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Lavoro: la ricollocazione.

di Massimiliano Abbruzzse

Il mondo del lavoro ha subito in questi anni grandi cambiamenti. Così, per capirne qualcosa in più e per dare qualche suggerimento ai nostri lettori, abbiamo deciso di intervistare una consulente di ricollocazione del nostro territorio: la dottoressa Mascia Faggian.

Mascia, in cosa consiste il tuo lavoro?

Offro la mia consulenza in tutti quei casi in cui un singolo individuo o una serie di persone è in cerca di occupazione. In particolare il mio lavoro consiste nella ricollocazione di interi gruppi di soggetti nel caso in cui un’azienda che si trova nella condizione di chiudere un intero stabilimento o anche solo un reparto, offre la possibilità a chi mette in mobilità - ovvero licenzia - di iscriversi presso un’agenzia di ricollocamento per cercare una nuova occupazione e in alcuni casi crearsi una nuova professionalità.

Nel tuo lavoro entri in contatto con giovani lavoratori?

Direi che l’ambito che riguarda la ricollocazione collettiva è un mondo abbastanza eterogeneo. Certo, sono molti i giovani che, provenienti da una precedente esperienza lavorativa, sono in cerca di un nuovo impiego, ma in ugual misura si rivolgono a me anche uomini e donne, non più giovanissimi, a cui mancano ancora diversi anni prima di andare in pensione.

Che cosa suggeriresti ad un giovane in cerca di occupazione?

Lo so che dico una frase banale, ma il mondo del lavoro è cambiato. Una volta era facile pensare che l’azienda con la quale si iniziava a lavorare era quella che ti accompagnava per tutta la vita. Oggi non è più così. Ai giovani dunque suggerisco di fare più esperienze possibili, soprattutto all’inizio della propria carriera ed anche una volta trovato l’impiego, continuare sempre la ricerca è importante perché è l’unico modo per rendersi conto se il mercato del lavoro offre opportunità più interessanti. Ancora una concetto riguardo alla ricerca. Servirsi delle agenzie interinali è importante, ma spesso l’ambito delle proprie relazioni rappresenta il più efficace dei mezzi per trovare un impiego.

 

CESA E IL RICONGIUNGIMENTO CEREBRALE.

di Patrizio Brusasco

Che la politica, ormai espressione di un più vasto e parallelo disagio sociale, sia spesso male rappresentata lo si evince in modo fulgido dalle ultime opinabili dichiarazioni del deputato Cesa che milita - udite udite - nell'Udc.

E' pur vero che le scappatelle al pari di altre attività poco edificanti, praticate largamente e trasversalmente, rappresentano quell' humus spesso diffuso in cui opera il politico comune, come pure che Roma sia città da sempre ritenuta eterna e parimenti pregna di vizi e malcostumi, ma il Cesa-pensiero, aggravato dalla sua militanza politica e dal momento particolare in cui ha scelto di esternare la sua visione del mondo - ne avremmo fatto volentieri a meno - , dimostra il vuoto totale e assoluto della coscienza di una certa italietta e in particolare di una certa morale presuntamente cattolica, popolare e mai curiale certamente, che poco o nulla condivide con la morale latu sensu.

Che un cattivo cattolico pecchi per poter riparare è altro concetto risaputo e ridicolizzato da tempo immemore, ma è l'ipocrisia di fondo e il viscido che permea certi comportamenti che rende il tutto nauseabondo e miasmatico. Diciamolo apertis verbis: Cesa ha perso una chance per tacere!

 

stiglitz e lo straniamento.

di Eva Milano, precaria

Sono sempre stata affascinata dalla figura retorica dello straniamento. Non ho mai sostenuto di essere una persona normale e comunque ognuno ha i suoi gusti. Ciò detto, si tratta di un trucco secondo cui chi parla di una cosa che fa parte della quotidianità, lo fa come se la vedesse per la prima volta, con gli occhi di un bambino o i cosi che usa un extraterrestre per vedere.

Ancora più interessante è il caso in cui chi si estrania è un premio Nobel per l'economia quando entra nel merito della sua materia. Joseph Stiglitz commenta il sistema del lavoro precario in Italia come uno che non capisce proprio perché le cose vadano così, contro ogni logica plausibile, come se gli avessi detto: il governo ha deciso che da oggi il sole sarà blu.

Non va bene: è antieconomico, non è funzionale, anzi è controproducente. In due paginette il professore dall Columbia University spiega con una logica impeccabile come il sistema prodotto dalla legge Biagi non possa che impoverire il sistema economico. "Ritengo che ogni riforma che comporti un aumento dell'insicurezza dei lavoratori debba essere accompagnata da un aumento delle misure di protezione sociale". Certo, perché se non guadagna decentemente e non sa cosa succederà domani, la gente compra meno e si indebita di più.

"L'Italia ha bisogno di migliori politiche volte a sostenere la domanda aggregata; ma ha anche bisogno di politiche strutturali che vadano oltre - e non facciano esclusivo affidamento sulla flessibilità del lavoro".

Non è che ci volesse un Nobel, però se lo dice lui fa un certo effetto. Trovate queste poche righe impeccabilmente sagge in una lettera che Stiglitz ha scritto a Beppe Grillo e che quest'ultimo ha utilizzato cme prefazione al libro Schiavi moderni.

 

In galera li panettieri.

di Dotturbo

La dinamica dei prezzi cerealicoli per panificazione e prodotti assimilati ha ultimamente subito un incremento rilevante sui mercati internazionali. Le cause più evidenti derivano da dinamiche congiunturali (aumento complessivo della siccità) e strutturali (mutamenti delle abitudini alimentari da parte di popolazioni numerose, come quelle dell’Estremo Oriente, che tendono a passare man mano dal riso ai cereali; incremento della domanda di biodiesel - causato, al di là degli "afflati" ecologistici - dall’aumento dei prezzi petroliferi susseguente alla forte domanda di tali prodotti da parte dei Paesi emergenti, anche qui dell’Estremo Oriente, che si ripercuote sui prezzi del mais, i quali fanno notoriamente da "benchmark" per tutto il comparto).

E il pane aumenta.

Ma non è questa la causa principale dell’aumento dei prezzi del pane. Per esemplificare i termini del problema, accenniamo alla filiera che parte dalla spiga a arriva fino alla pagnotta. Si consideri innanzitutto il prezzo del grano duro, stimabile mediamente, sul nuovo raccolto (a seconda del contenuto di "panificabilità", cioè del glutine, degli enzimi e degli zuccheri presenti) di luglio 2007 intorno ai 26,00/28,00 euro a quintale: cioè 0,26/0,28 euro al kg, contro un prezzo base del pane di circa 3 euro al kg.

La domanda che sorge spontanea è, evidentemente, questa: "come può la materia prima del prodotto di consumo più comune rappresentare solo l’8% del suo costo?" Può... può! In passato ci sono state non poche rivoluzioni popolari, a causa di questo.

 

IL BELPAESE IN FIAMME.

di Stefano Zanotto

Una volta tanto possiamo essere d'accordo con la Cei. Un editoriale dello scorso giovedì dell'Avvenire, il quotidiano della Conferenza dei vescovi italiani, prende fermamente posizione sulla questione degli incendi. Appiccare il fuoco, scrive Paolo Viana, è peccato grave, «anche se si serve questo disegno criminale per sbarcare il lunario».

L'editoriale continua poi evidenziando come esista una buona legge in proposito, la 353/2000 (Legge-quadro in materia di incendi boschivi) in pochi casi applicata con rigore, a causa soprattutto delle mancanze degli Enti locali a cui la legge delega compiti e iniziative. È ciò che ha ricordato anche Bertolaso nella polemica tra Protezione civile e sindaco di Peschici sulla tempestività dei soccorsi nel Gargano. Secondo la Legge n. 353, infatti, alle Regioni spettano diverse competenze su prevenzione e sorveglianza degli incendi boschivi. Ai Comuni spetta, invece, un compito fondamentale per la realizzazione di un punto qualificante della normativa: la stesura del catasto degli incendi. Questo permette di individuare con precisione i fondi andati in fiamme e di applicare ad essi tutte le restrizioni e i vincoli previsti per neutralizzare le finalità speculative dei piromani. La legge prevede infatti che su un bosco andato in fiamme non si possa modificare la destinazione d'uso del terreno per 15 anni. Per 10 anni non si può invece edificare né praticare la caccia o la pastorizia. Per 5 anni, infine, non si possono ripiantare alberi, a scoraggiare anche chi trae profitto dalle attività di rimboschimento.

Sono solo una minoranza i Comuni italiani che hanno approvato il catasto degli incendi: secondo dati diffusi da Legambiente, la Liguria sarebbe ad esempio l'unica regione in cui i Comuni adempienti a questo compito superano il 50%. Come spesso capita nel nostro Paese una buona legge rimane lettera morta, vuoi per i percorsi tortuosi imposti dalla burocrazia, vuoi per carenza di fondi o ancora per l'intollerabile negligenza degli amministratori pubblici.

 

Aspiranti artigiani leggete qui.

di Eva Milano

Ecco un'importante occasione per i giovani in cerca di occupazione. La Regione Piemonte interviene nella promozione e tutela dell'artigianato con un progetto finanziato dall'Assessorato regionale all'Artigianato.

La Regione Piemonte promuove la quinta edizione del progetto Bottega Scuola. E' indirizzato ai giovani dai 18 ai 35 anni che siano interessati a introdursi nel settore dell'artigianato. Il progetto prevede un percorso di 40 ore di orientamento per i Maestri artigiani per coordinare il loro ruolo rispetto ai giovani apprendisti, un corso di orientamento teorico-pratico di 110 ore per i giovani e infine il tirocinio operativo della durata di sei mesi presso l'impresa sotto la guida del Maestro artigiano. E' previsto un contributo di 420,00 euro lorde mensili per l'impresa per un periodo di sei mesi e di 350,00 euro per sei mesi per il tirocinante. Per saperne di più visita anche il sito di Eccellenza artigiana.

 

Consigliere Giovine: One Man Shock!.

di Patrizio Brusasco

Nella due giorni che ha contraddistinto i lavori del Consiglio regionale del Piemonte, in cui si è discettato ancora di Piano socio-sanitario e della annosa riforma della Finpiemonte, la finanziaria regionale che viene, negli intenti della maggioranza, scorporata in due distinte società sinergiche, è spiccato il grande show del consigliere di minoranza Giovine, che peraltro e per ironia della sorte si occupa da poco dei pensionati, e che ha tenuto un vero e proprio "One man show".

Oramai è risaputo come l’attuale regolamento interno del Consiglio regionale piemontese, quello che regola, per intenderci, il funzionamento dell’assemblea legislativa regionale, contenga un articolo che di fatto impedisce, qualora ci si voglia avvalere di tale possibilità, il regolare funzionamento del Consiglio stesso: in pratica si permette a qualsiasi consigliere di godere di un numero pressoché infinito di interventi al fine, nella migliore delle ipotesi, di sviluppare la normale dialettica politica e, nella peggiore delle ipotesi, che poi rappresenta quasi univocamente la quotidiana realtà operativa, di bloccare le attività consiliari con il ben immaginabile danno per tutti noi.

Ebbene, nella giornata di mercoledì 25 luglio il consigliere Giovine, quasi in continuo assolo e virtuosismo ostruzionistico, ma non sempre di lucida arte oratoria dotato, si è prodotto in una girandola caleidoscopica di interventi messi ad hoc per inficiare l’operosità dell’emiciclo regionale. Sicuramente serviva al centrodestra una "testa di cuoio" da spendere o meglio da sacrificare sull’altare tanto della cinica logica politica quanto dell’impopolare rinomanza mediatica: Giovine incarnava perfettamente questa figura e ha interpretato il ruolo, nella sostanza e mai nella forma, – questo almeno gli va riconosciuto – con arte consumata al pari di un vero istrione.

Ha anche ripreso con una certa veemenza il presidente del Consiglio regionale, Davide Gariglio, ricordandogli i propri sacrosanti diritti di chiedere la parola, al fine di emendare il testo di legge o di cambiare l’ordine del giorno, per un numero imprecisato di volte (in realtà ha parlato di oltre 100 volte!!!!!!) e si è risentito allorché il consigliere Boeti, in forza Ds, gli ha ricordato il suo arcinoto pendente ovvero quello di uso privato di struttura pubblica (in pratica gli si addebita il fatto di aver utilizzato l’ufficio per feste e festini).

Nella sua obnubilata luminescenza ha poi ricordato la sua ferma intenzione di prolungare i lavori, cioè di bloccarli, ad interim, garantendo sulla sua lucidità, frutto di dolci sonni notturni.

Insomma, un vero e proprio Giovine show-shock che se da un lato appare persino divertente, se pur recitato con approssimativa arte attoriale, dall’altro mostra ancora una volta tutta la difficoltà del funzionamento regolare del Consiglio a causa di un regolamento che, per paure varie e interessi, non è mai stato mutato.

Come dire: "Cin Cin, la notte è ancora Giovine"!

 

marmo ecologico.

di Paolo Turati

E’ di questi ultimi tempi una polemica sempre più rimarchevole sulla sorte delle Alpi Apuane.

Programmi televisivi Rai come quelli del geologo Tozzi e pagine tematiche di quotidiani come La Stampa hanno, in effetti, fatto rilevare di recente come, nel corso di pochi anni, si sia modificato profondamente il geomorfismo di quelle zone incantevoli e pregne di passato.

Le ‘coltivazioni’, così vengono chiamate in quel di Carrara, di marmo bianco posseggono, in effetti, una storia antichissima. Alcuni blocchi rinvenuti già squadrati risultano scarti di lavorazione debitamente datati (non, semplicemente, databili) addirittura attorno ai primi anni dopo la nascita di Cristo. I livelli dei vari periodi estrattivi, sia a cielo aperto che nelle gallerie - che ricordano l’interno di cattedrali gotiche, con volte altre decine di metri rischiarate dai fari fluorescenti degli impianti di illuminazione- sono evidenti anche ad un occhio poco esperto, a testimonianza di una vicenda storica che ha visto transitare in quei siti geni come Michelangelo (dal cui nome deriva il toponimo della cava più importante di Carrara) o Canova.

 

piano sanitario: laccordo.

di Patrizio Brusasco

Ecco l'ultimo aggiornamento riguardo alle vicissitudini dell'approvazione del piano socio-sanitario regionale, che non dovrebbe più subire alcuna variazione: nella giornata di venerdì 20 luglio, dopo una settimana di fuoco tra maggioranza e minoranza, il Consiglio regionale piemontese ha stabilito che, prima dell'interruzione dei lavori per la pausa estiva, sarà approvata la legge relativa al piano socio-sanitario piemontese, mentre solo a seguito del ritorno in Commissione (IV Commissione-Sanità) dello stesso, e dunque di una ridiscussione di alcuni punti ritenuti essenziali tra maggioranza e opposizione, potrà esserne licenziato entro la fine dell’estate (si parla del 20 settembre) il testo definitivo.

 

Verso lapprovazione del piano sanitario.

di Mariano Turigliatto


Alla fine il buon senso ha prevalso!!

Ieri dopo una settimana di opposizione da parte della minoranza che ha bloccato i lavori del consiglio regionale e costretto noi consiglieri di maggioranza ad inutili maratone serali, si è  trovato l'accordo per  avere  tempi certi per l'approvazione del  Piano Sanitario.

Ricordo che il Piemonte aspetta questo importante documento di programmazione da ben sette anni!!

Buona domenica e a domani per qualche riflessione più approfondita!


 

La nota sul Consiglio regionale.

di Patrizio Brusasco

Il gran caldo estivo, che è scoppiato proprio in questi giorni, sembra riverberarsi magistralmente sull'alta "temperatura" che si respira in queste settimane in Consiglio regionale e che rende tutto un po’ instabile come il magma di un vulcano in continua fibrillazione.

Il motivo del contendere: l'approvazione dell'ormai celebre Piano Socio-sanitario che, in origine e nelle intenzioni della presidente Bresso, si sarebbe dovuto approvare prima della pausa estiva. Senonché il Consiglio regionale del Piemonte, convocato eccezionalmente ogni giorno, sere comprese, ha manifestato un'impossibilità reale nel portare avanti ciò che era stato definito sulla carta: e questo per una pletora di motivi, non ultima l'estrema complessità della materia in esame e lo stuolo di interessi mossi da un siffatto provvedimento, mentre la presidente Bresso, tirata spesso nell'agone politico, denunciava l'atteggiamento assolutamente ostruzionistico dell'opposizione, fine a stesso.

Il risultato è che il Consiglio ne è risultato paralizzato tra alcune legittime perplessità della stessa maggioranza - il consigliere Lepri, per esempio, capogruppo della Margherita, ha ricordato alla presidente la valenza non puramente formale dei partiti di coalizione - , che non hanno comunque inficiato minimamente l'ordine del giorno, e ovviamente dell'opposizione che ha rivendicato la volontà di tornare in sede di commissione (la IV, ndr) per ridiscutere alcuni punti ritenuti essenziali prima del licenziamento di un così importante e delicato piano regionale.

 

C’È PIÙ GUSTO IN CORSIA.

di Stefano Zanotto

Se mangi bene guarisci prima. Così la pensano al Ministero della Salute e all'associazione Slow Food, firmatari lo scorso 17 luglio di un protocollo d'intesa per un progetto sulla ristorazione ospedaliera. Tra gli obiettivi ci sono infatti quelli di migliorare la qualità del cibo servito in corsia e di recuperare, almeno in parte, aspetti legati al pasto come la convivialità (per quanto sia possibile in un ospedale...). Il tutto a beneficio del benessere psicofisico dei degenti.

 Quindi, niente più insipidi purè e pere cotte servite alle 5 del pomeriggio: ma il progetto va ben oltre, prevedendo soprattutto che i cibi consumati in ospedale provengano da prodotti locali e stagionali. Il che comporta da un lato una maggiore qualità dei piatti serviti - un cibo fresco che ha fatto pochi chilometri per arrivare "dal campo al piatto" è quasi sempre più buono e più sano di uno surgelato o che arriva da chissà dove - dall'altro lato un minor impatto ambientale in virtù delle ridotte emissioni di CO2 per il trasporto (e delle mancate emissioni per il riscaldamento di serre da cui escono ortaggi in ogni stagione). Un progetto, quindi, per migliorare le condizioni dei pazienti, con un occhio all’ambiente e agli sprechi da eliminare. Nella conferenza stampa di presentazione dell’intesa, a cui erano presenti anche Livia Turco e Carlin Petrini, è stato infatti reso noto come più del 50% del cibo dei 240 milioni di pasti serviti ogni anno negli ospedali venga buttato via!

Questi della ristorazione collettiva sono temi, in particolare l'aspetto della "filiera corta", su cui ha lavorato e sta lavorando, in ambito regionale, il gruppo consiliare Sinistra per l'Unione, che ha presentato lo scorso 7 marzo la Proposta di legge regionale n.424 per promuovere il consumo di prodotti agricoli biologici, tipici e tradizionali nella ristorazione collettiva, in primis nelle scuole.

 

Il Ritalin e il pallone.

Una lettrice ci scrive i suoi commenti a proposito di un argomento di grande attualità. I nostri bimbi sono vivaci o iperattivi?

Mi chiamo Silvia e sono mamma di due bambini di 10 e 9 anni. Vorrei dire qualcosa sulla Adhd, la "sindrome del disordine di attenzione per iperattività", inventata di recente in America. Come tutti i genitori mi sono chiesta se i miei figli, vivaci e reattivi, ne siano colpiti. Ovviamente no, mi dico: vivaci ma non patologici, secondo me.

Ma sì. I rimedi blandi ci sono e si chiamano Play Station, Game Boy, TV, DVD. Genitori, siamo onesti: chie non ha mai deviato le rischieste di tempo e di attenzioni con i suddetti metodi? E come tutti noi sappiamo bene, se si sentono trascurati, i bambini fanno di tutto per attirare la nostra attenzione. Non è che invece siamo noi ipoattivi?

E come se non bastasse abbiamo anche abdicato al ruolo di educatori perché la sfuriata, la paternale ci viene bene, un po' meno intervenire con coerenza quando serve. Se diamo loro a pensare che il nostro tempo è prezioso per tutto tranne che per loro e in più non li prendiamo per mano e diamo qualche regola, poche e semplici ma applicate con serietà, si sentono alla deriva e si agitano.

La Adhd si cura con il Ritalin, a base di anfetamine, da poco sdoganato in Italia con il passaggio dalla fascia delle sostanze classificate come stupefacenti a quella degli psicofarmaci prescrivibili dal medico. Oltre al Ritalin Ministero della Sanità ha dato il via libera alla somministrazione del Prozac, antidepressivo, ai minori. Negli Stati Uniti è allarme per sei milioni di giovanissimi dipendenti, da noi il fenomeno è in crescita.

Copnosco un rimedio senza controindicazioni che si chiama empatia: è la capacità di capire, sentrie e condividere i pensieri e le emozioni. Basta sedersi e ascoltare, gettando alle ortiche per un po' l'orgoglio e il cellulare. Fa miracoli. E va somministrato alternandolo a partite di pallone.

Da parte nostra, noi vi somministriamo un'informazione: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dell'Associazione "Giù le mani dai bambini" a proposito della sommimistrazione del suddetto Ritalin. Andate a dare un'occhiata all'articolo comparso su "La leva di Archimede".

 

lista civica nazionale.

Presentiamo brevemente una nuova realtà interessante e un appuntamento per saperne di più. Giovedì passate da Piazza Castello, ci siamo anche noi.

In tutte le piazze d’Italia giovedì 19 luglio si raccoglieranno le firme per la costituzione di una LISTA CIVICA NAZIONALE, il cui comitato promotore, insieme ad alcune personalità illustri della società civile, ha presentato alla stampa il manifesto per la riforma della politica.

CHE COS'E' IL CIVISMO = il fenomeno della partecipazione diretta dei cittadini al governo delle istituzioni

IN ITALIA = ha raggiunto un'espressione a livello nazionale attraverso la costituzione di una rete nazionale di liste civiche e di cittadini, associazioni, movimenti

GLI SCOPI = un comune spirito di riforma della politica e di superamento dell'attuale sistema politico 

A Torino la postazione di raccolta sarà in Via Roma angolo Piazza Castello (sotto i portici) dalle ore 15.00 alle ore 19.00.

 

GREEN PUBLIC PROCUREMENT.

di Stefano Zanotto

Gli acquisti pubblici rappresentano in Italia il 17% del PIL. Una percentuale che nei Paesi dell'Ue scende di poco, attestandosi al 14%. Sono dati che chiariscono come le pubbliche amministrazioni, in qualità di "consumatori", possano fare molto, sotto più aspetti, per favorire modelli di sviluppo sostenibile. Orientando i propri acquisti secondo criteri di basso impatto ambientale danno innanzitutto un buon esempio e contribuiscono a modificare atteggiamenti e stili di vita e di consumo; poi, possono dare un forte impulso al mercato dei prodotti ecologici, incentivando inoltre le imprese a investire nell'innovazione ambientale.

La pratica del cosiddetto Green Public Procurement (GPP, in italiano acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni) consiste quindi nel richiedere, all'interno di bandi e capitolati per l'acquisto di prodotti e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni, criteri di qualifica ambientale (per saperne di più potete scaricare dal web il libro edito dalla Fondazione Icu. 

Sono diversi i riferimenti normativi, a vari livelli (europeo, nazionale e locale), che incentivano e favoriscono gli acquisti verdi delle pubbliche amministrazioni. In questo quadro, particolare rilevanza ha il DM n. 203/2003, che stabilisce che gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il 30% del fabbisogno annuale di manufatti e beni con prodotti ottenuti da materiale riciclato. Si può affermare che il decreto a tutt'oggi non sia ancora operativo, per una serie di motivi: le Regioni, che dovrebbero individuare i destinatari di tale norma nei rispettivi territori, tardano a farlo. Beni e manufatti che concorrono a formare la quota minima del 30% devono poi essere inclusi in un Repertorio del riciclaggio: dando un occhiata al sito dell' Osservatorio nazionale sui rifiuti, che gestisce questo repertorio, ci si imbatte in un elenco di materiali e prodotti desolatamente breve.

In materia si sta comunque muovendo qualcosa: il Ministero dell'Ambiente sta lavorando alla stesura del Piano d'azione nazionale sui GPP e a livello locale non mancano esempi virtuosi. La Regione Marche cofinanzia ad esempio sportelli pubblici provinciali di assistenza in tema di acquisti verdi: la Provincia di Pesaro e Urbino è stata la prima a dotarsi di uno sportello del genere. Per restare sul nostro territorio, va ricordato il "Protocollo d'intesa per la promozione degli acquisti pubblici ecologici" sottoscritto da Provincia di Torino e altri Enti e amministrazioni del territorio torinese.

E in Regione cosa si sta facendo in proposito? Mariano Turigliatto e Graziella Valloggia presentarono poco meno di un anno fa un'interrogazione alla Giunta regionale. Dall'Assessore all'Ambiente la risposta (a gennaio di quest’anno) che si sta lavorando sul tema, per adempiere alle normative europee e nazionali, e con azioni volte a favorire "buone pratiche" presso gli uffici regionali.

 

A scuola con la Play Station.

Abbiamo a diposizione possibilità tecnologiche sempre più straordinarie. La tecnologia è come il cervello, la sfruttiamo in modo molto inferiore rispetto alle sue reali possibilità. Imparare a utilizzarla e a sfruttarne i vantaggi per i nostri scopi è da furbi.

Il ragionamento è semplice e ineccepibile. L'interessante è che qualcuno ha pensato di applicarlo al campo scolastico avvalendosi di un aggeggio che è la disperazione delle mamme dei ragazzini che non fanno i compiti e perdono tempo con i videogiochi.

Dario Zucchini, insegnante di mestiere e tecnico informatico per vocazione presso l'Istituto tecnico Majorana di Grugliasco, ci racconta di come gli è saltato in mente di sfruttare la Psp, la Play Station Portatile della Sony, per scopi didattici.

di Dario Zucchini 

Da due anni circa, gli studenti stanno adottando un nuovo dispositivo: la PSP – Play Station Portatile. Si tratta di un computer palmare molto potente, dotato di un display eccezionale e di connettività wireless. La PSP costa meno di un palmare e condivide con questi dispositivi l’assenza della tastiera; ma può eseguire giochi, riprodurre musica, filmati e navigare su internet molto meglio di qualsiasi palmare o telefonino. Ecco perché gli studenti se la comprano e se la portano dietro nello zainetto...anche a scuola!

Ora, come scuola, abbiamo due possibilità: sfruttare l’occasione o ignorare il fenomeno e vietare. Ignorare l’esistenza di questo dispositivo ci farà soltanto passare per matusa senza nessun altro beneficio, sfruttare l’occasione ci farà entrare nel mondo degli studenti potendo stimolare usi proficui e didattici delle nuove tecnologie. Gli strumenti tecnologici, infatti, non sono di per sé negativi o positivi, ma è l’assenza di linee guida, di stimoli e di idee a consentirne un uso scorretto e non istruttivo.

Presso l’ITI Majorana di Grugliasco (TO) si è tentato di non ignorare il fenomeno e di dare alcune risposte per coinvolgere gli studenti dotati di PSP.

- Per prima cosa abbiamo offerto a tutti gli studenti dotati di PSP, di palmari e di Notebook l’accesso wireless ad internet. La navigazione è ovviamente protetta, gli studenti per avere l’accesso sottoscrivono la PUA (Politica Uso Accettabile della rete) e vengono messi in guardia circa i rischi che possono derivare da un uso scorretto della rete.

- Poi abbiamo invitato gli studenti interessati alle PSP nelle attività del DopoScuola In Rete che prevedono l’apertura pomeridiana di un laboratorio connesso in rete. Al DopoScuola In Rete possono partecipare, su prenotazione, tutti gli studenti dell’Istituto per svolgere vari tipi di attività che richiedono l’uso delle TIC. Pur non essendo consentiti i giochi (la scuola non è una sala giochi) gli studenti dotati di PSP partecipano volentieri per scaricare software, aggiornamenti e contenuti.

- Dal prossimo settembre avvieremo il corso IG2 per diplomare periti in informatica esperti nella realizzazione di grafica e videogame. Per consentire agli studenti di non essere solo utenti passivi di queste tecnologie ma veri e propri creativi in un settore che vede fatturati da record in tutto il mondo.

- L’ultima idea è quella di fornire contenuti adatti alla PSP, di "iniettare" all’interno del terminale dello studente i contenuti che la scuola produce, i materiali di studio, ecc… ecc... L’ambiente web di lavoro cooperativo della scuola si è rivelato subito compatibile con la PSP e questo ha semplificato le cose.

La prima realizzazione di questo processo, che è appena iniziato, è un ebook sulla deportazione realizzato digitalizzando documenti originali, di alto valore storico, di un partigiano deportato a Mauthausen. Questo ebook è disponibile in versione adatta ai palmari, ai cellulari ed alla PSP.

 

la nota della settimana.

di Patrizio Brusasco

L’ultima seduta del Consiglio regionale del Piemonte si è occupata esclusivamente, peraltro senza concludere la questione, della situazione dei minori, in perfetta linea rispetto alla convocazione straordinaria di questa ultima seduta richiesta dalla consigliera Cotto.

Maggiore attenzione per il mondo dei minori è stata la richiesta di Mariangela Cotto che ha puntato il dito sulla forbice sempre più ampia tra il rapporto giovani-anziani nella nostra società, ma anche sulle molte interruzioni di gravidanza (11000 solo nel 2006), mentre la consigliera di maggioranza Pozzi ha chiesto di rafforzare l’impegno sul fronte dei servizi educativi cercando di attuare politiche di sistema, e Lepri della Margherita ha sostenuto invece la centralità e l’importanza della famiglia sia nei casi di disagio sia in quelli cosiddetti di agio o presunta normalità.

In teoria nei vari punti dell’ordine del giorno si sarebbe dovuto discutere della Finpiemonte, la finanziaria regionale, come del patto siglato lo scorso 2 luglio a Noli Ligure tra la presidente Mercedes Bresso e Burlando per la nascita di una macroregione (Limonte, ossia Liguria e Piemonte) e soprattutto del piano sociosanitario piemontese.

La collaborazione macroregionale tra Piemonte e Liguria si dovrebbe poi estendere quasi certamente all’azione dei Consigli regionali delle due Regioni e il 13 luglio dovrebbe avere luogo l’incontro tra i due presidenti consiliari, Gariglio per il Piemonte e Ronzitti per la Liguria, per studiare formule sinergiche comuni possibili nei vari settori e procedure isituzionali.

La grande criticità tuttavia rimane quella dell’approvazione del piano sociosanitario locale piemontese, che ha spinto la presidente Bresso a invocare sedute a oltranza del Consiglio regionale della prossima settimana al fine di veder passare prima della sospensione dei lavori estivi la tanto tribolata riforma sanitaria.

 

Sursum corda!.

di Eva Milano

Alcune testimonianze orali riportano che a Rivara, ameno paesino del Canavese profondo, le preghiere  in latino si recitavano così:

"Dies illa, dies illa, /cunta seculum favilla" (Dies irae, dies illa, /solvet saeculum in favilla)

"Et isere metisere /domini siniquitatibus eis" (Et ipse redimet Israel, ex omnibus iniquitatibus eius)

"Santa Maria materdera" (Sancta Maria mater Dei)

L'uditorio, che il latino lo masticava molto poco, tendeva a storpiare la pronuncia di formule segrete dal significato del tutto insondabile, e l'effetto era quello di un grande coro che diceva cose insensate all'unisono e con la devozione di chi si accosta a un rito sacro.

Ora, sarebbe bello pensare che il nuovo afflato tradizionalista della Chiesa, ora che non siamo più poveri contadini, favorirà una rinascita culturale dello studio del latino, oltre a riportare in vita un'antica forma di culto preziosa, sacrificata in favore della facilitazione dell'approccio dei fedeli alla Messa. Ma non ci vuole molto a capire che non andrà così e soprattutto: saranno queste le esigenze primarie a cui la Chiesa deve rispondere? Va bene riportare in vita i morti, anche le lingue morte, ma a noi vivi chi ci pensa?

 

calcola la tua impronta ecologica.

Che cos'è l'impronta ecologica? E' l'impatto che le tue abitudini quotidiane hanno sull'ambiente. Il sito del WWF ha una pagina interattiva che ti permette di calcolarla. Confessa!

Clicca sull'immagine per accedere alla pagina

 

la scuola in piemonte: lettera di mariano ai consiglieri.

Nei giorni scorsi è iniziato un impegnativo processo di dialogo relativo alla situazione della scuola in Piemonte e sulla revisione della normativa regionale di riferimento. In questo ambito si inserisce la lettera che Mariano ha spedito a tutti i consiglieri regionali, qui di seguito riportata in versione integrale.

di Mariano Turigliatto

Torino, 6 luglio 2007

"Ho sentito che non volete imparare niente..."/Deduco: siete milionari. Il vostro futuro è assicurato -/esso è/Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori/Hanno fatto sì che i vostri piedi/Non urtino nessuna pietra. Allora non devi/Imparare niente. Così come sei/Puoi rimanere./E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,/Come ho sentito, sono insicuri/Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente/Ciò che devi fare affinché stiate bene./Essi hanno letto i libri di quelli/Che sanno le verità/Che hanno validità in tutti i tempi/E le ricette che aiutano sempre./Dato che ci sono così tanti che pensano per te/Non devi muovere un dito./Però, se non fosse così/Allora dovresti studiare.

(B. Brecht - Ho sentito che non volete imparare)

Cari colleghi consiglieri,

la legge regionale sul diritto allo studio, frutto di una gestazione interminabile e di imbarazzi ancora oggi evidenti, rischia di fermarsi di nuovo, questa volta su una questione in sé dirimente, ma del tutto inutilmente ideologica: gli studenti che vanno bene a scuola possono essere "premiati" e basta, o debbono anche essere "poveri" per ottenere un riscontro dalla Regione Piemonte?

L’art. 9 della legge infatti prevede premi e riconoscimenti (dal viaggio di studio al corso di lingua straniera, alla borsa di studio per l’università…) per gli studenti degli ultimi due anni della scuola superiore che riportino risultati scolastici d’eccellenza.

La spesa totale è irrilevante rispetto allo stanziamento previsto per gli altri interventi previsti dalla legge - oltre 110 milioni di euro -, probabilmente neppure l’1 per cento dei fondi complessivi stanziati. Dunque, il problema non è economico, perché non si toglie nulla a nessuno. Il problema è politico: se sia giusto valorizzare quelli che studiano e si danno da fare, portando a casa risultati all’altezza, indipendentemente dalla condizione reddituale.

Il valore della nostra scuola - oramai sempre più sciatta, proprio come la nostra società - è dato dagli insegnanti che ancora ci credono, ci provano e si spendono; da studenti che, spesso fra lazzi e persecuzioni, cercano di fare il loro dovere senza doversi troppo vergognare; da famiglie che, invece di minacciare insegnanti e presidi, cercano di accompagnare la scuola costruendo strategie educative che qualche volta riescono perfino a produrre risultati.

 

Meglio pensarci....

Dal sito di MTV ancora un video di Live Heart. E' un bel cortometraggio di educazione ambientale: per un uso corretto delle buste di plastica...

 

Il Piemonte in Sudamerica. Terza tappa: Buenos Aires e Cordoba, Argentina..

di Mariano Turigliatto

Mercoledì si parte prestissimo. Alle 10 siamo già a Buenos Aires con quasi un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Andiamo perciò subito alla Casa Rosada per l’incontro con il vice-presidente della Repubblica Argentina Daniel Osvaldo Scioli. Ci accoglie davvero con grande affetto e si definiscono con lui alcune linee di scambio e di cooperazione. Apprendiamo che sarà candidato alla carica di Governatore della Provincia di Buenos Aires con ottime possibilità di elezione e gettiamo le basi di una collaborazione per il futuro.

A ruota incontriamo poi il Ministro dell’Ambiente, quello della Scienza e della Tecnologia, Tullio del Bono. Qualche ponte si getta, ma siamo ancora abbastanza lontani da forme di collaborazione stringenti e definite.

Il tempo di un veloce spuntino, poi incontro con il Direttore Generale per la Cooperazione Internazionale del ministero Affari Esteri, ambasciatrice Giulia Levi, poi ancora col Vice Ministro dell’Economia Oscar Tangelson.

Serata nella residenza dell’Ambasciatore dove incontriamo rappresentanti della comunità imprenditoriale e con le istituzioni degli Italiani d’Argentina. Fra questi il sen. Pallaro, già conosciuto anche qui in Italia.

Giovedì sveglia alle cinque, si parte per Cordoba. Ci arriviamo alle 10 circa e cominciamo gli incontri fissati senza neppure riuscire a posare i bagagli in albergo.

Incontriamo il vice-governatore Schiaretti - parliamo tutti in Italiano corrente e senza problemi - e il Presidente dell’Agenzia Cordoba Ciencia, Carlos De Bandi. Gli Italiani in città sono davvero tantissimi: le insegne dei locali commerciali, i tabelloni elettorali…. Sembra di essere in Italia.

In tarda mattinata ci spostiamo allo stabilimento FIAT: ci aspettano i dirigenti e il Direttore Generale Franco Tiranni. Ci illustrano le tappe della riapertura dello stabilimento, chiuso ormai sei anni fa per effetto della crisi economica argentina. Ci portano a vedere l’intero stabilimento, enorme, e fa effetto vedere tutti quei capannoni vuoti, solo in minima parte interessati dalla riapertura.

Chiediamo che cosa ne è stato delle migliaia di dipendenti dello stabilimento, ci hanno garantito che stanno privilegiando quelli licenziati allora. Intanto siamo quasi al migliaio di assunti e questa è una buona notizia. Alle 18 bagno di folla: un immenso salone accoglie i rappresentanti della FAPA (Federazione dei Piemontesi in Argentina) e di tutti gli altri membri della comunità piemontese di Cordoba.

Pochi minuti, il tempo di premiare qualche meritevole membro della comunità e salutare, poi via alla Cena d’onore offerta dal Console Generale Stefano Moscatelli presso la sua residenza; c’erano anche le istituzioni culturali e universitarie oltre che il mondo dell’imprenditoria locale. Finalmente a mezzanotte e passa tutti a nanna! Una nota di costume: il console abita in una villa all’interno di un recinto dove ve ne sono molte altre (tutte sontuose). Il recinto è protetto da un alto muro e dal filo spinato. Si entra solo passando all’ingresso principale dove le guardie ti prendono i dati controllandoti i documenti. Questi insediamenti per ricchi si chiamano country clubs, sembrano delle prigioni di lusso.

Venerdì sveglia alla cinque, bisogna prendere l’aereo per Buenos Aires. I soliti ritardi per cui arriviamo giusto in tempo per andare a visitare la nuova sede del Consolato Generale d’Italia. Per fortuna si tratta di un edificio in grado di ospitare convenientemente la gran massa di argentini che vi si recano per ottenere un passaporto italiano: ad alcuni di loro serve per emigrare nella UE, dirigendosi verso la Spagna, preferita all’Italia per lingua e dinamicità. Belle code e gente rassegnata a lunghe attese, l’impressione di una buona organizzazione, pur deficitaria per le unità di personale addetto. Chiacchiero con alcune persone in attesa per capire se ci sono disfunzioni gravi, ma mi sembra di cogliere una certa attenzione da parte degli addetti…

Nei locali del Consolato incontriamo anche esponenti della comunità locale, compreso il senatore Pallaro che fastidiosamente continua a parlare di "noi argentini" dimenticandosi di essere rappresentante del popolo italiano nel Senato italiano. Si scopra la targa che celebra un benefattore che ha lasciato i suoi averi alla collettività.

Nel pomeriggio le ultime visite: prima alla Camera di Commercio, poi a incontrare le comunità italiane di Buenos Aires, prima quella Ossolana, poi quella di Liber Piemont. Cerimonie interessanti e clima di grande nostalgia… età media molto elevata. Non si capisce che cosa pensino le nuove generazioni. Se vivono la loro italianità, se se ne sbattono, se cercano situazioni meno nostalgiche e più operative. Boh!

E’ sera, si rientra in albergo per preparare i bagagli. Il tempo per un giro veloce a vedere come sono stati recuperati alcuni doks portuali e per scambiarci la buona notte, ancora increduli per essere sopravvissuti a questo tour de force.

Sabato mattina si parte: fuori dall’albergo bambini sporchi stanno dietro ai vasi di cemento in attesa che qualcuno si avvicini. Cercano di vendere pacchetti di fazzolettini. Altri, nei portoni delle case di lusso, stanno raccogliendo le cose che hanno sparpagliato per la notte, cacciati via dai portinai e dai vigili urbani che vigilano sul decoro del quartiere. Chissà perché lontano dall’Europa la miseria sembra più nera.

Nella prossima e ultima puntata si dirà del viaggio di ritorno e di alcune considerazioni sul viaggio. A presto.

 

UNA LEGGE CONTRO LE MAFIE.

di Stefano Zanotto

Anche la Regione Piemonte ha ora una sua normativa in materia di mafia. Sul Bollettino ufficiale n. 25 dello scorso 21 giugno è stata infatti pubblicata la Legge regionale n. 14 del 18 giugno 2007 approvata all'unanimità dal Consiglio regionale. Si tratta del culmine di un percorso iniziato dall'associazione Libera Piemonte quasi due anni fa, con i preparativi in vista della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di tutte le mafie, che si tenne a Torino il 21 marzo 2006.

E proprio il 21 marzo di ogni anno, la nuova legge istituisce una Giornata regionale della memoria e dell'impegno. Ma il provvedimento non si limita a prescrivere celebrazioni: prevede anche azioni concrete, con lo stanziamento di 400 mila euro annue per finanziare interventi di educazione alla legalità per le nuove generazioni, di aiuto (assistenza legale, sostegno psicologico...) alle vittime della criminalità organizzata, di formazione professionale per operatori di volontariato e degli Enti locali. Merita poi di essere evidenziato l'intervento per favorire e sostenere, anche finanziariamente, il riutilizzo e la fruizione sociale dei beni confiscati alle mafie. Si tratta di terreni e fabbricati che assumono, nella nuova veste, un grande valore simbolico, in quanto frutti di violenza e prevaricazione che vengono restituiti alla collettività. Sono beni come Cascina Arzilla di Volvera, gestita dall'associazione giovanile Acmos, come la cascina di San Sebastiano Po appartenuta alla famiglia Belfiore, affiliata alla 'ndrangheta e mandante dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia nel 1983; o ancora come la cascina di Moncalvo d'Asti confiscata al boss trapanese Pace e destinata a ospitare una comunità di donne con problemi di tossicodipendenza.

Sono nomi e luoghi che testimoniano come le ramificazioni della criminalità organizzata coinvolgano anche la nostra regione e non riguardino solo altre zone d'Italia. Anche se da noi non si spara ciò non vuol dire che le mafie siano meno pericolose, o che non vadano contrastate con eguale impegno quando coltivano i loro affari "in silenzio". A questo proposito lascia un po' perplessi il discorso del nuovo capo della polizia nella sua recente audizione al Senato: secondo Manganelli la priorità va data alla lotta nel Nord Italia alla criminalità diffusa collegata all'immigrazione clandestina. Di mafia ha parlato solo verso la fine del discorso, riferendosi all'eventualità di una nuova guerra tra clan in Sicilia. Come dire appunto che la lotta alla criminalità organizzata è prioritaria solo quando c'è spargimento di sangue... Come se si trattasse di un problema di semplice ordine pubblico e non di un cancro che inquina l'economia, l'amministrazione pubblica, in alcune regioni la società intera, grazie a ramificazioni e collusioni coi mondi dell'imprenditoria, della politica, delle professioni.

 

La spesa in Piemonte.

di Paolo Turati

Il consueto ed interessante rapporto annuale prodotto da Unioncamere circa la "Spesa delle famiglie piemontesi" (campione composto di 810 nuclei) evidenzia per la prima volta da parecchio tempo un chiaro sintomo di ripresa. Recupero della Fiat ed Olimpiadi ne vengono giustamente ritenuti elementi portanti, inseriti però in un contesto complessivo più dinamico dell’intero quadro economico.

La propensione alla spesa aumenta normalmente con l’ottimismo per il futuro e la congiuntura attuale consente di percepire, pur con la presenza di una serie di criticità, come le famiglie piemontesi dedichino oggi parte della loro spesa non solo più per la sopravvivenza quotidiana. Ricreazione e spettacoli hanno raggiunto il 6% della spesa complessiva e, sebbene un po’ in controtendenza rispetto al dato nazionale, l’acquisto rateale di beni di consumo interessa ormai il 15% delle famiglie. La base macroeconomica di questo "moderato ottimismo" è identificabile in un contesto di crescita modesta, ma per ora persistente, del Pil ed in un quadro inflattivo sotto controllo.

Numerose, ovviamente le criticità. Sommando il costo del carburante utilizzato per il trasporti e la spesa per combustibili e bollette domestici, ci si accorge che si supera il 13% dell’esborso annuo familiare totale: più di quanto speso per gli alimentari. E la casa, nel complesso della filiera dei propri costi, va a pesare per il 42% della spesa complessiva delle famiglie, mentre l’insieme dei trasporti rappresenta il 17% della stessa. Problemi inerenti ad un contesto in cui la questione energetica (dalle forme alternative alle soluzioni tecniche più specifiche da affrontare, come quella dei rigassificatori, dell’ energia nucleare e dell’idrogeno) andrà fronteggiata sempre più seriamente, stante un contesto internazionale in cui il trend dei prezzi relativo a gas ed idrocarburi liquidi sta diventando di anno in anno sempre più pesante. Anche gli aspetti fiscali pesano in modo rilevante, ed ancora in questo caso l’abitazione (di cui circa l’80% delle famiglie risultano proprietarie, molte delle quali, tuttavia, gravate da rate di mutuo che, se a tasso variabile, stanno divenendo sempre più onerose) ne è il fulcro.

Da un punto di vista demografico, emerge come oltre il 30% dei cittadini siano pensionati/casalinghe/altro, così come, più o meno, la stessa percentuale sia rappresentata da persone che fanno parte della cosiddetta terza età. Le questioni previdenziali ed assistenziali sono quindi da considerare, in prospettiva, un elemento sempre più pesante a carico di uno Stato sempre più a corto di mezzi.

A ritmi di crescita sempre più ridotti ma ancora importanti si conferma altresì la capacità di risparmio delle famiglie, contestualmente ad un aumento di spesa che compensa quella minor crescita in modo più che proporzionale (e ovviamente con una tendenza sperequativa fra le famiglie che detengono ricchezza e le altre). In sostanza: si accantona meno. O perché non si può fare altro o perché le prospettive per il futuro autorizzano di fare qualche azzardo di spesa in più. Un futuro che molti credono ancora migliorabile. Un dato per tutti: l’ 87% delle famiglie si impegna (ancorché mediamente con percentuali relativamente basse della spesa alimentare) nella ricerca e nell’acquisto di prodotti biologici.

 

Il Piemonte in Sudamerica. Seconda tappa: Montevideo, Uruguay..

di Mariano Turigliatto

La domenica, prima di partire alla volta di San Paolo, andiamo in visita a Ouro Preto, una cittadina mineraria diventata una delle principali attrazioni turistiche del Brasile. In effetti è dura arrivarci e mai si penserebbe che ci sia così tanta gente in visita, ma è proprio così. Rapido giro per la cittadina con visita ai principali monumenti, una puntatina al mercatino dei souvenirs in pietra (belli, ma ci procureranno molti dispiaceri quando, stipati dentro le nostre valigie, passeranno sotto i raggi x negli aeroporti, allarmando le guardie e i vigilantes). Pranzo in una posada tipica e poi via, verso l’aeroporto di Belo Horizonte. Stavolta l’aereo parte in orario e arriviamo a San Paolo in serata. A nanna presto perché la sveglia è alle sei, bisogna andare a prendere l’aereo per Montevideo.

Lunedì mattina: siamo in Uruguay. Il tempo di posare i bagagli e poi via per il primo incontro della giornata, quello con il Ministro degli Esteri, Reinaldo Gargano. Si tratta di un simpatico vecchietto, esponente di punta del Partito Socialista che, insieme con tutta la sinistra, ha appena vinto le elezioni dopo oltre cinquant’anni. Ci accoglie dimostrando di ben conoscere il Piemonte e le sue iniziative in Uruguay. Ci chiede di fare di più per aiutare il suo paese a uscire dalla crisi terribile del 2002. L’Uruguay era la Svizzera del Sud America e ha vissuto per questo in modo ancora più drammatico la crisi di Brasile e Argentina. Non c’è bisogno di andare troppo lontano: basta osservare il tenore di vita della gente comune e i bambini che dormono negli angoli delle strade in notti dove la temperatura arriva abbastanza vicina allo zero. In questo paese malinconico dalla bellissima capitale si colgono i segni di una ripresa e di un miglioramento complessivo del tenore di vita della popolazione dello stato (circa 3.500.000 persone).

I discorsi continuano durante l’incontro successivo con il Ministro dell’Agricoltura, Allevamento e Pesca Josè Alberto Mujica. Indubbiamente un personaggio indimenticabile: si tratta di un montonero che ha trascorso dieci anni in carcere a causa delle sue posizioni politiche. Nel suo ufficio troneggia una gigantografia mentre stringe la mano al presidente Venezuelano Chavez e, subito sotto, una fotografia adeguatamente grande del suo cane. Dopo di lui incontriamo il Ministro del Territorio e dell’Ambiente, Mariano Arata e poi ancora con la viceministra dello Sviluppo Sociale.

Prima di sera la Presidente Bresso e noi due consiglieri regionali incontriamo il presidente della Repubblica S.E. Tabarè Vasquez presso la sua presidenza. E’ il volto moderato della coalizione di centro-sinistra alla guida del paese e una persona certamente carismatica. Anche lui ci chiede trasferimento di conoscenza, cooperazione di qualità e interesse.

Alle sette di sera un incontro con i giornalisti locali chiude la giornata pubblica, poi si parte alla volta dell’ambasciata per partecipare a un ricevimento organizzato dall’ambasciatore con i rappresentanti delle istituzioni italiane in Uruguay.

Martedì si parte in bus alla volta di Canelones, una città dell’interno sede di importanti progetti di cooperazione fra il Piemonte e l’Uruguay. Rapida visita al sindaco della città (500.000 abitanti circa) e poi in delegazione al vivaio "Santa Rosa" dove ammiriamo le piantagioni di piccoli frutti (mirtilli, lamponi e more) su innesti provenienti dal Piemonte. Si tratta di un bel complesso: accanto alla coltura trova spazio anche un moderno laboratorio di clonazione delle piante per una migliore diffusione di quest'ultime. Pochi giorni fa Bush, in visita, ha annunciato l’abolizione dei dazi proprio sull’importazione degli USA di questi prodotti.

Siamo ormai alla tarda mattinata, perciò partiamo di corsa alla volta di Colonia Valdense. Prima ci fermiamo alla Colonia Nuova Helvetia. Lo dice la parola: si tratta di colonie fondate rispettivamente da Valdesi - fuggiti dalle nostre valli 150 anni fa, non tanto per le persecuzioni, allora ormai concluse, ma per la miseria che secoli di esclusione avevano prodotto-, e da Svizzeri rifugiatisi lì per ragioni politiche. Nuova Helvetia non la visitiamo - ci limitiamo a un breve aperitivo, in un complesso turistico del posto, offerto dal sindaco - la Colonia Valdense nemmeno. Ci fermiamo presso il centro sociale della Colonia dove incontriamo gli esponenti della comunità, parlando piemontese e ritrovando nella facce e nei cognomi delle persone che sono lì un pezzo importante della nostra regione.

Allietati dal canto del coro valdese (età media altissima) consumiamo un pasto a base di agnolotti. Nel mentre ci viene presentato l’esito del progetto SOFOVAL, finanziato dalla Regione Piemonte. Si tratta della costruzione di un caseificio che lavora il latte prodotto dalla cooperativa degli allevatori del luogo. La collaborazione col Piemonte serve a specializzare la produzione di formaggi, caratterizzandoli e producendone alcune varietà simil/piemontesi da commercializzare sul mercato americano.

Di nuovo sul bus, siamo in spaventoso ritardo. Arriviamo due ore dopo alla Cantina "Fallabrino" di Colon, nei sobborghi di Montevideo. E’un bell’esempio di successo di una famiglia italiana, giunta ormai alla terza generazione. Vendono vino in tutto il sudamerica e figurano fra i produttori di pregio.

Pochi minuti, giusto il tempo di consegnare un premio ai titolari, poi di corsa dal sindaco di Montevideo, Ricardo Ehrlich, per un incontro velocissimo prima di inaugurare la mostra dello scultore piemontese Corsero. La serata si conclude con il pranzo al Ministero degli Esteri: è presente quasi tutto il governo. Domattina si parte presto per l’Argentina.

Che paese malinconico che è l’Uruguay: ha un’aria di decadenza impressionante di chi è stato ricco e ora si trova in miseria. E’ un paese dove ci sono massoni, piduisti (uno illustre ce lo avevo vicino in banca), fascisti e anarchici, banditi e gente seria che fatica a sbarcare il lunario. Un mondo perso nella landa, dove non incontri niente e nessuno per centinaia di chilometri, dove vedi i tetti delle case da molto lontano perché non c’è un rilievo naturale neanche a cercarlo con il lanternino. Agli angoli delle strade e negli anfratti dei palazzi dormono i bambini. Forse sono gli stessi che di giorno frugano nella spazzatura alla ricerca di pezzi pregiati da rivendere ai riciclatori. Un paese che ti cattura, perché hai l’impressione che non ne saprai mai abbastanza.

 

Alla base cè il medico.

di Eva Milano

"Per troppi anni, a seguito di un'aziendalizzazione spinta in modo sfrenato, si é deciso che la sanità sarebbe stata soprattutto ospedale". Così interviene Enrico Bestente, collaboratore dell'Assessore regionale alla Sanità, per rispondere a Fabrizio Giacone, autore del post relativo al delicato tema del pronto soccorso pubblicato lo scorso 24 giugno. "Una cultura che deve cambiare che deve porre al centro il concetto di salute nella vasta accezione del termine a partire dai determinanti della salute che vedono la sanità agli ultimi posti della graduatoria." Prima della sanità, intesa soprattutto come ospedale, intervengono altri fattori nel determinare lo stato di salute delle persone come il reddito, lo stile di vita, il livello culturale ecc. Bestente continua: "Il nuovo Piano cerca di invertire l'ordine degli addendi prima il territorio, prima la medicina di base, prima la prevenzione e poi l'ospedale, non per penalizzare quest'ultimo ma semplicemente per frenare, riorganizzare, tagliare i doppioni, ridurre i primariati, accorpare le specialità, analizzare il fabbisogno". Gli sprechi e i passi falsi sono stati commessi ed è ora di rimediare razionalizzando gli interventi. Per raggiungere questo obiettivo, dice l'esperto è necessario attuare una vera e propria "rivoluzione culturale che passa attraverso al ruolo fondamentale del medico di famiglia, del pediatra di famiglia, che passa attraverso a strutture quali "le case della salute" e non l'ospedalizzazione". E' così che Bestente rilancia la figura del medico di base che, oltre al buonsenso del paziente, deve essere l'agente principale di questa educazione alla sanità. "A loro dobbiamo chiedere qualità di lavoro, perché sono un elemento fondamentale della filiera della salute. Solo così avremo i P.S. meno intasati e una riduzione complessiva dei costi della sanità".

 

Cosa sono i Sovereign wealth funds.

In materia di investimenti, un lettore ci ha chiesto di approfondire l'argomento dei Sovereign Wealth Funds. Il nostro esperto prontamente risponde.

di Dotturbo

Si tratta sostanzialmente di fondi posseduti direttamente da stati sovrani, costituiti da strumenti finanziari come obbligazioni, azioni e beni patrimoniali. La loro entità quantitativa complessiva è tale (circa 2500 miliardi di dollari di capitalizzazione complessiva, contro i 1600 degli Hedge Funds) da rappresentare ormai sui mercati mondiali una realtà d’importanza assolutamente primaria. Non avendo nulla a che vedere con le riserve valutarie, che servono a stabilizzare il cambio nel breve termine, sono amministrati per ottimizzare i rendimenti a lungo periodo. In genere, vengono costituiti da stati in grado di produrre avanzo primario di bilancio e con posizione commerciale con l’estero quantomeno equilibrata. Situazioni di tale tipo, si verificano spesso quando l’export delle materie prime (petrolio, preziosi) è consistente.

Emblematica in Europa è la situazione della Norvegia. Il suo Statens Pensjonsfond-Utland, costituito nel 1990 ed amministrato dalla banca d’investimento statale Norges Bank Investment Management, è alimentato dal surplus petrolifero dello Stato scandinavo e la sua consistenza raggiungerà i 500 miliardi di dollari nel 2009. Oltre la metà della disponibilità di questo, che è il maggior fondo pensioni europeo e che nel 2006 ha registrato utili per oltre 17 miliardi di dollari, è investito in azioni, la cui diversificazione avviene anche in base alla valutazione di un comitato etico, istituito a seguito di scelte del passato che avevano portato il Fondo ad investire anche in aziende produttrici di armi e di sigarette.

Nazione

Fondo

Capit.ne in Mld di $

Costituzione

UAE

Abu Dhabi Investment Authority

875

1976

Singapore

Government of Singapore Investment Corporation

330

1981

Saudi Arabia

Saudia Arabian funds of various types

300

nd

Norway

The Government Pension Fund of Norway

300

1996

China

State Foreign Exchange Investment Corp. + Central Hujjin

300

2007

Singapore

Temasek Holdings

100

1974

Kuwait

Kuwait Investment Authority

70

1953

Australia

Australian Government Future Fund

40

2004

US(Alaska)

Alaska Permanent Fund

35

1976

Russia

Stabilization Fund of the Russian Federation

32

2003

Brunei

Brunei Investment Agency

30

1983

South Korea

Korea Investment Corporation

20

2006

Diversi da quelli pensionistici norvegesi sono invece gli scopi, per esempio, del Sovereign Wealth Fund del  Kuwait, la cui attività è stata incrementata dopo la Guerra del Golfo per far fronte a crisi improvvise che si potrebbero verificare nell’area mediorientale e di quello di Singapore, finalizzato ad una gestione valutaria accorta che consenta un aumento dell’export verso la Cina e, contemporaneamente, l’implementazione della valenza di Singapore stessa come centro finanziario internazionale.

L’alta volatilità della capitalizzazione dei Sovereign Wealth Fund, prodotta dall’elevata consistenza dell’investimento in azioni di aziende operanti in diverse parti del mondo (selezionate con attenzione in base logiche di capacità di produzione di ricchezza, ma anche con riferimento agli interscambi commerciali e valutari dei paesi che li hanno costituiti) è un fattore considerabile come fondamentalmente accettabile, dal momento che gli asset di questi fondi rappresentano, in buona sostanza, riserve valutarie di lungo periodo, peraltro diversificate in molteplici settori, che si presumono scelti anch’essi con accuratezza e lungimiranza.