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Il partito che vorrei.

Mantenere la lucidità di fronte a uno scenario politico complesso come quello attuale non è facile. Eppure la nascita del Partito democratico è un momento propizio per ripensare alla politica che vorremmo. Fabrizio ci manda una riflessione "da cittadino" sul tema. Ve lo trasmettiamo.

Il partito (democratico) che vorrei

In questi giorni si parla parecchio, sui giornali e in tv, di partito democratico. Soprattutto, si parla tanto delle liti tra questo e quello, di saggi, liste, candidati sulla spiaggia, di segretari regionali già decisi a tavolino, io ti voto se tu mi voti, dei 5 euro, mi candido anch’io, no tu no, ecc....

O meglio, questo è quello che si percepisce da parte del cittadino che legge i giornali e guarda la tv con un minimo di senso critico ma che non è addentro alla discussione, che pure c’è, sulle questioni inerenti la nascita del PD.

Ben poco emerge del discorso sulla forma e sui contenuti che dovrà avere il futuro soggetto, se si eccettua Veltroni che un giorno sì e l’altro anche scrive una lettera a qualche giornale per disegnare la sua Italia... come se già sapesse il risultato delle prossime elezioni (sia primarie che politiche).

Non voglio entrare nel merito delle questioni citate sopra, avranno sicuramente una loro ragione di essere. Forse oscura ai più.

Voglio, qui, essere propositivo e tentare di indicare alcuni dei punti che un cittadino come il sottoscritto, uno dei tantissimi che non ricoprono un ruolo pubblico ma che credono ancora - nonostante tutto - nella Politica e che sono interessati alla nascita del PD, vorrebbe vedere nel dibattito sul "partito nuovo" (l’ordine di queste due parole non è casuale!). Non una critica ai partiti fondatori né un manifesto da discutere, ma semplicemente un modesto contributo alla riflessione, in ordine sparso sulla forma e sulla sostanza del nascente PD.

 
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