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LA NOTA SUL CONSIGLIO REGIONALE.

di Patrizio Brusasco

L'ultima seduta del Consiglio regionale del Piemonte, durata soltanto mezza giornata, si è caratterizzata per la messa a punto di un testo condiviso nell'ordine del giorno, in relazione alla drammatica situazione tibetana.

Non è trascorso molto tempo dalla visita ufficiale della massima autorità spirituale tibetana, il Dalai Lama, nel nostro capoluogo subalpino. E ancora le sue parole e le sue dichiarazioni, rilasciate all'interno dell'Auditorium della Rai, riecheggiano con messaggi di pace e di speranza per il mondo intero e in particolare per il suo Tibet.

L'ondata di violenza e di vessazioni di Lhasa, degli ultimi giorni, sembra confermare l'impossibilità di raggiungere un accordo pacifico sulla intricata e scottante questione tibetana. Il Tibet rivendica, se non l'indipendenza, almeno l'autonomia dalla grande Cina, la quale non ha la minima intenzione di perdere il controllo e la sua egemonia sul cosiddetto "tetto del mondo", pena la messa in atto di sistematiche violenze e repressioni, che valgono la morte di molte persone.

Non aiuta peraltro la particolare situazione internazionale, figlia della globalizzazione, dei mercati emergenti e della delocazione industriale occidentale; e tanto meno l'incombere delle Olimpiadi di Pechino del 2008 che difficilmente garantiranno il rispetto di elementari e basilari diritti umani. Al punto che durante l'Angelus di domenica scorsa, neppure il Santo Padre si è sentito di prendere posizione contro l'impero cinese, proprio ora che i rapporti con la Chiesa cattolica sembrano un pochino migliorati e il dialogo è ripartito su basi di rispetto reciproco. Fatto certamente scandaloso, che ha suscitato la perplessità degli stessi esponenti politici vicini al Vaticano, ma che ci fa capire quanto sia delicata la questione.

Anche il Consiglio regionale del Piemonte ha voluto dunque prendere parte al dibattito che ne è emerso, per via soprattutto dell'opposizione che ha visto nel Tibet la possibilità di "bloccare", secondo la consuetudinaria prassi,  i lavori consiliari; cosa che ha suscitato anche l'accendersi di alcuni animi, con il conseguente uso di parole triviali, molto in uso presso il classico Bar Roma.

Riteniamo che, pur solidarizzando in tutto e per tutto con il popolo tibetano, il Consiglio regionale debba in primis occuparsi delle molte questioni delicate che attanagliano il Piemonte e i piemontesi, lasciando magari agli organi nazionali e internazionali la responsabilità di particolari eventi mondiali. E' una scelta non solo di priorità, ma credo proprio di pertinenza, pur rimanendo tutta la comprensione e la vicinanza, in un simile momento storico, verso il Tibet e il suo popolo, la cui situazione non può più essere oscurata o procrastinata per quasiasi ragione al mondo, men che meno quella economica!

 
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