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La Nota sul Consiglio Regionale.

In questi giorni stiamo assistendo a un vero e proprio strike dell'economia e della politica mondiale e locale. E' strike il successo quasi plebiscitario di Obama oltre Oceano; è strike la spaventosa crisi economico-finanziaria globale, checché se ne dica; è strike per l'emergenza che non conosce frontiere e latitudini e tocca tanto i mercati e la comunità asiatici che l'Eurozona e, udite udite, la nostra piccola Italia.

Tremonti cerca di defilarsi; l'ordine di scuderia è quello di non trasmettere ansie e pessimismo, ma non gli riesce molto in verità. Anche il premier del resto ha un po' perso la consuetudinaria fiducia a oltranza, quasi una messinscena, e le ombre sembrano calare su una realtà globale in totale recessione, stagnazione e via dicendo: ma si deve dirlo sottovoce e con pudore per non spaventare il pueblo!

La Confindustria chiede interventi speciali, di sostegno alla grande e alla medio-piccola impresa; l'impoverimento cresce: a Londra cominciano i saldi prima ancora che si cominci a vendere per le tradizionali festività natalizie; in Piemonte, per contestualizzare un po' l'auto arranca, l' Azimut chiude, la Motorola chiude, la Pininfarina sprofonda negli abissi, la Dayco forse non......insomma non c'è molto da stare allegri, ma non bisogna perdere l'ottimismo, qualcuno dice: vaglielo a spiegare a chi è senza lavoro o con un lavoro precario o il lavoro lo ha perso in questa folle corsa al massacro!

Più di una volta abbiamo scritto che i Governi mondiali hanno rinunciato a governare ormai da tempo, vittime e conniventi del potere finanziario e di una collettiva sbornia che ora mostra tutti i suoi dirompenti e nocivi effetti. Ora dovranno fare la cosa più naturale al mondo per la loro intrinseca natura: vale a dire decidere e governare, proprio perché si chiamano "Esecutivi" e "Governi": se non governano la realtà, o magari almeno solo ci provassero, che ci stanno a fare?!

La situazione insomma non è delle migliori, è chiaro a tutti direi, e cadere nel pessimismo non serve a nulla, ma neppure perdere di vista la realtà ci sembra saggio e salutare.

In Consiglio regionale, proprio oggi, si è parlato di lavoro e di eventuali misure di un piano regionale atto a tamponare gli effetti dolorosissimi di un sistema economico frantumato e frantumabile. Incredibilmente - ma a suggello dello stato di emergenza - maggioranza e opposizione si sono trovate concordi nel cercare una linea comune, una convergenza di soluzioni e di sforzi, mostrando una coesione che finora sembrava utopica e maldestra. E questo ci fa capire ancor più che la situazione è molto grave; forse non terminale, ma grave comunque, e che necessita dell'impegno e dell'ingegno di tutti coloro che sono chiamati a governare gli eventi e gli accadimenti di un sistema-mondo imbizzarrito.

Nel corso dei lavori è apparso un documento, letto dall'assessore al Welfare Migliasso, in cui emergono le seguenti considerazioni:

Non si deve drammatizzare, concetto ribadito anche dalla presidente Bresso, oltremisura la situazione, come siamo spesso abituati a fare, perché è opportuno lanciare dei messaggi positivi, sottolineare che, pur tra tutte le difficoltà che ci stanno di fronte, la comunità piemontese è pronta ad accettare la sfida che questa nuova crisi ci pone, e ha le capacità e le potenzialità per uscirne fuori verso una nuova fase di sviluppo;

Bisogna riconsiderare la questione degli ammortizzatori sociali, alla luce anche del lavoro precario e flessibile;

Si deve supportare il credito alle imprese e impiegare tutte quelle soluzioni, a cui sta peraltro lavorando il ministro Tremonti, per fronteggiare la situazione;

Si deve rifondare la finanza mondiale, possibilmente in chiave etica;

Si devono impiegare non solo soluzioni difensive, ma pensare anche al rilancio dell'economia e al suo rafforzamento, nonché al reinserimento e alla riqualificazione dei lavoratori estromessi, giocoforza e loro malgrado, dal sistema.

Queste, occhio e croce, le misure da prendere in termini celerissimi, tanto che quest'oggi la presidente Bresso è scesa a Roma per la Conferenza Stato-Regioni, con la speranza di trovare una sponda e una spalla "amica" nel governo centrale.

 

 

 
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