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CONSIGLIO REGIONALE STRAORDINARIO SULLA TAV: palla al centro.

di Patrizio Brusasco

"Edizione straordinaria, edizione straordinaria..."avrebbero urlato gli strilloni di un tempo e, mutatis mutandis, anche il Consiglio regionale del Piemonte ha tenuto a battesimo una seduta straordinaria nella sua ultima convocazione: il tema, un leit motiv che ha accompagnato la politica locale da lungi, vale a dire la Tav o alta velocità o capacità che dir si voglia; il famigerato corridoio 5, stando alla denominazione della UE, che non riesce ancora a vedere la fine del suo incerto tunnel e che dovrebbe unire, negli intenti e in nome dell'economia globale, Kiev a Lisbona, passando giustappunto per il Piemonte e la Val Susa. Non per deludere alcuno, ma la vera notizia sull'argomento - come ha peraltro ricordato l'Assessore regionale Borioli - è che non vi è alcuna notizia rispetto allo scenario conclamato.

Un argomentino tutt'altro che risibile e di facile gestione, che vede convergereel attenzioni di una lunga serie di soggetti: interessi imprenditoriali privati e interessi pubblici condividono lo scopo di impiegare finalmente i copiosi fondi europei, che calerebbero come manna sugli Stati coinvolti nel progetto. Per non parlare degli interessi nazionali e internazionali, per la vastità dell'opera nonché di quelli infrastrutturali. Per finire con gli interessi locali, che come sempre rappresentano l'ultima ruota del carro.

Ne scaturisce da sempre una visione manichea del mondo: giusto o sbagliato, bene o male, si farà o non si farà?! Una divisione che si concreta tra coloro che vedono nella Tav un'occasione imprescindibile, forse eccessivamente ottimistica poiché il discorso sarebbe affatto più complesso e articolato, di rilancio e sviluppo del nostro territorio, e tra coloro che la ergono a icona dell'ennesimo dispotismo decisionista centralista, asservito al vil denaro, alla soddisfazione di amichevoli interessi e per nulla curante dei temi ecologici, che dopo Davos e i fatti recenti mondiali sembrano giocare sempre più un ruolo principe, e questo certamente imprescindibile. Ci sarebbe poi una via mediana e moderata che tuttavia risulta fagocitata dalle due precedenti. Al di là delle varie criticità legate alla maxi opera infrastrutturale, che sono state peraltro ripetute fino alla nausea, e alla luce anche dei molti progetti alternativi che sono stati presentati da vari istituti nel corso del tempo (ricordiamo che della Tav si cominciò a parlare già dagli anni Ottanta!!!), ancora a ieri in Consiglio regionale si è registrata un’acre spaccatura tra la minoranza di centrodestra, che, dopo aver richiesto il Consiglio straordinario sulla Tav, ha pensato bene di inscenare una protesta corale con tanto di cartelloni e slogan, e la maggioranza di centrosinistra che ha chiesto, come risposta alla messinscena nonché goliardata folclorica, la sospensione dei lavori.

La realtà è che non c'è, allo stato attuale e come si diceva precedentemente, assolutamente nulla di nuovo: nel programma dell'Unione, come in quello della Giunta regionale, detto più o meno chiaramente, c'è la volontà di sfruttare l'opportunità rappresentata dalla Tav, ma anche una maggiore considerazione delle istanze locali, soprattutto alla luce degli scontri tra cittadini e polizia del 2005 a Venaus; di contro, l'opposizione si lancia anima e corpo in difesa del corridoio 5 sostenendo a spron battuto la lobby imprenditoriale; e poi, la sinistra cosiddetta radicale che leva gli scudi in difesa delle popolazioni locali e della democrazia partecipativa.

A corollario, segnaliamo infine, tra i lavori consiliari, la difesa del piano anti-inquinamento sulla circolazione cittadina in Piemonte dell'Assessore De Ruggiero, attaccato ancora dall'opposizione, e la mancata relazione, per meri motivi temporali, dell'Assessore alla Sanità regionale Valpreda sul recentissimo caso di Moncalieri. Come dire: 0 a 0, palla al centro.

 

sovversivi su due ruote.

di Stefano Zanotto

Un raduno di ciclisti urbani che rallentano il traffico automobilistico. Questa, in estrema sintesi, è una Massa critica. Un fenomeno cui, per la sua natura informale, non è semplice dare una definizione: non è un'associazione, non ci sono capi, responsabili o portavoce. Ci si tiene aggiornati tramite Internet, ci si trova in giorni e a orari prestabiliti, chi c'è c'è e si parte...

A Torino l'appuntamento è per il primo sabato del mese alle 16 e per il terzo giovedì alle 21, in piazza Palazzo di Città. L'itinerario in una massa si decide strada facendo: è uno dei tanti aspetti lasciati all'improvvisazione. L'andatura è moderata per permettere l'avanzamento compatto dei ciclisti, condizione imprescindibile, insieme a un buon numero di partecipanti, per percorrere vie di grande scorrimento. Fa una sensazione strana pedalare in corso Vittorio nel viale centrale di sabato pomeriggio, passare davanti a Porta Nuova tutti compatti, il papà con la bambina nel seggiolone a fianco del ragazzo con la mountain bike ultraccessoriata. È ben diverso dalla solita routine del controviale, le mani pronte sui freni e sempre un occhio alle auto parcheggiate per evitare incontri ravvicinati con portiere aperte all'improvviso.

I pedoni guardano incuriositi, sorridono, qualcuno solidarizza al grido di "Abbasso le macchine!", qualcuno si chiede cosa diavolo stia succedendo. Anche gli automobilisti incolonnati, costretti (finalmente!) ai 10 all'ora, hanno reazioni diverse. C'è il solito truzzo che sgommando cerca pericolosamente di superare l'ingorgo e c'è anche chi ha uno scambio di vedute non proprio oxfordiano coi ciclisti. Tanti suonano il clacson, ma c'è chi attende tranquillo di riavere strada libera. La massa è piuttosto rumorosa, lo scampanellio è quasi continuo: un ragazzo ci racconta che di solito c'è anche un tipo con la bici-sound system, con gli altoparlanti che sparano musica a tutto volume. Insomma, si cerca anche di attirare l'attenzione, ma il messaggio che si veicola non è univoco: nel rispetto dello spirito anarcoide della massa ogni partecipante ci mette un po' quel che vuole, dalla richiesta di spazi più sicuri per i ciclisti alla protesta contro i mezzi di trasporto inquinanti, al rifiuto dei ritmi frenetici della vita quotidiana...

Per saperne di più date un'occhiata al manifesto pubblicato sul sito di  Critical Mass Italia.

 

COMUNI A 5 STELLE (Dal Blog di Beppe Grillo).

In genere gli articoli che pubblichiamo sul Blog portano la firma dei collaboratori del Gruppo che lavorano qui in Regione. Oggi però ci sembra opportuno riportare l'articolo che appare sul sito internet di Beppe Grillo. Lo condividiamo per intero!!

Vedo una sola possibilità. Per riappropriarci dei nostri diritti naturali. Del territorio, dell’acqua, dell’aria, della luce, della salute, dei trasporti, dell’ambiente. Tutta roba nostra di cui siamo stati espropriati dai partiti. Ripartire dai Comuni. I partiti sono anacronistici. Finiti e autoreferenziali. Lontani da Vicenza e dalla Val di Susa. Lontani dagli inceneritori e dal Pm10. Lontani dai cittadini con leggi elettorali, condoni, conflitti di interessi, tutti ad hoc. Sono un mondo a parte. Un club che legge i giornali e va in televisione. Che pensa al Libano e all’Afghanistan. Al Pil, ma non alle pensioni. Al lavoro, ma non al precariato. Cose già dette, sulle quali il consenso nazionale è ormai assoluto. I partiti sono il passato. Zombie di Romero a caccia di elettori.
Esprimete liste civiche in ogni Comune. Un programma che tuteli voi, i vostri figli, il futuro. Non permettete che una sola decisione venga presa senza consultarvi. E su questo punto siate chiari, duri, intransigenti, con sindaci e assessori. Vostri dipendenti. Chi viola la regola, fuori a calci nel culo.
Il blog inaugura da oggi l’iniziativa "Comuni a 5 stelle". Una stella per l’energia, una per la connettività, una per l’acqua, una per la raccolta rifiuti, una per i servizi sociali.
Per ogni stella il blog proporrà dei modelli reali.
Invito i sindaci a segnalarmi le loro stelle.
Chi non vorrebbe vivere in un Comune a 5 stelle?
Nel blog darò visibilità ai migliori esempi attuati dai Comuni e entro l’anno pubblicherò la "Guida Grillo ai Comuni".
Meglio della Michelin.

 

MERCEDES BRESSO AL CONVEGNO SUI RAPPORTI ITALIA-INDIA.

di Patrizio Brusasco

Lunedì scorso si è tenuto a Torino presso il Centro Congressi dell'Unione Industriale il convegno dal titolo: Italia-India, quale partenariato per il futuro; un incontro organizzato dall'IPALMO (Istituto per le Relazioni tra l'Italia e i Paesi dell'Africa, America Latina, Medio ed Estremo Oriente), che ha avuto lo scopo, negli intendimenti del suo presidente, l'On. Gianni De Michelis, di creare un'occasione di incontro e discussione sullo stato attuale dei rapporti tra i due Paesi e sulle opportunità da sfruttare per far crescere le loro relazioni economiche, attraverso la partecipazione di qualificati relatori ed esperti provenienti da diversi ambiti scientifici e operativi italiani e indiani, come Raghav Das Gaiha della Facoltà di Studi manageriali dell'Università di Delhi o Staffan de Mistura, Direttore dello Staff College dell'Onu.

Un convegno a cui hanno aderito anche le istituzioni locali, attraverso il Sindaco di Torino Sergio Chiamparino e la Presidente della Regione Mercedes Bresso, e altresì patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Presidenza della Repubblica. Un evento che peraltro nasce come sostegno all'imminente viaggio diplomatico in India del Presidente del Consiglio Romano Prodi e della sua ricca delegazione italiana, a cui l'On. De Michelis ha sentitamente espresso l'importanza di "fare sistema" per una proficua ed efficace politica estera nazionale.

Sorvolando sulle eccellenti prolusioni dei vari relatori italiani e stranieri, che hanno introdotto il numeroso pubblico nell'esotico mondo dell'India politico-economica contemporanea, e al di là della evidente constatazione della grande ignoranza che ancora permane nel nostro Paese nei confronti dell'India, ma più in generale della situazione internazionale, tanto che ha spinto l'On. De Michelis a paragonare l'Italia a una "bella addormentata nel bosco", è opportuno segnalare alcune considerazioni in merito della presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, incentrate per lo più sull'aspetto locale del fenomeno.

 

il punto sul consiglio regionale.

di Patrizio Brusasco

Nell'ultima seduta del Consiglio regionale piemontese si è discusso principalmente di Corecom, della richiesta del Comune di Noasca di passare, dopo il referendum di qualche tempo fa, alla Regione Val d'Aosta e soprattutto del futuro della Finpiemonte, l'Istituto finanziario regionale.

Seguendo l'ordine espositivo, è cosa nota che recentemente la presidente del Corecom - il Comitato regionale per la comunicazione - insieme a un consigliere, si siano irrevocabilmente dimessi. Stando alla lettera di dimissioni del presidente Vera Schiavazzi, la decisione è motivata dall'impossibilità di agire proficuamente, da parte dell'istituto, a fronte di uno scarso budget operativo, cui fa da contraltare un eccessivo emolumento in favore di consiglieri e dello stesso presidente: come dire che il Corecom, almeno così come è sempre stato ed è tuttora, sarebbe un ottimo vitalizio personale, ma niente affatto efficace per quanto concerne il suo reale impiego e finalità, vale a dire vigilare sulla comunicazione locale (tv, radio e carta stampata) e dirimere le molte questioni che possano sorgere in seno al diritto della comunicazione fino ai reati a mezzo stampa più importanti. E di lavoro, visto il panorama generale dei media di oggi, ce ne sarebbe proprio tanto. Alle domande dell'opposizione sul futuro del Corecom, alla luce del momentaneo vuoto direzionale, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Davide Gariglio, ha risposto che fino alla nomina del nuovo presidente e del nuovo consigliere, che dovrebbe avvenire quanto prima, il Corecom procederà nell'ordinaria amministrazione, senza dunque grandi sconvolgimenti di sorta.

La seconda questione relativa alla richiesta, confermata peraltro da un referendum, del Comune di Noasca, sito in Val D'Orco e prima del più famoso comune di Ceresole Reale, di "traghettare", ma vista la morfologia del territorio sarebbe meglio dire "transumare", verso la vicina Valle d'Aosta, si è registrato un deciso e preciso diniego da parte della Giunta regionale, con l'accordo della maggioranza consiliare, che ha dichiarato, per voce della stessa presidente Mercedes Bresso, l'inammissibilità strutturale e sostanziale di tale richiesta, a cui si è contrapposta la visione, a dire il vero, piuttosto strumentale dell'opposizione.  E' chiaro che tale questione, oltre al rischio, in caso di accettazione, di divenire e di costituire un precedente, pone l'attuale problema di ridisegnare politicamente gli Statuti delle Regioni a causa della differenziazione tra Regioni a Statuto ordinario e speciale: come tutti sappiamo il Piemonte rientra nelle Regioni ordinarie mentre la Val d'Aosta in quelle speciali, nate entrambe negli anni ' 70, ma quest'ultime favorite da tutta una serie di disposizioni privilegiate, che se un tempo avevano una loro ragion d'essere, oggi rappresentano certamente un'anomalia tutta italiana; in questo senso si muove quindi la politica regionale piemontese che, grazie alle molte riforme che hanno promosso l'opera delle istituzioni locali (Bassanini, devolution, riforma del capitolo V della Costituzione...), sta cercando di discutere con il governo centrale una forma più efficiente ed efficace di federalismo, in primis fiscale, con lo scopo di attenuare quel divario ormai anacronistico, e di cui si diceva prima, tra Regioni Ordinarie e Speciali. Probabilmente tale acquisizione da parte delle Regioni ordinarie finirebbe col calmierare e annullare le istanze separatiste di alcuni comuni di frontiera interregionale.

 

Buttiamo a mare.

di Dida Neirotti

Una vecchia canzone, sul finire degli anni sessanta, recitava "Buttiamo a mare le basi americane, smettiamo di fare da spalla agli assassini...": come sono cambiati i tempi! Un Governo di centrosinistra che mediamente impiega tempi biblici per decidere su qualsiasi cosa, questa volta è stato rapidissimo nell'esternare le sue decisioni, e che decisioni!!!

Nel post del 18/01 sono illustrati alcuni aspetti economici di questa vicenda, qui vogliamo mettere in evidenza gli aspetti ambientali, sociali e, perchè no, anche etici di una scelta di questo genere, che mette ancora una volta in luce la sudditanza dell'Italia nei confronti dei padroni del mondo.

Rimandiamo quindi al sito www.altravicenza.it per ulteriori informazioni.

Consigliamo anche l'articolo di Ilvo Diamanti, La Repubblica del 18/01/07, dal titolo "La base americana vista da Caldogno". Comincia così:

"Io abito a Caldogno, a un paio di chilometri dall'aeroporto Dal Molin. Dove avverrà l'ampliamento della base militare americana, secondo la richiesta degli USA, accolta (senza impegni scritti) dal precedente governo,approvata dal Comune di Vicenza (21 voti su 40) e ora accettata da Romano Prodi. Parlo in prima persona, per una volta, perché non intendo fingere distacco".

Leggi il seguito dell'articolo

 

48 ORE DI VIAGGIO "ORTODOSSO".

di Dotturbo

Si può fare. Bisogna essere un po’ degli epigoni di Phileas Fogg, ma ci si può riuscire. E’ una sfida contro il tempo, tanto quello dell’orologio quanto quello della Storia, che si svolge tutta nel quadrante orientale del Mediterraneo, la culla della nostra civiltà.  Cosa propone, allora, questo “menù”?

I più fantasiosi potrebbero ipotizzare un viaggio attraverso quelle sette meraviglie dell’antichità, che Erodoto di Alicarnasso ha tramandato per l’eternità con un mezzo semplice ed efficiente:quello dell’affascinare le fervide fantasie. Ma si sa, di quelle ne esiste solo più una, nella Piana di Gizha, e i luoghi su cui sorgevano le altre sono ormai, come nel caso del Tempio di Artemide a Efeso, dei toponimi  incerti, in alcuni casi, oggigiorno, difficili da raggiungere (si pensi ai giardini pensili di Babilonia, qualche decina di chilometri da Baghdad). L’idea è invece un’altra e nasce dall’ultima visita di Papa Ratzinger a Istanbul, finalizzata a favorire, tra l’altro, una prospettiva di riunificazione fra Chiesa Occidentale e Chiesa Orientale.

Se vogliamo definire questo viaggio in termini di tempi storici, dobbiamo risalire al 395 dopo Cristo. Qualora ci si ponga invece la questione in ragione di riferimenti geografici, questi sono rappresentati, coerentemente con l’evoluzione del percorso della Chiesa Orientale, da quattro città: Istanbul, Antakya, Gerusalemme e Alessandria, disseminate lungo un percorso a semicerchio da fare in senso orario (venendo quindi in-contro alla Storia, dal momento che l’evoluzione della Civiltà ha percorso, dal Tremila avanti Cristo, un itinerario opposto), forzosamente percorribile, dato un limite di tempo che ci siamo prefissati in due soli giorni, in aereo.

Sbizzarrendosi fra voli, coincidenze, compagnie (volendo, tutte di bandiera, come Alitalia, Turkish Airlines, Olympic Airlines ed Egypt Air) e scali tecnici, a svolgere il semicerchio Milano-Istanbul-Antakya-Gerusalemme (via Cipro/Tel Aviv)-Alessandria(via il Cairo)-Milano in quarantott’ore ce la si fa. E si riesce anche a visitare qualcosa. Vita dura, per lo più d’aeroporto, ma un viaggio che lo è anche un po’ un viaggio nel tempo non può considerarsi normale: è una sorta di regressione metafisica e chi dovesse intraprenderlo dovrà badare essenzialmente alle emozioni del ritrovarsi nei (o sopra) i luoghi che hanno condizionato e condizioneranno ancora a lungo l’andamento del mondo.

 

E io pago!.

Non è vero che alla gente si può propinare di tutto, non è vero che siamo tutti pecoroni. C'è gente in gamba che legge, si interessa, vuole sapere e non si accontenta. Abbiamo trovato sul blog di Libero un post interessante su una notizia di grande attualità. E' un approfondimento illuminante su certi aspetti legati all'antipatico tema delle basi militari USA in Italia. Ve lo proponiamo. Il blog dell'autrice di questo post: sissunchi.

"Nel mio immaginario di italiana media ho sempre pensato che tutto sommato gli americani e loro basi erano si ingombranti però che pagassero l’affitto allo Stato Italiano, che alla fine almeno un piccolo guadagno ci fosse: niente di più falso, siamo noi che paghiamo loro! La verità è contenuta nel "2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense" ultimo rapporto ufficiale reso noto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. La pagina che ci riguarda è la b-10 dove si evince che il contributo per la difesa comune versato dall’Italia agli Usa per le spese di stazionamento ammonta 366 milioni di dollari. Il documento spiega che 3 milioni vengono versati cash e gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia gli concede. Si tratta (pagina II-5) di affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti, se non erro tante nostre aziende stanno chiedendo questo al Governo senza mai ottenerlo, da non politica e appartenente al popolino a me sembra come se il padrone di casa oltre che a dare l’appartamento gli versasse anche dei soldi, ma è assurdo! Ma il bello è che più di noi pagano solo Giappone e Germania, mentre la Gran Bretagna nel 2004 ha contribuito con 238 milioni di dollari. Il 41% dei costi totali di stazionamento sono a nostro carico ( pagina b-10), bizzarro notare che dal 37% si è passati al 41% nel 1999 proprio durante il governo Berlusconi, presumo sarà un caso (battuta). Ma non finisce qui, in base ad accordi bilaterali firmati nel 1995 se una base americana chiude il nostro governo deve indennizzare gli alleati per le migliorie apportate. Gli Usa hanno ad esempio deciso di lasciare la base di La Maddalena in Sardegna, una commissione mista dovrà stabilire quanto valgono le migliorie e si dovrà provvedere a pagare, ma non solo, se l’Italia intenderà usare il sito entro i 3 anni dalla loro partenza bisognerà che versi un ulteriore rimborso. Che dirvi, come italiana ignorante di politica internazionale, ci sono rimasta di sasso! Certo che con 366 milioni di dollari si potrebbero fare tante cose... che ne so, ospedali?"  

IL MEGLIO E IL PEGGIO DEI VIDEOGAMES.

di Stefano Zanotto

Potrebbe diventare la nuova frontiera del fitness. O per lo meno una soluzione per contrastare il preoccupante aumento dell'obesità infantile. Stiamo parlando di quei videogiochi che prevedono vera e propria attività fisica da parte del giocatore. Secondo uno studio di una rivista medica statunitense, citato da Lastampa.it il consumo calorico da parte dei bambini, nel caso dei videogiochi interattivi, è di diverse volte superiore a quello che si ha giocando inchiodati davanti allo schermo, come succede nei videogame più tradizionali.

Gli autori dello studio concludono che, se da un lato è doveroso che le nuove generazioni adottino stili di vita meno sedentari, a partire dalle esperienze ludiche, ma dall'altro è impensabile che possano abbandonare a cuor leggero i giochi elettronici, una soluzione potrebbe essere proprio quella della diffusione dei videogames interattivi. I primi risalgono ormai già a qualche anno fa: uno di questi, Dance Dance Revolution, è stato adottato nel 2006 dalle scuole dello Stato americano del West Virginia per vivacizzare le ore di educazione fisica.

I detrattori dei videogames brucia-calorie scopriranno forse che questi non sono solo maestri di violenza e veicoli di messaggi negativi. Di recente la polemica contro i videogiochi è salita di tono: certo, ci sono esempi di software dal contenuto di cattivo gusto o comunque inadatti a certe fasce d'età (l'età consigliata del resto figura sempre sulle confezioni dei giochi). Però ci chiediamo se certi atteggiamenti da crociata non siano eccessivi, per non dire ipocriti, vista la violenza che è diffusa in tutta la società e che è comunicata quotidianamente a partire da tv e altri mezzi d'informazione (il caso di Erba di questi giorni, coi particolari più crudi e morbosi sotto la luce dei riflettori dei media, è illuminante). Forse è troppo facile dare tutta la colpa ai videogiochi e farne un capro espiatorio. O forse questi atteggiamenti ­ come suggerisce una recente indagine Iard sul gap generazionale tra genitori e figli in fatto di giochi elettronici ­ derivano dall'innata diffidenza verso ciò che non si conosce e si percepisce come estraneo.

 

APPRENDISTATO: APPROVATO IN CONSIGLIO IL DISEGNO DI LEGGE.

di Patrizio Brusasco

Il secondo Consiglio regionale del 2007 si è contraddistinto per la discussione (la presentazione risale allo scorso 31 marzo 2006) in aula, da parte della Giunta regionale e segnatamente dell'Assessore all'Istruzione e formazione professionale, Giovanna Pentenero, del disegno di legge n. 264, più specificamente noto come "Disciplina degli aspetti formativi del contratto di apprendistato". Il testo, assegnato all'esame in sede referente alla VII Commissione permanente e all'esame in sede consultiva alla I Commissione permanente in data 6 Aprile 2006, è stato licenziato a maggioranza dalla VII Commissione permanente in data 9 Gennaio 2007.

Venendo al testo del disegno di legge, si deve subito precisare, come ha peraltro ribadito in aula lo stesso Assessore Pentenero, che si tratta di un dettato di princìpio all'interno del quale la Giunta dovrà apportare definizioni dirimenti e definitive, cosa che, non del tutto a torto, non è risultata gradita all'opposizione consiliare che ha messo in evidenza la subalternità, in questo specifico caso, del lavoro legislativo del Consiglio regionale piemontese.

La Giunta regionale regolamenta dunque i profili formativi nel rispetto dei livelli essenziali stabiliti sul piano nazionale e delle disposizioni contenute nell'articolo 49, comma 5, del d.lgs. n. 276/2003 e nella legge 14 maggio 2005 n. 80, riservandosi tutti i provvedimenti attuativi, in collaborazione con le province (in virtù delle leggi regionali 13 aprile 1995, n. 63, e 26 aprile 2000, n. 44) e d'intesa con le parti sociali comparativamente più rappresentative a livello regionale.

Si tratta di una riforma innovativa, ad esempio per l'innalzamento dell'età massima di assunzione dei giovani apprendisti e la facoltà di acquisire la qualifica o il diploma o la laurea attraverso un percorso formativo svolto nell'ambito di un rapporto di lavoro.

Tra i punti qualificanti del disegno di legge sull'apprendistato troviamo la volontà di inquadrare l'istituto all'interno del sistema educativo, oltre alla triplice differenziazione in apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, apprendistato professionalizzante e apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione; in questo modo, l'apprendistato può assolvere pienamente la sua funzione formativa all'interno del sistema educativo in un'ottica di integrazione tra i diversi canali formativi.

 

quattro parole di buon senso.

di Eva Milano

Ma perché mai l’Unione Europea si danna l’anima per intraprendere misure a salvaguardia dell’ambiente, sforna piani trentennali, prospetta obiettivi ambiziosissimi? Cioè, come mai si accanisce così tanto se poi Cina e India, che stanno vivendo la loro strampalata rivoluzione industriale, dell’ambiente se ne sbattono allegramente? Per non parlare degli Stati Uniti, che si occupano più delle scarpe che portano che non della terra che calpestano. Almeno fino ad ora, per essere ottimisti.

È elementare: non si fa niente di buono per l’ambiente se l’azione non è congiunta e mondiale. A questo proposito quattro parole autorevoli e ben dette, lette sul giornale, non risolvono la contraddizione, ma consentono un bel respiro di aria pulita.

Su Repubblica di lunedì 15 gennaio è pubblicato in traduzione un interessante articolo del sociologo tedesco Ulrich Beck. Il senso, in poche parole, è che si può intervenire sulla questione ambientale solo a livello transnazionale e congiunto e individua proprio l’Unione Europea, per posizione e scelte politiche come veicolo possibile di questa operazione che deve necessariamente coinvolgere le potenze economiche a livello mondiale. Niente di meno è accettabile e sensato.

Un breve estratto:

"Qui si delinea il modello ultramoderno di una politica interna mondiale, che potrebbe sovrapporsi al modello ormai obsoleto della politica nazionale: (…) sotto tutti gli aspetti esso predica le interdipendenze in ogni direzione, spinge a cercare amici ovunque, a non immaginare nemici in nessun luogo, solo spauracchi che è meglio cancellare. In questo mondo retorico gli "interessi nazionali" rimangono discretamente nascosti sotto un velo pesante, nel quale sono intessute le parole-chiave "mutamento climatico", "diritti umani" e "interventi per la pace"."

Che sogno affascinante.

 

comuni virtuosi.

E' una rete di enti locali impegnati in progetti concreti rivolti alla sostenibilità ambientale. L'idea ha preso forma nel 2005 con un primo gruppo di comuni fondatori: Monsano (Ancona), Colorno (Parma), Melpignano (Lecce) e Vezzano Ligure (La Spezia), e le adesioni sono in crescita. Ecco uno stralcio del manifesto dell'associazione.

"Intervenire a difesa dell'ambiente e migliorare la qualità della vita è possibile. Questa possibilità la vogliamo vivere non più come uno slogan ma come possibilità concreta, consapevoli che la sfida di oggi è rappresentata dal passaggio dalla pur importante enunciazione di principi alla prassi quotidiana.

I Comuni virtuosi hanno dimostrato che:

È possibile (ed economicamente conveniente) ridurre il consumo di acqua potabile utilizzando i riduttori di flusso;

E possibile (ed economicamente conveniente) ridurre il consumo energetico utilizzando la bio-architettura e i pannelli solari;

E' possibile (ed economicamente conveniente) ridurre l'inquinamento atmosferico utilizzando il biodiesel;

E' possibile (ed economicamente conveniente) raggiungere il 60 % di raccolta differenziata dei rifiuti.

I Comuni virtuosi hanno dimostrato che…. un altro mondo è possibile".

Vale la pena dare un'occhiata al sito per conoscere le iniziative intraprese e i progetti in corso d'opera, per rendersi conto che è proprio vero e spesso neanche complicato...

 

IDEE GIOVANI PER IL CAMBIAMENTO.

    di Stefano Zanotto

Finalmente qualcosa a sostegno della creatività giovanile. Il governo lancia infatti il concorso "Giovani idee cambiano l'Italia", con contributi fino a 35 mila euro per progetti innovativi presentati da giovani tra i 18 e i 35 anni.

I partecipanti devono essere cittadini italiani organizzati in un gruppo informale (niente da fare per associazioni, enti ecc...) di almeno quattro persone. I progetti devono riguardare una delle aree tematiche previste dal bando: innovazione tecnologica, utilità sociale e impegno civile, sviluppo sostenibile, gestione di servizi urbani e territoriali per la qualità della vita dei giovani. Per presentare la domanda c'è tempo fino al 15 marzo 2007. Sono previsti contributi per cinque progetti per ciascuna area tematica; se oltre a questi ci saranno altri lavori ritenuti idonei saranno finanziabili fino all'esaurimento del fondo stanziato, che è di 2 milioni di euro.

Speriamo che questa iniziativa, promossa dal Dipartimento per le politiche giovanili e le attività sportive della presidenza del Consiglio, segni un'inversione di tendenza rispetto all'attuale stato di cose. È un buon inizio e il sostegno in denaro non è cosa da poco: senza soldi le idee innovative, per quanto geniali, fanno poca strada. Di strada ne hanno fatta invece tanta, in ogni senso, giovani di valore che si sono trasferiti all'estero per realizzare sogni e progetti. Se gli Stati Uniti sono il Paese che nell'immaginario collettivo rappresenta il luogo ideale in cui affermare le proprie chance anche partendo da zero, l'Italia rischia invece di diventare il simbolo opposto. Siamo uno dei Paesi anagraficamente più anziani del pianeta, dove nel mondo del lavoro non si accede a posizioni di responsabilità prima dei 35 anni, dove a farsi strada - e non è solo un luogo comune - sono sempre i raccomandati o i figli di... E periodicamente si parla di fuga di cervelli all'estero, di ricercatori che emigrano perché da noi trovano soltanto porte sbarrate. Un problema che non riguarda solo i giovani, ma tutti quelli che hanno idee nuove che cozzano contro interessi o posizioni di potere inattaccabili: pensiamo al caso di Carlo Rubbia, fisico di fama mondiale (premio Nobel nel 1984) che per sviluppare i suoi progetti sull'energia solare termodinamica se n'è dovuto andare in Spagna...

 

2007: gli obiettivi della Regione Piemonte.

di Patrizio Brusasco

Dopo i recenti bilanci del 2006, l'anno nuovo si apre all'insegna della comunicazione degli obiettivi prefissati dalla Giunta Regionale piemontese per il 2007. In una recente intervista, la presidente Mercedes Bresso ha posto tra gli obiettivi principali il completamento della riforma federale e la programmazione in campo energetico, ma una grande rilevanza è stata accordata parimenti al miglioramento del welfare: "Incrementare il fondo per gli anziani non autosufficienti è una misura necessaria e urgentissima; e così pure premono - ha continuato la presidente della Giunta regionale -  le politiche per la casa e le misure per aumentare l'offerta e diminuire il prezzo degli asili nido. La Finanziaria destina già molto allo sviluppo. Se ci saranno più mezzi, sarà fondamentale che almeno una piccola parte venga indirizzata verso il welfare".

Anche le problematiche energetiche figurano al primo posto dell'elenco delle attività della Giunta e del Consiglio regionali e nello specifico Mercedes Bresso ritiene che "si comprende ogni giorno di più quanto la questione energetica sia una delle poche veramente fondamentali per il futuro del mondo. Si tratta dunque di programmare, progettare, studiare e realizzare - ha ribadito la presidente - il risparmio energetico e la produzione di energia sfruttando l'energia solare, l'idrogeno, l'eolico,le biomasse e tutto ciò che scienza e tecnologia offrono. Ci diamo l'obiettivo, come la Finlandia, di arrivare all'indipendenza energetica da fonti non rinnovabili entro il 2030. Anche per questo abbiamo deciso di concentrare nel settore almeno il 25% dei fondi europei".

Grande rilevanza dunque accordata ai fondi strutturali di provenienza europea e al loro utilizzo e destinazione regionali, di cui parleremo prossimamente. Per ora ricordiamo le varie offerte di finanziamento messe in atto dall’Unione europea, con la dovuta premessa relativa alle basi della politca strutturale comunitaria, sancite negli articoli 158-162 del trattato. Secondo tali norme l'Ue promuove uno sviluppo armonioso dell'insieme della Comunità e rafforza la coesione economica e sociale riducendo il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni. Altresì, l'allargamento a 27 nazioni dell'Ue ha reso necessario apportare alcune novità sia nel funzionamento degli organi comunitari sia nella gestione delle politiche per quanto concerne la programmazione 2007-2013.

 

Avanti Savoia: verso i 150 anni dellUnità italiana disuniti.

di Patrizio Brusasco

Con il processo iniziato dalla celeberrima Bassanini sul decentramento e dalla successiva devolution, si è resa inevitabile una maggiore azione governativa e legislativa da parte delle amministrazioni territoriali di riferimento, a cui non ha fatto torto, semmai ha incoraggiato e stimolato in tal senso, l'attuale anomalia nazionale di contare ben 5 regioni a statuto speciale, che godono di privilegi e autonomie ormai al di là di ogni logica sopportazione, fremiti leghisti a parte.

La recente possibilità, garantita costituzionalmente, da parte dei poteri locali di discutere e di introdurre nuovi rapporti con il governo centrale capitolino, rientra a pieno titolo nelle finalità riconosciute di perseguire scopi di sussidiarietà, economicità ed efficacia: il 2007, almeno stando alle prime dichiarazioni della presidente Mercedes Bresso, per il Piemonte si apre in tal senso, vale a dire nel tentativo di vedersi riconosciuta una maggiore autonomia governativa, in primis fiscale. " E' necessario - ha dichiarato la presidente della Giunta regionale - completare le riforme con l'attuazione di un vero federalismo fiscale. E' assurdo che una regione confinante con la nostra (la Val d'Aosta, ndr) abbia a disposizione risorse notevolissime per coprire le esigenze dei cittadini e ogni scelta amministrativa e che noi, Regioni a statuto ordinario, copriamo a fatica le nostre competenze di base"; senza contare che "disporre di più risorse - ha proseguito Mercedes Bresso - potrà servirci per non aumentare le tasse pagate dai nostri cittadini o addirittura per diminuirle".

 

Storie di spazzatura e paradossi.

di Eva Milano

          C’era una volta una montagna di spazzatura che cresceva vertiginosamente e con grande velocità. Cominciò a preoccuparsi, la gente, bisognava inventarsi un modo perché non cominciasse a invadere le loro case. In sogno alcuni lo videro: un enorme gigante mangia-immondizia, scintillante e nuovo di zecca, la maestosa soluzione ai loro problemi. Ma...

Nei pressi di Ivrea dovrebbe sorgere il secondo termovalorizzatore della provincia di Torino. Fino a qualche mese fa i sindaci della zona sembravano essere tutti d’accordo, ma in questi giorni, all’approssimarsi della scadenza per la comunicazione definitiva all’Autorità d’ambito, l’apparente solidità della decisione vacilla. Chiamati a rispondere alla richiesta di ospitare il complesso, i comuni proposti tentennano, uno dopo l’altro: prima Scarmagno e Borgofranco, ora Pavone e Colleretto. Cos’è mai cambiato?

          Il gigante, a immaginarselo da vicino, tutto sommato non allettava quanti avevano valutato l’idea di fargli spazio nel proprio giardino. Era sì nuovo e maestoso, ma anche scomodo, così ingombrante e puzzolente, e, quel che più li dissuadeva, tossico. Al momento di stabilire chi avrebbe dovuto ospitare quel mostro tutti cominciarono a tirarsi indietro.

Il paradosso si ripropone con estrema puntualità quando si tratta di temi energetici e ambientali. La situazione dell’eporediese è indicativa di una situazione critica che a tutt’oggi non sembra tendere verso vie percorribili senza rimuovere olimpicamente l’una o l’altra faccia della medaglia. La soluzione dell’inceneritore alletta perché propone una soluzione definitiva, eppure trova resistenze non solo negli ambientalisti, ma anche, a quanto pare, nell’espressione dei cittadini, rappresentati dalle amministrazioni pubbliche.

Inoltre la nuova finanziaria taglia i fondi a questo genere di investimenti, che prima venivano sostenuti grazie ai contributi versati nella bolletta dai cittadini per la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili. Almeno una contraddizione, pur con gran fatica, è stata rimossa. Chissà come continuerà la fiaba...

 

2006: il bilancio del Gruppo Sinistra per l’Unione.

Gruppo Sinistra per l'Unione

di Patrizio Brusasco

Dopo aver esaminato il lavoro del Consiglio regionale piemontese nell’anno che si è appena concluso, è il momento per tracciare un bilancio delle iniziative del nostro gruppo, nato la primavera scorsa grazie alla nuova sinergia tra i consiglieri Mariano Turigliatto e Graziella Valloggia.

L’interesse del Gruppo per le problematiche ambientali/energetiche ha prodotto la proposta di legge sugli impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica: con tale provvedimento la Regione costituirà un fondo di 3 milioni di euro volti a finanziare, per il 70% della spesa, l’installazione di impianti fotovoltaici a bassa potenza, tarati sul fabbisogno di una famiglia-tipo, vale a dire 3,3 Kw.

Una particolare menzione spetta alla proposta di legge regionale n. 251 del 7 marzo 2006, primo firmatario il Consigliere Mariano Turigliatto, relativa all’istituzione del Comitato regionale per lo studio e l’attuazione dei progetti di riconversione dell’industria bellica e per la promozione dei progetti e dei processi di disarmo.

La difesa dell’ambiente faunistico e naturale si è concretata poi nel workshop dedicato alla tutela della tipica fauna alpina, animali che vivono in alta montagna e che appartengono a ecosistemi delicati.

Di diversa natura il contributo del Gruppo sul cosiddetto “Buono scuola”, con la richiesta dell’estensione delle sovvenzioni per le scuole materne pubbliche e il ricorso alla graduatoria unica in cui vengano riconosciute nello stesso tempo le spese per le tasse d’iscrizione, i libri, i trasporti e le mense, mentre per la scuola materna ed elementare il Gruppo ha proposto di erogare particolari contributi alle famiglie meno abbienti in relazione al pre e dopo scuola.

E’ stata inoltre presentata al presidente del Consiglio della Regione Piemonte una richiesta, al fine di favorire gli spostamenti dei dipendenti regionali, di impiegare mezzi di minor impatto ambientale come le biciclette, che dovrebbero essere acquistate dal Consiglio stesso nonché monitorate nel loro impiego, mentre sul risparmio idrico nell’edilizia è stata presentata dal Gruppo una integrazione al D.D.L. n. 256 del 9 marzo del 2006 che impone ai comuni la previsione di particolari disposizioni per realizzare su edifici pubblici o privati, di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazione.

Venendo agli studi promossi dal Gruppo, segnaliamo, in relazione all’aspetto logistico-ambientale, il pamphlet divulgativo e informativo “Val di Susa: per uscire dal tunnel” a cura di Alessandro Gily e rivolto a una approfondita analisi della Tav, e “Genova: il porto sopra l’Appennino”, curato dal SITI ( Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione), un approfondimento connesso al tema dell’alta velocità piemontese (i due studi  sono scaricabili da questo sito).

Infine, la seconda edizione del concorso natalizio organizzato con l’ Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, giunto alla seconda edizione e suddiviso nelle sezioni“Biglietto di Natale” e “L’Uomo, l’Ambiente e le sue Istituzioni”, rivolto ai giovani studenti dell’Accademia.

Un dato statistico: Mariano Turigliatto ha partecipato ai lavori consiliari 90 volte su 97 sedute del Consiglio regionale, con una presenza percentuale superiore al 90%.

Il 2006 è stato il primo anno completo dall’insediamento dell’attuale Consiglio, dunque una fase volta a porre le basi per un progetto organico di azioni in ambito istituzionale e sociale. Il 2007 dovrà concretizzare queste idee. Sarà un anno importantissimo, da affrontare con energia ed entusiasmo: le stesse qualità che ci trasmette il vostro sostegno, così importante. Ci auguriamo di riuscire ad onorare questa fiducia rappresentando degnamente le istanze della società civile.