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LA SCUOLA E LA GELMINI: CHE C'ENTRANO?

Le balle spaziali della ministra e il silenzio imbarazzato di partiti e sindacati
Apre la scuola. Nelle superiori gli studenti con debiti transitano abbronzati nei corridoi a caccia dell'insegnante che li interrogherà per certificare che, anche d'estate, non hanno fatto nulla. I più piccoli si godono gli ultimi giorni di vacanza, alcuni di loro curvi sui libri delle vacanze insieme ai nonni, nell'inutile tentativo di smaltire le quantità di compiti rimasti nel dimenticatoio per tutta l'estate.

La Gelmini, reduce dal grembiulino dell'anno scorso (ricordate?), quest'anno propone un'altra ovvietà: la frequenza minima a scuola. Se davvero volesse combattere i diplomifici, basterebbe che mandasse commissioni esterne a esaminare gli allievi alla fine di ogni anno di corso. Ma tanto fa lo stesso, tra poco si parlerà d'altro e sarà tutto dimenticato.
Intanto i partiti parlano di candidature alle primarie, di legge elettorale, di contrapposizioni, di cose strane, tra queste il distacco fra la il mondo della politica e la società. Tesori!

I precari rivendicano ciò che non possono avere, preoccupati dalla scure con cui questi centrodestri distruggono la scuola, ma ben consapevoli dell'indifferenza generale che accompagna le loro sorti: c'è in giro una specie di imbarazzo che impedisce di dire ciò che sarebbe normale affermare in un paese che dovrebbe avere la scuola fra le sue priorità.

C'è un problema di classi sovraffollate, ma anche sacche scandalose di privilegi coperti dalla connivenza di presidi e sindacalisti. C'è il problema della qualità della prestazione dei docenti, ma anche di decenni di immissioni in ruolo senza alcuna verifica selettiva, così che oggi pochi ignoranti lavativi dequalificano la scuola più delle gelminate e contribuiscono a peggiorare l'immagine sociale del personale che nella scuola ci lavora con professionalità e dedizione, c'è il problema delle strutture non sicure, spente, poco accoglienti, ma anche la difficoltà di ottenere i servizi dai soggetti che sono assunti e pagati per fornirli.

Insomma, ci sarebbe tanto da fare.
Mi piacerebbe che il mio sindacato la smettesse di difendere i fannulloni, gli ignoranti, i menefreghisti, che rivendicasse concorsi aperti a tutti, trasparenti e uguali in tutta Italia. Mi piacerebbe che noi insegnanti, che abbiamo fra le nostre funzioni anche la valutazione degli studenti - delle loro prestazioni e del loro modo di stare a scuola - accettassimo il principio per cui è giusto che anche la nostra prestazione sia valutata... e pazienza se ci tocca ridimensionare l'opinione alta che abbiamo di noi stessi!

Così tornerei volentieri a scioperare per la qualità della scuola e per avere uno stipendio migliore. Lotterei perfino per i precari, ormai i figli di quelli che mi guardavano sorridenti dalle aule scolastiche mentre io - insieme a tanti altri entrati in ruolo con concorsi pubblici - scioperavo per i loro diritti.

Mariano
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