state prese. Infatti, per sua illuminata decisione, il Segretario di Circolo, non appena eletto, ha composto, “perché è nelle sue facoltà”, una segreteria di VENTI persone. Di fatto scegliendo i singoli nominativi attraverso una specie di manuale Cencelli che tenesse conto, calibrandole, le varie forze correntizie all’interno del PD grugliaschese. Ovvio, (e questo è il mio caso), che chi non è espressione di alcuna corrente e per di più ha una cultura ed una esperienza politica che ne fanno un potenziale rompiscatole, rimanga fuori da questa “segreteria”.

La mia tentazione di andarmene dal PD è forte: non mi va come membro del direttivo di essere convocato soltanto per sentire delle decisioni che sono già state prese e che nemmeno si possono discutere “per non offendere il manovratore”. Ma, soprattutto, questo non è il concetto che io ho di come funzioni la democrazia all’interno di un partito.
La convinzione di autosufficienza ha fatto sì che, nei giorni scorsi, venisse presentata la candidatura a sindaco di Roberto Montà tramite un documento corredato da una ventina di autorevoli firmatari, tra i quali il Sindaco ed i più stretti componenti del suo entourage.

PENSIONI IN BURLA

Invece di prenderla sul generale, provo a raccontare il mio caso…
Io, “giovane” aspirante pensionato

student-job-search-02 In questi giorni se ne sentono di tutti i colori intorno a questo fatidico Decreto per lo Sviluppo che, per ora, ha fatto sviluppare solo la diffidenza degli Italiani nei confronti di un governo di incapaci e di fannulloni. Dell’opposizione meglio tacere.
Sono di nuovo sotto attacco le pensioni, con discorsi fumosi, barricate incomprensibili e improvvisi cedimenti altrettanto “sospetti”. Il tema è noto e non lo riprendo qui, voglio provare a spiegare cosa penso usando il mio caso come paradigma di un sentire che credo essere parecchio diffuso, anche se non maggioritario.

Ho appena compiuto 57 anni e l’anno prossimo, quando ne avrò 58, maturerò il diritto ad andare in pensione con 40 anni di contributi (preciso che li ho lavorati tutti, tranne quello del servizio militare e i cinque di consigliere regionale, non ho riscattato altro). La somma dell’età anagrafica e degli anni di lavoro allora farà 98, dunque potrei ancora rientrare fra quelli che non verrebbero toccati da un eventuale innalzamento dell’età pensionabile (si parla di 97 come somma-limite). Vedremo.

Se mi si chiedesse di ritardare l’andata in pensione per contribuire a costruire un fondo per l’occupazione giovanile di qualità (lavoro qualificato, contratti veri, nessuna scorciatoia per gli imprenditori disonesti) accetterei.

TOPOLINIA: ARRIVANO GLI SCILI-TOPI

Si avvicinano le elezioni amministrative: primi movimenti, qualche sgambetto, incontri e scontri, i Topoloni si mostrano muscoli e attributi. Da Berlusconia a Topolinia:
Stessa faccia, stessa razza

topolino_1_mE’ tempo d’autunno a Topolinia. Le foglie cadono dagli alberi, ricoprono le strade e anche i tombini. Per fortuna non piove e Sua Nullità (in grassetto, se no non si vede) non deve accampare le scuse del nero topolone romano per coprire la sua inettitudine.
Per la città si aggirano gli SciliTopi, creature bizzarre che si occupano di politica locale e pontificano di politica nazionale. Essi sono nervosi, non sanno da che parte collocarsi, temono di scegliere il gruppo sbagliato e di ritrovarsi perciò fuori dai giochi e dalle scene. Passano da una riunione all’altra come palline da ping pong, annusano, ascoltano, vantano amicizie, si fanno vedere.

CLOE

Dove si racconta dell’esperienza di una nipotina appena fatta….
Cloe, che avrà 19 anni nel 2030

Non ho mai sopportato quelli che esibiscono i figli e i nipoti come trofei, annoiando gli amici e i conoscenti con la descrizione di quali meraviglie abbiano fra le mani. Per intenderci, quelli che hanno la foto della creatura sul telefonino, anzi ne hanno una serie; che un/a nipote come il/la loro non esiste al mondo… che le cose che sa fare non le ha mai viste fare a nessun neonato e tutto il resto. Ho le foto di Cloe sul telefonino.
Malsopportavo il rimbambimento autoindotto di adulti maturi che fanno vocine del cazzo e assumono atteggiamenti vergognosamente infantili, di quelli che ti fanno temere che si siano bevuti il cervello in pochi minuti.
Quegli aspiranti nonni che spendono una fortuna in vestitini e amenicoli che la creatura non adopererà nemmeno una volta, perché dovrebbe essere cambiata ogni dieci minuti; quelle assurde fiere della vanità dove c’è bisogno del passeggino migliore, della carrozzina più bella e del gioiello che il/la frugoletto/a indosserà da adulto/a. Devo fare molti sforzi per impedirlo, a me e a mia moglie: non ci riesco quasi mai, quella là è irrefrenabile e io la lascio fare.
Quei nonnini che santificano i genitori della nipotina, dimenticando in un attimo i giramenti di palle che hanno prodotto fino al momento della nascita della creatura.

ROMA INDIGNATA

Il corteo degli indignati fa la fine di Genova: non si riesce neppure più a manifestare!
Le forze del disordine

anche-in-italia-in-piazza-gli-indignati-oggi-in-diverse-citt-1 Oggi pomeriggio a Roma sono successe e stanno succedendo cose brutte. Per la verità si era partiti con una cosa bella: il corteo degli indignati con studenti, professionisti, precari, disoccupati, giovani e vecchi, donne, uomini, bambini… insomma un bello spaccato di quella umanità che vuole fare qualcosa perché il nostro paese cambi direzione.
Poi sono arrivati i soliti incappucciati, i professionisti del caos e tutto è degenerato, secondo un copione del tutto usuale in questo paese che sembra non imparare mai dai suoi errori.
E così accendi la tivù e ti fanno vedere i mezzi incendiati, le strade devastate e deserte di gente, piene solo di polizia e di persone irriconoscibili, dimentichi in fretta le decine di migliaia di persone che manifestavano la loro indignazione per lo stato del nostro paese e dei suoi giovani, cominci ad aver paura che sia in atto una nova strategia della tensione.

COMPAGNI: DI CHI?

Continua la distruzione del principale partito del centrosinistra. Dopo i frammenti e le schegge impazzite, ecco i rottamatori che si rottamano fra loro.
Caos democratico

06-Rudolf-Mates--illus.-for-A-Forest-Story-by-Josef-Kozisek-(Czechoslovakia--1929)_900 Veltroni che attacca Bersani e lo sbeffeggia nei suoi modi di esprimersi e di raccontare la politica, Renzi che – dall’alto di una carriera trascorsa a vivere di politica – rottama anche i suoi ex alleati giovani e giovanilisti, D’Alema che da il meglio di sé  nella amicizie e nella boria che oramai pare essere il suo marchio di fabbrica…
In giro per l’Italia un coacervo di correnti in lotta fra loro, piccoli e grandi potentati che operano come se il partito fosse una specie di campo di battaglia dove chi vince prende tutto il piatto e chi perde se ne deve andare se non vuole essere eliminato anche fisicamente. In ogni paese e città la delusione palpabile di chi nella scommessa di costruire un partito nuovo e aperto ci aveva creduto per davvero.
Il PD sembra avvitato in una spirale irreversibile che lo porterà ad una rapida e crudele autodistruzione, forse perché frutto di una “fusione fredda” che in parecchi stimavano impossibile, forse perché anch’esso parte integrante e fondamentale di un sistema che non sta più su.

PROCLAMA

Ricordiamoceli bene, i nomi di questi “politici”. Che continuano a sostenere un Governo che fa esclusivamente gli affari propri e quelli delle sue consorterie. Non ci resta che l’invettiva…
Saremo capaci di non dimenticare? di Franco Maletti

01pivovarov- 1970E’ un Governo che governa CONTRO la legalità, CONTRO la giustizia, CONTRO la libertà d’informazione, CONTRO la verità evidente, CONTRO la cultura, CONTRO l’unità nazionale.
E, in definitiva, CONTRO la democrazia e CONTRO gli interessi dello stesso Popolo che lo ha eletto.
Ricordiamoceli bene tutti, ad uno ad uno, se vogliamo che la Politica, che loro dicono di rappresentare, li DIMENTICHI il più presto possibile.

CONDONO?

Mentre fioccano le smentite, si fa strada l’idea di un nuovo condono. Ma cosa resta da condonare?
A ognuno il suo condono…

debitoDato che una politica di tagli continui, non accompagnata da politiche di sviluppo, deprime il paese…”, queste sono le parole che riecheggiano oramai da mesi nelle aule parlamentari, sui giornali, nei convegni di sindacati e Confindustria e in parecchi altri luoghi ancora.
Si sottintende che Tremonti, superministro del governo berlusconi, è solo capace a tagliare e non a ideare politiche di sviluppo a costo zero, si lascia capire che bisognerebbe farlo fuori (questo da destra come da sinistra) e che una gestione più collegiale avrebbe permesso alle menti capaci che siedono nel Consiglio dei Ministri di immaginare misure mirabolanti per rilanciare l’economia italiana.
Il “giulio parlante”, dall'appartamento in nero, ha trangugiato amaro alla notizia della formazione di una specie di collegio di tutori destinati ad affiancarlo e a fargli allargare i cordoni delle borse. Adesso sghignazza nel vedere i guasti che già stanno provocando con i loro goffi tentativi di trovare i soldi per foraggiare le clientele, spacciando il tutto per rilancio dell’economia.
E così… non sapendo che altro fare, rispunta l’idea del condono.

REFERENDUM: LA VALANGA DELLE FIRME

Oramai ogni occasione è buona per sentirsi utili a cambiare le cose. Perfino un referendum elettorale diventa appetibile. Ma chi è il papà del Porcellum?
Oltre 1.200.000 sberle alla Casta

Referendum_legge_elettorale Mente si affievoliscono i commenti allo straordinario successo nella raccolta delle firme al referendum contro il sistema elettorale vigente, prendono quota le interpretazioni e le distorsioni della politica. Ogni partito, ogni capetto pretende di leggere in questo schiaffo alla casta le cose che gli interessa precisare, le opzioni di cui è portatore. Normale, ma sempre meno sopportabile.
Credo che i sottoscrittori siano ascrivibili ad almeno tre categorie distinte. La prima è costituita da quelli che firmerebbero qualunque cosa possa servire a smuovere questo paese incrostato e capace di soffocare tutto ciò che si muove. Non importa se il referendum disegna il ritorno al sistema elettorale precedente (il Mattarellum, uninominale secco a collegio unico + quota proporzionale) o se apre la strada a una riforma generale che ridia ai cittadini il potere di scegliere. Basta smuovere e agitare, qualcosa di meglio di questa palude tossica verrà fuori.

TOPOLINIA: SOCI E CLIENTI

A Roma votano che Ruby è la nipote di Mubarak, ma a Topolinia non sono da meno.
Lo spreco continuo

soccer-mickeymouse A Topolinia, se sei della razza giusta, nulla ti viene negato. Ma se sei di quella sbagliata, allora le cose cambiano: minacce, ricattini, mafioserie varie fino al ridicolo.
Il mio ridicolo è riservato, per la verità, alle vittime dei soprusi: è davvero incredibile come facciano a farsi intimidire e spaventare da topolastri già nudi e ridicoli nella loro impotenza. Ma si sa… questo nostro paese è davvero strano: se un topo Tarantino – nullafacente e losco – riesce a chiamare il premier ogni volta che vuole, rifornendolo di “patonze” e di chissà che altro, figuriamoci cosa saranno capaci di far credere i topolini locali, per ora chiusi nelle loro tane a scrivere regole per escludere dai loro riti quelli che sono a loro sgraditi.
Succede così che, nel pieno dell’estate, i supertopoloni che governano Topolinia decidano di spendere oltre trecentomila euro per dotare un campo sportivo di erba sintetica.

LA SCOMUNICA

Buon ultimo il Cardinale Bagnasco scarica Berlusconi: la proverbiale prudenza della Chiesa stavolta la fa arrivare fuori tempo massimo. I pericoli del  “relativismo” della Chiesa.
Il re è proprio nudo, l’ha detto perfino il cardinale.

bagnasco-berlusconi-110829200816_medium Un’altra tappa di questa agonia – di Berlusconi e dell’Italia – che non sembra finire mai: il cardinale Bertone – presidente della CEI, vale a dire dei vescovi italiani - ha finalmente detto quello che avrebbe dovuto dire parecchio tempo fa, quando i vizi privati del cavaliere cominciavano a emergere dalle cronache. Memorabile la lettera di Veronica Lario, sua moglie, su Repubblica di un paio di anni fa.
Se si fa eccezione per D’Alema ai tempi della bicamerale e Veltroni, quando pensava di sbancare l’Italia scegliendosi il Cavaliere come avversario pungiball, tutti lo hanno allontanato e scaricato.

LE MIE PRIGIONI 3

Una prima rassegna dei soldi stanziati e dei costi sopportati dai miei concittadini per le querele del sindaco e della sua giunta quando si chiedono spiegazioni sul loro operato.
Paga Pantalone!

Dopo la prima e la seconda puntata delle prodezze del sindaco di Grugliasco e dei suoi fidi - in attesa della terza che è lunga e succulenta e certamente non mancherà di divertirvi –, una piccola ricognizione sui costi sopportati dal Comune fino al 18 aprile di quest’anno. Non so dire se ne ha sopportato altri successivamente, ma credo proprio di sì. Non ho ancora le pezze giustificative perché ho atteso qualche mese prima di riformulare la domanda, ma non vi è dubbio che lo farò.
Il debutto è la Deliberazione n. 318/2004 della Giunta (tutti presenti) che conferisce l’incarico all’avvocato GA, stanziando €. 1.000 (il resto lo pagherà l’assicurazione del Comune, scrivono i nostri prodi e coraggiosi individui). Il 31 dicembre (Capodanno!) il Dirigente liquida la spesa di € 970,00. Siccome però l’avvocato ha presentato una nota spese di € 1224,00, i soldi non bastano e allora il Dirigente aumenta gli € 1.000 euro originali fino a € 1.224 (Determinazione n. 46 dell’ 11/02/2005). La causa, la prima, langue e il Comune non stanzia altri soldi per le spese legali per tutto il 2006.
Questo fino al 27 febbraio 2007 quando sindaco e assessori si rimettono al lavoro incaricando lo stesso avvocato GA di presentare nuova querela nei miei confronti e di Marco Sodano, giornalista de La Stampa (Deliberazione n. 61/2007).

CABLOGRAMMA

di Franco Maletti
Un po’ di pazienza…
luce In democrazia le cose si cambiano con il voto. Ma possiamo dirci ancora in democrazia?
Prima ancora del voto dovrebbe esserci la presa d’atto del proprio fallimento. Ma può un egoarca come Berlusconi arrivare a una simile ammissione? Perché dare una simile delusione ai tanti berluschisti adoranti?
Il Circo prosegue lo spettacolo: anche se le poltrone si svuotano, e almeno fino a quando i riflettori rimarranno accesi.

I COSTUMI DELLA POLITICA

Fra un incontro e una polemica, fra una promessa e un tradimento, un impegno e il suo contrario si consumano amicizie, conoscenze e intelligenze.
Dentro la sede… niente!

rosaed2 Uno degli elementi che da sempre stanno alla base dell’attività politica, sociale, associativa è dato dagli incontri. Persone, rappresentanti di gruppi, movimenti, associazioni, si incontrano per discutere, studiarsi, cercare dei punti di intesa o costruire scuse e occasioni per giustificare fratture e contrasti che diventeranno, magari, oggetto di “battaglie”, personali, politiche, associative…
Nella prima repubblica gli incontri politici servivano a regolare questioni fra partiti diversi o fra correnti dello stesso partito, a concordare alleanze, a decidere che fare di fronte al tema in discussione, a costruire idee e progetti che avrebbero poi dato luogo a programmi politici in larga parte orientati da una visione del mondo comune. Elaborata anche durante gli incontri.
Insomma, un rito in cui i grandi mostravano i muscoli ai piccoli: lo facevano con la forza dei numeri e, qualche volta, delle idee e della capacità di metterle in pratica. L’obiettivo era comporre, mettere insieme, ovviamente ciascuno cercava le migliori condizioni per spendere al massimo il suo consenso, vero o millantato.
Il linguaggio della politica durante la prima repubblica era militare: “combattere battaglie politiche”, “accerchiare l’avversario”, “andare all’offensiva”…

LA VIOLENZA E IL PARADISO


Dieci giorni fa Franco Maletti mi ha inviato questo pezzo sul decennale della distruzione della Twin Towers. Non l’ho pubblicato allora per una svista, forse non è un male perché non è finito nella babele delle troppe parole di quei giorni. Dieci anni e dieci giorni dopo...
Terrorismo e non violenza di F. Maletti

In questi giorni è impossibile non ricordare il tremendo attentato terroristico delle Twin Towers che dieci anni fa sconvolse l’America e il Mondo intero: dietro la garanzia del paradiso, attraverso il loro martirio e sostanziosi aiuti economici alle loro famiglie, alcuni uomini di Al Quaeda non esitarono a farsi esplodere, sequestrando e lanciando due aerei carichi di gente innocente contro due grattacieli di New York, uccidendo circa tremila persone la cui unica colpa era solo quella di trovarsi lì in quel momento.

Dieci anni fa questo fatto mi portò alla mente un convegno al quale assistetti molti anni prima e che aveva come tema la non violenza. Quasi tutti gli oratori che presero la parola, citarono Gandhi come linea guida delle loro convinzioni, per poi affrontare il tema con citazioni dirette e indirette a dimostrazione che la non violenza, a partire dal piano religioso, sia il denominatore comune della convivenza. Ma, quasi alla fine del convegno, prese la parola uno studente universitario africano, il quale senza timori espresse il suo pensiero dicendo che, avendolo vissuto sulla sua pelle, era giunto alla conclusione che “quello della non violenza è un atteggiamento ipocrita, in quanto la società è violenta già nelle sue radici, e, come tale, reagisce soltanto agli stimoli della violenza”. Poi, senza citare i casi diretti ai quali aveva assistito, faceva l’esempio del cane legato alla catena e che il suo padrone stava uccidendo a bastonate: “potete dire al suo padrone di smetterla, di fermarsi” diceva, “ma se lui non lo fa e se sapete che la vita del cane dipende da voi, allora dovete intervenire, con tempestività e con violenza…”.

L’INFINITA AGONIA

Tra manovre, manovrine, imbarazzi, volgarità, attacchi, scandali, zoccole e ruffiani la fine del regime sembra non arrivare mai
Il trionfo della volgarità

Fine Berlusconi Non c’è davvero limite al peggio. I giornali di questi giorni riportano ogni dettaglio delle intercettazioni che dicono agli Italiani, con crudeltà inconsueta, che sono dei cretini ad aver sopportato una simile occupazione di ogni parte dello Stato da parte di manigoldi e affaristi della peggiore specie.
Questo agli Italiani che hanno votato per b e che ancora lo voterebbero, magari con qualche dubbio in più. Per quelli che non l’hanno mai votato, l’insulto viene da un’opposizione che bada più a distinguersi nelle sue componenti che ad affrontare per davvero il nodo di una catena di errori politici dei suoi leaders che altrove li avrebbe già portati alla pensione e che qui invece continuano a pontificare in ogni luogo e situazione.
In politica – come in ogni attività umana – gli errori si fanno, è normale. Proprio per questo un bravo leader si distingue da un arruffapopolo anche per la sua capacità di ritornare sugli errori che ha commesso, facendo autocritica e cercando le soluzioni per non ripeterli più. Chi fallisce clamorosamente dimostra la sua grandezza ritirandosi e lasciando ad altri l’onere e il piacere della prima fila (qualcuno ricorderà Jospin che se ne andò dopo il crollo del PS francese alle presidenziali scorse).

TUTTI A SCUOLA, MA DOV’E’ FINITA?

12 settembre: si comincia. Sorprese amare, disinteresse e zero aspettative. La scuola è affondata.
Sopra il banco… niente!

scuola-antica Ci siamo. L’estate delle manovre multitasking, della P4, dell’opposizione che non c’è e delle barzellette sulle suore, è archiviata. Con l’apertura delle poche fabbriche rimaste e degli uffici un’avvisaglia dell’autunno l’avevamo già avuta. Adesso è definitivo: le vacanze sono finite, si torna a scuola.
Organici degli insegnanti e del personale tagliati ancora, classi numerose specialmente le prime. Invitabile conseguenza: aumento del numero dei bocciati alla fine dell’anno, cosa che procurerà certamente un orgasmo alla ministra Gelmini (la scuola più severa!), ma che è un bel danno alle persone e alla società tutta.
C’è ancora chi sostiene che non c’è relazione fra bocciature e numero di allievi per classe, basta entrare in una scuola superiore a carattere tecnico per accorgersi che le cose sono in relazione eccome: se non riesci a seguire individualmente gli studenti in difficoltà, come possono sperare in un recupero e nel successo scolastico? Saranno loro stessi a  chiamarsi fuori non appena verranno fatti bersaglio della raffica di insufficienze, di solito verso novembre/dicembre. Che poi gli insegnanti che hanno classi con pochi allievi si mettano per questo al lavoro per recuperarne il più possibile… beh, non c’è automatismo. Dovrebbe essere la dirigenza scolastica a intervenire perché tutti facciano il loro dovere e occuparsi di migliorare la qualità delle prestazioni dei docenti, magari in spazi confortevoli, puliti ed attrezzati, sennò a che serve?

LE MIE PRIGIONI 2

La storia di un’altra offensiva giudiziaria ai miei danni dei prodi amministratori di Grugliasco con a capo il sindaco mazzù, naturalmente persa e pagata da pantalone.
La politica della minaccia, del ricatto e dei favorini

Sul n. 4 del 5 maggio 2007 di Nuova Società un articolo di F. Vivarelli da conto della stagione elettorale oramai alle porte, con un’intervista al sottoscritto nella quale riprendo lo scandalo di Villa Claretta e oso criticare i metodi con cui mazzù e i suoi pretoriani operano in città.
Parlavo di costumi politici basati sulla minaccia, sul ricatto e sul favorino, parlavo delle 17 varianti urbanistiche, raccontavo la storia dei lavori di recupero di Villa Claretta, delle sollecitazioni al sindaco e del suo disinteresse verso i provvedimenti censori della Regione che pure avevo cercato di ritardare nell’interesse della città (che dovette restituire circa 500.000  euro di finanziamento a cause dei ritardi eccessivi nei lavori).
Scatta la querela del sindaco e della sua giunta, che viene depositata il 4 giugno 2007. Questa volta il giornale non viene querelato, ma è destinatario di una esilarante richiesta di rettifica che non mi risulta essere stata pubblicata, anche perché sarebbe uscita a elezioni fatte.
Il 9 giugno 2007 il Sostituto Procuratore chiede l’archiviazione della querela perché “la notizia di reato è infondata”. Un’amministrazione comunale accorta a questo punto avrebbe lasciato perdere, smettendola di spendere soldi pubblici per queste cose. Invece no, mazzù e i suoi no: il 19 luglio 2007 presentano opposizione e la macchina riparte.

LIBERTA’ DI LICENZIARE?

Franco Maletti ci spiega con semplicità e completezza come e quando si può licenziare e in cosa consistano i tentativi di allargare le maglie delle possibilità e i solchi fra i sindacati.
La politica dell’ingiustizia di F. Maletti
(per saperne di più in fatto di licenziamenti) 

Il licenziamento nelle aziende con un numero di dipendenti superiore ai quindici viene sostanzialmente catalogato in tre modi diversi:
Per giustificato motivo soggettivo
Si caratterizza per il fatto che è riferito al soggetto (singolo lavoratore), e che il licenziamento deve essere per una giusta causa (grave mancanza, fatto che generi sfiducia nel rapporto ecc.) ossia motivato dal datore di lavoro con ragioni credibili e incontestabili. Nel caso che il lavoratore si rivolga al giudice è onere del datore di lavoro provare rigorosamente la fondatezza del licenziamento.
Per giustificato motivo oggettivo
Può essere singolo o plurimo. Si caratterizza per il fatto che normalmente è riferito alla chiusura di una branca dell’attività aziendale (reparto, sezione, filiale, o tipo particolare di attività).

PAROLE AL CALDO

Manovre, posizionamenti, ambizioni, aspirazioni, competenze, capacità, velleità… che caldo!
Nella mia città

cantiere-gru … è tutto un gran parlare, incontrarsi, disegnare scenari, immaginare alchimie che mettano insieme tutto e il suo contrario (leggi). Si fanno congetture, si sondano i papabili, si commentano le alzate di ingegno, si deplorano gli eccessi. Nominati nei consigli di amministrazione per meriti politici discettano di conflitti di interesse, ex-vestali dell’ortodossia comunista prendono ordini dai costruttori e dai preti con la stessa naturalezza con cui li prendevano prima dalle coop rosse.

Nella mia città ha praticamente chiuso la Pininfarina, della Bertone ogni tanto si legge qualcosa che fa sperare, ma lavoro niente. Vedo tante gru ( e non sono uccelli) e poco Grugliasco, tanta superbia e poco ascolto, tanta retorica e nessuna voglia di trarre lezioni dalla storia, a cominciare da quella recente; tanta ipocrisia e poca voglia di cambiare davvero.

Bisogna proprio darci un taglio e cambiare rotta. Nella mia città.

Mariano

CREDIBILITA

Dire e smentire in tempi di crisi mondiale
Ci vorrebbe un lapicida  di F. Maletti


smentire Molti degli argomenti che riguardano il nostro futuro sarebbero sicuramente di più facile comprensione se descritti da un lapicida, un incisore di iscrizioni su pietra. Prima di tutto perché quelli che, a seconda delle convenienze, smentiscono il giorno dopo quello che hanno dichiarato il giorno prima verrebbero subito smascherati e non potrebbero dare la colpa ai giornalisti. Secondo vantaggio, quello di evitare lunghi e soliloqui pieni di fumo, tendenti a dissolversi come un sogno distratto.
Una maggioranza degli italiani ha ormai concluso che la classe politica non è più credibile. Infatti, quanti sono tra i parlamentari, tutti nominati, quelli in grado di ragionare in modo autonomo e di comportarsi di conseguenza? Gli avvocati e le “ragazze” del premier? Quelli che hanno votato che Ruby è la nipote di Mubarak? Gli intrallazzatori e i faccendieri che continuano ad arricchirsi alla faccia nostra? I crociati delle quote latte pagate dal contribuente? Quelli che vanno scilipotando responsabilità? Quelli che aspettano una cartolina da Antigua? I vari “messi lì” perché innocui e servizievoli? I razzisti e gli omofobi? Quelli che “capiscono” la strage di Oslo? Quelli la cui unica preoccupazione è quella di arrivare a fine legislatura con il portafoglio pieno e, per cui richiesta l’ennesima fiducia, votano qualunque cosa?

LE MIE PRIGIONI 1

Invece di rendere conto di come spendono i denari pubblici, querelano chi osa criticare. naturalmente a spese della collettività.. e non ne rispondono mai. La storia di una persecuzione, prima puntata.
Chiedi chiarezza… ti querelo!

Il 9 febbraio 2007,  “La Stampa” pubblica un articolo che racconta, con dettaglio di documenti e cifre, la storia del recupero di Villa Claretta, un edificio storico di Grugliasco, parzialmente finanziato da fondi regionali. Il giornalista riprendeva i contenuti di un dossier che avevo predisposto, analizzando tutti gli atti e le modalità di esecuzione dei lavori, dai quali si evinceva che l’amministrazione grugliaschese aveva accettato varianti onerose e discutibili per circa 500.000 euro e ne aveva perduto altrettanti di finanziamenti pubblici, restituiti alla Regione per il mancato rispetto dei tempi (leggi l’articolo).
Cosa fanno gli amministratori grugliaschesi? Il 27 febbraio si riunisce la Giunta e, tutti presenti, danno incarico al sindaco di querelare i colpevoli, il sottoscritto e il giornalista Marco Sodano, autore dell’articolo, stanziando anche un anticipo per assoldare un avvocato. Per Sodano è la prima querela a Grugliasco, per me si tratta della seconda, sempre a opera degli stessi (mazzù, Montiglio, Zucca, Viotti, Montà, Porcelli, Piovano, Marabese, Cavallo, in rosso i miei miracolati). Ne avrò poi anche una terza, ma due mesi dopo.
La querela viene archiviata, ma il sindaco il 10 luglio 2007 si oppone, chiedendo pronunciamento del giudice. Il procedimento va avanti, fino a quando l’8 febbraio 2008 il P.M. Sostituto Procuratore Paolo Toso torna a chiedere l’archiviazione della querela del sindaco e degli assessori.

CAOS CALMO

La manovra economica assomiglia sempre di più a una sceneggiata: si colpisce oggi, domani si cambia idea, dopodomani si attacca da un’altra parte. Il paese sprofonda lentamente fra le giravolte di un capo senza più troppa e un premier senza Ruby.
20 anni di follia… e non è finita

bear-sterns-debacle Una bella fetta di questo paese ha vissuto gli ultimi vent’anni convinta che il benessere era dovuto, che i debiti sarebbe stato meglio farli pagare ai nostri figli o, semmai, anche ai nipoti. Che si poteva andare in pensione con pochi contributi, tanto ci avrebbe pensato qualcun altro; che meritavamo perfino di più di quello che avevamo. Che bastava costruire, fare mutui, occupare terreno, indebitarsi, telefonare tanto, rivendicare diritti e mai riconoscere doveri.
Che, con un po’ di furbizia, le regole possono valere solo per gli altri. Anzi, che proprio dimostrare quanto siamo bravi a eluderle sia il segno del nostro prestigio sociale e del nostro attaccamento ai valori della famiglia, della patria, della religione.
Il sogno berlusconiano era questo e incarnava perfettamente l’indole furbacchiona di chi sa che il conto arriverà, ma pensa che toccherà agli altri e in un altro tempo pagarlo.