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La spesa in Piemonte.

di Paolo Turati

Il consueto ed interessante rapporto annuale prodotto da Unioncamere circa la "Spesa delle famiglie piemontesi" (campione composto di 810 nuclei) evidenzia per la prima volta da parecchio tempo un chiaro sintomo di ripresa. Recupero della Fiat ed Olimpiadi ne vengono giustamente ritenuti elementi portanti, inseriti però in un contesto complessivo più dinamico dell’intero quadro economico.

La propensione alla spesa aumenta normalmente con l’ottimismo per il futuro e la congiuntura attuale consente di percepire, pur con la presenza di una serie di criticità, come le famiglie piemontesi dedichino oggi parte della loro spesa non solo più per la sopravvivenza quotidiana. Ricreazione e spettacoli hanno raggiunto il 6% della spesa complessiva e, sebbene un po’ in controtendenza rispetto al dato nazionale, l’acquisto rateale di beni di consumo interessa ormai il 15% delle famiglie. La base macroeconomica di questo "moderato ottimismo" è identificabile in un contesto di crescita modesta, ma per ora persistente, del Pil ed in un quadro inflattivo sotto controllo.

Numerose, ovviamente le criticità. Sommando il costo del carburante utilizzato per il trasporti e la spesa per combustibili e bollette domestici, ci si accorge che si supera il 13% dell’esborso annuo familiare totale: più di quanto speso per gli alimentari. E la casa, nel complesso della filiera dei propri costi, va a pesare per il 42% della spesa complessiva delle famiglie, mentre l’insieme dei trasporti rappresenta il 17% della stessa. Problemi inerenti ad un contesto in cui la questione energetica (dalle forme alternative alle soluzioni tecniche più specifiche da affrontare, come quella dei rigassificatori, dell’ energia nucleare e dell’idrogeno) andrà fronteggiata sempre più seriamente, stante un contesto internazionale in cui il trend dei prezzi relativo a gas ed idrocarburi liquidi sta diventando di anno in anno sempre più pesante. Anche gli aspetti fiscali pesano in modo rilevante, ed ancora in questo caso l’abitazione (di cui circa l’80% delle famiglie risultano proprietarie, molte delle quali, tuttavia, gravate da rate di mutuo che, se a tasso variabile, stanno divenendo sempre più onerose) ne è il fulcro.

Da un punto di vista demografico, emerge come oltre il 30% dei cittadini siano pensionati/casalinghe/altro, così come, più o meno, la stessa percentuale sia rappresentata da persone che fanno parte della cosiddetta terza età. Le questioni previdenziali ed assistenziali sono quindi da considerare, in prospettiva, un elemento sempre più pesante a carico di uno Stato sempre più a corto di mezzi.

A ritmi di crescita sempre più ridotti ma ancora importanti si conferma altresì la capacità di risparmio delle famiglie, contestualmente ad un aumento di spesa che compensa quella minor crescita in modo più che proporzionale (e ovviamente con una tendenza sperequativa fra le famiglie che detengono ricchezza e le altre). In sostanza: si accantona meno. O perché non si può fare altro o perché le prospettive per il futuro autorizzano di fare qualche azzardo di spesa in più. Un futuro che molti credono ancora migliorabile. Un dato per tutti: l’ 87% delle famiglie si impegna (ancorché mediamente con percentuali relativamente basse della spesa alimentare) nella ricerca e nell’acquisto di prodotti biologici.

 
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