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Il Piemonte in Sudamerica. Terza tappa: Buenos Aires e Cordoba, Argentina..

di Mariano Turigliatto

Mercoledì si parte prestissimo. Alle 10 siamo già a Buenos Aires con quasi un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Andiamo perciò subito alla Casa Rosada per l’incontro con il vice-presidente della Repubblica Argentina Daniel Osvaldo Scioli. Ci accoglie davvero con grande affetto e si definiscono con lui alcune linee di scambio e di cooperazione. Apprendiamo che sarà candidato alla carica di Governatore della Provincia di Buenos Aires con ottime possibilità di elezione e gettiamo le basi di una collaborazione per il futuro.

A ruota incontriamo poi il Ministro dell’Ambiente, quello della Scienza e della Tecnologia, Tullio del Bono. Qualche ponte si getta, ma siamo ancora abbastanza lontani da forme di collaborazione stringenti e definite.

Il tempo di un veloce spuntino, poi incontro con il Direttore Generale per la Cooperazione Internazionale del ministero Affari Esteri, ambasciatrice Giulia Levi, poi ancora col Vice Ministro dell’Economia Oscar Tangelson.

Serata nella residenza dell’Ambasciatore dove incontriamo rappresentanti della comunità imprenditoriale e con le istituzioni degli Italiani d’Argentina. Fra questi il sen. Pallaro, già conosciuto anche qui in Italia.

Giovedì sveglia alle cinque, si parte per Cordoba. Ci arriviamo alle 10 circa e cominciamo gli incontri fissati senza neppure riuscire a posare i bagagli in albergo.

Incontriamo il vice-governatore Schiaretti - parliamo tutti in Italiano corrente e senza problemi - e il Presidente dell’Agenzia Cordoba Ciencia, Carlos De Bandi. Gli Italiani in città sono davvero tantissimi: le insegne dei locali commerciali, i tabelloni elettorali…. Sembra di essere in Italia.

In tarda mattinata ci spostiamo allo stabilimento FIAT: ci aspettano i dirigenti e il Direttore Generale Franco Tiranni. Ci illustrano le tappe della riapertura dello stabilimento, chiuso ormai sei anni fa per effetto della crisi economica argentina. Ci portano a vedere l’intero stabilimento, enorme, e fa effetto vedere tutti quei capannoni vuoti, solo in minima parte interessati dalla riapertura.

Chiediamo che cosa ne è stato delle migliaia di dipendenti dello stabilimento, ci hanno garantito che stanno privilegiando quelli licenziati allora. Intanto siamo quasi al migliaio di assunti e questa è una buona notizia. Alle 18 bagno di folla: un immenso salone accoglie i rappresentanti della FAPA (Federazione dei Piemontesi in Argentina) e di tutti gli altri membri della comunità piemontese di Cordoba.

Pochi minuti, il tempo di premiare qualche meritevole membro della comunità e salutare, poi via alla Cena d’onore offerta dal Console Generale Stefano Moscatelli presso la sua residenza; c’erano anche le istituzioni culturali e universitarie oltre che il mondo dell’imprenditoria locale. Finalmente a mezzanotte e passa tutti a nanna! Una nota di costume: il console abita in una villa all’interno di un recinto dove ve ne sono molte altre (tutte sontuose). Il recinto è protetto da un alto muro e dal filo spinato. Si entra solo passando all’ingresso principale dove le guardie ti prendono i dati controllandoti i documenti. Questi insediamenti per ricchi si chiamano country clubs, sembrano delle prigioni di lusso.

Venerdì sveglia alla cinque, bisogna prendere l’aereo per Buenos Aires. I soliti ritardi per cui arriviamo giusto in tempo per andare a visitare la nuova sede del Consolato Generale d’Italia. Per fortuna si tratta di un edificio in grado di ospitare convenientemente la gran massa di argentini che vi si recano per ottenere un passaporto italiano: ad alcuni di loro serve per emigrare nella UE, dirigendosi verso la Spagna, preferita all’Italia per lingua e dinamicità. Belle code e gente rassegnata a lunghe attese, l’impressione di una buona organizzazione, pur deficitaria per le unità di personale addetto. Chiacchiero con alcune persone in attesa per capire se ci sono disfunzioni gravi, ma mi sembra di cogliere una certa attenzione da parte degli addetti…

Nei locali del Consolato incontriamo anche esponenti della comunità locale, compreso il senatore Pallaro che fastidiosamente continua a parlare di "noi argentini" dimenticandosi di essere rappresentante del popolo italiano nel Senato italiano. Si scopra la targa che celebra un benefattore che ha lasciato i suoi averi alla collettività.

Nel pomeriggio le ultime visite: prima alla Camera di Commercio, poi a incontrare le comunità italiane di Buenos Aires, prima quella Ossolana, poi quella di Liber Piemont. Cerimonie interessanti e clima di grande nostalgia… età media molto elevata. Non si capisce che cosa pensino le nuove generazioni. Se vivono la loro italianità, se se ne sbattono, se cercano situazioni meno nostalgiche e più operative. Boh!

E’ sera, si rientra in albergo per preparare i bagagli. Il tempo per un giro veloce a vedere come sono stati recuperati alcuni doks portuali e per scambiarci la buona notte, ancora increduli per essere sopravvissuti a questo tour de force.

Sabato mattina si parte: fuori dall’albergo bambini sporchi stanno dietro ai vasi di cemento in attesa che qualcuno si avvicini. Cercano di vendere pacchetti di fazzolettini. Altri, nei portoni delle case di lusso, stanno raccogliendo le cose che hanno sparpagliato per la notte, cacciati via dai portinai e dai vigili urbani che vigilano sul decoro del quartiere. Chissà perché lontano dall’Europa la miseria sembra più nera.

Nella prossima e ultima puntata si dirà del viaggio di ritorno e di alcune considerazioni sul viaggio. A presto.

 
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