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Ecco una soluzione per i rifiuti della Campania!.

di Dida Neirotti

Le due macchie giallognole che vedete nell'immagine non sono isole, ma mucchi di spazzatura in mezzo all'Oceano Pacifico. Il fenomeno è chiamato Pacific Trash Vortex, ha un diametro di circa 2500 chilometri, è profondo 30 metri ed è composto per l'80% da plastica e il resto da altri rifiuti che giungono da ogni dove. "E' come se fosse un'immensa isola nel mezzo dell'Oceano Pacifico composta da spazzatura anziché rocce. Nelle ultime settimane la densità di tale materiale ha raggiunto un tale valore che il peso complessiva di questa "isola" di rifiuti raggiunge i 3,5 milioni di tonnellate", spiega Chris Parry del California Coastal Commission di San Francisco, che è da poco tornato da un sopralluogo.

La notizia è comparsa sui quotidiani del 6 febbraio (vedi Repubblica), ed è, a dir poco, sconvolgente:  già le dimensioni sono difficili da immaginare ma quello che indigna è il fatto che nessuno ne abbia mai parlato prima. Nel mondo controllato e globalizzato, in cui sono registrati quasi quasi anche i nostri pensieri, non è possibile che una massa tale di rifiuti che, riportano i giornali, ha cominciato a formarsi negli anni '50 per un gioco di venti e correnti oceaniche, non sia stata avvistata prima e che non ce ne abbiano dato notizia. Di quante altre catastrofi non sappiamo assolutamente nulla?

Una delle giustificazioni di questo colpevole silenzio è che, essendo la zona ormai ridotta ad un deserto marino, privo di vita, non è solcata da navi o pescherecci: è possibile ma gli aerei e i satelliti?  Con Google Earth riusciamo a vedere la nostra automobile sotto casa e vogliono farci credere di non aver visto "qualcosa" grande due volte gli Stati Uniti!

Un quinto circa della spazzatura - dove si ritrovano palloni da football e kayak, mattoncini del Lego e buste di plastica - e' gettato dalle navi; il resto viene dalla terraferma. Charles Moore, oceanografo americano, erede di una famiglia di petrolieri che e' anche ex marinaio, si era imbattuto per caso in questa preoccupante "neoformazione" nel 1997, mentre navigava a margine del percorso di una regata. "Per una settimana mi sono ritrovato in mezzo a un mare di immondizia - ha detto - come avevamo potuto insozzare un'area cosi' gigantesca?"  La scoperta cambio' il corso della sua vita, spingendolo a vendere le sue partecipazioni nell'impero di famiglia e a diventare un ambientalista militante.

Nel mondo vengono prodotti circa 100 miliardi di chilogrammi all'anno di plastica, dei quali, grosso modo, il 10% finisce in mare. Il 70% di questa plastica poi, finirà sul fondo degli oceani danneggiando la vita dei fondali. Il resto continua a galleggiare.  
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