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LA MALEDIZIONE DI TURIGLIATTO? MA VA!

Sabato scorso passeggiavo sul viale di Collegno, salutando le persone che conosco e soffermandomi per qualche battuta con quelle più famigliari. Mi fermano due ex-militanti - non so se rimasti nell'alveo del Grande Partito o migrati verso più moderne sponde leghiste, o ancora in uno dei partitini eredi dell'ortodossia - già piuttosto in età, ma sempre vogliosi di discutere e battagliare. Simpatici e rappresentativi, a loro modo.
Commentando le recenti disavventure dell'amministrazione collegnese e la sprovvedutezza della sindaca , uno dei due afferma sghignazzando: "La maledizione di Turigliatto ha colpito ancora" e mi rifila una gomitata complice di chissà quali gesta e conoscenze in comune.

Resto basito solo qualche istante, poi capisco: tre mesi fa la lettera dei sindaci dell'ovest contro di me, prontamente adoperata dalla Bresso per farmi fuori dalla sua lista per favorire il suo cocco.
Subito dopo uno dei più accesi nel chiedere la mia testa, Pollari, viene fatto fuori nelle primarie da un candidato a me molto vicino, un amico, che poi viene anche eletto sindaco di Venaria al primo colpo.
Della Bresso è inutile richiamare le disavventure elettorali, quelle dei suo delfino e anche le mirabolanti giravolte successive in rapporto al ricorso per l'annullamento delle elezioni oramai giunto agli sgoccioli.
Adesso la Accossato, quantomeno improvvida nella gestione della vicenda Valentino: se le parti fossero rovesciate e fosse stato il centrodestra a gestire così una brutta storia (i cui contorni non sono ancora del tutto svelati e daranno, credo, sorprese a breve) sarebbe anche lei stata in prima linea a manifestare per la legalità, il rispetto delle istituzioni, con l'occhio tumido per l'indignazione e la vocetta stridula a rivendicare giustizia e coerenza. (La storia collegnese è ben raccontata in http://www.civicacollegno.blogspot.com/.)

L' ETICA "PRET -A- PORTER"

Fai politica? Ti occupi di qualche associazione o gruppo che "sta nel sociale"? Senti che si sta avvicinando una bella bufera che travolgerà questo sistema scalcagnato che brucia le prospettive e le velleità del paese? Vuoi portarti avanti col lavoro e coprire le porcherie che potresti aver fatto nell'esercizio delle tue prerogative pubbliche? Ancora, vuoi essere di moda e suscitare ammirazione nei polli che ancora credono in te?
E' il momento dell'etica pret-a-porter! Dai, vieni anche tu, ci si diverte...
Funziona così: abbandoni per un attimo la boria e la prosopopea con cui hai trattato gli altri fino ad ora e metti su un'arietta dimessa. Obbligatoria la boccuccia a culo di gallina e scuotimenti del capo che testimonino al meglio la tua partecipazione e la tua sofferenza interiore per il malcostume, la corruzione, la sistematica violazione delle regole, la sopraffazione del debole ad opera del forte.

Poi fai convegni con esperti di delinquenza poltica, scali associazioni che si occupano sul serio di etica della politica e di legalità, così tanto che non riescono nemmeno a immaginare di richiedere una prova di onestà intellettuale da chi le scala. Metti i loro loghi vicino a quello del tuo comune come il bollino blu della Chiquita e sei felice: adesso sì che sei etico!

Provino a parlare gli altri, quelli che ti vogliono male, adesso sei certificato.
Perciò puoi continuare a cambiare le regole per fare quello che vuoi, a disfare tutto ciò che è trasparente perché dà fastidio ed eccita inutilmente il people, a minacciare quelli che temi possano alzare la testa per ribellarsi. Quelli che lo fanno, provi a comprarli con una promessina o un incarico di sottogoverno, così te li togli dalle palle e ti saranno grati. Il segretario del tuo partito no, vale di più: lo fai Presidente!

MA CHE BRAVA LA GUZZANTI!

Non sono mai stato un amante delle trasmissioni alla Anno Zero o  Ballarò: sono felice che esistano, ma mi mettono agitazione e depressione. Dunque non le guardo, anche perché non vorrei mai sentirmi un progressista col telecomando, uno di quelli che non alzano un dito per cambiare le cose, nemmeno quando non costerebbe niente... ma che non si perderebbero una puntata dell'indignazione nazionale, neanche in presenza di una catastrofe naturale.

E' anche per questo che evito come la peste i film di "impegno sociale e civile", di quelli che purgano le coscienze riportandole alla purezza adamantina dell'infanzia. Ma ci sono cascato: sabato sono andato a vedere Draquila. C'era anche Sabina Guzzanti, in carne e ossa all'Eliseo, che illustrava il film e faceva un po' di garbata promozione. Bello, poi è cominciato il film e già mi preparavo a tirare fuori il sarcasmo con cui mi proteggo in questi casi.
Ancora una volta non avevo capito niente!

TOPOLINIA: FATTA LA LEGGE, TROVATO L'INGANNO!


A Topolinia con la legalità non si scherza mica! I capi della città frequentano convegni dove se ne parla, vanno in giro per l'Italia a propagandarne la meraviglia e la bontà, sono tutti antimafia e contro tutte le criminalità organizzate del mondo. Si commuovono al solo suono della parola "trasparenza" e si fanno eleggere qua e là nelle associazioni che di queste cose se ne occupano per davvero e con serietà. Sono dei duri, a Topolinia, mica come i loro colleghi di altre città che fanno ogni sorta di arbitrio e di pratica clientelare.
Poi quelli di Topolinia sono di centrosinistra, dunque virtuosi per definizione, mica come quegli altri che invece...

Dovete sapere che a Topolinia le aree per costruire case sono molto ricercate e preziose. Era così già molti anni fa, quando una grande emigrazione dal sud impose la costruzione di case per topolini poco danarosi, pronti per andare a lavorare nelle grandi fabbriche della seconda rivoluzione industriale. Intere zone, prima a destinazione agricola, venivano destinate all'edilizia residenziale per fare tanti bei palazzi.
A Topolinia le aree per le case pubbliche - quelle di costo più contenuto, per i topolini meno ricchi - si costruivano su aree che il Comune espropriava, per poi assegnarle ai costruttori. Siccome i costruttori erano assatanati (è il loro lavoro), ecco che la politica divideva le aree fra quelli meglio introdotti: una ai Bianchi, una ai Rossi, una ai Blu.
Perchè non fare una specie di gara pubblica per assegnarle a chi offriva le condizioni migliori ai cittadini? La scusa era già pronta: il Comune non aveva i soldi per comperare le aree, si limitava a indicarle sul suo Piano regolatore, i costruttori le comperavano, le cedevano al Comune in cambio della riassegnazione immediatamente dopo. Fatta la legge, trovato l'inganno!
Sono nati così tanti quartieri di Topolinia, alcuni nemmeno brutti, e il gioco ha funzionato fino a quando un grande scandalo - proprio basato sull'uso disinvolto degli stessi meccanismi - non ha scoperchiato il pentolone.
Lo scandalo ve lo risparmiamo, ma sappiate che le regole per l'assegnazione delle aree vengono cambiate: si scrive nel regolamento del Comune di Topolinia che le aree sarebbero da quel momento state assegnate solo su gara pubblica, per trasparenza e uguaglianza di tutti di fronte alla possibilità di costruire a Topolinia. Qualche furbacchione masticava amaro, qualche altro protestava segnalando che nella metropoli vicina si faceva "alla vecchia maniera", ma la regola era rispettata da tutti e non aveva provocato nessuno degli effetti che erano stati paventati.

All'improvviso un fulmine a ciel sereno arriva a sconvolgere la vita serena della citta.

BASTA, BRESSO, BASTA!

Davvero la realtà supera l'immaginazione... soprattutto offre il quadro desolante di una signora che, molto mal consigliata, inanella una gaffe dietro l'altra e fa spaventosi guasti in giro.
Oggi di lei fanno polpette tutti i giornali e non oso pensare alle difficoltà che incontrerà nel seguito della sua attività politica e sociale: penso anche solo alla serenità e all'autorevolezza con cui svolgerà il suo incarico di serie c in Europa e alle risate che si faranno delle sparate che anche lì certamente non si farà mancare, anche se in francese.

Non basta la sua collaborazione attiva alla sconfitta elettorale - qualcuno del suo partito gliel'ha detto che le elezioni le ha perse lei, facendo quasi tutto da sola, con la sua boria, arroganza, ben accompagnata dalla corte di mediocri? -, adesso in nome delle sue miserie accetta perfino di minare la credibilità di un ricorso assai fondato e perciò pericoloso. Che disfatta e che imbarazzo!

Qualche mese fa fui vittima dell'ego bressiano: prima invitato a ricandidarmi nella sua lista - ero pur sempre il presidente del Gruppo consigliare omonimo - poi scaricato con l'ausilio dei suoi fan della zona ovest a cui avevo pestato i calli, trattando delle loro discutibili azioni sul giornale "Punto di Vista". Spiegai, al pari di molti altri, questo voltafaccia con la sua necessità di garantire il fido Bairati, di cui si conoscono oggi gli esiti in termini di popolarità, mentre della sua simpatia e competenza si sapeva già prima. Forse non era questo, erano i primi segni di quel delirio di onnipotenza che oggi raggiunge, speriamo, il suo apice.

Che idea ha la Bresso della legalità? Negoziabile, specie se serve a garantire una poltrona al suo presidenziale deretano. Si potrebbe pensare che sia solo una questione che riguarda lei, il suo declino, la sua difficoltà ad uscire di scena in modo garbato, invece no.
Parrebbe che il PD romano non sia estraneo a questa decisione: che idea ha il PD della legalità? E' negoziabile, come per la Bresso, oppure la si pratica sempre perché questo paese deve essere rimesso in sesto con comportamenti coerenti, coraggiosi  e rispettosi del vivere civile?

SAN SANTORO, I PENITENTI E I MANIFESTANTI


Santoro chiude la sua trasmissione, lautamente liquidato e pagato da mamma RAI, con un programma futuro di tutto rispetto, perfino se ne realizzasse solo una parte. Indignazione per il "tradimento", per le somme che percepirà, per la mercificazione di valori e la svendita della libertà di informazione il giovedì sera al vil denaro e alla rassegnazione.
Lo stesso Santoro dichiara che si sentiva accerchiato, che non ne poteva più delle pressioni eccetera, insomma era giunta l'ora di chiudere: farlo con questo bel corollario è meglio che farlo in braghe di tela. Può colpire la spregiudicatezza del personaggio, la sua disinvoltura nell'adoperare ora la pollitica ora il giornalismo per costruirsi una personalissima e fortunata carriera. Non si capisce però lo sdegno che suscita in questi giorni: solo polli ciechi potevano pensare che fosse una specie di Santo da venerare, per cui manifestare, da osannare col telecomando in mano. Non ha mai detto di esserlo, non ha mai fatto credere di essere diverso da quello che oggi appare essere: un bravo giornalista, fazioso quanto basta, a volte un po' di più, un conduttore di trasmissioni di successo capaci di fidelizzare il pubblico, dunque di renderle appetibili per le inserzioni pubblicitarie.
Una sua importante funzione l'ha sempre avuta: mettere alla berlina i potenti, dicendo loro le cose che avremmo voluto dire noi, sbertucciandoli e svillaneggiandoli perfino di più del dovuto. Un bello sfogatoio, no? In fondo abbiamo bisogno anche di questo, specialmente in tempi difficili come questi, nei quali sono in pochi ad alzare la testa per trovare il coraggio di rischiare in proprio; meglio starsene a pontificare col telecomando gasandosi ora per il comico che dice cose serie, ora per il presentatore fattosi soggetto politico surrogato.
D'altra parte siamo in Italia, dove si governa per televisione e si fa l'opposizione nello stesso modo, a volte neanche specularmente. Un paese dove la politica, anche la nostra, non si fa discutendo e cercando le idee e le persone più idoneee a realizzare un progetto di trasformazione condiviso, ma tirando fuori ogni giorno il peggio che c'è in noi, come Berlusconi ci ha insegnato.

TOPOLINIA: UN CENTRO COMMERCIALE E AMMINISTRATORI DISTRATTI


A Topolinia c'è un grande centro commerciale. E' sempre pieno di gente, persino di più di quanto si sarebbero aspettati i proprietari. Insomma è una struttura commerciale che funziona e che è invidiata da tutto il circondario... così tanto invidiata che ogni comune prova a costruirne una, con l'invidiabile risultato di vedere la fioritura di centri commerciali a scapito dei prati e dei campi, pur in epoca di contrazione dei consumi.

Il centro commerciale di Topolinia funzionava molto meglio quando nello stesso complesso ci stava anche una importante catena di mobili da montare con calma a casa, prima di sgozzare i figli per sfogare il nervoso accumulato. Il consumatore faceva un giro fra gli scaffali e i mobili esposti, educando il suo gusto e trovando sempre qualcosa di nuovo da acquistare, poi usciva e - già che c'era - andava al centro commerciale a fare la spesa, magari con un tour fra gli oltre 180 negozi della galleria. Insomma il centro trainava il mobilificio e viceversa, col risultato del pienone continuo.

Da tempo i padroni del mobilificio segnalano che gli spazi a disposizione sono troppo scarsi per rispondere al grande afflusso. A più riprese chiedono al comune di farsi carico del problema, tanto più che nella zona sono in corso operazioni di trasformazione di aree industriali in commerciali e residenziali. Quale migliore occasione per ingrandirsi e, nello stesso, tempo continuare a fare sinergia con il centro commerciale, oltretutto senza nemmeno dover costringere i clienti a cambiare strada e luogo?
Il tempo passa e dal comune nulla... fino a che i padroni del mobilificio si stufano e vanno altrove a cercare quello che Topolinia non sembra voler offrire loro.
Esito: il mobilificio oggi è altrove, il capannone è abbandonato e il comune non incassa più neppure le tasse, sempre il comune ha presentato per l'area accanto uno progetto di trasformazione che la Regione ha bocciato oramai due anni fa e che si è tentato di far passare come operazione di salvataggio di una importante impresa automobilistica. Anche il numero dei visitatori del centro commerciale è diminuito considerevolmente, almeno così dicono i commercianti.

Ma c'è di più!

ESILARANTE! B. DICHIARA CHE NON LI DIFENDERA' PIU'.

Le dichiarazioni di oggi del premier si riferiscono ai suoi fedeli implicati nella tangentopoli innescata da Anemone e soci. Berlusca si incavola per il  fatto che - essendosi loro comportati come fa normalmente lui, cioè utilizzare le risorse pubbliche scopi privati - adesso ne ha abbastanza di coprire le malefatte che ogni giorno emergono con la forza di una valanga che non si ferma più.
Al d là dell'imbarazzo del premier e delle difficoltà a tenere insieme una compagine che sempre più assomiglia alla trasposizione in pratica dei sani principi costruiti in vent'anni di storia italica - complici tutti, anche gli avversari - è indubbio che siamo davvero a un bivio.


IMMIGRAZIONE: DALLA CALABRIA CON AMORE

Va a sapere per quali strani percorsi e in base a quali arcane ragioni, il mondo dell'informazione sta cominciando ad occuparsi di un'esperienza - quella del Comune di Riace - che potrebbe insegnarci parecchio sulla solidarietà, sulle politiche dell'immigrazione, sulla integrazione e su molto altro ancora.

Riace è un comune della costa jonica della Calabria, a poco più di 100 km da Reggio. Uno dei tanti, composti quaasi tutti di una "marina", fatta di case costruite recentemente alla selvaggia e senza criterio, e un paese "storico" arroccato sulle colline/montagne immediatamente a ridosso della costa. Un tempo le case le costruivano lì per evitare di essere continuamente preda di quelli che arrivavano dal mare. E ne arrivavano, tanti, continuamente; le trace sono nei volti, negli occhi, nei capelli dei residenti di oggi. E' diventata famosa, Riace, perchè nel mare di fronte sono state ritrovate le due statue di bronzo che continuano a fare il giro del mondo per musei ed esposizioni.Il vecchio borgo di Riace fino a pochi anni fa era quasi del tutto spopolato, le case in abbandono, alcune già crollate, le scuole chiuse, l'economia azzerata, come nella gran parte dei comuni vicini.

Il destino, segnato, di questo paese è cambiato perché un'amministrazione comunale ha saputo capire quello che tanti leaders politici nazionali non comprendono neanche oggi: l'immigrazione può essere una risorsa, l'accoglienza e la solidarietà possono coniugarsi con i progetti di recupero e sviluppo di un territorio in crisi.

mariano a quartarete - un pc per ogni studente

IL PECCATO ORIGINALE DELL'AREA EURO da www.lavoce.info

di Giancarlo Corsetti 11.05.2010

Per molti anni, i paesi dell'area euro hanno preso a prestito emettendo titoli denominati nella valuta comune. Che sembrava produrre una difesa automatica dai problemi associati con il "peccato originale", mettendo i grandi debitori al riparo dai movimenti del cambio. Non è più così. Non solo l'Europa nel suo complesso, ma anche i paesi forti si avvantaggerebbero da una ripresa di investimenti e spesa. Rimane il problema di come renderla possibile, in una situazione di logoramento fiscale diffuso dopo ventiquattro mesi di crisi e parecchie ombre sui segnali di ripresa.

In molti paesi dell’area euro i problemi fiscali (alto debito o alto disavanzo) si sommano a problemi di competitività. I primi richiedono misure decise di correzione fiscale, i secondi si traducono in bassa crescita. Senza crescita, la correzione fiscale è pesante: maggiori imposte e meno trasferimenti riducono redditi già stagnanti, mentre i tagli alla spesa abbassano il livello di offerta di beni pubblici. Senza correzione fiscale, le prospettive di ripresa economica sono minate dal rischio paese: chi investirebbe in aree di instabilità macroeconomica e soggette ad attacchi speculativi?

INDIETRO, PIEMONTE! TRA RICORSI E SGAMBETTI...


Dunque la Bresso ricorre... e non per ottenere il riconteggio, come aveva preannunciato all'indomani dello spoglio. Ritiene che le elezioni vadano annullate per evidenti irregolarità relative alla presentazione di tre liste di centrodestra (totale oltre 50.000 voti, più del triplo della differenza fra Cota e Bresso). In un caso, quello della lista dei Pensionati, alle irregolarità amministrative si aggiungono dubbi di falso che legittimano un esposto alla Procura.
Se la Bresso aveva dei dubbi sulla regolarità delle elezioni, ha fatto bene a fare ricorso e fanno male coloro che scambiano questa sua determinazione per protervia e incapacità di accettare la sconfitta elettorale.
Non sono interessato - credo al pari di molti altri Piemontesi dell'una e altra parte - alle turbe psicologiche o ai contraccolpi emotivi della sconfitta in coloro che l'hanno patita.

CITTA' DELLA SALUTE 2: UN' OPINIONE INTERESSANTE


A commento del mio post di qualche giorno fa sul tramonto della Città della Salute a Grugliasco, un giovane consigliere comunale del PdL, Aldo Olivero, ha ritenuto di tornare sull'argomento con una competenza e una capacità sconosciuta ai più. Condivido molte delle sue considerazioni,meno i suoi valori, ma mi piacerebbe che anche i centrosinistri, grugliaschesi e non, potessero discettare con questa competenza su temi così complessi.

TOPOLINIA: IL COMUNE NEL PARCO.


A Topolinia le sorprese non finiscono mai: adesso il topo-capo annuncia con grande clamore mediatico che vuole vendere il Municipio e farne uno nuovo. Costa 8 milioni di euro, ma si troveranno, una parte dei soldi si ricaverà dalle operazioni immobiliari collegate.
I Topolini che frequentano le scuole rabbrividiscono perché pensano a tutte le manutenzioni non fatte, alle opere per risparmiare energia che sarebbe necessario fare da tempo. Quelli più pudichi evitano di smadonnare perché si sentono responsabili anche loro delle azioni del topo-capo dato che l'hanno votato, quelli più spudorati borbottano senza poi concludere nulla, aspettando che altri si diano da fare per contrastare quella che ritengono una follia.
Che il malcontento sia forte lo si vede dal posizionamento del camerlengo del topo-capo, quello che lo porta normalmente in giro, che da un po' di tempo cerca di non farsi vedere troppo insieme a lui. Persino i maligni - che l'hanno soprannominato "el pibe de oro" forse per evocare l'unico lavoro vero che abbia mai fatto - si sono accorti di questa presa di distanza, probabilmente dettata dall'avvicinarsi del momento in cui i topolini saranno chiamati a nuove elezioni amministrative.

SCAJOLA, VERDINI, CIARRAPICO... L'AGONIA DEL REGIME?


Primavera terribile per Berlusconi. Da quando ha vinto con Bossi le regionali, non gliene è andata più bene una. Prima le mattane di Fini, poi gli scandali legati alal ricostruzione, adesso uno dei suoi ministri più importanti costretto alle dimissioni, il coordinatore del suo partito invischiato forse persino più idi Scajola in questo impasto di affari, compagni di merende e politichetta all'italiana.
Che i nostri siano colpevoli di quello per cui stanno oggi sulle prime pagine oppure no conta poco, la sostanza politica della questione è ormai emersa del tutto: gli intrecci, i maneggi, gli scambi di favori, il reciproco sostegno, perfino le imbarazzanti manifestazini di solidarietà, sono tutti conseguenza del quasi ventennio berlusconiano e ne segnano anche il rapido tramonto.
L'idea che una banda, composta da soggetti arricchiti ancora oggi non si sa come, potesse farsi economia, attraverso questa condizionare la politica, poi diventare essa stessa direttamente la politica medesima, poi ancora puntare decisamente alla conquista dello stato - e tutto questo piegando le regole all'obbiettivo finale - è maturata negli anni '70 e da allora si è fatta realtà.

CITTA' DELLA SALUTE: ADDIO A GRUGLIASCO.

Dunque è ufficiale: la Città della Salute - la cui realizzazione era prevista intorno all'asse di c.so Allamano a Grugliasco - si farà a Torino, nei paraggi delle Molinette. Già lo aveva annunciato Cota all'atto della sua elezione a Presidente della Giunta regionale, la conferma l'ha data il Magnifico Rettore dell'Università di Torino ieri e tutti i giornali l'hanno ampiamente ripresa.
Che l'Università fosse contraria a questo progetto era chiaro da tempo: gli accademici hanno sempre caldeggiato l'ipotesi torinese e hanno maldigerito l'imposizione di Bresso, di cui ancora oggi non sono del tutto chiare le ragioni.
Resta il dato sconfortante che, nonostante cinque anni di tempo, il progetto non è andato avanti di una virgola.