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Lettera aperta a Gianfranco Morgando, segretario regionale del PD.

Gentile segretario,

ora che la tornata elettorale si è conclusa, con gli esiti dolorosi ben noti, è giunto anche il momento per esprimere – a te e a tutti coloro che hanno responsabilità politiche nell’ambito del centrosinistra piemontese – alcune considerazioni che ho finora tenuto solamente per me. Non ho mai sopportato la ricerca di visibilità attraverso le sparate sui giornali e sono non da ora convinto che le polemiche politiche e le schermaglie personali fra coloro che hanno responsabilità politiche e istituzionali debba trovare sedi diverse da quelle. A maggior ragione quando i protagonisti fanno parte delle stessa area politica.

Credo che il confronto di idee debba avvenire in modo attento, gentile, creativo e disinteressato; credo soprattutto che la politica debba includere chi ne è fuori, valorizzare le competenze e le risorse personali, organizzare l’elaborazione, il tutto semplicemente perché progetta il futuro di tutti; credo che la politica debba cercare sintesi e mediazioni fra interessi contrapposti o complementari senza mai dimenticare la sua funzione superiore rispetto a ciascuna delle parti in gioco; che la politica debba dettare i tempi dell’ascolto, quelli della discussione, quelli dell’elaborazione e quelli della decisione, e che il rispetto di questi tempi renda efficace e utile la partecipazione alle istanze politiche. Credo la nostra politica possa e debba generare entusiasmi e slanci ideali se si sforza di praticare ogni giorno le idee e i valori che dichiara.

Anche per questo avevo provato a partecipare alla fase costituente del Partito Democratico, organizzando una lista che coinvolgeva personaggi interessanti e inconsueti, certamente lontani dal ceto politico di più stretta osservanza: l’esperienza è finita prima di cominciare a causa del rigetto del ceto politico di più stretta osservanza… appunto. Non per questo ho abbandonato l’idea che la scommessa politica del PD fosse quella giusta, ho ridimensionato le aspettative confidando nell’azione riformatrice delle nuove regole che il PD si è dato. In primis le primarie.

In Regione ho sempre sostenuto lealmente la giunta regionale, cercando di sviluppare il ruolo di cerniera fra il mondo delle liste civiche, dell’altra politica, delle associazioni di cittadinanza attiva, delle istanze più innovative che provengono dai nostri comuni: ho perciò presentato proposte di legge in materia di energie rinnovabili, di agricoltura e alimentazione biologica, mi sono occupato di ambiente, di casa, di innovazione nel mondo dell’educazione, di informatica e di reti, eccetera. In questo cercando di sviluppare al meglio il lavoro per cui i cittadini mi hanno eletto. Non ho mai rivendicato alcunché, nemmeno quando il trattamento riservatomi – unico "indipendente" in mezzo ai gruppi derivanti da partiti - è stato palesemente ingiusto. Nel frattempo il gruppo consigliare è diventato riferimento di diverse belle realtà civiche e di quell’altra politica che non dice solo dei no, ma che si organizza per contare e far valere in proprio quelle istanze che per delega non riesce a vedere rappresentate.

Nel corso di questi ultimi mesi – accanto a forze politiche di centrosinistra che in autosufficienza si andavano organizzando al disastro di questi giorni – abbiamo lavorato per tenere insieme gruppi mortificati nella voglia di ascolto e respinti ai margini della partecipazione dalla spocchia di molti dirigenti politici: il disprezzo del mondo civico, naturalmente di serie B rispetto alla politica quella vera dei partiti, la liquidazione di tutte le istanze non conformi come "antipolitica", il trionfo dell’autoerotismo come sostituto del dibattito e dell’ascolto.

E così abbiamo visto i "candidati nominati" al posto delle primarie annunciate, la follia dell’orgoglio democratico che ha regalato Orbassano alla destra, la capitolazione di Roma, le lacrime dei tanti che ci hanno creduto e provato gettando il cuore oltre l’ostacolo. Tutto questo – e molto altro – mentre il dibattito politico si instradava sui regolamenti di conti, sui dibattiti circa il colore di fondo della bandiera di partito, sull’organizzazione di manifestazioni anti-anti-politica.

Proprio di recente un bel gruppo di imprenditori mi ha rieletto presidente del loro consorzio, consentendomi ancora una volta di godere della loro considerazione oltre che di un osservatorio privilegiato sul mondo del lavoro, su come si rapporta alle istituzioni, su come interpreta la burocrazia, l’azione legislativa, insomma l’impatto della governance sul mondo economico, in particolare di quello che sta in trincea tutto il giorno. Anche attraverso i loro occhi ho cercato di leggere come e in che modo il centrosinistra ha evaso i temi centrali dell’oggi: per esempio, il sostegno all’innovazione e alla ricerca, le energie rinnovabili come occasione di sviluppo di ricerca e di rilancio di un sistema formativo che deve ritrovare la sua bussola. Ho anche provato a offrire alcuni contributi derivanti da questa osservazione, senza apprezzabili successi. Ho cercato però di saldare queste osservazioni con la voglia di ambiente, con la ricerca di forma di partecipazione dal basso, col desiderio di rinnovamento e di coerenza che derivano dagli altri mondi che cerco di seguire e a cui voglio bene.

Le elezioni ci consegnano un centrosinistra in crisi nera, di leadership, di interlocuzione sociale, di rappresentanza, di capacità di sintesi, di simpatia.

Ti propongo – in questo raccogliendo con piacere alcune tue recenti dichiarazioni ai giornali torinesi – di avviare un confronto serrato con il mondo di cui sopra, in modo da aprire una nuova stagione politica, perché, credimi, senza un profondo cambiamento di metodo non ci saranno idee e progetti che potranno riscattare la politica della sinistra e perciò affermare quegli ideali di giustizia sociale e di voglia di futuro che ne sono la ragione fondante. C’è bisogno di cambiare, di andare oltre ciò che resta dei centralismi e delle oligarchie. Anche perché un bisogno di politica e di riscatto quando non trova interlocuzione si organizza diversamente.

Con simpatia e amicizia.

Mariano Turigliatto

 
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