NOVITA'
latest

468x60

header-ad

Un Mondo costruito sulla Sabbia.

di Patrizio Brusasco

Per martedì prossimo il movimento democratico CIVICA  organizza un quanto mai attuale e interessante incontro sui rapporti tra economia, finanza e responsabilità, che si sono tinteggiati di infinite valenze e sfumature all'interno delle varie culture e delle varie religioni, che muovono in questo caso sull'altalena della ricchezza e della povertà. Vorrei quindi fare alcune considerazioni che si collegano, almeno credo, al dibattito di martedì prossimo presso la Sala Pasquale Cavaliere a Torino.

Ci ricordiamo tutti, o quasi tutti, dei moniti che ci giungevano da più parti, per lo più da saggi, maestri o anziani, quando ancora non erano anch'essi vittime dell'impazzimento collettivo, e che inneggiavano all'importanza di "costruire", di edificare, in senso materiale ma anche simbolico-spirituale, pena l'inevitabile caduta di ogni sogno e di ogni illusione.

Se è pur vero che in tutta l'esperienza umana rimane spesso un'amara constatazione della fragilità del tutto, dell'illusione cosmica che permea ogni  apparente realtà, almeno per i filosofi più acuti se pur anche stolti, ma perdendo inevitabilmente anche il senso principe dell'esistenza che è poi quello di vivere nell'impermanente come se si fosse eterni, di volare tra finito e infinito come un surfista alle prese di una gigantesca onda e sempre sul limite del baratro, come un funambolo in perenne equilibrio tra fuochi incrociati e opposte forze, è altrettanto vero che la vita prende un senso a patto che glielo si voglia dare, e la sua magia è quella di diventare ciò che noi intimamente desideriamo che essa sia, tra gioie e dolori, aspettative e frustrazioni, tra legittime aspirazioni e incapacità nel realizzarle, perché siamo e rimaniamo essenzialmente uomini, ma pure sempre creature straordinarie e dalle potenzialità insospettate.

Questo lungo e forse superfluo preambolo si sposa con la odierna situazione mondiale e con il totale fallimento dell'economia contemporanea. Forse sarebbe bastato rileggere l'etimo  greco del termine economia, vale a dire "oikos", casa, per capire come la grande finanza dei tempi moderni abbia e mantenga le sue fondamenta nella gestione del focolare domestico, ma la creatività finanziaria mista a un disegno e a un desiderio incessanti di ricchezze hanno travolto le basi stesse della sua esistenza: è stato come costruire un enorme e infinito grattacielo, con l'inconfessabile volontà di creare una Torre di Babele del benessere, senza più curarsi della base fondante che lo reggeva. E alla fine, ovviamente il palazzo è crollato, come un castello di sabbia, e con esso i sogni di una vita in rosa sempre più al verde e dunque nera.

Oggi, anche i più illustri economisti liberisti, ammettono l'importanza dell'etica in tutti i campi umani, poiché, a fronte delle batoste recenti - pare che l'uomo impari e proceda solo a seguito di sconfitte dolorose, salvo poi obliare in un nano secondo -, si è riconsiderata l'ipotesi che la devianza, intesa come deviazione dalla regola, afferente una qualsiasi disciplina o realtà cosmica, che muove attraverso un suo peculiare meccanismo preordinato, sia alla fine la causa di qualsiasi crollo e sconfitta. La morale, l'etica, che attengono al costume di una persona, di una società e di una civiltà, non sono vuoti orpelli o scelte personalistiche, ma al contrario sono leggi intrinseche a ogni realtà che ne permettono l'esistenza stessa. in Oriente si parla di "dharma" (termione sanscrito), che sarebbe appunto la legge intrinseca a ogni individuo e a ogni realtà, dalla cui devianza nasce la malattia, la disfunzione e fino alla distruzione o morte, oppure di "rita" (termine tratto dai Veda, lirici testi ariani di ispirazione religiosa), che sarebbe l'ordine su cui è creato e poggia l'universo. 

Voglio dire che forse, purtroppo per noi, tutte le branche del sapere umano, a partire dalla religione  e fino alla scienza, mantengono nel loro interno, spesso ben celate ai più, leggi sottili e profonde che sfuggono certamente a disamine grossolane e orientate a volgari speculazioni. Piacerebbe a tutti in fondo essere completamente liberi, al di là e al di qua del bene e del male, ma ho paura che ciò non sia proprio possibile, che noi ci si illuda o meno. La realtà alla fine darà sempre il suo responso che ci piaccia o meno, si chiami essa natura, o destino, o giustizia, e fino ad invocare un qualche principio teistico di qualsivoglia natura. E a noi non resta che gioire o patire per le scelte compiute, con la speranza di evitare nel nostro futuro i soliti errori.

 
« PREV
NEXT »