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LA DEMOCRAZIA: RISCHI E FISCHI

La stizza dei demos e l'insulto degli avversari.
Finalmente alla Festa nazionale del PD è successo qualcosa: dopo giornate tristi e monotone ci hanno pensato alcuni contestatori a ravvivare un po' il clima.
I fatti sono noti: c'era Schifani, presidente del Senato e chiacchierato avvocato di mafiosi, col suo passato carico di zone d'ombra e discutibili avvenimenti personali e professionali. C'era Fassino, che dire... Insieme a un noto giornalista RAI, ovviamente democratico, dovevano discutere di politica.
Un'oretta indolore ma significativa, vista la penuria di centrodestri illustri alla Festa democratica di quest'anno. I grillini, il popolo viola e chissà chi altro organizza una sacrosanta contestazione al personaggio e, a seguire, si innesca il solito corollario di polemiche e minacce di rompere alleanze del giorno dopo. Niente di nuovo, se non la solita miseria che la politica esibisce tutti i giorni, però qualche considerazione bisogna ben farla in questo nostro paese dove anche le cose più normali diventano straordinarie manifestazione di stupidità.

La prima: dare degli squadristi a un gruppo di contestatori non violenti e civilmente attrezzati è una pericolosa cretinata.  Fanno intendere che gli squadristi, quelli veri, sono innocenti persone che agitano un libretto rosso al sabato pomeriggio, prima di andare a fare un giro in via Garibaldi, magari mangiandosi un gelato coi figli e i nipoti. Invece gli squadristi veri usano altri metodi e diffondono valori ben differenti, anche quelli in doppiopetto e non  tutti di destra....

La seconda: il fatto che la contestazione si sviluppi alla Festa del PD deve ovviamente impegnare al massimo il PD stesso a garantire l'incolumità (ma non era questo il caso) e il diritto di espressione dell'ospite: mi sembra che l'abbiano fatto, gli insulti ai fischiatori sono un di più pericoloso. La festa del PD è suolo torinese, praticabile da chiunque e i fischi e le contestazioni non sono un delitto di lesa maestà per il solo fatto che sono stati praticati lì, senza la preventiva autorizzazione dei capibastone locali.

La terza: Schifani è il presidente del Senato, gira a piede libero fino a quando non verrà condannato, se verrà riconosciuto colpevole di qualche reato. Il giudizio politico sul soggetto lo precede e sarebbe bene che una qualche valutazione fosse operata prima di invitarlo alla Festa. Una volta che l'invito è fatto, sta al giudizio politico di tutti noi valutare se il PD abbia fatto bene o male e che cosa dimostri con questa azione. Se fosse dipeso da me non l'avrei invitato, come nessuno dei condannati per reati contro la Pubblica amministrazione e meno che meno in odore di mafia. Infatti il peso politico, mio e dei miei amici che la pensano come me, è irrilevante, quello del PD no.

La quarta: fra tutti la figura migliore l'ha fatta proprio Schifani. E così siamo tutti serviti.

Mariano
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